Se ne parla, in questi giorni.
La cronaca porta a parlarne, il cinema porta a parlarne, le notizie portano a parlarne.
Però si tende a spersonalizzarlo, se mi è concesso il termine.
Per paura, per scaramanzia.
Il più delle volte solo perché si pensa che non sia bello parlarne su se stessi, perché spunterebbe subito chi dice
“Eh… porta sfiga!” oppure “Ma no, a me non può succedere”.
E invece può succedere.
E allora per una volta faccio un uso vero di questo inutile mezzo.
E metto nero su bianco una cosa che magari, chissà, domani potrei non poter dire.
Perché checchè se ne dica, domani potrei non poterlo esprimere.
E so che mi pentirei di non aver approfittato di quest’occasione per farlo.
Di che si parla?
Di eutanasia.
Nelle prossime righe metto nero su bianco quello che voglio, quello che penso, quello che chi mi ama dovrà fare per me, se mai mi trovassi a non poter dire ciò che desidero.
Per questo motivo chi si è connesso sperando di trovare “Io stamattina alzato e fatto colazione ke figa quella tipa” non vada oltre.
Oggi dico una cosa che, anche se sembra triste, è una cosa che una sola volta nella vita, in stato di coscienza e lucidità tutti dovrebbero fare.
Oggi dirò cosa fare se.
E se questa cosa rattristerà qualcuno, me ne fotto.
Quello che pagherei io, nel caso ci fossero un giorno dubbi sulla mia volontà, non è nulla in confronto.
Staccate la spina.
E se non ve lo consentiranno inciampate nel filo.
E se non ve lo consentiranno fate lo sgambetto al medico facendolo cadere sul filo.
E se vi controlleranno a vista appoggiatevi al letto come per farmi una carezza e premete col gomito il tubo della flebo il tempo necessario, una frazione di secondo, per formare nel flusso del liquido una piccolissima ma definitiva bolla d’aria.
E fatelo per me.
E fatelo sapendo che è quello che desidero.
E se in quel momento cortei di persone si metteranno a confondervi le idee inscenando veglie di preghiera per me, fottetevene.
E se decine di persone si incerotteranno la bocca per convincervi che solo Dio può decidere di togliermi la vita, dite loro di impegnare il loro tempo nei loro affari, nelle loro menate quotidiane, nell’educazione dei loro figli, nell’estinzione del loro mutuo, nel nascondere i loro scheletri.
Qualsiasi cosa basta che non si facciano i cazzi miei.
Non date loro la possibilità di farmi impersonare l’alibi per i loro errori.
Non permettete loro di interessarsi a me, perché quella che per loro è una battaglia ideologica dello stesso valore della difesa della pelliccia delle foche, per me significherà sofferenza.
Non date loro la possibilità di firmare col mio nome il loro biglietto per il paradiso.
E se fior di teologi impegneranno i loro preziosi giorni in dibattiti televisivi il cui unico scopo è infilare il loro credo anche nella mia vita, nonostante io l’abbia spesa per tenerli al di fuori, impediteglielo con tutte le vostre forze.
Dite loro che non mi interessa il loro parere.
Dite loro che non ho chiesto il loro aiuto.
Spegnetemi.
Non lasciate che la mia vita diventi merce di scambio.
Non condannatemi a guardare il soffitto di una stanza per il resto della mia vita.
E se per caso il dilemma riguardasse il fatto che l’eventuale malattia mi avrà tolto l’uso dei muscoli ma non quello della coscienza, se per caso il mio essere malato non riguarderà la lucidità mentale, allora sappiate che per me la sofferenza sarà doppia.
E se loro diranno che ancora sorrido, se diranno che non muovo più un muscolo ma il cervello ancora funziona, ancora di più combattete per spegnermi.
Perché per me la condanna sarà ancora più dura.
Perché vorrà dire che avrò la capacità di rendermi conto che sto vivendo quella che non sarà una vita.
E io quella vita non la voglio vivere.
E non titubate di fronte ai miei occhi.
Se vi troverete a dover interpretare il mio battito di palpebre, se dovrete scegliere se chiudendole avrò detto “Si” oppure “No” oppure “grazie”, sappiate che quelle palpebre staranno dicendo solo “basta”.
E se le chiuderò un’altra volta vi starò dicendo anche “per favore” oltre che “basta”.
E non fatevi scrupoli.
Sarà proprio il mio essere cosciente, il motivo per il quale dovrete scegliere di spegnermi.
Non obbligatemi a rendermi conto per uno, dieci, venti anni, che il mio mondo sarà circoscritto nell’area di un lenzuolo.
Non condannatemi a tanto.
Quella sarebbe la vera sofferenza.
E se per caso non dovessi nemmeno essere cosciente, allora ancora di più, spegnetemi.
Perché amo chi mi starebbe accanto.
E alle persone che amo io non vorrei mai regalare anni di sofferenza.
E non mi interessa avere qualcuno che mi fa fare ginnastica per gambe che comunque non userò mai.
E non voglio che la fine della mia vita sia la fine anche della vita delle persone che amo.
Vivete.
Spegnetemi e vivete al posto mio.
Non voglio che il salotto della casa dove sono cresciuto si trasformi in una stanza d’ospedale per il resto della mia vita.
Metteteci una mia foto, al massimo, e ricordatemi quando correvo, quando pattinavo, quando sorridevo, quando amavo.
E se per caso qualche pezzo di me dovesse risultare ancora utilizzabile, non esitate a regalarlo.
E quello che avanza riducetelo in polvere.
Perché io non sono un’anima che si porta in giro un corpo.
Io sono un corpo.
Io sono le mie mani, io sono il mio cuore, io sono i miei occhi.
E le mie mani sono cresciute toccando, penetrando, graffiando, non possono vivere altrimenti.
E il mio cuore è cresciuto emozionandosi, scoppiando, rallentando, sanguinando, non potrebbe vivere altrimenti.
E i miei occhi hanno visto il mondo, hanno pianto per amore, si sono gonfiati per l’emozione, hanno cercato la bellezza in ogni stronzissimo battito di ciglia, non vogliono altro.
E se io non sarò più in grado di portarli in giro per il mondo, che sia qualcun altro a farlo.
Non togliete anche a loro la possibilità di vivere.
Non togliete al mio cuore la possibilità di amare, non impedite ai miei polmoni di farsi ancora canne, lasciate al mio fegato la possibilità di filtrare ancora un buon rhum cubano, una grappa morbida della Valtellina.
E se ve lo consentiranno, anche i miei capelli regalate, perché siano ancora una volta accarezzati.
La mia vita serve solo a rendere onore a tutto questo.
Ha senso solo se potrò avere tutto questo.
E a tutti quelli che diranno che solo dio dà la vita e solo dio può toglierla, tu, mamma, fatti guerriero per me.
Perché la vita me l’hai data tu, non dio.
E me l’hai data, non me l’hai prestata.
Ora è mia.
E io voglio farne ciò che ritengo giusto per me, non per la chiesa, non per la coscienza di cento, mille, centomila stronzi che domani, finita l’ennesima battaglia alla moda, a differenza di me potranno andare al mare a nuotare, potranno tenere in braccio il loro figlio, potranno scopare, potranno fare tutto ciò che secondo loro io dovrò solo immaginare da quel giorno in poi immobilizzato in un letto.
Nemmeno guardare.
Solo pensare.
Immaginare.
Ricordare.
Dio che condanna sarebbe.
Guardami quel giorno, se mai dovesse capitare.
Pensa a me, a tutto quello che hai letto di me, a tutte le emozioni grazie alle quali ho vissuto, alle mie donne, ai miei amici, al cibo, al buon vino, alle giornate al mare, alla tavola della nonna, ai natali in famiglia, a quando ballavo da piccolo, a quando ho pianto da grande, alle ginocchia sbucciate, ai treni presi, ai regali scartati, ai fiori comprati, alle battaglie combattute, alle paure sconfitte, alla chitarra suonata, ai bei voti presi a scuola, ai vestiti che mi andavano grandi.
Guardami quel giorno.
E ricordati che per me, vivere, vuol dire tutto questo.
Vuol dire pelle d’oca, vuol dire sapori, vuol dire profumi, vuol dire emozioni.
E se ti diranno che l’espressione che vedi sul mio viso è un sorriso, e quindi coscienza, rispondi loro che no.
Non è coscienza.
Quel sorriso, quel giorno, significherà soltanto ”Grazie”
Per quello che è stato.
E perché mi darai la possibilità di non soffrire più.
Quel sorriso sarà soltanto la certezza che tu, almeno tu, non mi costringerai a soffrire ulteriormente.
E per quel sollievo io sorriderò.
Perché saprò che almeno su di te potrò contare.
E perché saprò che la tua vicinanza significherà che tutto quell’orrenda vita starà finalmente per finire.
Non mi abbandonare, quel giorno.
Fai quello per cui mi hai creato.
Fammi felice.
Dammi un bacio sulla fronte e spegnimi come mi hai acceso.
Con amore.
Non chiedo altro.
Questo è un testamento biologico.
Scritto e salvato su un server attraverso password che solo io conosco.
E secondo le nuove leggi che regolano internet, se non sbaglio, ha valore legale.
una rosa per te
RispondiEliminamamma
RispondiEliminabroo.. mi manca l'aria..
RispondiEliminasai.. ho sempre detto anche io ai miei genitori.. e ai miei amici.. che se mai un giorno dovessi trovarmi in un certa situazione.. se non dovessi riuscire a farlo da sola..
di farmi volare via loro..
e che se qui in italia non si può.. di porarmi all'estero.. e di farmi volare via da la..
perchè non potrei sopportare di non vivere così..
ho letto stamattina l'articolo su quella donna..
sul fatto che da 15 anni la tengono alimentata arrtificialmente..
e lei li.. in quel letto.. vegetale che non parla.. che non dice.. che non muove..
questo accanimento.. questo voler tenere in vita a tutti i costi..
ma che vita e vita?
e anche se far 1 anno dovessi risvegliarmi..
avrei passato un anno di inferno.. sarei morta lentamente.. giorno dopo giorno..
per un anno..
i miei occhi non avrebbero visto più in la di un metro..
mentre fuori il sole si nascondeva dietro alle nuvole.. mentre la notte regalava stelle e sogni.. io sarò rimasta li.. inchiodata a un soffitto..
e mi sarò spenta lentamente.. minuto contro minuto..
odiando il mondo per tutto quello..
io che la vita la amo così tanto..
hai detto cose che penso..
ma lo hai fatto.. come sempre.. in modo splendido..
ed ora mi manca l'aria..
La Vita è sacra. Ma se non è Vita tanto vale che stacchino la spina.
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo con te.
bro, sei stato davvero bravo. perdona la sintesi, ci leggerai quello che sai, ci capiamo lo stesso e se non ci capiamo sarebbe inutile comunque tirarla lunga.
RispondiEliminalo dico con sincera ammirazione.
ti chiedo il permesso di copiare queste parole e farne dono a qualche amico, tra amici ai quali piace anche parlare "pubblicamente" di queste cose.
leggerò qui la tua risposta.
ciao.
io non lo so. immagino che sia così anche per me.
RispondiEliminama non so se resti vero nel tempo, in quegli attimi in cui dall'esterno siamo solo flebo e respiratore.
lo so a freddo, con la forza della ragione e di un sentimento spontaneo, tanto inutile e forse fasullo perché non sperimentato e messo a nudo sulla propria pelle.
Devo ricordarmi di dirlo a mio marito. Non voglio che vegli un corpo che non ha più il mio sorriso, la mia ironia, il mio essere diversa dagli altri.
RispondiEliminasottoscrivo ogni profonda, splendida parola che hai scritto..è un post meraviglioso...
RispondiEliminaNon è triste....
RispondiEliminaE' "coraggioso"...
E' essere fieri di dire "io conosco Broono"...
E se mai (mai dire mai) dovesse capitare proprio a me di voler inciampare in quel filo....credo che lo farei...non perchè ti voglio bene, ma perchè lo hai chiesto!
Egoisticamente non lo farei, per tenermi l'illusione che ci sei, ancora li, con un sorriso che dicono i medici possa essere una reazione conscia, inconscia o chissacchè....
Ma tu me lo hai chiesto...
Io non so molto della vita, ma ho imparato che si è piu felici non quando si ottiene qualcosa, ma quando si da qualcosa a qualcuno che ci tiene ad averla...
E allora sarò contenta di averti fatto contento...
Non so se in fondo spero se toccherà a me o no, in caso possa succedere una cosa del genere a te...
Spero però che non ti succeda...
Non per altro...mi risparieresti lo sbattimento di inciampare in un filo!
Che poi, sfigata come sono, cadendo, mi spacco due costole!
Quindi, se appena puoi, vedi di non finirci cosi!!
LiLa
Bru, che dire... sono un pò senza parole. E mica è una brutta cosa rimanerne senza, anzi, è gran cosa perché se ci sono poche parole di mezzo si ha il tempo di riflettere. Di pensare. Di capire. Di Leggere con la elle maiuscola, che se poi ci aggiungi un accento si può dire leggère, come solo tu riesci a trovare talune parole in prima persona trattando contenuti così pesanti. Leggère con accezione positiva però, leggère perché ti restano dentro senza occupare troppo posto, senza appesantire la coscienza. Facendo respirare l'anima. Di aria pura.
RispondiEliminaIo "inciampo" veramente poco nella tua vita, quindi non posso neppure lontanamente pensare di inciampare un giorno in una "spina" così importante. Ma sono contenta di averle lette queste parole. E' uno dei tuoi post più belli. Perché forse parlano di te come non mai.
Fede
Staccare la spina....
RispondiEliminacome se fossimo videogame/gameover
o come televisori/off
Forse in fondo
perchè no...quando sei in quelle condizioni
la nostra vita assomiglia a quella di questo caricabatterie del cellulare che lampeggia e mi illumina di intermittenza la stanza e noi finiamo così, alimentati da una spina.
Cosa c'è nel resto di vita di Terri Schiavo, in quel rimasuglio che rimane quando hai tolto tutto, i sensi, la percezione, l'amore. E' ancora Terri, o qualcosa di diverso. Pensa, soffre, sogna o piuttosto niente... E se sognase praterie vergini, e baci soffici, feste nei palazzi reali, lei vestita di pietre bianche, e se sognasse di allattare, di andare a comprare il pane, di giocare a beach volley,di accudire, di maturare, di incontrare. E se anche solo la sua vita onirica, riflesso sbiadito di quella reale, la facesse sentire donna e non pianta? Sarebbe ancora in parte Terry o solo un elettrodomestico?
On/off, difficile dire.
Alex
Io ti copio, ti incollo, ti stampo e lo poto alla mia mamma. Ne seguiranno discussioni teologiche, siamo entrambe credenti ma in modi diversi. Però le piacerà leggerti come è piaciuto a me.
RispondiEliminaVa bene.
RispondiEliminaLa penso come te. Esattamente.
RispondiEliminaUn testamento blogogico. Davvero ha valore?
bello, bello, davvero molto bello. avrei voluto scrivere qualcosa del genere, ma non ne sarei stato capace. mi piacerebbe riprenderlo sul mio blog, dove avrei voluto scrivere un post sul tema. molto profondo, davvero. a presto
RispondiEliminaMa che è????
RispondiEliminaVedo dei fiori... sei mica già morto? Questa non me la dovevi fare, Bro.
A staccare la spina, a piegare il tubicino volevo pensarci io. Un comunista non l'ho ancora spedito al creatore, e volevo che tu fossi il primo.
Beh... comunque...mi scoccia dirlo, ma hai scritto un post bellissimo.
R.I.P. :)
nessuna risposta personale, oggi.
RispondiEliminanon servivano.
Solo un grazie generale e un "sicuramente si" a tutti quelli che hanno chiesto, qui o in privato, di copiare il post.
Orpo!
RispondiElimina...ArcRoyal a casa mia!
Se non fossi così tenace....quasi rischierei di farti felice facendomi venire un infarto per l'emozione!!!
non sono cosi' sicura che vorrei staccassero quella spina, ma questi sono sentimenti e pensieri molto personali ed individuali...certo, se dovessero staccarla per donare i miei organi, quello si, sicuramente...ma troppo difficile decidere parlandone cosi' "a freddo" e chiedere a qualcuno di staccare una spina ...con la vita che ha dato
RispondiEliminaun saluto
marietta
E' un post bellissimo. Non ci sono molte parole. Non so cosa succederebbe al mio istinto di sopravvivenza in quei casi, non so cosa penserei, vorrei o mi augurerei che gli altri facessero per me. Non so nemmeno quando per noi è il momento migliore per prendere decisioni come queste. Però ora, in questo preciso istante sono sicura di condividere ciò che senti.
RispondiEliminaAnna
Queste sono decisioni che riguardano la nostra volontà quando non la potremo far parlare.
RispondiEliminaPer questo motivo non ci si può permettere il lusso di scegliere quando prendere la decisione, perchè in quel momento, non saremo in grado di farlo.
Non è perchè un momento in cui si sta bene è quello giusto, ma è perchè è l'unico possibile.
Quando non staremo bene, quando saremo, se mai saremo, in quella condizione, non avremo certo la possibilità di esprimerlo.
Si è costretti a dirlo in questo momento, non è perchè è quello giusto.
Grazie a entrambe.
Porca puttt...
RispondiEliminaChe post straordinario. Ma piu' che straordinario il post penso sia straordinario tu per come affronti la vita, per come dimostri di amarla e volerla vivere intensamente. Bro non ti preoccupare comunque, ti sto osannando ma non sono gay...
Me la copiero'. Una perla.
Nico
Su "una perla" temo le battute degli amici!!!
RispondiElimina;)
Grazie.
Per le belle parole.
Davvero.
Io questo post l'ho copincollato di forza,ma in un messaggio ti ho spiegato perchè. SPero non ti dispiaccia. E grazie
RispondiEliminameg
Beh... cosa aggiungere? Nulla, se non il desiderio che nessuno che non sia parente, che non conosca o abbia conosciuto quella donna negli Stati Uniti, o le persone a lei più vicine, si permetta più di mettersi in bocca il suo nome come se stesse sventolando una bandiera.
RispondiEliminaSottoscrivo parola per parola il tuo splendido, lucidissimo post. Rivendico, come te, il diritto inalienabile di disporre del proprio corpo, della propria vita, in maniera assoluta, totale.
ho copiato e incollato il tuo post, citandone la fonte, approfittando del tuo "sicuramente si" a chi te ne aveva già fatto richiesta.. ho solo accorciato i tempi.. :-)
RispondiEliminae credo lo farò leggere a mio fratello che è un giovane sacerdote.. ha molte cose da imparare..
X Meg:
RispondiEliminaNo, non mi dispiace.
E nella risposta al tuo messaggio ti ho spiegato perchè.
E grazie a te.
X OneforThePot:
ho come l'impressione che questa cosa accadrà solo quando non ci sarà più.
Quando non sarà più l'ago di nessuna bilancia, vedrai che nessuno la disturberà più.
Per essere usati come una bandiera, bisogna avere anche un valore di mercato.
se i passi il termine.
X Fatma:
Hai fatto bene a non farti problemi.
Quel "sicuramente si" voleva dire proprio quello.
Sulla possibilità di convincere, addirittura, un giovane sacerdote...
beh...caspita... se davvero lo senti dire che ho ragione, visto come ho parlato di chi pregherebbe per me, ti ...prego...di dirmelo.
è una possibilità talmente remota, che se si verificasse ci terrei a saperlo.
ma..pensavo... lui giovane sacerdote...tu...ti chiami Fatma...
non è che sta per arrivarmi qualche messaggio divino...???
;)
Buona sera. Sono francese e ho scoperto questo tuo testamento tramite http://www.istintivamente.splinder.com/ Mi ha tanto emozionato questo tuo modo di vedere tutti gli aspetti di un problema così scottante che non ho potuto fare a meno di tradurlo in francese e postarlo sul mio blog, citando il tuo indirizzo. Spero non ti dispiaccia...
RispondiEliminaHo dimenticato di firmare.
RispondiEliminaImpasseSud
beh...che dire...
RispondiEliminagrazie.
davvero.
sapere di esser stato tradotto addirittura in francese è una cosa che lusinga.
vorrei poter parlare francese per leggermi nella tua lingua.
fa effetto leggere mie parole senza capirle.
un bell'effetto.
come se non le avessi scritte io.
grazie.