e insomma niente, non avendo voglia di riscrivermi riporto la mia (fondamentale) su 'sta cosa della ragazzina scomparsa.
So che non stavate più nella pelle e mi sembra brutto non fornirvela.
Per le decinaia e decinaia di amanti del "ma dove sei finito, perché non scrivi più niente accidenti?", specifico che il pippone qui sotto nasce da questa riflessione.
E quindi, oh voi assetati, agevolo saggezza:
è anche vero che non era passato manco un giorno dalla scomparsa, che già era sparato su tutti gli schermi come il caso nazionale.
Come dire che anche i media hanno bisogno di essere “cugini” del caso e che per questo non possono che trovare decine di cugini pronti a contribuire al tutto.
Allora forse, come spesso ultimamente accade, sarebbe anche il caso di riprendere un po’ le redini delle cose e dare loro le dimensioni che hanno e non quelle che gli si assegna.
Da quando esiste l’istituzione famiglia esiste il desiderio adolescente di fuggirne.
A volte concretizzato, altre tentato, altre abbandonato.
Preoccupazione dei genitori a parte, l’idea della fuga e in certi fortunati casi anche la sua breve concretizzazione, sono nella vita di alcuni anche dei momenti di svolta e di crescita, non raramente persino di riavvicinamento a quelle figure genitoriali dalle quali si fuggiva per poi scoprire quanto nel buio della notte e delle città fosse fondamentale la loro vicinanza e protezione, che a quel punto si corre indietro ad apprezzare.
Ecco, ’sta ragazzina è stata data, nemmeno troppo tra le righe, per morta esattamente un istante dopo l’allarme scomparsa.
Questo perché ai media interessa il morto, non il normale adolescente che sperimenta la vita in tutti i suoi normalissimi inciampi.
E quando ai media interessa il morto, la preoccupazione di una madre, la cui emotività mette legittimamente l’eventualità catastrofica al primo posto, genera un formidabile mix di elementi sui quali ballare come poche altre situazioni/tipo permettono, omettendo completamente qualsiasi altra ipotesi, fin’anche quelle che logica (ma soprattutto statistica) vedrebbe in prima posizione se non altro per qualche iniziale giorno.
Invece oggi accade il contrario: la prima tesi sparata h24 è che sia morta, dopodiché si lavora a valutare elementi che smentiscano l’ipotesi altrimenti valida e se cominciano a uscire, ma chi l’avrebbe mai detto, elementi per valutare anche l’ipotesi fuga, si comincia a dire “un po’ morta…forse morta…potrebbe essere un po’ viva…è probabile sia viva…forse è un po’ scappata…pare ci siano prove della premeditazione…si ci sono ma forse non sono sue…si forse sue…accipicchia sono sue…però al momento potrebbe comunque essere morta, eh”.
Io non lo so se è scappata, potrebbere essere morta, potrebbe essere viva e felice (chi non scapperebbe da una madre che ti inchioda alla sedia delle interminabili riunioni dei TdG?) potrebbe essere tutto.
Quello che so è che questa società la vuole morta e se ricerca viene fatta è sulle prove che lo confermino, non sul contrario.
Anche perché le prove del contrario, oltre che essere una nuova al giorno, sono anche nella storia stessa degli adolescenti, soprattutto quelli in famiglie difficili.
E mi si perdoni il cinismo, ma una madre che quando la figlia scompare invoca il presidente della Repubblica per dirgli che non sta facendo abbastanza, beh, quella è una famiglia difficile.
Il problema è che nel paese dei media che vogliono il morto, Napolitano le risponde pure come se fosse cosa sua e allora tutto questo diventa persino normale, normale quanto la conseguente comparsa di fiumi di cugini che a quel punto sono l’espressione più ovvia di una roba che di normale non ha più nulla dal secondo successivo all’orario in cui sarebbe dovuta rientrare per cena e invece, come milioni di adolescenti nel mondo, non l’ha fatto.
Un segnale sarebbe già arrivato, si dice.
Vero.
Se ad una ragazzina in cerca di una normalissima accelerazione di vita non fosse stata offerta in un istante la possibilità di essere qualcuno.
Perché il bello è questo: si sta dicendo che se fosse viva dovrebbe se non altro tranquillizzare la madre.
Si sta in sostanza chiedendo all’unica con il diritto di non esserlo e che ha dimostrato di non poterlo essere, di vestire i panni dell’unica con un minimo di raziocinio, mentre tutto intorno a lei il mondo, compresi quelli che glielo chiedono, l’ha perso completamente.
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