Oggi l'udienza della mia causa contro il cliente che m'ha riso in faccia.
Lavorando io sulla parola e avendo quindi un 5% statistico di clienti che al momento del pagamento se la danno a gambe sicuri del mio non aver nulla a cui attaccarmi se non il cazzo, a campione ogni tanto la minaccia "si va per avvocati" deve tradursi in concretezza, così, per conservare un po' di dignità.
La bizzarria di avere un cliente che mai ha risposto agli avvocati mai s'è presentato in aula mai s'è dimostrato esistente su questa terra, si è tradotto in un giudice che, in assenza di contestazione di parte, ha stabilito che di fatto le mie richieste, più che validate dalla documentazione da me prodotta, vengono date per confermate perché non contestate e quindi accettate.
Così oggi all'ennesimo banco vuoto della controparte, che ha deciso di ridere in faccia all'intero sistema non rispondendo nemmeno alle convocazioni, il giudice ha risposto con la non necessità di sentire testimoni o di approfondire la cosa, che può tranquillamente avviarsi a sentenza.
Sentenza che verrà ascoltata già nella prossima udienza, data la semplicità del caso.
"Ma dai, di già!" dico all'avvocato "e quando l'ha fissata quindi?"
"Il 22 giugno"
Volevo rispondere "di quale anno?" ma il tono soddisfatto dell'avvocato, nonché il mio aver litigato col magistrato nelle due precedenti esperienze d'aula penale con annessa vegogna dell'avvocatessa che si nascose sotto il banco sperando che le mie uscite non sancissero di fatto la vanificazione dei suoi mesi di lavoro, m'ha fatto capire che otto mesi per una sentenza di una causa senza nemmeno la controparte e con l'accettazione verbale delle mie richieste, sentenza che a esperienza mia non dovrebbe superare quindi la pagina di testo, fanno di me uno di quelli che devono dirsi contenti.
E diciamoci contenti, vah.
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