Se ricordo bene sorriderò.
Se ricordo bene sarò sereno.
Se ricordo bene mi sentirò fiero.
Se ricordo bene indosserò la tua pelle.
Se ricordo bene non avrò voglia di tornare, da solo.
Se ricordo bene io, una cosa così, non l'avevo mai fatta.
18 giugno 2004
17 giugno 2004
Un giorno me ne andrò
Quando devono commissionarmi un lavoro mi arriva una telefonata.
Ci si mette d’accordo sui tempi e sui modi di consegna delle cose che mi servono.
Se sono files c’è la mail, se sono materiali mi mandano un pony o un taxi a casa.
Se sono via c’è il bar della mia ex che mi fa da casella postale sia in ingresso che in uscita.
Mi arriva la roba, io scendo dal letto, apro la mail o il portone, guardo quanta roba effettivamente è, vado al bar per tre ore a pensare a come farla e me ne torno a casa a lavorare.
Finito il lavoro spedisco tutto via mail, faccio una telefonata di conferma cifra e spedisco la fattura via mail.
Un bonifico mi paga qualche mese dopo.
A volte nemmeno vedo per chi lavoro.
Se mi serve una sala riunioni c’è sempre il bar di cui sopra, ormai abituato a vedermi fare riunioni di lavoro in fondo alla sala tra birre, fogli e patatine.
Non mi serve macchina non mi serve ufficio non mi serve niente.
Non so cos’è il traffico pur vivendo a Milano non ho mai timbrato un cartellino né ho mai avuto un capo, decido se e quando lavorare, non ho pause pranzo da aspettare con ansia e le commissioni me le faccio nella fascia oraria in cui in giro ci siamo io, i pensionati e gli studenti che saltano scuola.
Oggi un cliente è venuto a fare una riunione a casa mia e mentre si beveva una birra sul terrazzo parlandomi del lavoro io tiravo fuori la roba dalla lavatrice.
Il motivo per cui nessuno riesce a convincermi a cambiare stile di lavoro nemmeno di fronte a corpose proposte?
Se domani mi compro una casa in un bosco e tiro un lunghissimo cavo in fibra che arriva fino a Milano nessuno se ne accorge.
Domani, dopodomani, adesso vediamo.
Sicuramente è l’unico progetto che ho in testa da quando avevo vent’anni.
Sono anni che mi sto costruendo a mano la mia rampa di lancio.
È quasi pronta.
Certo non la butto giù proprio adesso per infilarmi nel traffico insieme a tutti gli altri.
Dalla finestra della sua cameretta mio figlio dovrà vedere o alberi o mare.
E la cosa, mi spiace per chi ancora ci prova, non è monetizzabile.
Ci si mette d’accordo sui tempi e sui modi di consegna delle cose che mi servono.
Se sono files c’è la mail, se sono materiali mi mandano un pony o un taxi a casa.
Se sono via c’è il bar della mia ex che mi fa da casella postale sia in ingresso che in uscita.
Mi arriva la roba, io scendo dal letto, apro la mail o il portone, guardo quanta roba effettivamente è, vado al bar per tre ore a pensare a come farla e me ne torno a casa a lavorare.
Finito il lavoro spedisco tutto via mail, faccio una telefonata di conferma cifra e spedisco la fattura via mail.
Un bonifico mi paga qualche mese dopo.
A volte nemmeno vedo per chi lavoro.
Se mi serve una sala riunioni c’è sempre il bar di cui sopra, ormai abituato a vedermi fare riunioni di lavoro in fondo alla sala tra birre, fogli e patatine.
Non mi serve macchina non mi serve ufficio non mi serve niente.
Non so cos’è il traffico pur vivendo a Milano non ho mai timbrato un cartellino né ho mai avuto un capo, decido se e quando lavorare, non ho pause pranzo da aspettare con ansia e le commissioni me le faccio nella fascia oraria in cui in giro ci siamo io, i pensionati e gli studenti che saltano scuola.
Oggi un cliente è venuto a fare una riunione a casa mia e mentre si beveva una birra sul terrazzo parlandomi del lavoro io tiravo fuori la roba dalla lavatrice.
Il motivo per cui nessuno riesce a convincermi a cambiare stile di lavoro nemmeno di fronte a corpose proposte?
Se domani mi compro una casa in un bosco e tiro un lunghissimo cavo in fibra che arriva fino a Milano nessuno se ne accorge.
Domani, dopodomani, adesso vediamo.
Sicuramente è l’unico progetto che ho in testa da quando avevo vent’anni.
Sono anni che mi sto costruendo a mano la mia rampa di lancio.
È quasi pronta.
Certo non la butto giù proprio adesso per infilarmi nel traffico insieme a tutti gli altri.
Dalla finestra della sua cameretta mio figlio dovrà vedere o alberi o mare.
E la cosa, mi spiace per chi ancora ci prova, non è monetizzabile.
15 giugno 2004
Metà
13 giugno 2004
Memorie
C’è che la memoria fotografica io ce l’ho solo per le sensazioni.
Il resto col tempo me lo perdo sempre.
Mi perdo i contorni, mi perdo i colori, mi perdo i profumi.
Ma ho una memoria formidabile per le sensazioni.
E così uso quella per ricordarmi i contorni, i colori, i profumi.
E così mi capita da giorni di cercare di ricordare il tuo viso in ogni suo particolare, in ogni suo dettaglio, ostacolato dai giorni passati.
E certo sono felice anche di quei piccoli particolari che ricordo.
Come sorridi, gli occhi piccoli senza occhiali, i capelli lisci e anche mossi, quella piccola cicatrice sopra l’occhio.
Ma il totale un po’ mi manca.
Forse è per quello che si dice “Due metà”.
E allora ogni volta che il totale un po’ mi manca, più o meno ogni secondo, uso la mia memoria per le sensazioni e per ricordarmi come sei fatta ritorno indietro a quel giorno, anzi, a quella sera, anzi ad entrambi.
Quando guardandoti mi vennero gli occhi un po’ lucidi.
E allora sono contento di nuovo.
Perché quella sensazione me la ricordo davvero bene.
E così mi ricordo bene quanto sei bella anche senza ricordare bene i contorni.
Solo che dopo, ogni volta, mi manchi di più.
Tipo che dormo con la tua sciarpa.
E mi sciolgo quando ti sento ridere al telefono.
Ti voglio accanto.
Il resto col tempo me lo perdo sempre.
Mi perdo i contorni, mi perdo i colori, mi perdo i profumi.
Ma ho una memoria formidabile per le sensazioni.
E così uso quella per ricordarmi i contorni, i colori, i profumi.
E così mi capita da giorni di cercare di ricordare il tuo viso in ogni suo particolare, in ogni suo dettaglio, ostacolato dai giorni passati.
E certo sono felice anche di quei piccoli particolari che ricordo.
Come sorridi, gli occhi piccoli senza occhiali, i capelli lisci e anche mossi, quella piccola cicatrice sopra l’occhio.
Ma il totale un po’ mi manca.
Forse è per quello che si dice “Due metà”.
E allora ogni volta che il totale un po’ mi manca, più o meno ogni secondo, uso la mia memoria per le sensazioni e per ricordarmi come sei fatta ritorno indietro a quel giorno, anzi, a quella sera, anzi ad entrambi.
Quando guardandoti mi vennero gli occhi un po’ lucidi.
E allora sono contento di nuovo.
Perché quella sensazione me la ricordo davvero bene.
E così mi ricordo bene quanto sei bella anche senza ricordare bene i contorni.
Solo che dopo, ogni volta, mi manchi di più.
Tipo che dormo con la tua sciarpa.
E mi sciolgo quando ti sento ridere al telefono.
Ti voglio accanto.
1 giugno 2004
Lei è Lorenza
Lei ha le mani curate ma non laccate, non porta collant ma calzine colorate, se le porgi il braccio non arretra e se piove non si preoccupa che i capelli si arriccino.
Lei beve solo birre piccole ma ne beve diciotto e se desidera una musica la gente glie la canta e se vuole le patatine glie ne portano un sacco.
Lei ha la pelle quella che s’intona con le lenzuola colorate ed è sexy con i guanti di topolino.
Lei non sa dire la “gl” e ride che fa star bene, ti stringe che senti il cuore e ti accarezza che senti caldo.
Lei ha le scarpe da ginnastica e quelle con i tacchi che hanno i colori e le stelle.
Lei esce dalla doccia che sembra quelle foto e ha gli occhi blu blu e l’accappatoio giallo giallo e i capelli tutti bagnati che lei dice di no ma sono belli.
Lei la mattina sei contento che c’è ancora.
Lei ha gli amici che gli puoi saltare in braccio e poi lei abbraccia i tuoi e capisci.
Lei ti guarda anche con gli occhiali da sole e ti dice “vieni qui” sorridendo con gli occhi e tu lo vedi anche se ha gli occhiali.
Lei quando le dici “Sei bella” ti dice “Sei bello”.
Lei però è bella davvero.
Lei ride se la prendi in giro e fa le smorfie che tu la vuoi mangiare di baci.
Lei si siede e si attorciglia a te e se ti alzi lo senti che non c’è più e allora torni subito.
Lei ti aspetta se cammina e ti da i baci senza fermarsi.
Lei c’ha il nome che dopo due giorni tu senti di non averlo detto abbastanza perché c’era sempre e allora lo ripeti senza motivo perché meritava il suo momenti lo stesso.
Lei quando le dici di guardare fuori ti dice che il cielo è bellissimo ma poi ammette che senza occhiali non vede niente e lo dice ridendo.
Lei fa l’amore che non s’imbarazza e ti guarda negli occhi fisso fisso.
Lei abita lontano e “lontano” è dove tu hai sempre saputo di andare.
Lei ordina le salsiccette con gli occhi che dicono “Ma si”.
Lei si addormenta dopo e si sveglia prima e così tu ti addormenti e ti svegli sempre con gli occhi blu che ti guardano.
Lei ti dice “Mangiamo sul letto?” e ti dice che la tua pizza alla cipolla non è stata una bellissima idea.
Lei ti lascia il profumo sulle mani anche se non la tocchi.
Lei non riesci a non toccarla anche se guidi.
Lei seduta sul prato la guardi e lei sorride e canta per te.
Lei esce per telefonare e non guarda mai l’ora.
Lei sa di buono.
Lei dice la verità.
Lei se ho capito bene l’ho trovata ed è tutta mia.
E ancora non ho capito cosa ho fatto di così bello da meritarla.
Lei è venuta a prendersi la sua rosa.
e a regalarmi la mia.
Lei beve solo birre piccole ma ne beve diciotto e se desidera una musica la gente glie la canta e se vuole le patatine glie ne portano un sacco.
Lei ha la pelle quella che s’intona con le lenzuola colorate ed è sexy con i guanti di topolino.
Lei non sa dire la “gl” e ride che fa star bene, ti stringe che senti il cuore e ti accarezza che senti caldo.
Lei ha le scarpe da ginnastica e quelle con i tacchi che hanno i colori e le stelle.
Lei esce dalla doccia che sembra quelle foto e ha gli occhi blu blu e l’accappatoio giallo giallo e i capelli tutti bagnati che lei dice di no ma sono belli.
Lei la mattina sei contento che c’è ancora.
Lei ha gli amici che gli puoi saltare in braccio e poi lei abbraccia i tuoi e capisci.
Lei ti guarda anche con gli occhiali da sole e ti dice “vieni qui” sorridendo con gli occhi e tu lo vedi anche se ha gli occhiali.
Lei quando le dici “Sei bella” ti dice “Sei bello”.
Lei però è bella davvero.
Lei ride se la prendi in giro e fa le smorfie che tu la vuoi mangiare di baci.
Lei si siede e si attorciglia a te e se ti alzi lo senti che non c’è più e allora torni subito.
Lei ti aspetta se cammina e ti da i baci senza fermarsi.
Lei c’ha il nome che dopo due giorni tu senti di non averlo detto abbastanza perché c’era sempre e allora lo ripeti senza motivo perché meritava il suo momenti lo stesso.
Lei quando le dici di guardare fuori ti dice che il cielo è bellissimo ma poi ammette che senza occhiali non vede niente e lo dice ridendo.
Lei fa l’amore che non s’imbarazza e ti guarda negli occhi fisso fisso.
Lei abita lontano e “lontano” è dove tu hai sempre saputo di andare.
Lei ordina le salsiccette con gli occhi che dicono “Ma si”.
Lei si addormenta dopo e si sveglia prima e così tu ti addormenti e ti svegli sempre con gli occhi blu che ti guardano.
Lei ti dice “Mangiamo sul letto?” e ti dice che la tua pizza alla cipolla non è stata una bellissima idea.
Lei ti lascia il profumo sulle mani anche se non la tocchi.
Lei non riesci a non toccarla anche se guidi.
Lei seduta sul prato la guardi e lei sorride e canta per te.
Lei esce per telefonare e non guarda mai l’ora.
Lei sa di buono.
Lei dice la verità.
Lei se ho capito bene l’ho trovata ed è tutta mia.
E ancora non ho capito cosa ho fatto di così bello da meritarla.
Lei è venuta a prendersi la sua rosa.
e a regalarmi la mia.
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