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5 luglio 2014

Falletti

In omaggio a Giorgio Faletti Rai1 stasera decide di mandare in onda Notte prima degli esami.

Notte prima degli esami è quel film nel quale recita il ruolo di un professore detestato dai suoi alunni i quali, vittime di uno scherzo che fa loro credere di essere promossi senza dover più sostenere l'esame di maturità, incontrandolo per strada gli indirizzano vendicativi e soddisfatti venti secondi ininterrotti di coro.


26 giugno 2014

Quando dico che ne capisco vuol dire che ne capisco

Mi spiace dover sempre ricorrere al caro vecchio "Te l'avevo detto io", ma se tra un coiffeur e un selfie con la topa di turno la nostra cara punta avesse dedicato qualche minuto a leggere i consigli che gli diedi come sempre con qualche anno di anticipo, oggi non si troverebbe nell'infelice condizione di non capire perché un'intera nazione gli abbia sguinzagliato dietro la peggiore stampa possibile, interessata a controllargli la pressione delle gomme del Ferrarino chiedendo al pubblico del bar se se lo meriti realmente o, è il sottotesto filosofico, l'abbia rubato, mentre i compagni di quella cosa che si chiama squadra gli hanno scaricato addosso l'intera colpa prima ancora di lasciare il campo e contare fino al proverbiale undici meno uno.

"[...]è il paese nel quale un Balottelli qualsiasi, l'altro neGro che non è immigrato, non spaccia droga, non stupra donne ma sempre neGro resta ed è giusto che il paese gli ricordi ogni domenica che nel nuovo oggi italiano quel codice a barre non lo stacchi di dosso solo perché ti compri la ferrari e ti scopi qualche soubrette e magari hai persino la carta d'identità come qualsiasi altro italiano.
Che gli ricordi che se sei neGro, oggi in Italia sei neGro e basta, lo dice il Giornale, è tornata categoria.
E se dopo la centesima domenica che appena entri in campo l'intero stadio ti ricorda che sei neGro ti va di tirare un italianissimo vaffanculo, l'Italia intera, giornali in testa, ti circonderà e ti ricorderà che ti conviene scusarti con i bianchi che hai, tu, offeso.

[...]
Guardate Balottelli, che italiano ricco e bravo col balòn, sempre neGro viene chiamato e sempre "Scusa" gli viene suggerito di dire quando non accetta la legge della maggioranza."

2010.
Mi scuseranno i miei lettori, se non riesco a essere altro che intelligentissimo.

Update: Qualcuno molto più importante di me ha fatto la stessa riflessione in maniera molto più argomentata e, incredibile, prolissa di quanto abbia fatto io.

18 maggio 2014

Sei come un giùbocs! Giùbocs!

Per venire incontro alla gentile richiesta del mio commentatore grillino d'ordinanza, che affasscinato dalla mia qualità d'analisi ha espresso il desiderio di ascoltarmi in merito alla vicenda Expo2015 per meglio chiarire la propria posizione evidentemente bisognosa di autorevole guida, ma contemporaneamente rispettare il vincolo che mi impedisce di dire non tanto quello che io pensi quanto quello so, mi limiterò a liquidare la questione riportando semplicemente brevi passaggi che lasciai in giro per la rete più o meno quattro anni fa (senza accento perché su "fa" l'accento non ci va mai)(lo scrivo così me lo ricordo).
Questo non tanto per portare l'ennesima prova di quel fatto là del mio riuscire ad anticipare con una certa precisione fatti più o meno rilevanti non ancora avvenuti, quanto per dimostrare che forse, dico forse, questa in particolare è questione sulla quale qualcosa da dire volendo ma soprattutto potendo l'avrei.
Ma non posso.

Quindi ci si accontenti di (le date sono link):

27 Luglio 2010:
"L’abilità della giunta porterà la città ad arrivare a due anni dall’evento con voraggini in ogni incrocio e manco una tangenziale utile.
A quel punto il governo dirà che è roba sua perché urgente e sguinzaglierà fondi e uomini che nei restanti due anni finiranno le urbanizzazioni necessarie per speculare dal 2016 in poi.
[...]

La città arriverà al 2015 con un nulla di fatto se non una valanga di soldi redistribuiti e un paio di tram colorati."

Sui provvedimenti del governo in carica, così come sulla valanga di soldi distribuiti, direi non siano necessari link.
Al contrario abbiamo quello sul paio di tram colorati come unica opera terminata.
Qui, dove quattro anni dopo quel mio ironico commento si annuncia la presentazione dei treni della nuova linea Lilla  i quali "avranno nuove livree, molto più colorate di oggi"


12 Ottobre 2010:
"Il vero Core business della Lega nonché ciò in cui ha saputo diventare davvero capace, è sempre stata la presa Risiko’s style di posizioni di potere economico sempre più capillari, in un sistema di potere economico che per sua natura si muove su terreni “piccoli”, regionali, provinciali, comunali.
[...]

Mettici che tra poco partirà il (sicuro) commissariamento per la questione expo e apparirà meno inspiegabile il motivo per cui pur di esser lì seduti tra qualche mese sono disponibili a giocarsi la faccia oggi.
Della campagna elettorale e di rinverdire l’orgoglio se ne occuperà Salvini che sa farlo più che bene, non è problema che oggi si pongono."


Qui potrei mettere link su link a cosa stia dicendo in questi giorni Maroni, ma mi limito a segnalare che Salvini l'anno scorso è diventato segretario, carica che quattro anni fa era in mano a Bossi e destinata a Tosi, ruolo che oggi spende con notevole impegno a favore della campagna elettorale e dell'orgoglio un po' offuscato causa travaso di voti verso l'M5S.


29 Marzo 2011:
"Due anni prima della figura di merda, potranno far partire la solita macchina dei fondi d'urgenza senza gare, è tutta lì la chiave, e i poteri commissariati in mano al primo anello dell'ennesima cordata di "responsabili" che si accolleranno l'onore (l'onere sarà dello stato) di salvare l'immagine del bel paese.
[...]

Perché sia efficace e dal paese applaudito, devono solo tenere duro un altro anno e mezzo, dopodiché sarà in discesa come sempre."

Considerato cosa si sta votando oggi in Parlamento non credo servano link.
Se però bisogna proprio trovarne uno allora mettiamoci questo, nel quale si legge:
"Nostro obiettivo è alleggerire le procedure perché è l’unico modo per rispettare i tempi"


Fine.
Tutto questo quattro anni fa.
Quello che invece ho avuto modo di sapere nell'ultimo anno, col cazzo che lo scrivo.

Però facciamo che ci vediamo qui due mesi dopo le europee, diciamo a fine Luglio.
Nel caso alle europee il M5S prevalesse su Forza Italia facciamo Settembre.
Se invece l'M5S prevalesse anche sul PD, nefasta eventualità che per scaramanzia declassiamo da Probabile a Possibile, facciamo il giorno dopo.
In qualche paese islamico nel quale fuggiremo in cerca di una democrazia migliore della nostra.

5 maggio 2014

Assiomiglianza

Parafrasando una metafora oggi piuttosto in voga, si potrebbe dire che l'importanza della funzione di Genny 'a carogna è data dal fatto che se non ci fosse stato lui a tenere buoni i suoi, avremmo avuto Alba Dorata in campo.

E comunque nel caso a Renzi interessasse, io la ricetta l'avrei ed è sempre la stessa.

17 aprile 2014

Coefficiente di Penetrazione

Dopo aver ponderato molto i pro i contro ma soprattutto i che me ne faccio, la settimana scorsa approfittando di una congiuntura economica che possiamo definire decisamente favorevole, ho deciso di fare quello che sporadicamente, ma molto sporadicamente faccio: mi sono fatto un regalo.
Per regalo sporadico si intende uno di quegli acquisti normalmente evitati a causa del fatto che l’oggetto del desiderio non appartiene alla categoria di beni che uno compra per sfizio o a seguito di un pensiero di qualche secondo.
C’è insomma che a dispetto di una professionalità che mi offre una disponibilità economica che onestamente, e per rispetto di chi al contrario lo è suo malgrado, non posso certo definire da persona costretta al risparmio, non sono mai stato uno che spende in maniera superficiale se non per fare regali alle persone alle quali voglio bene, per le quali sono capace di spendere cifre assolutamente sproporzionate rispetto all’esigenza e per fortuna in pochi casi rispetto alla persona stessa, per poi comportarmi esattamente all’opposto quando il destinatario del desiderio soddisfatto sono io stesso, al quale regalo una cosa ogni due anni e dopo averci pensato per non meno di tre.
Un processo a seguito del quale ogni desiderio viene in sostanza tenuto lontano dal rischio di vedersi realizzato, dal semplice fattore temporale in base al quale nel momento in cui la ponderazione sembra avviarsi verso una soluzione positiva, l’oggetto della stessa è ormai superato da una sua versione migliore che fa ripartire da capo il processo.
Viceversa quando il destinatario è persona a me cara anche chi se ne frega della ponderazione, anzi in quel caso il fattore tempo procede esattamente al contrario dal momento che il mio desiderio non è più la realizzazione del mio desiderio ma la realizzazione di uno altrui e lì anche subito, anche ieri, si potesse (tornare indietro).
Ché poi sembra si stia parlando di chissà quali beni di valore, chissà quali oggetti di lusso da ostentare in chissà quali occasioni mondane.
Io, che sono mondano quanto mia nonna e che per una tutt’ora inspiegabile distorsione delle leggi della fisica sono credo l’unica persona al mondo a essere riuscito a fare regia nonostante nel mio guardaroba non sia mai comparsa una dicasi una pashmina, accessorio che nel mio settore è divisa d’ordinanza nonché segnale distintivo atto a separare e quindi identificare senza ombra di dubbio chi appartiene al girone di chi è pagato per dare ordini dagli appartenenti a quello delle maestranze pagate per eseguirli.
E invece si sta parlando di regali come questo, il padre di tutti gli utensili, una vera e propria cassetta degli attrezzi tascabile che è oro per chi come me ha la passione per i lavoretti manuali e per le riparazioni casalinghe e che nonostante un prezzo non certo proibitivo ho ugualmente inseguito per anni prima di decidermi a regalarmelo per natale, dopo aver capito che o me lo regalavo da solo o avrei potuto continuare a sognarlo per altri dieci anni.
E insomma è così, se uno mi sentisse parlare del mio concetto di valore si aspetterebbe di vedermi concludere tirando fuori un orologio o, chessò, una giacca di pitone muschiato e invece me ne esco con una pinza e un cacciavite tascabili e avessi visto la gioia quando è arrivato.

Tutto questo per dire che la settimana scorsa, dopo aver passato mesi a leggere i famosi depliants di ogni negozio di elettronica all’inseguimento del motivo per cui ancora non fosse il momento, una notte alle tre ho chiuso la questione e in stato di semi-trance ho digitato in gùgol per cercare il prezzo migliore, ho scelto il sito, mi sono iscritto e in tre minuti totali mi sono comprato questo, contento di poter finalmente contare su prestazioni e strumenti facilmente presentabili come "Eh ma ora finalmente ci si può anche lavorare eh"
Perché quando sono in viaggio leggere le notizie sul telefono la mattina a colazione non è proprio comodissimo, ma soprattutto perché è un giocattolo e ogni tanto anch’io me li posso concedere.
Allora in quest’ultimo viaggio da cui sono tornato stasera me lo sono portato dietro e tutto contento mi sono messo a capire come funziona quella cosa carinissima che è la rivista personale, null’altro che un aggregatore di notizie ma fatto a forma di rivista sfogliabile che, diciamolo, effettivamente la rende un po’ più calda dei soliti aggregatori da computer, facendola apparire come una vera e propria rivista e dando quindi la sensazione di non aver ceduto al fascino dell’elettronica pur avendo di fatto scavalcato esattamente quel confine lì.
E passa la prima mattina e mi leggo le notizie e qualcosa non torna.
Passa la seconda mattina e mi leggo le notizie e qualcosa non torna.
I temi, i toni, gli argomenti, qualcosa non torna.
Scopro che è personalizzabile, che la versione che di fabbrica viene fornita customizzata sull’utente di riferimento è successivamente personalizzabile attraverso la selezione delle categorie che si vogliono avere a disposizione.
Che quindi posso eliminare tutto lo sport, tutti i motori, tutta la moda e posso riempire ogni spazio libero con le mie passioni e cioè notizie e politica.
Elimino quindi le voci e mi resta la categoria Notizie e politica.
E passa la prima mattina e mi leggo le notizie e qualcosa non torna.
Passa la seconda mattina e mi leggo le notizie e qualcosa non torna.
Un aggregatore che sembra in realtà un’unica testata per linguaggio, per argomenti e per sintesi.
Scopro che la personalizzazione non si ferma agli argomenti, ma gli stessi offrono un sottolivello di customizzazione nel quale si ha la possibilità di selezionare le fonti dalle quali l’aggregatore pescherà le notizie e apro il menù Politica nel quale c’è l’elenco, fisso, di fonti tra le quali scegliere.
Le cui prime cinque in elenco sono, nell’ordine:
Ansa
Blog di Beppe Grillo
Cado in piedi
Il Fatto Quotidiano
Il Fatto Quotidiano su Youtube

Capito?
Cioè tu compri un tablet, anzi il tablet più venduto oggi, e le notizie di politica a meno che tu non ti faccia tutto il percorso per andare a cambiare le impostazioni ti arrivano principalmente da quelle cinque fonti lì che, credo sia superfluo sottolineare, sono tutte (tranne l’ansa che pare messa lì solo per non far pensare di averla fatta proprio sporca sporca) in maniera più o meno diretta anelli di una catena alla fine della quale trovi una rete di utenti riconducibili alla stessa società che come core business ha la gestione di imprese sul web finalizzate a capitalizzare il traffico, nonché da un paio d’anni a questa parte anche partiti politici di ragguardevole dimensione.

Capito come funziona?
Quei cinque siti lì spediscono notizie di politica su tutti i tablet di quella azienda lì venduti oggi in italia e chiunque usi uno di quei tablet per leggersi la politica la mattina a colazione, legge la politica principalmente per come la intendono e soprattutto raccontano loro.
E questo vantaggio qui sulla concorrenza non lo porti a casa con duecento euro.
Per convincere il secondo venditore mondiale di tablet a legare la propria immagine a quei cinque siti lì, di soldi sul tavolo gliene devi aver messi tanti, ma proprio tanti.

Tutto questo per dire che io ci penso i mesi, guardo prezzi, sfoglio offerte, ci penso e ci ripenso, mi convinco e cambio idea, mi dissuado e mi persuado, per poi trovarmi a decidere di comprarmi il mio giornale personale finalmente a mia misura e vedermi andare di traverso il caffè nel momento in cui ogni mattina a farmi ciao ciao è da una a cinque foto di Beppe Grillo che ha detto questo, ha fatto quest’altro, ha minacciato quest’altro ancora e l’unico modo di evitarlo è non aprire quella rivista.
Si arriva così a fare il 30% dei votanti partendo da zero.

25 marzo 2014

Spoiler

Se sono in silenzio da tre giorni non è perché stia pagando un pegno o perché sia fuggito o perché mi stia allenando per le olimpiadi del silenzio, ma semplicemente perché da venerdì sono senza parole.

O meglio, le parole le ho ma sono parole che vorrei calibrare bene perché non possiamo permetterci di sbagliare, il problema è grande e l'urgenza è grave.
Devo trovare una maniera il più possibile sintetica e nello stesso momento a misura di chiunque per dissuadervi dall'idea, sciagurata, se mai vi avesse sfiorato, di andare a vedere l'ultimo film di Ozpetek del quale nemmeno vi metto il titolo così se non ci avevate proprio pensato non contribuisco a spostare la situazione.
Perché poi qui intorno ci potrebbe essere anche qualcunA che potrebbe esser tentata dall'idea di sollevarsi dalla responsabilità addossando a me la scelta, ma in quel caso chiamatemi ché c'ho sms che certo conserverò per parecchio tempo a prova di oblìo: io volevo andare a vedere "La mossa del pinguino"!
Ma lei, da esperta di cinema quale è, se l'era già andato a vedere da sola per quella forma di snobismo tipica degli esperti di cinema che tendono a tenere per sé le perle delle quali poi vantarsi, condividendo al contrario il peggio così da avere l'alibi dell'aver dovuto accompagnare l'amico scemo, ruolo che mi ero eccome candidato a ricoprire, ma appunto perché il premio fosse La mossa del pinguino (oh!)

Allora da tre giorni sto cercando di trovare una maniera che non mi esponga al ridicolo cui mi esporrei se mi avventurassi nell'impresa di improvvisarmi critico cinematografico impalcando descrizioni articolate e sofisticate analisi delle quali non sono mai stato capace, né lo diventerò quando la così bassa qualità della materia trattata mi imporrebbe di fatto una asticella impossibile da alzare e il risultato di questi tre giorni di pensieri che cercano di trovare il punto di equilibrio tra il mio non essere un parere autorevole e il mio volervi bene al punto da voler fare qualsiasi cosa perché non vi consegnate a quello che credo di poter ragionevolmente considerare il film più brutto da non so quanti anni a questa parte, è che quel punto di equilibrio si trovi esattamente nel punto in cui vi dico che alla fine lei muore.
E non per il trauma di aver dovuto recitare chissà quante settimane insieme a Francesco Arca in confronto al quale il mio comodino è Carmelo Bene all'apice della carriera, ma perché il tumore che le diagnosticano a metà film, quando ormai avevate pensato che il film parlasse solo di un tema che Ozpetek non affronta mai e cioè l'omosessualità solo perché tre dei cinque protagonisti recitano il ruolo di omosessuali felici, è maligno.

Ecco, sistemate le urgenze possiamo anche perderci nei dettagli precisando che con "felici" si intende attivi solo per quanto riguarda il maschio gay naturalmente, perché come ogni buon Ozpetek d'ordinanza il soggetto prevede che se sei donna sei felice solo se nel corpo di un uomo, altrimenti puoi solo essere la Buy o, nel caso lei fosse occupata a recitare la parte dell'ipocondriaca depressa ma etero nel prossimo film in cui rifarà l'ipocondriaca depressa, per non oscurare troppo la mascolinità del ruolo di Arca mettendogli uno tipo Malgioglio accanto, toccherà accettare che le altre due siano donne lesbo che, notoriamente, si danno la mano e si baciano solo su Youporn mentre nei film di Ozpetek se sono uomini nel corpo di donne possono essere solo ipocondriache depresse che in assenza della Buy che lo è il doppio di qualsiasi donna diventano la Signoris e la Ricci che stanno insieme da una vita e si perdonano le peggio cose tipiche di quelle donne di mezza età che, dopo aver con la crisi dei trenta messo le basi per le macerie di quella dei quaranta, non possono che ritrovarsi a cinquanta tanto innamorate quanto psicolabili, tutto riuscendo contemporaneamente a non sfiorarsi per l'intero film.
E sia mai, sei film a parlare di omosessualità maschile nei quali Favino e Argentero sul letto erano così eccitanti che qualsiasi uomo etero di media serenità non può che riconoscersi attraversato anche solo per un istante dal dubbio, mi sembra un po' presto perché pure le donne si diano anche solo la mano, ovviamente, sia mai, facciamone altri diciotto di film sull'omosessualità prima di mostrare un bacio tra donne, soprattutto tra donne con quei due volti lì che nell'immaginario sono la donna normale di mezza età e vogliamo mica essere così dissacranti, ma solo dire che gli uomini si cacciano la lingua in bocca e le mani nei pantaloni dopo tre minuti, mentre le donne si guardano romantiche per un'intera i-mma-co-la-ta vita, perché lesbo o meno sempre donne sono e quindi in quanto tali sempre un po' più stupide dell'uomo, che se è gay è quel figo di Favino mentre se è lesbo all'ipocondria e alla depressione si vede aggiunti anche i disturbi alimentari che alla Buy erano stati risparmiati a questo punto forse solo perché etero o perché altrimenti c'era da riscrivere tutte le scene a tavola in terrazza e cioè mezzo Fate ignoranti.

E scordatevi che nella scena (gli unici due sugli interminabili ennemila minuti di film nei quali verrete sfiorati dal dubbio di non essere in grado di azzeccare cosa succederà nei successivi due come li aveste scritti voi) nella quale vi troverete a chiedervi se Arca stia per fare il salto e baciare l'amico gay rivelando così che la maschera di amore assoluto e totale per la Smutniak dietro la quale nella prima parte del film nascondeva le sue sessanta amanti non era altro che omosessualità repressa, accada l'unica cosa che a quel punto del film vi augurate accada e cioè qualsiasi cosa non vi aspettiate, foss' anche che si accendano le luci e qualcuno gridi al fuoco.
Perché non solo non accadrà nulla che non sia recitabile da Banderas post gallina, ma oltretutto dopo quella (non) svolta omo il vero dramma che occuperà la scena da quel punto in poi è che la maschera dell'uomo che ti fa sfornare figli si fa mantenere e nel tempo libero mentre tu lavori si scopa tutto ciò che respira (...uhm...chi mi ricorda...uhm..) soprattutto se i polmoni sono quelli della Ranieri (e vabbeh, che gli vuoi dire) e quindi null'altro che una (originalissima) delle tante sfighe che chi ha scritto il film ha assegnato al ruolo di lei, nemmeno se considerata insieme al tumore riesce a vincere il titolo di sfiga delle sfighe, dal momento che tumore e multicorna nulla sono in confronto all'essere scopata sul letto di morte da uno che pareva fosse quello dei due senza vita e dimmi tu se il dividere con uno così passionale quella che tu sai essere l'ultima volta che farai l'amore in vita tua, in termini di sfighe immaginabili non batte il tumore cento a zero.
Cioè non bastava il danno, pure la beffa, ma vabbè non divaghiamo ché siamo in altra scena.
Scena che quindi non si conclude nell'unico modo che avrebbe dato un senso al film e cioè appunto con lui che mette le mani nei pantaloni dell'amico di lei mentre lei esala l'ultimo respiro da sola in ospedale, ma con loro due che, da veri maschi, alla vigilia del lutto più grande della vita di entrambi giocano a ruzzle con lei che dal letto di ospedale nei suoi ultimi giorni di ossigeno al cervello riesce comunque a batterli entrambi, giusto per dare anche una misura alla brillantezza delle menti coinvolte nella storia a favore dei soli che la cosa non l'avevano già misurata nei dialoghi dei primi cinque minuti di film, quando io e compagna di serata avevamo già da quattro come unico pensiero la costruzione di una versione più solida possibile del perché la colpa della distruzione della reciproca rispettabilità pubblica, agli occhi di chiunque ci avesse per caso visti uscire dal cinema da lì a poco, fosse dell'altro.
Io al sesto minuto avevo già deciso che avrei replicato a qualsiasi domanda con "Se l'esperta di cinema è lei, è ovvio che la mia unica colpa sia stata l'ammirazione, ma possiamo chiamarla colpa?"
(tiè)

Se poi volete per forza andare a vederlo ma avete bisogno di almeno un paio di motivi per farlo, perché il solo farlo per dimostrare quanto io sia cialtrone non è sufficiente, allora eccoli:
1. Perché la Smutniak è davvero brava al punto da riuscire a prendersene il merito nonostante il dubbio che chiunque messo in mezzo a un cast del genere apparirebbe colossale e comunque abbastanza da riuscire a far per qualche istante dimenticare la velocità con la quale ha superato il lutto per Taricone, pensiero che io ho sempre ogni volta che la vedo anche solo in foto e mi spiace ma sarà sempre un handicap di partenza sul quale ammetto di perdere obiettività. 
2. Perché è un modo per vedere quanto è bella Lecce, bella proprio come l'ho sempre immaginata.



28 febbraio 2014

Brevi

Si pensava che Facebook avesse segnato il confine tra il mondo sviluppato e l'avvio del processo di involuzione umana.
Ora il problema è come definire Twitter.
Non si regge più.
Passino le 12enni che si fotografano le tette per elemosinare attenzione, hanno l'alibi dell'età e dell'assenza di strumenti alternativi ancora da sviluppare, passino le star che ne sfruttano la possibilità di essere palco aggiuntivo, hanno l'alibi del mutuo e della professione, ma si voti al più presto il divieto per ogni politico di servirsene perché il problema non era ridurre la capacità di lettura della massa votante ancora più di quanto fossero riusciti a ridurla il cavaliere e Beppe Sai Baba Grillo, ma di invertire proprio quella tendenza per cercare di salvare il salvabile.

Personale nota fuori contesto:
Ringrazio PdM e consorte per il consiglio di lettura.
In nome della Madre, libro che si legge in un'ora (e sul quale vale la pena aggiungere pure personale lode a chi ha pensato il progetto grafico finalmente considerato al pari del contenuto) è un libro meraviglioso e lo dico dalla mia sedia di ateo che più ateo non si può.
Quanta delicatezza e bellezza sia capace di contenere in così poche pagine non si può descrivere.
E anche chi se ne frega se l'autore ha recentemente ribadito il suo filoterrorismo.
Anche Polanski non vanta quella che si può definire una bella fedina penale ma non per questo Luna di fiele smette di essere un gran cazzo di film.

Secondo step del percorso verso il mio avere un'agente.
Fatta nuova riunione, dichiarata disponibilità a farlo anche in incognito se così preferirò.
Devo ancora capire come si possa essere agente di qualcuno in incognito visto che il meccanismo della rappresentanza vede il processo essere esattamente il contrario, ma quel che è certo è che più si alza l'offerta di elementi finalizzati a non oscurare il nome, più significa che nel settore devo aver raggiunto un potere contrattuale persino superiore a quello che io misuro ogni giorno direttamente, che già è oltre ogni aspettativa di qualche anno fa (non è vero io ci ho sempre creduto!).
Cioè non sono l'attore che per avere contratti ha bisogno delle relazioni di un agente, sono il calciatore che vede fuori dalla porta la fila di procuratori che si propongono come agenti per i contratti che io garantisco.
Il problema è che io temo di non saperla gestire questa cosa qui, che una volta fatto il salto mi  ritrovi dentro una cosa enorme che se enorme lo è diventata è proprio perché mai mi è interessato che lo fosse.
E però a furia di non pensare a cosa avrei voluto essere da grande, grande lo sono diventato.

Sarai orgogliosa di me, ti regalerò questo.

7 febbraio 2014

Il casalingo di Voghera

Il tema dell'incontro con gli investitori su richiesta del cliente viene veicolato attraverso la metafora del sistema solare, anelli orbite e tutte cose intorno al brand principale che fa la parte del sole, c'è da fare i jingle video e il walk-in (dicesi Walk-in i video e gli audio che girano in loop mentre la sala si riempie), Bruno prende gli anelli progettati dal grafico ci appiccica i brand satellite li accompagna con i materiali di ogni brand e in mezzo ci mette il brand madre, roba scolastica che meno di quello ci trovi solo lo sportivo che dice di sentirsi più forte bevendo quel succo di frutta, livello che peraltro ancora ha la sua bella fetta di clienti che da lì non li sposti manco a cannonate dove il "da lì" non è da ricondurre all'idea del testimonial ma alla faccia da avanguardisti che fanno quando te lo commissionano, il cliente vede le prove video approva gli anelli ma chiede vengano eliminati i brand collegati perché, dice, così sembra un sistema solare, cioè la metafora richiesta, e non va bene.

Un mese fa, ore quattro del mattino Bruno riceve una mail, il testo è il seguente:
"Ciao Bruno
I punti e le virgole sui numeri vanno bene
Non cambiare nulla anche domani mattina
Puoi solo alla quart’ultima pagina c’è una virgola su XYXYX (1.952)
Puoi inserire il punto pf?"

Settembre, sala prove con la cliente interno giorno, controlla i materiali, approva, boccia, boccia, approva, modifica, conferma, arriva a un'immagine nella quale ho messo una parte del testo in corsivo, sobbalza "No questo no!"
Alla mia richiesta di motivazione, necessaria per comprenderla e tradurla sui testi da quel momento in poi, assume sguardo da che domande fai e mi spiega che "Il corsivo no perché gli assicuratori hanno bisogno di certezze".

Un giorno quando il mio saper far sentire normale gente che normale non è mi avrà fatto finire di pagare l'atollo in Oceano Indiano e potrò finalmente parlare, scriverò un libro sui miei primi quarant'anni e il mondo scoprirà uno spaccato dell'industria italiana che tutti dovrebbero conoscere e invece sta nascostissimo.

Poi ci metterò il capitolo finale, che racconterà quel giorno in cui i miei anni a lamentare assenza di coraggio nella comunicazione italiana sono stati completamente inceneriti dall'unica occasione in cui mi fu data la possibilità di dire un sì o un no che non avevo percepito essere determinante finché non vidi, troppo tardi, le conseguenze del mio parere.
Era una campagna sociale, tema duro, l'occasione rara per chi sogna l'azzardo, immagine creata dall'agenzia molto forte, volutamente dirompente, finalmente coraggiosa, quelle immagini che per sintesi si dice "urtano la sensibilità", quelle campagne che quando le vedi all'estero dici sempre che in italia non si avrà mai il coraggio di farle, la padrona dell'agenzia mi chiama per altri discorsi nostri, mentre sono lì entra la ragazza con le prove di stampa, lei prende la stampa me la passa e mi chiede di dire cosa ne pensi, guardo l'immagine, chiedo su che media andrà, se sarà nazionale, scopro che sarà nazionale tv in prima serata, mi vesto da famiglia a tavola, guardo la tizia e le dico "Non potete passare questa roba a ora di cena, quello che per voi è pennellata di colore per la famiglia è schizzi di sangue e nella parte bassa tagliata via dall'immagine la gente ci vedrà un corpo a pezzi, non può andare in prima serata ve la boicotteranno", non c'era sangue, non c'erano corpi, era tutto sott'inteso, solo un paese arretrato avrebbe considerato quell'immagine un'immagine che avrebbe disturbato, in qualsiasi paese con una cultura visiva mediamente educata quell'immagine sarebbe stata la cosa più opportuna e adeguata all'effetto necessario, era perfetta, efficace e nello stesso tempo non cruenta nonostante lo fosse il tema, io sentenziani il mio no e la bocciai, venne cambiata l'immagine e il progetto originale venne buttato per sostituirlo con uno più morbido e adeguato alla sensibilità della prima serata.
Credevo sarebbe stato un parere ascoltato tanto per e invece decretai la bocciatura di una campagna che ho sempre detto l'italia non avrà mai il coraggio di fare, quel giorno l'agenzia lo ebbe, a non averlo fui io e non mi perdonerò mai la direzione che prese la mia mente al bivio di quell'istante, né basterà a risolvermi il problema il trucchetto mentale che adotto ogni volta che ci penso per perdonarmi e cioè il mio dirmi che se mi avessero detto che sarei stato determinante forse avrei azzardato, perché che me lo abbiano detto o meno io ero e perfettamente consapevole del peso che viene dato alla mia parola in alcuni posti e per questo dichiarata o meno che fosse, quella era una richiesta di approvazione e quindi occasione mancata senza attenuanti possibili.
Se vi troverete un giorno in una discussione sul coraggio nella comunicazione italiana, nel punto in cui se ne attribuirà l'assenza a figure professionali impersonali mai definite ma per logica esistenti, siete autorizzati a dire che voi ne conoscete uno.
Dare il mio nome a ciascuna di quelle impersonali facce è il minimo a cui devo essere condannato per quell'istante in cui dissi no e fu no e a voi per colpa mia fu sottratta la possibilità di crescere.
Il perché è una cosa molto complicata da spiegare ma dietro la banalità della comunicazione italiana c'è spesso gente che voi considerate tutt'altro che banale, guidata da processi e meccanismi per spiegare i quali di capitoli ce ne vorrebbero non meno di dieci e forse comunque nemmeno li capireste.
Ma è così, è colpa mia nella stessa misura in cui è merito mio.
I Luttazzi non vanno in tv perché a scegliere c'è gente come me che ce li vorrebbe.
Perché la forza stia in equilibrio sono necessarie contrapposte e consapevoli fragilità, l'equilibrio è tale solo quando si è cresciuti abbastanza da non aver più timore di metterle entrambe sulla carta d'identità e un giorno troverò anche il modo per spiegarla bene questa cosa perché fino a ieri nemmeno le avevo in mente, ora le ho in mente anche se non le so spiegare, un giorno le saprò anche spiegare e il cerchio sarà chiuso.

Nel frattempo per te, che chissà dove sei oltre che in ognuno dei miei passi.
Quel che credo di poter dare per certo è che non sei più qui e così sia, ma che bello che è stato quel colpo di vento, che profumo di pulito, di aquiloni colorati, di possibile.



24 maggio 2013

Fate che sono 4 post lunghi quattro pagine l'uno

Uno:
Se quel Provenzano è vero, nessun paese che si vanti della propria civiltà dovrebbe tenerlo un solo giorno in più non solo al 41bis ma proprio in carcere.
C'è un limite e quel limite è che il carcere non ha mai avuto né mai dovrà avere funzione vendicativa.
Se dev'essere così, allora ci si metta la faccia e si ripristini onestamente la pena di morte che è l'unica forma di vendetta proporzionata su ciò che quell'uomo ha fatto, invece di farsi le seghe col cattolicesimo e poi far bastonare sui reni nel chiuso di una cella un vecchio così rintronato che nemmeno riesce a girare la cornetta dal lato giusto.
Io per esempio sono per la pena di morte e guardando quel video l'unica domanda che faccio a quelli contrari è: la tortura invece sì?
Gli unici che hanno il legittimo diritto di sentirsi puliti o addirittura a gioire guardando quel video sono i familiari di quelli che quell'uomo ha fatto sgozzare, sciogliere nell'acido, mangiare dai maiali.
Tolti loro, il resto del paese dovrebbe solo provare vergogna per quello che siamo arrivati ad essere: gente capace di guardare quel video inserito tra un ghigno di Travaglio e una vignetta di Vauro come se un mondo così fosse un mondo normale e non quello che invece è: un mondo che ha perso completamente la bussola.
Non la bussola per distinguere il bene dal male, ma molto più in piccolo quella necessaria per ritrovare la strada per un mondo che un video di un colloquio intimo tra un figlio e un padre in quelle condizioni, chiunque sia il figlio e chiunque sia il padre, non lo manderebbe mai in tv.
A questo paese non mancano soldi e lavoro, manca la pietà.
E se pensiamo che a essere completamente privo di pietà è il paese più cattolico del mondo, capisci che le possibilità di salvare il pianeta riciclando la plastica e salvando le balene non è che siano poi così tante.

Due: 
È se passa l'ineleggibilità di Berlusconi che Grillo ha ragione a dire che questo paese è alle ortiche, non se la respingono.
Il problema è come spiegare questa cosa ai grillini.
Ok ci provo:
e se pasa l'ineleggibbilita del nano 20 anni inciucio e allora MPS servi pidiiiino pidimenoelle chi ti paga sveglia che Beppe a ragione a dire che bildemberg in autuno le trivelle elimineranno le banconote di euro.
Così dovrebbe essergli accessibile.

Tre:
Sempre restando in area M5S, la domanda madre che nessuno gli fa quando si parla di soldi e che ogni volta che tento di postare sul Fatto Quotidiano, house organ del MoVimento, mi viene puntualmente sparata nello spazio siderale della moderazione dei commenti, è la seguente:
Se il progetto è destinare i soldi che lo stato dà al MoVimento a un fondo che aiuti le PMI col microcredito, perché ha lasciato sul tavolo 42 milioni di euro con i quali avrebbe aiutato le PMI di un'intera regione, per destinare a quel fondo soltanto qualche migliaio di euro al mese che i suoi parlamentari (forse) riusciranno a risparmiare tagliando sui panini, con i quali anche a convincerne il 90% dei 162 parlamentari in una legislatura che durerà sei mesi, se tiri su i soldi necessari per aiutare una decina di paninoteche a cambiare la friggitrice è perché sei stato molto bravo a contare i centesimi?
Hai a disposizione 42 milioni di euro che, come il sincero Bossi ha precisato, sono del partito al punto che puoi anche buttarli dalla finestra e li lasci allo stato quindi alla casta quindi al bildemberg invece che prenderli e andare col camper a distribuirli cash capannone per capannone salvando PMI in misura cento volte superiore a quante ne salverai con il resto del tramezzino di Crimi?
42 milioni di euro sicuri e subito pronti da dare immediatamente alle PMI comunque vada il governo anche cadesse domani, no.
Qualche migliaio di euro in spiccioli ma solo se tutti i parlamentari li danno e solo se il governo dura qualche anno perché se cade tra sei mesi non ne hai tirati su manco cento, sì.
Come funziona?
Ma non come funziona la distanza tra quel No e quel Sì, ché tanto quella sta tutta nella testa di Grillo e vai tu a chiedergliela, dico come funziona questo fatto che ogni giorno centinaia di grillini vadano in giro per la rete vantando la non destinazione alle PMI di 42 milioni di sicuri e disponibili euro come la miglior garanzia del loro avere le qualità necessarie per salvare il paese e nessuno che nel farlo venga attraversato dal dubbio che sia come dire che la labirintite è la prima qualità che dovrebbe avere un funambolo.
Se trovate un grillino che abbia una risposta che non contenga "inciucio! bildemberg! baffino! 20 anni! pidimenoelle! chi ti paga! trollinopiddino! svegliaaaaaa! e allora gli altri?" tenetelo lì che vengo a stringergli la mano.

Quattro:
Per sapere se ami qualcuno basta che ti chiedi se sei pronto a sacrificare la tua felicità per la sua.
Se al bivio scegli la tua non lo amavi più di quanto ami te stesso e quindi nell'unico modo in cui si dovrebbe amare e cioè più di sé stessi, è semplice.
E se questa cosa batte in banalità le frasi dei cioccolatini, è perché le quattro pagine che come da titolo gli stanno dietro, col cazzo che ve le dò in pasto.

 

28 aprile 2013

Manuale di sopravvivenza ai dialoghi con un M5S

A voler essere fiscali e per rispondere al mantra "4600 persone sono sempre più democrazia di 4 chiusi in una stanza" che è risposta d'ordinanza M5S alla questione Napolitano, vale giusto un attimo la pena di sottolineare che se si prendono a parametro le rigidissime regole del MoVimento, Rodotà candidato PdR non è stato scelto nemmeno da 4600 italiani ma da soli due e quei due si chiamano Milena Gabanelli, prima, e Gino Strada, dopo.
Tutte persone lodevolissime e degne di applausi, ma il giudizio sui tre non sposta il punto e cioè che Rodotà è arrivato a essere nome invocato dalla piazza per scelta di due persone, che è sempre meno democrazia di quattro.

Per quanto detto sopra, sempre a voler essere fiscali e giusto per fornirvi altro strumento di sopravvivenza ai dialoghi con i M5S sui quali ormai sto cominciando a capire le contromisure necessarie, la domanda "Perché no Rodotà" prima di essere posta al PD andrebbe posta a chi, avendolo in lista per il Colle, gli ha preferito una giornalista tv e un chirurgo.
"Preferivamo anche noi, come la vostra base, la Gabanelli" in diretta streaming e entro sei ore Crimi e la Lombardi sarebbero stati all'angolo della strada col gilet degli ausiliari della sosta a sfogare le loro frustrazioni su quelli in seconda fila invece che sul povero Bersani.

2 marzo 2013

Ok, hai vinto: tu sei Dio



Allora proviamo a vedere se comincio a capirne i contorni.
La posizione regalatagli dall'esito elettorale unita all'abitudine dei media italiani di ignorare chiunque domani perda e pendere dalle labbra di chiunque oggi vinca, più o meno la linea politica del PD da quando è stato fondato, ha generato in questi giorni un vortice mediatico che vede ogni starnuto di Grillo innescare una progressione sempre uguale che porta quello starnuto a diventare lancio d'agenzia entro le sette del mattino, sottopancia Breaking News entro mezzogiorno, talk show con non meno di sei analisti a ora di cena, titolo delle prime pagine del giorno dopo su cui si interrogano le rassegne stampa fino a che, alle sette, i lanci d'agenzia non riavviano la macchina da capo sul nuovo starnuto.
Essendo lui persona che certo tra i suoi difetti non ha l'incapacità di maneggiare a proprio favore queste dinamiche, si ritrova oggi in una finestra d'attenzione che se capitalizzata può essere potente come dieci piazze san giovanni al giorno.

Allora sei in salotto insieme ai tuoi colleghi e amici a ridere mentre guardi in diretta tv il tuo giardino riportato all'interno della casa attraverso uno schermo riempito via satellite dalla folla di giornalisti e operatori che fuori dal cancello zoommano alla disperata ricerca di un cactus, una lattina dimenticata sul tavolo sotto il gazebo, due api che passano, qualsiasi cosa sia "dalla casa di Grillo" pur di avere qualcosa da inviare in redazione su cui costruire un titolo che giustifichi la spesa del viaggio della troupe.
Mentre vai al frigo a prendere un'altra birra un lampo ti illumina i pensieri, senza esitazione prendi anche degli stuzzicadenti e ne spezzi uno, torni in salotto e tenendoli in mano chiedi ai tuoi amici di prenderne uno ciascuno, chi prende il più corto sarà l'uomo che oggi deciderà le sorti dell'Italia.
Loro non capiscono, non possono ancora, ma sanno che se dici una cosa è vera e quindi ti e-seguono, estratto il vincitore vai nel guardaroba e te ne esci con un piumino ricevuto in qualche piazza in cambio di una caciotta che ti sei sempre chiesto quando mai l'avresti potuto indossare e quel mai è oggi, mai come oggi.
Chi ha vinto lo indossa, esce in giardino, e per un giorno è su tutti i giornali come Grillo, senza essere Grillo, reso Grillo dai media così assetati di Grillo che chiunque non possa essere indicato come innegabilmente non-Grillo per loro sarà Grillo e quindi tu sarai Grillo, non dovrai nemmeno starnutire, ci pensa la tv a chiudere il cerchio e a dirti Grillo, tu non avrai nemmeno dovuto mentire negando di essere solo uno degli amici uscito un attimo a innaffiare i gerani, sarà sufficiente non parlare perché per i media se non smentisci di essere tu allora sei tu, non serve altro, non hai mentito tu, non hanno mentito loro, tanto basta perché si possa parlare di verità, la realtà è creata senza bisogno di averla.

Dentro casa tutti ridono guardando Grillo che saluta Grillo che lo saluta dallo schermo, mentre Grillo in giardino salutando Grillo dallo schermo saluta anche i giornalisti da parte di Grillo che saluta da dentro casa, è l'apoteosi della telerealtà, la videocrazia non vedrà mai più occasioni di sintesi così perfette, dopo il miracolo M5S la tv gli ha regalato anche quello dell'ubiquità, Casaleggio semi addormentato sul divano registra col telefono una videopillola in cui spiega il teorema del Grillo Non Parlante applicato ai media e ne espone l'applicabilità in termini di prossima difesa dall'invasione aliena, Scanzi butta giù gli appunti per l'articolo sul Fatto in cui spiegherà che Padre Pio non era nessuno in confronto a Grillo, l'AD dell'azienda del piumino col marchio in evidenza (gomblotto multinazionale!) telefona al volo alla moglie per dirle di correre in magazzino a verificare se sono pronti a reggere lo Tsunami di richieste, Grillo ride, Grillo ride, Grillo ride e con la matita copiativa indelebile che ha preso al seggio tatua sulla schiena del Grillino qualifica "Eunuco Staffetta" il post del giorno dopo, con le direttive che la folgorazione datagli da ciò che gli ha restituito lo schermo gli ha suggerito.

Poche settimane dopo è il grande giorno: centosessantatrè persone entrano in parlamento indossando quel piumino, sfilando davanti a quella che con ogni probabilità sarà la muraglia di giornalisti più grande che il paese abbia mai visto raccogliersi, al punto che per trovare un precedente paragonabile si dovrà andare indietro fino ai giorni in cui la tragedia di Alfredino (per i Grillini: il solito link) cambiò per sempre, rendendo da quel giorno in poi impossibile stabilire ogni volta quale sia l'uovo e quale la gallina, il rapporto tra televisione e psicodramma.
Manda loro esattamente quello che le telecamere ingenuamente pensavano di potergli imporre e cioè l'immagine di centosessantatrè cloni di Grillo.
Loro erano lì per (di)mostrare quello, lui avrà dato loro la verità prima che loro potessero iniziare a crearla, la procedura andrà in cortocircuito e imploderà, il web testuale diverrà unico canale di informazione considerato autorevole perché avendo tolto alla realtà visiva l'autoevidenza l'avrà resa inefficace, lui sarà Imperatore del Mondo.



20 febbraio 2013

E se pensate che abbia romanzato è perché non li avete seguiti



Da due giorni sono entrato nella palude del Fatto Quotidiano, ogni tanto mi autuoinfliggo queste punizioni perché necessarie per conoscere ciò che mi circonda, fino a ieri era Il Giornale oggi è il Fatto.
Due giorni dentro qualcosa che ha la consistenza delle sabbie mobili, una volta dentro è quasi impossibile uscirne, un articolo tira l’altro per vedere se è davvero peggiore e peggiore lo è sempre, per ogni articolo centinaia, in alcuni casi migliaia di commenti più paludosi degli articoli che li accolgono.
Grillo lo sto studiando così, perché non mi interessa tanto lui quanto quelli che lui mi porterà in casa, che saranno dannatamente tanti.
A leggerli in giro per la rete viene da piangere non tanto per la loro dimensione, quanto per l’evidente assenza di contromisure che questo mondo non è stato in grado di predisporre.
Un fiume lanciato a folle velocità che tutto travolge, migliaia di persone che fino a ieri a domanda non avrebbero saputo spiegare la differenza tra le due camere, la % intelligente di un totale che proprio non sapeva nemmeno fossero due, e che un minimo di autoconsapevolezza teneva costrette dentro i piccoli mondi del caffé corretto al bar la mattina dove tutt'al più ricevevano l'applauso di chi ne sapeva meno di loro, sempre comunque tanti, si sono viste improvvisamente consegnare il titolo di "tu puoi".

Immergendoti nel loro mondo per osservarli come totale e non come singole unità ti rendi conto che Il trucco per risolvere il problema dell'ignoranza è stato semplice quanto fulminante: radere al suolo tutto come missione unica e definitiva.
Con questo semplice grimaldello, formalmente presentato come elemento per ripulire i difetti ma nella sostanza utilizzato per eliminare i termini di confronto, Grillo gli ha risolto il problema del dover conoscere ciò di cui si parla, perché se una cosa va rasa al suolo non sarà più da maneggiare e se non sarà più da maneggiare non è necessario conoscerla.
Semplicemente non ci sarà più, quindi chi la conosce e chi non la conosce si troveranno improvvisamente sullo stesso identico piano di accesso, lo stesso in cui si troverebbero l'uomo comune e berlusconi in un mondo dal quale qualcuno cancellasse il denaro.
La livella di Totò fatta prospettiva politica, un osso di brontosauro lanciato in un recinto di rotweiler avrebbe generato meno bava e latrati.

Ma non bastava eliminare le differenze di alfabetizzazione che fino a ieri costituivano invalicabile recinto, per attivare gente per la quale, a leggerli, il giorno delle votazioni sarà nella maggior parte dei casi il secondo in cui metteranno piede in un'aula scolastica, serviva qualcosa di più, serviva proprio lusingarli.
Per centrare anche quell'obiettivo ha avuto la seconda geniale pensata: il web.
Se io e un esperto di politica ora siamo sullo stesso piano perché radendo al suolo la politica si ripristina il punto di partenza e di confronto, inserendo il web come struttura (unica) organizzativa porto lui sotto di me perché io sono gggiovane e ne so un sacco di più di quelle cariatidi al governo che manco sanno twittare.
Nella nuova stanza dei bottoni quello qualificato sarò io e questo avverrà senza che io abbia dovuto spostare la mia condizione fino a ieri misera.

Il terzo trucco è stato l'isolamento e la protezione di ogni contaminazione esterna al movimento: se evitiamo come la peste ogni confronto, la percezione di essere superiori resterà intonsa perché mai sperimentata e percependo questo come la vera forza collante, la massa arriva intatta alle urne perché mai dissuasa da verifica effettiva, se possibile aumentata dalla quota che si sommerà lungo il cammino grazie al potere attraente di Mangiafuoco e della promessa del paese dei balocchi, le cui possibilità di accesso sono, com'è noto, direttamente proporzionali alla propria ignoranza e non viceversa, come in ogni mondo meno che fiabesco.
Basterà far percepire loro che il loro non rispondere alle domande non sarà il risultato di assenza di competenza, ma sarà parte stessa dell'azione, dovrà essere percepita come una scelta bellica così che ciascuno senta ciò che ieri era timore tramutato in forza di gruppo; l'unica necessità è che sia scelta di gruppo e senza cedimenti, nessuno deve derogare e nessuno deve cedere alla tentazione di approfondire o accettare una sfida sui temi , così che l'ignoranza di uno sia dissolta dentro il muro opposto dai tutti.
“Non sono io che non ti rispondo, è il movimento che mi ha autorizzato a non farlo. Ti potrei rispondere ma non lo faccio perché le risposte sono tutte sul web e se le vuoi proprio sapere te le vai a cercare" è il grido di battaglia.

Sono due giorni che scorro rapìto centinaia di commenti di quel delirante mondo e in due giorni non ho trovato una sola davvero una sola risposta che non fosse l'invito a cercarsi la risposta altrove e ogni volta sento l'irresistibile desiderio di stringere la mano al genio che s'è inventato quest'uovo di colombo capace di prendere migliaia di ignoranti e farli sentire tutti, di colpo, ciascuno di loro, fondamenta di un’unica enorme intelligenza complessiva, senza bisogno di attraversare quell’invalicabile cancello fino a oggi loro precluso che è stata la necessità di provarlo.
C'è chi ti consiglia Gùghel, chi ti dice semplicemente che ti conviene cominciare a tremare, chi ti consiglia Iutùbbe, chi ti dice semplicemente che ti conviene prepararti a rispondere alle domande che ti faranno perché STIAMO ARRIVANDO E SARA' UN PIACERE, chi ti dice di andare sul sito di Grillo se vuoi sapere cosa pensa Grillo, chi ti dice semplicemente che ti conviene prepararti alla vendetta del popolo, chi ti suggerisce di sintonizzarti sui canali finlandesi, chi di leggere i fondi di caffé.
Ce ne fosse uno in grado di mettere insieme una frase in un italiano mediamente decente o che almeno contenga qualcosa, eventualità che permetterebbe di soprassedere sulla disperante incapacità di scrivere in un italiano anche solo accettabile.

Berlusconi era riuscito nell'intento di convincere l'uomo mediocre che consegnando a lui il potere ne avrebbe condiviso la vittoria.
Grillo ha sintetizzato ulteriormente facendo il vero salto di qualità: l'ha convinto che la vittoria non dovrà nemmeno condividerla perché lui non ne vuole alcuna parte, sarà tutta e interamente sua e potrà, anzi dovrà, usarla per spazzare via tutto ciò che fino a ieri lo ha costretto alla nullità sociale.
Lo specchietto è l’auto che andrà a frullati di frutta salvando l’umanità, la spinta è la vendetta di classe e il riscatto sociale finalmente percepiti come scenario realistico.
Qualcuno è riuscito a fare l’alchimia trasformando la vendetta da quell’utopia che è stata fino a oggi, in immagine percepita come concretamente realizzabile e vicina e quel qualcuno è Grillo.

Una folla pronta a cedere al messia ogni guadagno economico, come una qualsiasi setta sudamericana, perché saziati dal maggiore e più importante guadagno che sta garantendo loro: l’emersione da quell’irrilevanza che la loro storia di volontario disinteresse verso tutto ciò che richieda almeno la terza media, ha fino a oggi imposto loro come unico futuro possibile.
Vite nella maggior parte dei casi trascinate dal ritmo dei tornelli, vite passive e fatte di un approfondimento il cui punto massimo quando si faceva bestemmia imponeva pisolino per riprendersi, improvvisamente trasformata in una folla alla quale qualcuno ha consegnato la prospettiva del governo del mondo senza la necessità di modificare quel nulla di cui la loro indagine personale è stata fino a oggi vestita e anzi conservandolo così perché trasformato in virtù, perché sinonimo di incontaminazione, di purezza, elemento che nel grande giorno del giudizio potranno mostrare per ricevere la divisa, tanto agognata, da esecutore della condanna e della vendetta verso i colpevoli di tutto ciò che è stato fino a oggi rubato loro.

Come poteva raccogliere numeri inferiori alle centinaia di migliaia, probabilmente milioni, in un paese come questo?

L'unica briciola di ottimismo con cui si esce da due giorni in quel mondo lì è il sospetto che di quel 20% che si stima porterà alle urne, una buona metà, quelli che trovi nei commenti del Fatto sicuramente, sbaglieranno a scrivere la scheda colti dall'ansia della prima volta, non sapranno che il vaffanculo scritto sopra la annulla, scopriranno al seggio che non basta la carta d'identità.
Grideranno al gomblotto perché sono lagggente il potere li temono, ma per martedì saranno di nuovo al bar a trattare di scii kimike e vaffanculo.

update: cristtiddìo

2 gennaio 2013

chi ben comincia

Le feste ti hanno annoiato ma ora che torni al lavoro non avrai mai tempo per completare un galeone?
Hai mangiato bene ma non sapevi come convincere i parenti a levarsi di torno per correre al torneo di poker on line?
Nei discorsi politici a tavola non sapevi spiegarti?
Per le prossime cene non farti cogliere impreparato, inizia anche tu il 2013 indossando una svastica!


E se sei bianco con gli occhi azzurri, in omaggio solo per te uno sguardo intelligente!


10 settembre 2012

Ma anche che balle 'sta cosa che tutto è ma l'hai letto il programma

Sì l'ho letto.
Quindici pagine di nulla sono probabilmente il primo passo falso, poiché è l'unico programma sufficientemente breve e vuoto da essere leggibile da chiunque, pure da me che l'unico altro programma che lessi per intero fu quello di Forza Italia più o meno per le stesse ragioni.
Gli altri partiti se non altro li scrivono lunghi, complicati, introvabili, così da poter tirar fuori la quasi sicura non lettura in risposta a ogni contestazione.
Il programma del M5S invece stà lì, quindici pagine così vuote che paiono quindici indici di quindici capitoli che però poi non trovi e così si presta alla lettura anche veloce che a sua volta arresta qualsiasi contestazione che abbia come base il fatto che se contesti l'assenza di contenuti di sicuro non hai letto il programma.
Ma ti pare, ci metti di più a leggere le confezioni di detersivo, alle quali va comunque riconosciuto il merito di farti uscire con più informazioni.


Prendiamo l'ultimo punto del capitolo "Stato e cittadini" (pag 2)(2 di 15)(solo la 2)(Tutto "Stato e cittadini" in una sola pagina, diciassette punti tutti in una pagina)(ok è facile, basta elencarli e hai fatto il capitolo)(lo moltiplichi per 7 e hai fatto il programma)(è tipo come se uno un giorno avesse detto che per fare un elenco telefonico basta elencare tutti i nomi senza necessariamente aggiungerci i numeri)(e mezzo paese avesse gridato al messia), quello in cui più di tutti viene solleticato il fantastico orgoglio del fantastico appartenente al mondo del uèb:
"Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima della loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini".

Ora, ogni parola sulla considerazione che il M5S ha del popolo del uèb (ma cos'altro puoi fare dopo una decina d'anni di blogosfera e pensando al commentatore medio, se non metterti le mani nei capelli?) dipinto come fosse un'entità composta da giuristi esperti di diritto e costituzionalisti vari, sarebbe come sparare sulla croce rossa e quindi sorvoliamo e andiamo al punto: il cittadino come unità influente che può intervenire sulla stesura di una legge mentre viene discussa, partecipando alla discussione con il sistema dei commenti.

No dai non riesco a sorvolare, ma te li immagini migliaia di commenti letti da non si sa chi ma qualcuno dovrai mettercelo che dovrà prenderli tutti e proporli al parlamento (nel programma non c'è la sua abolizione e quindi si direbbe che il resto della procedura resti immutato e quindi inevitabile) come punti da discutere, tutti, uno per uno e senza distinzioni di sorta, è la democrazia diretta beibi tutti contano e tutti possono dire la loro uno vale uno, partendo da quello che dice che SONO TUTTI LAAAAAAADRI a quello che dice Beppe sei tutti noi se non se ne vanno da soli ci pensiamo noi a quell'altro che dice ""grillo hai sbagliato. FAVIA cm al solito per cm e' si fa in 4 x il movimento prendisi colpe che nn ha Soprattutto adesso . Il fatto di andare in tv7 gold la deciso a piena maggioranza non FAVIA ma. I CITTADINI ATTIVI DEL MOVIMENTO 5 stelle bologna ec . SIAMO STATI NOI A DI SI FAVIA E DE FRANCESCHI SPENDETE QUESTI SOLDI E FAVIA HA FATTO CM VOLEVAMO NOI CITTADINI MA GRILLO SE LA PRENDE CN FAVIA CHE NN C'ENTRA NIENTE SENZA COMMENTARE NEL GIORNALI NIENTE . Praticamente nn sa. Di che cazzo sta parlando e cm uno senza senso spara a raglia. CM NEL CASO TAVOLAZZI NEL CASO CENTO NON RISPONDE MAI AI CITTADINI ORA DA COLPE E FRUSTA UNO SOLO FAVIA SENZA COLPA. Grillo quando fai così sei uguali ai capi partito nn ascolti mai i cittadini ne ci parli e vergognoso vergognati sei disgustoso .
A. FAVIA COME AL SOLITO GRAZIE MA QUESTA VOLTA DOVEVI CHIAMARCI IN CAUSA PERCHÉ FORSE SARA ORA CHE ANCHE GRILLO NELLE SUE INGERENZE SI CONFRONTI CN NOI BASE CITTADINI GRAZIE FAVIA SEI TUTTI NOI AI IL NS. SOSTEGNO SEMPRE PERCHÉ SAPPIAMO CIÒ CHE FAI CM LAVORI E CM SEI ONESTO INSIEME A TUTTI I ELETTI DEL M5s . Grillo dillo chiAro. CHE CAZZO HAI IN MENTE"
ecco insomma questa gente qui è quella che il programma dice potrà partecipare alla stesura delle leggi clikkando "Mi piace", cioè cosa fai ridi ti disperi o semplicemente dai loro dei cialtroni e ti auguri che una tempesta li cancelli prima delle politiche?

Comunque, dicevamo il punto del programma.
Perché io quelli di Grillo li vedo stupidi pericolosi e completamente privi di quel minimo di autopercezione necessaria a far capire loro esattamente dove si trovano, politicamente parlando.
Allora io adesso lascio la parola a chi ne sa più di me, perché sono certo di non poter essere altrettanto chiaro sintetico e definitivo:

"[..]"E logico, siamo al pionierismo. Pero' si potra' conoscere il parere immediato degli italiani su qualsiasi argomento. Bastera' proporre la scelta tra due personaggi, in teoria e' possibile fare anche le elezioni con questo apparecchio". Si' e no, favorevoli o contrari. Una platea televisiva immensa che fa sentire la sua voce con i pulsantini. Controindicazioni? Si' , per il semiologo ed esperto di comunicazione Omar Calabrese: "Si vive sempre piu' nella frantumazione sociale prodotta dalla Tv. Intendiamoci, se "l' interazione" si ferma al campo del ludico, nessun problema. Se invece i giochi sono un grimaldello per avviare forme di pseudodemocrazia diretta, vengono in mente gli scenari inquietanti da "1984"[...]"

Era il 1993.
Vent'anni fa.
Un anno dopo Berlusconi scendeva in campo.
Quello che parlava un anno prima era Mike Bongiorno.
Presentava il Quizzy.
Era l'alba del berlusconismo e l'apparecchio per partecipare direttamente alla tv invase le case.


Ecco qui.
Sono poche le cose che basta mettere in fila per capire.
Lo chiamavano scenario inquietante già vent'anni fa.
E ancora non immaginavano i vent'anni di Berlusconi successivi.

Allora lo scrivo qua, visto che arrivato al dunque l'affetto mi impedirà di dirlo in faccia: chiunque a me prossimo mi dica di essere pronto a votare M5S, sappia che in quella stessa frazione di secondo io starò pensando di aver davanti una mastodontica testa di cazzo.
Poi gli vorrò bene lo stesso, ma è giusto sappia che in quel momento starò pensando di lui che è una testa di cazzo.
Ecco l'ho detto, ora posso anche fingere quando mi capiterà.

17 agosto 2012

A parole sue

Quando l'altra sera mi è stato chiesto di motivare la mia avversione a Grillo, la prima risposta che mi è venuta tra quelle sbrigative faceva riferimento al fatto che quando avevamo Berlusconi veniva difficile immaginare qualcuno peggiore visualizzandolo (cioè anche senza essere politologi era facile comprendere il perché Berlusconi non in quanto persona ma in quanto realtà si delineasse sempre più come l'asfalto per la pista d'atterraggio di qualcuno peggiore, ma non se ne poteva scorgere ancora il volto e questo era un formidabile appiglio per chi non condivideva quella diffusa previsione), ma alla fine è arrivato e quel qualcuno è Grillo.

Ma la risposta non era completa perché il (mio) problema non è tanto Grillo quanto quelli che oggi lo seguono e sostengono, che più o meno ricalca in fondo anche i perché dell'avversione a Berlusconi.
Per entrambe le persone ci sono persino elementi di stima, solo degli accecati non sono disposti a riconoscere loro indubbie capacità, il problema è quello che sono obbligati a materializzare/devastare intorno per farsi possibili e duraturi.
Due realtà che si dimostrano appartenenti alla stessa specie anche osservando un altro elemento che si è fatto solido attraversandole entrambe: l'opera di Travaglio, i cui danni oggi sono purtroppo superiori ai vantaggi che sono certo essere nelle sue oneste intenzioni.
Ma i danni che fa in un contesto come quello di oggi sono superiori ai vantaggi e questo è un Fatto che va ammesso, soprattutto ora che quei danni hanno anche un volto, una barba e un sacco di groupie.

Comunque.
Stasera è passato il promo della prossima stagione di Piazza pulita con alcuni stralci di servizi proprio su Grillo e una delle frasi da lui pronunciate su uno dei tanti palchi mi è apparsa perfetta per la prossima volta che dovessi trovare un modo sbrigativo per spiegarmi.
Diceva, cito a memoria ma mi pare fedele:
"Se cresciamo ci tocca prendere delle percentuali che magari arriviamo al governo, non al parlamento!"

Ecco, la mia avversione alla realtà Grillo dipende molto dal fatto che se faccio una panoramica nel paniere delle mie relazioni sociali per mettere in fila tutti quelli ai quali posso ragionevolmente attribuire il sostegno a Grillo alle prossime elezioni pur senza chiederlo a ciascuno di loro e sapendo di poter contare su un margine di errore basso, nel novanta per cento dei casi trovo persone che non saprebbero spiegare quella dichiarazione lì sopra.
Una mia richiesta di interpretazione di "...arriviamo al governo non in parlamento" metterebbe in crisi più o meno tutti quelli che conosco sui quali sento di poter dare per certo il sostegno a Grillo.
E come sintesi mi sembra efficace.

23 luglio 2012

Ma parliamo un po' di Berlusconi

non so, potremmo verificare se per caso stanotte abbia starnutito per un colpo d'aria condizionata.

non ce le fai uscire altre tre o quattro pagine quotidiane su ogni quotidiano su cosa potrebbe aver voluto dire lo starnuto, magari un dire/non dire in codice, un messaggio agli alleati sulla necessità di uno slancio improvviso o sul suo contrario il bisogno di turarsi il naso, qualche inchiesta sull'aria condizionata e relativi incentivi statali, vorrà guadagnare di nuovo come sui decoder, una pagina collegata per sentire cosa pensi Dell'Utri sul rimborso dei fazzoletti di carta e certamente avrà una società che produce cerottini nasali con un capitale sociale del quale si ignora la provenienza, una bella inchiesta di Travaglio su cosa conteneva il fazzoletto col quale si è pulito il naso e se non lo mostra allora significa che nel fazzoletto nasconde certamente qualcosa e un paio d'ore di tiggì su Di Pietro che urla "Apri! Apri quel fazzoletto!"?

Dai che non c'è tempo da perdere, domani non sarà starnuto sarà colpo di tosse e si dovrà ripartire da capo.

23 maggio 2012

In poche parole

I registi, fatelo dire a me che son regista, come impostazione di fondo sono mediamente delle mastodontiche teste di cazzo.
Poi ci sono quelli che non lo sono solo come impostazione di fondo, in forma latente, ma che usano questa caratteristica proprio come palese strumento di confronto e soprattutto di lavoro nascosti dietro la gerarchica legittimazione a farlo, prede dell'efficacia risolutiva di quel che si chiama "Esercizio del potere", in quella maniera maldestra che in un baleno scivola in direzione distruttiva per la squadra e quindi, in soldoni, per loro stessi che ne portano la responsabilità
Semplice quando definitivo test per avere la certezza di essere al cospetto di esemplare della categoria mastodontica testa di cazzo.

Milano negli anni in cui era da bere e tutti erano pubblicitari col marketing, di figure così ne ha sfornate a decine.
Oggi hanno 50 anni, una vita a simulare per arrivare a un presente fatto di approssimazioni e inadeguatezze, in un contesto che non riconosce più il mito dalla sola cittadinanza.
Ti odiano perché sanno che tu non ci sei cascato e per questo hanno un detonante bisogno di ripeterti la loro storia perché per un regista è sufficiente la subordinazione perché tutto funzioni, per un regista testa di cazzo è necessario che la subordinazione sia il risultato di un'ammirazione, vogliono essere legittimati, non solo eseguiti.
Nella maggior parte dei casi la sintesi di queste figure è la miseria interiore, l'istinto di sopravvivenza gli si attiva al solo stringergli la mano, hanno bisogno di elencare, prima di ogni frase, l'intera loro storia per ingrassare la frase successiva altrimenti banale come la precedente, insicurezza allo stato puro.
Una trappola molto milanese, marcatamente milanese, per uscire dalla quale non basta più indossare pantaloni gialli, scarpe rosse, occhiali bianchi, una pashmina e far roteare il quarto negroni sbagliato chiamato confienzialmente Sbagliato ché tanto al di là del banco lo sanno di cosa parli, sei Fonzie, come sognavi a dodici anni e mai hai smesso o semplicemente sostituito con traguardi più sostanziosi.


30 aprile 2012

Se vi chiedono quando un paese è di destra

Voi rispondete che lo è quando i giornali che chiamano tragedia nazionale il suicidio di trenta imprenditori, sono gli stessi giornali che non hanno mai considerato notizia né si sono mai sognati di attribuire al governo le 650 donne che si sono suicidate nel 2009 insieme alle 1500 che l'hanno tentato, che nemmeno sembrano intenzionati a tenere il conto per far sì che i 66 carcerati che si sono uccisi nel 2011 non siano morti invano e che non si vedono porre da nessuno dei loro lettori la più semplice delle domande: perché?

20 febbraio 2012

Come bambini di quarta elementare

Temo che il fatto che per trovare la notizia dei non uno non due ma ben tre militari italiani morti in Afghanistan sia necessario scorrere giù con la barra fino a non meno di metà homepage di quasi tutti i principali quotidiani nazionali, non deponga a favore di quelli che negano una piuttosto palese operazione immagine fatta dai media a favore del governo Monti.
Così come a loro favore non depone il fatto che nei giornali che al contrario quell'operazione la denunciano da mesi, la notizia è pubblicata se possibile ancora più in basso.

Qualche mese fa sarebbe stata la notizia di apertura di quasi tutti i media con conseguenti richieste di dimissioni, oggi quasi nemmeno la trovi.

Comunque, sono morti in tre nell'ennessimo chetelodicoafare incidente stradale.
Strade un sacco dissestate in Afghanistan e ai nostri militari andrebbe fatto un corso di aggiornamento guida, perché, Nassirya a parte, i restanti sono tutti TUTTI morti in incidenti stradali.
Morti insieme al senso del ridicolo che regge gli uffici stampa dell'esercito.

Ma l'italiano è e deve continuare a essere questo.
Essendo in guerra per portare il pane, non puoi morire per un colpo di fucile ma, al massimo, perché sbanda il carretto con la farina.
Conflitti a fuoco?
Ma non scherziamo, i nostri militari non sono lì per sparare e quindi se muoiono a grappoli è perché non sanno guidare.
Da anni ci dicono di aver mandato le elìte e i migliori e i professionisti e gli speciali che in mezzo mondo ci invidiano e poi ogni volta viene fuori che non sanno nemmeno tenere in strada i mezzi che li portano in giro.

Credibile, sì, certo.
Almeno quanto l'elenco di quelli morti per cause naturali.