28 aprile 2002

Broono è in viaggio per lavoro





Fino a Martedì.

E questa volta non ho davvero voglia.

e questa volta ti vorrei con me.

25 aprile 2002

fili



la inebria notti pelle ancora tua mie odore





stasera ho avuto paura.

e l'aria si è fatta improvvisamente pesante.

e la fatica si è fatta improvvisamente sentire.

e alcuni tagli hanno ricominciato a bruciare.

evidentemente sono ancora aperti.

e quando l'aria si satura bruciano di più.

che brutta sensazione stasera.

era un po' che non la provavo.

come i bambini a cui i gatti rubano il fiato.

noi bambini.

che crediamo alle favole.

quelle in cui si legge "Ucci... Ucci..."

e quelle in cui si legge "...ella. ...ella."

quelle che ti insegnano a riconoscersi dall'odore.

fondamentalmente noi bambini.

che crediamo ai fantasmi.

quando ne riconosciamo l'odore.

24 aprile 2002

[mio] dono della sintesi





Tra moglie e marito non metterci il dito.

Soprattutto se ci hai già messo indice e mignolo.

L’anulare non vorrebbe dire nulla, rimangono pollice e medio, e in entrambi i casi lui non gradirà.

23 aprile 2002

Te l'assicuro





Certo che ti starò vicino. Mille volte ho detto che ci sono persone alle quali sarò sempre grato, raramente mi rivolgo in maniera diretta. Grazie Lella. Perché non ci siano equivoci. Perché equivoci ci sarebbero se non scrivessi grazie Lella. E forse la mia gratitudine ti verrebbe rubata. Perché qualcuno pensa sia rara e tende a far propria quella che in realtà è tua. E qui non parlo di persone del mio presente. Perché non ci siano equivoci. Perché equivoci ci sarebbero se non specificassi che non parlo del mio presente. E a volte sembra che io riconosca solo i miei meriti, e in genere così è, ma in realtà lo faccio solo per economizzare le parole, ma chi deve sapere sa, e chi deve essere ringraziato è ringraziato. E ogni volta che io scrivo “Bruno”, lo faccio solo per riassumere un elenco di nomi che al mio danno valore. Grazie Lella. Perché il tuo è uno dei primi da sempre. Saresti stupita se riuscissi a vedere quante volte nelle mie possibilità di scelta è presente una che è tua. Non sai, non puoi, non sei. Fidati. È un modo di pensare. A volte anche di sbagliare. Ho sempre creduto di sapere le risposte, e infatti le conosco tutte. Tranne le mie. Le mie davvero non le ho mai sapute. Ma tu si. E me le hai sempre date. E oggi dopo essermi reso conto che le mie scelte mi hanno ingannato ho scelto le tue. Non so se saranno giuste, ma mi fido. Sei una persona troppo bella per non provare le tue strade. Almeno un tentativo va fatto. Magari sbaglio di nuovo, ma almeno non lo farò nel solito modo. Ma forse questo è complicato. Forse sarebbe sufficiente dire Grazie Lella. Perché continui da sempre a darmi la possibilità di dire di avere accanto persone meravigliose. Poi capita che qualcuno pensi che io sia presuntuoso ed egocentrico. Riassunto impoverito di una vita ricca. Io non sono pieno di me. Sono pieno di tutti quelli che mi porto dentro. Tu tra i primi. E più cresce la stima che ho di te, più mi sento migliore io, anche solo per il fatto che tu continui a volermi bene. Ma forse questo è complicato. Forse basterebbe scriverti Grazie Lella. Che poi chissà, magari non serve altro che un grazie, ma poi ti verrebbe spontaneo chiedermi per cosa. E allora ti dico Fidati perché se ti dicessi per cosa non mi crederesti. Come faccio a spiegarti che se non ti avessi conosciuta e amata forse oggi sarei lo stesso una bella persona, ma di sicuro lo sono perché ti ho conosciuta e amata? Grazie Lella. Perché alcune tra le cose più belle che ho sono tue. Forse le avrei avute lo stesso, chissà, di sicuro so che la mia vita è andata così, e così continua ad andare. Bella nonostante tutto. E quindi non mi frega di dimostrare a me stesso che anche senza di te le avrei avute, impiego meglio il mio tempo, per esempio riconoscendo comunque sia che sono tue, e quindi ringraziandoti. E se oggi non faccio nulla per risalire in fretta, è solo perché voglio tornare a galla in maniera definitiva, impiegandoci tutto il tempo che ci vuole. Perché è strano come nella mia vita i momenti che alla lunga si sono rivelati i più importanti, siano sempre momenti che mentre li vivevo mi sembravano sconfitte. Ma forse questo è complicato. Forse basterebbe scriverti Grazie Lella. Perché se ho quello che mi consente di sentirmi fiero di me è anche perché ho te che sei stata fiera di me. Chi al mio posto non sarebbe presuntuoso? Poi io posso anche provare a fare il modesto, ma dovrei dimenticarmi di avere intorno le persone che ho. Tu tra le prime. Perché a volte l’amore di certe persone ci porta a gonfiarci come pavoni. Certo che ci sarò sempre. Ogni volta che chiamerai. E come sempre sarò egoista. Poi sta a te sfruttarmi se riesci, ma io correrò per me. Perché ogni volta che mi chiami io corro, e l’aiuto che do a te, credimi, è solo un effetto collaterale di quello che per me è un momento in cui mi ricarico. Perché guardarti guardarmi non può non riempire il cuore. Sei grande, sei speciale, sei buona. Sei buona. Sei buona e mi hai insegnato ad essere buono. Sei buona. Grazie Lella. Ti devo più di quanto immagini. Ti devo più di quanto immagino anch’io. Perché rimarresti stupita se sapessi quanto ancora dopo anni io mi renda conto di cose nuove in me che però portano il tuo nome. E dopo anni parlare con te e scoprirsi orgogliosi di essere una persona che tu hai ancora dentro mi fa salire davvero in alto. E questo lo devo a te. E so che comunque sia, averti accanto mi farà sempre sentire una persona stupenda. Perché se non lo fossi tu nemmeno mi vedresti. E poco importa se abbiamo due vite completamente diverse o se ci vediamo due volte all’anno anche abitando nella stessa via. L’abbiamo provata la strada del rapporto come dovrebbe, e non ha funzionato. Forse questa è la chiave. Perché ci vedremo anche due volte all’anno, ma io a chiunque voglio bene, auguro due sere all’anno così. Ricche. Tesori illeggibili in scrigni intoccabili. Se solo tu potessi leggermi dentro. Capiresti perché qualsiasi donna abbia detto che la tua foto doveva sparire è finita con l’uscire dalla mia vita in maniera rovinosa. Perché quelle foto non sono li perché sono legato al mio passato, ma perché sono felice del mio presente. Tu sei me. Quanto mia mamma, quanto mio fratello, quanto le mie mani. Chi ama me ama te. Non ha importanza che lo sappia, non potrebbe capirlo. Si deve fidare. Se io amo così è perché ho amato te. Chi vuole l’una deve capire anche l’altra. Ma forse questo è complesso. Forse basterebbe dirti Grazie Lella. Perché nel mio cuore c’è un armadio di fotografie tue. E se continuo a volerti accanto è perché non voglio vivere di ricordi, ma di fortune, e ogni volta che vedo una di quelle foto non posso fare a meno di desiderarne sempre di nuove. Dimmi dove sarai tra sei mesi e mi troverai ad aspettarti. Mica per tanto sai…qualche minuto. Giusto il tempo di guardarti, rubarti un sorriso, ascoltarti una volta ancora, scoprirti sempre più bella, sentirmi fortunato, desiderare di stringerti, pensare a quanto hai fatto per me, dirmi che se tu mi hai amato vuol dire che sono grande, riprendermi il mio ottimismo, rubarti un pensiero, emozionarti, emozionarmi, guardarti attraverso i vestiti ricordandomi ogni centimetro, ricordarmi perché ero pronto a passare la vita con te, scoprire che sei una persona ogni volta più bella, prendermi l’assicurazione della macchina, darti i soldi, e tornare a casa. Felice. E generalmente convinto che nella mia vita di cose brutte ne ho vissute, ma sono davvero i pochi punti bassi di una vita che sarei pronto a ripetere identica dal primo all’ultimo giorno. Escludendo quelli in cui ti ho ferita. E quello in cui ho incontrato una persona il cui nome non è all'altezza di essere scritto vicino al tuo. Privilegio riservato a pochi fortunati. Grazie Lella, Bruno.

21 aprile 2002

Per chi se lo fosse perso





Abuso di potere

di Curzio Maltese - LaRepubblica



SOLTANTO un analfabeta della democrazia poteva, da capo del governo, annunciare il licenziamento dalla tv pubblica di due giornalisti e un comico colpevoli di non pensarla come lui. E quindi, in una logica da giunta sudamericana, di fare un "uso criminoso" della loro professione. Silvio Berlusconi l'ha fatto.



E, per giunta, lo ha fatto durante una conferenza internazionale, a Sofia, dove certi discorsi non si sentivano dalla fine del comunismo. Tanto per dimostrare al mondo come parla il nuovo padrone d'Italia. Non come uno statista democratico ma come un vendicativo dittatorello da stato bananiero. Il premier ha citato nomi e cognomi, Biagi, Santoro e Luttazzi, e ha ordinato al "suo" consiglio d'amministrazione Rai di cacciarli tutti e tre ("E' un preciso dovere..."). Infine ha aggiunto un tocco di personale e definitivo squallore, facendo seguire alle minacce il ricatto: "Ove cambiassero, nulla ad personam, ma non cambieranno".



Naturalmente il premier non ha alcun titolo per dare ordini ai vertici Rai e addirittura stilare liste di proscrizione alla Starace, stabilendo da solo chi e che cosa agli italiani è permesso vedere o non vedere sulla televisione di Stato. Si tratta di un abuso di potere volgare e ignobile, com'è stato definito da molti, e perfino da Il Foglio, per giunta di una violenza intimidatoria inaudita e inconcepibile in democrazia.



Ma le regole della democrazia Berlusconi dimostra di conoscerle poco e di considerarle nulla. Sono cose da "clown" come Chirac, Jospin e gli altri capi di stati democratici, tranne l'ex spia sovietica Putin, l'unico serio. Berlusconi deve considerare pagliacciate o inutili fardelli non soltanto la separazione dei poteri che è alla base della democrazia dai tempi di Montesquieu, ma anche la libertà di stampa così com'è concepita da due secoli e accolta nella Costituzione repubblicana.



L'analfabeta della democrazia ha stabilito che, da quando è al potere lui, chi vince le elezioni non ha il dovere di governare ma il diritto di comandare. Quindi anche il diritto a prendersi il cento per cento dell'informazione. Siccome fino a oggi ne controlla appena il 90 per cento, perché lasciare i resti? La metà di italiani che non ha votato per il suo schieramento può sempre scegliere. Farsi rimbecillire dalla propaganda dei portaborse governativi e cambiare idea (nel qual caso, si capisce, "nulla ad personam") oppure spegnere il televisore.



Ma forse ce n'è abbastanza anche per disgustare qualche elettore che il 13 maggio ha votato un governo e non un regime. Perché il "regime" non è un'invenzione degli intellettuali cattivi. E' la logica conseguenza delle parole di Berlusconi, di una concezione proprietaria della politica e dell'informazione che sarebbe già grave se il titolare fosse il primo editore d'Italia o il capo del governo. Ma diventa drammatica quando viene da una figura che somma entrambi i poteri.



Ai proscritti va il massimo di solidarietà. Non è piacevole essere definiti "criminali" da un premier per aver fatto il proprio mestiere, perfino se il pulpito, in materia di crimine e legalità, suona pittoresco. Enzo Biagi è un grande giornalista che lavora dal 1961 in Rai ed è amato da milioni di lettori e spettatori, ed è stato costretto ieri sera a parlare dal suo studio come un ostaggio. Michele Santoro è un eccellente professionista, come Berlusconi dovrebbe sapere. Daniele Luttazzi è un bravo comico che paga il peccato d'aver voluto, per una sera, fare libera informazione.



E' normale aspettarsi che i nuovi consiglieri della Rai scendano in campo per difendere questi professionisti e magari, ove interessasse, la propria dignità, ricordando a Berlusconi che non sono suoi maggiordomi. Ancora più importante è che intervenga il Quirinale. che ha il compito di tutelare la Costituzione ma finora, in materia di libertà di stampa, ha emesso soltanto prudenti palindromi istituzionali, leggibili da destra a sinistra e viceversa.



Benedire ieri una ridicola legge sul conflitto d'interessi era comunque difficile e imbarazzante. Farlo ora. dopo l'indegna lottizzazione, il palese e strategico indebolimento aziendale della Rai e addirittura le liste di proscrizione, diventerebbe un atto di parte e un inchino a chi si considera non il capo del governo, ma il padrone d'Italia.



(19 aprile 2002)

19 aprile 2002

amarcord
Ho appena scoperto che uno dei libri di mio padre è stato tradotto e stampato in Braille per i ciechi.

E la cosa mi ha fatto davvero molto ma molto piacere.

night fever





Stasera era in programma una sera a casa, ma il blocco del traffico milanese in seguito all'incidente del pirellone mi ha fatto decidere di rimanere un po' di più in ufficio.

Da li in poi una sequenza di piccoli episodi mi ha fatto passare una di quelle serate alla fine delle quali mi viene solo da dire che io sono davvero una persona fortunata.

Sono riuscito ad infilare un momento bello dietro l'altro senza cercarmene nemmeno uno.

Una di quelle sere che dovrebbero finire con te a letto con le mie gambe intrecciate tra le tue per farci la nanna sorridendo.

Ma che sono belle anche così.

18 aprile 2002

Il presidente rilascia le prime dichiarazioni





In seguito all'incidente o presunto tale avvenuto nel pomeriggio a Milano, nel quale un Piper si è schiantato contro il palazzo della regione, il presidente del consiglio ha rilasciato le prime dichiarazioni a caldo.

"E' innegabile che in questo clima di tensione innescato dai comunisti anche operazioni semplici quali guidare un Piper che pure io lo so fare siano diventate difficili e si stiano trasformando in occasioni per mettere in difficoltà il governo, in questo caso rappresentato dalla regione, obbiettivo scelto in funzione della sua simbolicità. Io stesso ho ricevuto una telefonata pochi minuti dopo l'incidente nella quale un mio fidato collaboratore del quale svelo solo il nome per ovvie ragioni legate alla sicurezza e alla privacy, Emilio, mi segnalava di aver notato come il piccolo velivolo prima dell'impatto avesse effettuato un'impercettibile quanto simbolica virata a sinistra quasi a firmare il gesto. E' altrettanto chiara l'intenzione del pilota reazionario e sovversivo di attuare la solita patetica strategia del depistaggio partendo dall'aeroporto di Locarno, tentanto in questo modo di far credere di essere un ricco industriale e non quello che in realtà è, un sovversivo cresciuto nelle file dei centri sociali violenti fino ad oggi fucine di delinquenti patentati, oggi anche per il volo.

La paternità dell'incidente viene altresì testimoniata dalla scelta dell'orario, un sinistro e quantomai puntuale 18. Questo gesto sconsiderato e intimidatorio non otterrà in alcun modo l'effetto desiderato, in quanto non ho nessuna intenzione ne di discutere qualsiasi mia decisione con chiunque lo chieda, ne tantomeno di riassumere Santoro in Rai.

Anzi, sono certo che questo incidente sia in qualche modo legato alle amicizie di colui che, non potendo più utilizzare la televisione a suo piacimento per la propaganda comunista di cui si è sempre fatto portavoce, ha messo in atto questa spettacolare protesta in modo da poter utilizzare il mezzo televisivo un'ultima volta in maniera faziosa.

Io non torno sulle mie decisioni.

Io ho il popolo dalla mia parte.

Ho promesso sicurezza nelle strade e infatti ho riempito Bergamo di telecamere, per quanto riguarda i cieli non prendetevela con me, io li abito soltanto. La viabilità è sempre stata in mano ai governi precedenti, io li ho solo ereditati, del resto, per capire che ho ragione io è sufficiente chiedersi chi abbia messo lì quel palazzo.

Qualcuno ha notizie di aerei schiantatisi su Arcore o Milano2? No? Visto?

E' colpa dei comunisti.

Meno male che ci sono qua io che uno alla volta ve li sto eliminando.

Lo faccio per la libertà.

Lo faccio per il popolo.

Che infatti è dalla mia parte."

Signori... l'ha fatto davvero





Mamma quanto vorrei avere di fronte una persona di mia conoscenza per sentire quale stronzissima acrobazia verbale avrebbe inventato questa volta per non ammettere quello che ormai solo la vergogna gli impedisce di ammettere.



Le chiederei:



Questa come la definisci?

tappa obbligata





che poi uno può anche rifiutarsi, io per esempio me ne guardo bene dall'andarci quasi più che allo SMAU e al Motorshow.

certo è che entrare al Futurshow e non andare ad ammirare quello che gira nei monitor dello stand Omnitel è come andare a Hide Park e non fermarsi al Poets' Corner, o che ne so, andare a Praga e non aspettare che il campanile si animi, oppure come andare in zona capitale e non fare almeno un tappa alla "Bettola del Buttero", o ancora come aprire un pacco di pistacchi e non finirli o che ne so è come leggere topolino saltando le rubriche perchè le immagini noiose, o magari come andare a Torino e non passare da mia nonna ad assaggiare la sua pasta fatta in casa, o come parlare con me e non innamorarsi.

Somma. Ci sono cose la cui ragione di vita la si scopre solo dopo averne vista la parte che sembrava meno evidente.

Tipo...prova ad andare allo stand Omnitel (uno a caso) al Futurshow, sarà gigante, tutto rosso, pieno di gente e di musica, ma non ne potrai capire il meraviglioso e coinvolgente fascino finchè non ti soffermerai a guardare quello che oserei definire spettacolo allo stato puro che gira in quei piccoli ma numerosi monitor di cui è pieno.

Chiaramente non perchè tutto quello che ci vedrai è mio, ne avrei riconosciuto l'innegabile valore anche se a farlo fosse stato un altro.

Sta di fatto che, guarda caso, l'ho fatto io.

E dato che è come sempre arte pura, non vedo perchè non riconoscermelo.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Mi annoio quando sono umile!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Che poi magari non ti piace (o meglio non ne capisci la grandezza), ma almeno servirà per dimostrare che (dato che mi spaccio per operatore di videografica) i miei limiti (AH!AH!AH!...) in campo grafica non sono questi qui di questo sito!

Tracce di mio padre





Se pianti alberi non piantare salici piangenti, se cerchi amici non ti legare con persone capricciose e incostanti. I rami del salice non resisteranno ai venti forti d'autunno e i legami d'amicizia con gli incostanti si rompono facilmente. Ti sei accorto che quello ieri ti scriveva di un grande affetto per te e oggi sembra che non ti riconosca nemmeno?

E' ancora meno costante dei rami dei salici, quelli almeno è il vento forte che li spezza"


...

Feng Meng Long



L'unghia del drago

a cura di Edi Bozza

Oscar Mondadori

17 aprile 2002



Stasera non avevo programmi, finchè alcuni amici mi hanno telefonato per sapere se mi andava di andare al Bingo.

SIIIIII!!!!!!!

Cioè...emh....beh....somma....perchè no?....

Vabbè dai, la curiosità c'era, e poi avevo anche l'alibi di andare a salutare un amico che ci lavora, quindi perchè non andare a vedere?

Allora... dimenticatevi di entrare in una sala piena di anziani, dimenticatevi che sia un posto dove si gioca come in parrocchia, dimenticatevi a casa i soldi perchè ce li lasciate tutti, dimenticatevi di entrare in un posto che fa venire sonno.Non comprate più di due cartelle perchè i numeri vengono letti ad una tale velocità che avrete difficoltà già con una, prendete da bere PRIMA di iniziare a giocare, perchè mentre giocherete non vi fermerete per andare a prendervi da bere (dove sono andato io non hanno ancora il servizio ai tavoli) fregatevene delle leggi sul fumo nei locali pubblici, li vengono applicate come sugli aerei, il vostro tavolo non è fumatori quello accanto si, e ve ne accorgerete, entrate consapevoli di entrare in un casinò e non in una tombola di quartiere, perchè le cartelle costano 1 euro e 50 tranne i giri BIG dove le pagherete 3 euro perchè (dicono al microfono) quel giro chi fa bingo (lo riconosci, è quello seduto accanto a te) si porta a casa il doppio della vincita. In pratica quello che è un semplice calcolo matematico che parte dal fatto che paghi il doppio la cartella, ti viene presentato come il momento in cui la direzione ha deciso che visto che questo giro lo vincerai tu, meritavi di vincere il doppio degli altri. E tu ne compri due proprio quel giro li spedendo in una sola partita quello che avevi speso fino a quel momento per quattro. E generalmente non fai Bingo. Non pensate di avere tempo per distrarvi o rilassarvi. Le partite sono serrate i numeri vengono letti più o meno uno ogni secondo e non si fermano se non perchè qualcuno dice "Cinquina" o "Bingo!" e perdere un numero perchè ci si è distratti, in certe mani può significare perdere anche 200 euro. Che non sono pochi per essere il premio messo in palio circa ogni 5 minuti. Quello è il meccanismo demenziale. Le partite sono una dopo l'altra, durano qualche minuto ognuna e Il premio è calcolato in base alle cartelle vendute. Questo fa in modo che se c'è poca gente tu non vinca tanto ma sia stimolato dalla maggiore probabilità di vincere, se invece la sala è piena, la consapevolezza di avere una possibilità su centinaia di fare bingo è tenuta a bada dalla certezza che se sei tu a farlo ti porti a casa anche 300/400 euro. Questo pensiero lo fai all'inizio di ogni partita. Le partite non durano mai più di pochi minuti. Ci stai dentro almeno due ore. Questo pensiero lo fai più o meno 50 volte in una sola sera. Ed è da delirio. E circa 50 volte in quella sera decidi di non pensare ad altro che alla tua cartella perchè se ti perdi un numero sei fottuto. E non ci si può credere finchè non lo si ascolta, ma in quella sala quando si gioca c'è lo stesso silenzio che c'è in una biblioteca, tranne il nostro tavolo che (ovviamente) ha continuato tutta la sera a dire "SI!" per ogni numero cancellato e (ovviamente) "NO!" ogni volta che ne veniva estratto uno non presente diventando immediatamente antipatici a tutti i giocatori, ma i pupilli delle ragazze che ci lavorano. Il silenzio. Quello è pazzesco. E' così concentrato che saltuariamente senti il telefono di quello in fondo alla sala che suona all'infinito perchè se rispondese si perderebbe la lettura dei numeri e ciao ciao bingo. e giuro in tutta la sera i telefoni hanno squillato senza che nessuno rispondesse NESSUNO. E quel silenzio viene interrotto sempre bruscamente da quel bastardo che dice il suo cazzo di liberatorio "BINGOOOOO!!!" che sembra una cosa da nulla ma quando lo senti ti senti quasi sollevato perchè hai bisogno di rilassarti un attimo mica puoi stare così per tanti minuti, CAZZO SALTANO LE CORONARIE QUANDO TI MANCA IL TRENTASEI PER BECCARE CENTO EURO E ESCE IL TRENTACINQUE, IL TRENASETTE, IL TRENTATRE, IL TRENTOTTO, LETTI ESATTAMENTE A QUESTA VELOCITA'....si... fate bingo...chiunque ma vi prego mettete fine a 'sta tensione che non si può uscire per stare così male!

E dimenticatevi di intavolare chiacchierate o discussioni, perchè lo potrete fare solo tra una partita e l'altra, e in genere quella pausa è troppo breve per parlare visto che dura il tempo di vendere le cartelle nuove, cosa che fanno (ovviamente) ad una velocità da record.

E non menatevela sui pennarelli, perchè i geni hanno deciso di usarli per segnare i numeri, non considerando che il pennarello (da sempre) se impugnato con mani calde, perde inchiostro, e tutti ma proprio tutti dopo la prima ora di gioco hanno le mani scritte come bambini all'asilo visto che quei pennarelli vengono usati per ore e ore ogni giorno.

Somma. Stasera tre ore consecutive così. Senza che nessuno per tre ore abbia scelto di alzarsi e prendere da bere sacrificandosi per gli altri "Vai tu!...No! Sento che 'sta volta vinco! Vai tu!... No questa è la mia partita vai tu!..." e quindi nulla.Mammamiaaaaa!!!!!

E' un casinò. Davvero. L'unica differenza è che questo è stato inventato per fottere i soldi della gente normale, e per questo motivo le installano nelle città e specificano che il pagamento viene accettato con monete fino ad un taglio minimo di 10 centesimi, in modo che se te ne sono rimasti in tasca riesci a liberartene. Ma è un casinò. E si perde. E si sta in tensione. E ci si incazza.

E, generalmente, si torna.

E tornando dalla mia serata "conformista" ho proseguito sul tema facendo la mia ormai solita piccola deviazione di percorso per capitare per sbaglio in zona McDrive, quello sulla Milano-Meda, l'unico che sta aperto fino alle quattro, per passare da un globalizzatissimo bingo ad un altrettanto globalizzatissimo BigMac Menù con birra al posto della Coca si lo so che diventa Menù Maxi e un McRoyalCheese aggiunto grazie no le patatine le lasci pure li tanto le mangio mentre vado a casa.

E quindi adesso si mangia.

Non male come conclusione di quella stessa giornata in cui, in teoria, avrei dovuto protestare contro il governo e la sua visione un po' (come dire...) consumistica della vita, già che c'ero tornando a casa mi sarei anche potuto fermare da Blockbuster!

Ma in fondo che ci posso fare se alle quattro del mattino quello è aperto?

Alla fine essere di sinistra è bello, ma esserlo con un BigMac Menù in corpo, ad una certa ora, è bello di più.

16 aprile 2002



”Era un bar.

Una ragazza per sbaglio mi ascoltò mentre aiutavo un fratello.

Le dissi “Sei bellissima”.

Non ricordo altro. Fino ad oggi.

Mi dicono che nel periodo di cui non ho memoria ho conosciuto un uomo.

Mi dicono che quell’uomo aveva figlie per le quali sognava il meglio.

Mi dicono che nel periodo di cui non ho memoria una delle sue figlie si innamorò di me.

Mi dicono che nel periodo di cui non ho memoria lui un giorno mi disse “Mi dispiace”.

Mi dicono che poi lui partì.

Mi dicono che accadde in un giorno speciale.

Mi dicono che feci un patto con lui.

Troppo era il male che avrei causato se fossi rimasto.

Mi dicono che con lui scelsi di andar via anch’io.

Mi dicono che nel periodo di cui non ho memoria gli scrissi una frase sulla prima pagina di un libro.

Mi dicono che c’era scritto il futuro.

Suo e mio.

Mi dicono che decisi di svelarglielo.

Mi dicono.

Perché è un periodo di cui io non ho memoria.

Ho solo una inconscia sensazione di aver conosciuto un grande uomo.

E una strana memoria di fuochi d’artificio.

Non ricordo altro.

.

Joe Black.

Mi dicono che mi facevo chiamare così.”

15 aprile 2002

no, stasera c'è "Vi presento Joe Black"

e io lo voglio guardare.

anche se ho paura.

inter-nos 1-1





Ecco per esempio se adesso pensassi a qualcuno penserei a te. Ma posso mai spiegartene il motivo? Prova a pensarci, io ti dico “Sto pensando a te”. Cosa ti viene in mente? A me almeno 20 motivi, tra i quali almeno una quindicina di ipotesi. Ora… posso mai provare a spiegartelo? Perché in fondo non si capisce nemmeno di chi sto parlando, come posso pensare di renderlo un discorso chiaro? Cioè.. sei così sicura che stia parlando di te? Non ti sei appena chiesta “Beh…in effetti…”? Allora non hai aggiunto altre 5 o 6 ipotesi? Capisci che dargli dei contorni è davvero come cercare la cura per l’insonnia? Poi io posso anche provarci a darle una forma, ma dovrei sforzarmi, e a quel punto perde di spontaneità e non mi piace più, e allora dico “Sto pensando a te, ma non ti fare domande che è meglio”. Ma poi che figura ci facciamo? Io e te, che siamo speciali, cioè non è che ti conosco così a fondo, ma potresti esserlo, di sicuro io lo sono, cioè dicevo io e te così speciali che fanno quello che andava fatto? E dov’è la sorpresa? Non so te, cioè non è che ti conosco così a fondo, ma credo che sia così anche per te, in ogni caso non so te, ma io le cose che andavano fatte mica son poi così tanto capace di farle, sai? E te lo dimostra anche il fatto che quella volta che non andava fatto l’abbiamo fatto senza pensarci su più di tre secondi ne io ne te. Poi tu mi potrai anche dire che allora forse potrei piantarla di fare lo scemo se poi non sono capace di farlo del tutto, e probabilmente avresti anche ragione, ma se ci penso io poi mi dico “Perché mai? Quando faccio lo scemo mi sento bene!” ed è verissimo.

E in questo poi sono grande, come ti ho già detto dopo aver conquistato diverse volte il titolo nazionale, la federazione mi ha incaricato di organizzare i prossimi campionati mondiali di ribaltamento frittate, giusto per non avermi in gara che poi la gente si rompe le palle e perde l’entusiasmo perché sarei come Schumi che non lo guardi nemmeno più perché tanto vincerebbe pure con la Safety Car. E allora ti dico che se la guardi dalla mia parte è troppo ma troppo bella, però visto che non lo puoi fare ti devi fidare sulla parola che poi è la mia, mica patate. Torna per esempio ai 20 motivi che poi 15 sono ipotesi così giusto perché facciano numero che fa tanto cosa ragionata, e prova a prenderne uno, adesso su quel motivo prova a chiederti “Mi ha fatto male?”. Risposto? Hai visto che è “No”? Te l’avevo detto! Se vuoi puoi farlo come controprova con un altro paio di motivi, tanto non cambia. È “No”. Guarda sono così tranquillo che la prova ti direi addirittura di farla con le ipotesi, ma li ti stupiresti davvero e allora poi chi ti tiene più? Siiii, lo so, parlo tanto, ma anche tu mi ascolti tanto, quindi siamo pari. Che a te sembra faticoso ascoltare perché lo fai spesso, ma guarda che è faticoso anche parlare, te lo dico io che lo faccio spesso, quindi abbiamo già dato per scontato che il nostro motto è “dare-avere”, e visto che siamo in due perché non dividerci i compiti? Io do, tu hai. Guarda essere saggi è davvero un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo, e quando hanno fatto le selezioni mi hanno detto “Perché non lo fai tu? Sei già bello, diventa anche intelligente che così prendiamo due piccioni con una fava” e io ci sono cascato come al mio solito e sono finito a fare la fava. Ora, io capisco che serve anche chi fa la fava, però trovo che “mobilità” a volte sia proprio un bel concetto. Allora mi dico che potrei provare a fare il piccione per una volta, e ci provo, ma poi scopro che bisogna essere almeno in due e mi incazzo di nuovo perché sarà anche meglio che essere fava, ma almeno li ero io e basta.

Ecco per esempio questi potrebbero essere contorni, ma hai idea del resto? Naaaaaa…. Davvero… guarda dammi retta che sono troppo ma troppo saggio a qualsiasi ora, io che ho il dono dell’ubiquità ho visto la cosa da entrambi i lati cioè anche dal tuo e davvero dammi retta va benissimo così. Io poi posso anche capire che la filosofia a volte ci azzecca, ma per esperienza personale sto per fondare il CplSdGD che poi è il “Comitato per lo Sterminio della Gallina Domani”. UOVA! UOVA! UOVA! Tesoro UOVA! Quante ne vuoi oggi. Sempre fresche però. Che io la strada della gallina domani l’ho provata, e potrebbe anche funzionare, se non fossero davvero galline. Che anche questi poi sono bei contorni. E non pensare che non ci penso, perché lo so che ti aspetti qualcosa di bello, ecco perché ti ho detto quella cosa che non ti aveva mai detto nessuno, perché io qualcosa di bello mi sono sentito di darlo a parole, perché oggi garantisco su quello, e dimmi che non è stato bello se riesci. Allora oggi mi occupo di uova, delle mie. Che l’ultima volta che ne ho comprate un sacco sono corso a casa per mangiarle e correndo le ho fracassate tutte, allora adesso ho deciso di impegnarmi a comprarne magari meno ma standoci più attento quando le porto a casa. Hai notato che non ci sono più le mezze stagioni? E chi pensi che ci sia dietro ‘sta decisione? Brava! Io. La primavera aveva alquanto rotto i coglioni perché tirano tutti fuori dall’armadio gli ormoni per poi non farci nulla lo stesso, e l’autunno a Milano fa davvero schifo. Di conseguenza avremmo deciso per economizzare le energie di passare direttamente all’estate una volta chiuso l’inverno. Tanto è li che si va, non vedo perché perdere tempo. Io voglio estate piena perché lo so com’è bella e quindi non mi interessa se fuori è Aprile, in casa mia è ancora un po’ inverno e la mezza manica non ci sta bene e poi non c’ho nemmeno il fisico per metterla. Ora se tu mi dicessi che a te di ste cazzate non importa nulla allora è un altro discorso, ma io lo so che non è così e che anche tu sei estiva. Quindi ciccia. Che poi io tutto questo magari non mi vergogno a dirlo ne lantomeno (figuriamoci) a pensarlo, magari con il dubbio che potrei allontanarti stile “Questo è pazzo”, ma poi mi fermo, mi rileggo e mi accorgo che (se è possibile) in questo momento sei innamorata di me una ventina di volte di più di quanto non lo fossi quando hai iniziato a leggere. Del resto…come darti torto? E quindi mi rendo conto che non è tutto oro quello che luccica ma io si. E forse tu non avresti certo organizzato quello, ma io alle cinque e mezza del mattino in macchina a cercare la prima casa in cui ho vissuto a Milano proprio non pensavo di finirci, e quando ci sono arrivato tu non mi hai visto bene in faccia, perché guardavo fuori dal finestrino, ma credimi, io quando faccio l’amore non sono altrettanto felice. Dobbiamo stare qui a discutere sul fatto che eravamo in due e tu magari in quel palazzo non ci vedi nulla di interessante? Fallo. Non ti potrei dare torto, ma oggi faccio solo quello che fa star bene me. E fare quella simpatica scampagnata notturno/albeggiante mi ha fatto stare davvero bene, sono contento che c’eri anche tu. Se poi non ti va a genio hai solo da dirlo e verrai rispettata di brutto brutto brutto. Me lo dici, e io scendo. Si, scendo io, te l’ho detto, non ti lascio a piedi in mezzo alla strada perché sono troppo ma troppo educato, scendo io e ti tieni la macchina almeno per arrivare a casa, me la riporterai con calma quando ti va o quando ripari la tua. Ops! Mi sono scoperto! Ora starai pensando che sto parlando con te, lo so, ti conosco. E perché negarlo? In fondo sto parlando anche con te. …BAM! Visto? Hai pensato quello che penso che tu abbia pensato quando hai letto “anche”? Ora, capisci quanto fastidioso sarei se non fossi così meraviglioso? Mi ami? Magda? Mi ami? Si? Allora vedi che la cosa è reciproca? Niente lascia stare. Tutto questo per dire… eccola di nuovo che torna la citazione…tutto questo per dire che se dovessi pensare a qualcuno oggi penserei a me. Sinceramente. Sai che alle 6 del mattino sei proprio carina? Dai su, in fondo non sei capitata poi così male come sembra. Se ci fai caso sorridi un sacco di più. Per esempio. L’avresti mai detto? Vuoi correre davvero il rischio che per la fretta la gatta, che in quanto gatta è notoriamente stronza, faccia i gattini ciechi? Dammi retta, chi va piano …e qui la mia saggezza non ha davvero più confini…va sano e …PAPPARAPAAAAAA!!!!… va lontano.

E credimi, ho ragione, fidati anche solo pensando che per la famosa legge di compensazione c’ho un cervello della madonna. ….AH!AH!AH!

Ora però vado, ho un sacco di cose da fare.

Devo ancora finire di riparare la porta della stalla, convincere i buoi a tornare davanti, salvare l’altra metà dell’uomo avvisato, ecc..ecc..

Dopo, e solo dopo, potrò ricominciare ad essere incosciente.

Ora no.

Il mio mattino ha ancora loro in bocca.

12 aprile 2002

prestoprestopresto





eeeehhhh....lo so lo so.....

ma esco ora dall'ufficio e guardando l'ora si capisce perchè non scrivo quasi nulla.

ora è così...per qualche giorno.

Futurshow impone.

Per chi va, se si ferma allo stand omnitel tutto quello che vedrà nei monitor lo sto finendo io ora qui.

due palle.

notizie dal fronte danno il sottoscritto ancora privo di telefono ma seriamente intenzionato a chiamare domani (non strettamente nell'ordine):

la mamma, l'assicuratore che vuole i soldi, gianlu per la serata, te per salutarti ma già che ci sono magari ti mando solo un sms, te per dirti che domani non credo che verremo a ballare ma non è detto te lo farò sapere, un'altra persona che non mi ricordo ma ce l'ho in mente boh magari mi verrà, quell'agenzia per i soldi arretrati, te no perchè magari mi risponde lui, mio fratello per un saluto, te no perchè sei all'estero, te no perchè sei stronzo, te no perchè non posso, te no perchè se sentissi la tua voce potrei vomitare, te nemmeno perchè ogni tanto potresti chiamare tu, te si ma solo per non fare quello che usa sempre le stesse scuse, te no perchè davvero ho perso il numero, te nemmeno perchè non ci crederai mai cosa mi è successo sai il foglietto sul quale avevo scritto il numero ecco si quello beh pazzesco se l'è mangiato il cane, te ti chiamo perchè mi va di sentirti e te invece no perchè il numero non ce l'ho ma quanto mi piacerebbe averlo, te magari ci penso dipende dal tempo sai sono un po' metereopatico e qui oggi sai PIOVE! CAZZO!, te potrebbe anche essere ma non so se ti farebbe piacere, te no perchè è meglio così.

vorrei una casa a forma di fungo di quelle con la porta in legno .

oggi si parlava di libertà.

troppo alto il prezzo da pagare.

è stata la conclusione.

c'è chi ci è morto.

aggiungo io.

notte.

9 aprile 2002

U_more



beh... certe cose fanno piacere.



poi magari le chiederò anche di dirmi cosa intendeva...

cioè...

credo di averlo capito..

cioè...

beh...

somma...

grazie.

Perchè scrivo di meno? SCRIVODIMENOOOOOO????!!!! Beccatevi questo...





Mi dicono che latito… mi si segnala che scrivo meno di prima.

È vero.

Però parlo tanto.

Ma proprio tanto.

In un modo o nell’altro ci sono come so esserci io.

Da rompicoglioni insomma.

Che poi non ne faccio certo un problema di parole. Semplicemente scrivo perché mi piace e perché così racconto. E come ogni cosa che piace ha la sua curva. A volte va su e a volte va giù. Quando è su mi ci dedico praticamente ogni minuto. Quando è giù mi dico soltanto che avrà i suoi motivi per esserlo e aspetto che torni su da solo. Che sembra una roba complicatissima e mentalissima, ma in realtà non è che un…come dire…. approccio sessuale ad ogni cosa. Chissà se questa si capisce. È come la mia passione per la chitarra classica. In tutto ho studiato per 8 anni. Ma distribuiti in 18. Ogni due o tre la curva scendeva e io mi fermavo per poi risalire e ricominciare. Ho iniziato in prima media. E per tre anni sembrava fosse il mio futuro. Poi ho smesso. Non prima però di fare un esame di ammissione in una scuola in cui era davvero difficile entrare. Lo passai. E decisi di non andarci. Forse il mio impuntarmi sempre per riuscire a fare in modo di essere io a rifiutare e mai il contrario stava già venendo fuori allora, perché in fondo è lo stesso gusto con cui oggi accetto di valutare proposte alle quali so già che dirò di no. E con questa ammetto tranquillamente di essere più che consapevole di essere un soggetto da analisi!!! Sta di fatto che per tre anni non toccai nemmeno più la chitarra. Poi un giorno mi tornò la voglia e come se non avessi mai smesso la ripresi. Niente, non ricordavo più niente. E dovetti ricominciare a studiare. Altri due anni. Poi di nuovo…e poi ancora. L’ultima esattamente due anni fa. Era la mia passione. Ogni settimana in qualsiasi condizione mi facevo il mio bel viaggettino a Pavia per andare dalla persona che più di tutte nella mia vita mi ha fatto venire più volte i brividi. Non esisteva altro. Io Franco lo dovevo sentire almeno una volta alla settimana suonare. Ed era così pazzescamente emozionante che non mi fregava un cazzo se suonava durante quell’ora che io in realtà stavo pagando come lezione. Per me non esisteva altro. Io mi stavo pagando quello. E stavo imparando cosa vuol dire suonare la chitarra classica. E io di soldi ne ho buttati non pochi nella mia vita, ma davvero quelli sono gli unici che rispenderei esattamente così. Io per due anni ho assistito ogni settimana al mio concerto personale. E credetemi di concerti si parlava. E non dico “parlava” a caso. E chi mi conosce magari non può sapere quanto per me fosse grande quel periodo, perché non è che mi si legge nel pensiero, ma chi davvero mi conosce basta che faccia caso al fatto che quello è stato forse l’unico momento della mia vita in cui stavo facendo una cosa per cui io spontaneamente IL SABATO mi svegliavo alle 8:30 da solo e pimpante il che vuol dire davvero (per me) una passione vera!!!E guardavo come si costruiscono gli strumenti perché è anche liutaio e il motivo per cui lo è, è davvero banale, è semplicemente perché chi gli strumenti non li suona soltanto, ma li vive, per forza di cose finirà col costruirseli, pur di farli a propria immagine e somiglianza, in modo che parlino davvero con le parole personali e proprie. Ed è difficile da spiegare se non lo si è mai ascoltato, ma io le ho sentite. Le stesse parole dette con strumenti apparentemente identici ma in realtà diversi, alla fine smettono di essere le stesse parole. Cambiano. È pazzesco ma cambiano. E se qualcuno ti insegna in che modo sentire come cambiano, tu nel momento in cui ci riesci la prima volta ti senti così ubriaco da pretendere di riviverle di nuovo, subito, come prima, per favore! E se non sei capace tu di rifarlo pretendi che sia lui a fartele risentire e non chiedi altro. E lui te le vuole raccontare esattamente come dice lui, non come le direbbero tutti. E se deve usare una chitarra per dirtele, farà in modo che a parlare sia una chitarra che è nata da lui. Proprio fisicamente intendo. E non mi fregava un tubo se io imparavo o meno, o se stavo sprecando tempo/soldi di lezione, davvero non me ne fregava un tubo, perché io magari non ho imparato a suonare la chitarra come avrei potuto, ma cazzo ho imparato ad ascoltarla come mai avrei immaginato. E questo per me era già un motivo per sentirmi pieno. Persino la ragazza con cui stavo aveva capito che il mio era diventato un bisogno fisico di emozioni che solo in quel modo vivevo. Che certo non sono le uniche, ce ne sono mille altre, ma quelle quando le provi non le vuoi più perdere, e non le sostituisci con nient’altro. Oh cazzo se potessi mettere in sottofondo a ‘sto post un suo pezzo, quanto sarebbe tutto più chiaro! E lei aveva capito che non le stavo sottraendo nulla, anzi, che non era una gara, quelle erano quelle e se sei intelligente ti ci affianchi e stai in silenzio, che se impari ad ascoltarne un po’ anche tu non hai che da guadagnarci. E lei è stata intelligente, e si è messa accanto, e mi prestava la macchina pur di vedermi tornare con quella faccia li che poi per tre giorni mi piazzavo seduto al centro del salotto a suonare cose che lei credo abbia detestato per quanto erano noiose e pure eseguite male, ma si viveva insieme, e con me si era portata in casa pure il mio bel bagaglio di rotture di palle, ma io mentre ME le suonavo in realtà dentro le sentivo per come le avevo ascoltate da lui, e così le rivivevo per come IO le potevo vivere. E lei così silenziosamente accanto da arrivare a decidere di farmi uno dei più grandi regali che abbia mai ricevuto nella vita, e non per il valore economico, pure alto, ma perché davvero è stato come per Nicolas Cage ricevere la bottiglietta d’argento in Via da Las Vegas, che in realtà è come sentirsi dire “Fai schifo ma da adesso lo farai con stile”. Particolare come sensazione, ma anche se sembra brutta in realtà è una dimostrazione d’amore pazzesca, perché non è rivolta a te, ma alla tua passione. E significa davvero essere dentro ad una persona. Grazie Lella. Anche se non mi leggi so che mi senti lo stesso. Somma…vedi che parlo tanto? Tutto questo per dire (citazione da un’amica…) che ora sono un paio d’anni che non ho più toccato la chitarra, fino ad un paio di settimane fa. Quando un pomeriggio l’ho presa, come se niente fosse l’ho tirata fuori dalla custodia, ho pulito un po’ il manico, le ho piazzato le sue belle sei corde nuove nuove che credo le siano mancate anche un po’ visto che una chitarra senza corde fa proprio tristezza quasi fosse la donna nell’armadio, che puoi anche tenercela un anno, ma vestila comunque bene che lei è contenta…ops…ho divagato…e sicuramente anche perso punti (AH!AH!AH! …troppe canne lo so!) …dicevo di averle ridato le sue corde che già girare le chiavette come due anni fa ti sembra di mettere in moto un vecchio Ferrari restaurato, le ho tirate un po’ più del necessario come si deve perché capisca che tra un po’ la svegli, l’ho rimessa nella sua bella custodia e adesso, pian piano, si sta stiracchiando il giusto dopo un lungo riposo, le sue belle corde si stanno assestando come preferiscono e in assoluto silenzio sta aspettando che la ritiri fuori di nuovo, come la settimana scorsa, che pensando fosse pronta ho provato a farle dire qualcosa, senza però riuscirci come pensavo. E allora l’ho rimessa a nanna ancora qualche giorno, finchè non avrà di nuovo voglia di dirmi qualcosa di bello. Ommmadonninaquantoparlo! Tutto questo per dire cosa? Ah…già… mi si segnala che scrivo di meno. Penso di essermi fatto abbondantemente perdonare stasera, se mai ce n’era bisogno. Oggi è così…Però parlo….parlo….mamma quanto parlo…. Diciamo che la mia immensa e particolarmente ambita dose di saggezza e simpatia ho deciso attualmente di dedicarla tutta ad una persona che si sentirà la donna più fortunata del mondo per il fatto che ‘sto popò di culo (simpatico gioco di parole nato in seguito all’uso di sostanze stupefacenti liberamente miscelate con del buon barbera che in realtà significa solo “fortuna”) è capitato a lei!!! (…buh!….) e per questo motivo, necessariamente il tempo per scrivere si riduce. Ma sono curve (sottile questa!! AH!AH!AH! basta canneeeeee!!!!!)…curve…un sacco di curve… una su…l’altra giù… curve di interessi che vanno su e giù. Mai ferme però. Facciamo così, se smettessi di scrivere e mi capitasse di suonare qualcosa di bello magari ci piazzo un bell’mp3 al posto di milioni di parole. Che se riuscissi davvero a suonarle come dico io altro che parole…si vabbè non ricomincio… Che poi mi si dice che parlo troppo. E io li mi dovrei di nuovo perdere in milioni di parole per spiegare che lo so, ma non lo considero un difetto. Ovviamente.

Ah… dimenticavo… c’è un altro motivo per cui forse scrivo meno… evidentemente le sedute di autoanalisi stanno dando i loro frutti, e ne ho bisogno sempre meno… ora preferisco parlare dal vivo perché in fondo si sta bene dal vivo. E li…purtroppo per chi mi sta accanto… saranno cazzi davvero!!! Perché quanto parlo….mamma quanto parlo…. Gli altri almeno possono spegnere il computer…

TU no.

Ammmmmore.

Sei ancora in tempo, pensaci.

Poi non dire che non ti avevo avvisata.

I.O.P.A.R.L.O.T.A.N.T.O.

‘Sta volta non mi s’incula più (scusa la finezza linguistica)…da adesso le cose le metterò sempre prima per iscritto! Pubbliche e disponibili per chiunque.

Sai com’è… Non è sfiducia… è che sei una donna…e me lo ricordo bene.

E d’ora in poi cercherò di non dimenticarmelo mai!!!

AH!AH!AH!

Buongiorno.

…Ma come si fa a non amarmi???…

Mah…

7 aprile 2002

iocero









opporcamiseriachecazzodibelconcertochehannomessoinpiedi!

opporcamiseriaeraparecchiochenonvedevounconcertoinpiedisuiseggiolini!

opporcamiseriaeradatantochenonandavoaunconcertochetifaballaredallinizioallafine!

opporcamiseriaerapureeconomicochequasimisonocostatidipiùilpaninoelabirradellacena!

macheccazzodibellaserata!

grandi!

senonvidispiaccionotroppoevicapitadiaverliincittànonveliperdeteperchèdalvivofannodavverounbelconcertillo!

opporcamiseriacomemisonodivertito!



3 aprile 2002

mal d’africa





Esiste un posto in un paese lontano che per chi ama i mercati è il posto più bello del mondo. O meglio, è il posto più bello del mondo che ho visto io. O meglio, è un posto che ha il mercato più bello del mondo. O meglio, è il mercato più bello del mondo dei mercati che ho visto io. Insomma io adoro il mercato, e ho trovato un posto in giro per il mondo che potrebbe anche non avere nulla oltre che il suo mercato senza per questo smettere di essere il posto più bello del mondo, o meglio, di quel mondo che ho avuto la fortuna di vedere io.

Questo posto è lontano, sia in senso geografico che in senso culturale, ed è in un paese il cui nome da noi evoca solo problemi e invasioni e negatività e ignoranza e luoghi comuni e distanza e tutto ciò che ogni paese in via di “miscelazione sociale” riesce a creare intorno a tutto ciò che cerca di farsi largo tra le sue abitudini e certezze.

Quelle certezze e quelle abitudini che ci portano a pensare che il Marocco sia un posto brutto, senza sapere che stiamo parlando di uno dei posti più belli del mondo.

Marrakech è il posto più bello del mondo.

A Marrakech la gente in strada guida da pazzi, e litiga ad ogni incrocio per venti minuti insultandosi nella loro lingua come se si fossero uccisi la moglie, ma poi si salutano sempre come se in fondo a quella moglie non ci tenessero più di tanto o magari proprio non la volevano più tra le palle.

A Marrakech c’è un posto dove una volta al giorno ci si promette di tornare il giorno dopo in quello stesso punto.

È la piazza della città vecchia. Mai visto nulla di più bello, di più vivo, di più respirante, di più urlante.

Migliaia di persone che in maniera apparentemente caotica mettono in scena ogni giorno, ogni sera lo stesso spettacolo umano di antica memoria. Migliaia di persone che ogni giorno raccontano che esistono dei posti in giro per il mondo che ti fanno ridiscutere ogni volta il tuo concetto di bellezza, il tuo concetto di benessere, il tuo concetto di fascino, il tuo concetto di dignità.

Marrakech ha una piazza immensa, aperta proprio accanto al souk, il mercato chiuso, le cui mura accompagnano lo sguardo lungo i bordi della piazza. Su quella piazza vive la città. In quella piazza si raccontano fiabe. Ogni giorno, tutti i giorni. È una città nella città, un mercato intorno al mercato. In quella piazza ci sono tutti quelli che non hanno una bottega all’interno delle mura del mercato vero. In quella piazza tutto è figlio della terra e per terra vive. In quella piazza per terra vengono stesi tappeti bellissimi che da noi si trovano in salotti ricchi, mentre per loro sono la stuoia su cui sedersi e stendere la propria merce. Quanto viene rivisto ogni concetto occidentale di ricchezza quando si ha la fortuna di vedere gente povera che stende spezie su tappeti che a casa tua vengono venerati come idoli, non lo si può nemmeno immaginare. E sul pavimento di quella piazza un mosaico umano seduto su un mosaico tessile di stuoie e tappeti di racconta una vita colorata e profumata. E ti dicono che se ti fidi di loro, impari che ogni elemento della terra ha un colore e se continui a fidarti di loro quel colore può farti diventare più bello. E ti vendono cosmetici che nemmeno immaginavi esistessero, e ce ne sono così tanti e così belli che anche a te che sei uomo viene voglia di truccarti pur di non perderti quel privilegio. E ti dicono anche che quel profumo che tu da giorni senti nell’aria, loro sono riusciti ad imprigionarlo e a metterlo in magiche boccette che ogni volta che vengono aperte ti fanno rivedere Marrakech, e tu lo senti che è vero, anche se sai che quel profumo è nell’aria in tutta l’aria proprio perché sono migliaia in tutta la città le boccette che continuano ad aprirsi e chiudersi e non viceversa, ma non fa nulla, tu ci credi che loro hanno imbottigliato l’aria e quell’aria è così profumata che te la vuoi portare a casa in qualsiasi modo. E hanno una terra che li guarda, li nutre, li cura e li rende belli. Ma lo fa con rispetto, non li aggredisce. E solo vedendo certe cose si possono rivedere le proprie certezze. E scopri che uno dei prodotti per i quali in Marocco si va al mercato è la rappresentazione in terra di cosa vuol dire il concetto che se rispetti la natura, la natura rispetta te.

Hanno un rossetto. Lo trovi solo in Marocco, (o almeno così era una tempo). È un rossetto fatto con prodotti naturali, con l’aiuto della natura. È un rossetto magico. E lo è perché viene dalla terra.

Da noi sui cosmetici si fanno test antiallergici, prove di laboratorio per far si che distruggano la pelle meno velocemente, si ammazzano conigli che non ne volevano sapere di mettersi il rimmel, si scrivono controindicazioni che annunciano che il prezzo per avere occhi più belli da giovane è che si stacchino le orecchie da vecchi, si producono centinaia di colori diversi perché nessuno si senta escluso.

Loro hanno un rossetto. Uno solo. Per tutti, per tutte.

È un rossetto naturale. È un rossetto così naturale che non ti impone nessun colore. È un rossetto così rispettoso che ti chiede che colore desideri. Lo apri, lo appoggi sulle labbra, lo stendi baciandolo, lui ti guarda, ti ascolta, sente il tuo profumo e decide di che colore diventare.

Esiste un rossetto magico in Marocco e pochi lo sanno.

Non hanno decine di colori e tonalità loro, non ne hanno bisogno.

Hanno un tale rispetto per la loro terra che le chiedono direttamente di renderli belli.

E la terra lo fa.

Hanno un solo rossetto che cambia colore a seconda di chi lo indossa, leggendone le caratteristiche della pelle.

Quasi fosse un’amica che ti guarda e ti dice “con questo stai meglio”.

E dietro a questo rossetto ho vissuto uno dei momenti di ospitalità più anomala che mi sia capitato.

Ma questo è successo dentro le mura del mercato. E tutto quello che è avvenuto dentro quelle mura merita un racconto dedicato tanto quanto quello che è successo fuori.

Fuori ho visto i personaggi delle fiabe. Ci sono e sono veri.

Fuori la tradizione musicale e spettacolare e circense tipica dei popoli nomadi o dei popoli che vivono l’Africa e il suo deserto si traduce in saltimbanchi, incantatori di serpenti, mangiafuoco, giocolieri e commedianti, venditori e compratori, maghi e imbonitori. Ho visto incantare serpenti. HO VISTO INCANTARE SERPENTI. E non me ne frega se era un trucco, io HO VISTO INCANTARE SERPENTI. Peccato che la scrittura non trasmetta anche espressioni perché se no si capirebbe quanto io abbia VISTO INCANTARE SERPENTI. E non è come vederlo qui al circo o in piazza, davvero non c’entra nulla, perché li il serpente viene incantato su terra gialla in mezzo ad aria gialla con in sottofondo una musica che non riesco a descrivere in maniera diversa da…gialla, e non sei al centro di una pista di un circo, ma in mezzo ad altri che mentre tu stai incantando il tuo serpente ce la mettono tutta sputando fuoco per distrarlo, e non si può capire quanto caoticamente meravigliosa sia una piazza come quella se non la si vive. E c’è un personaggio che si aggira nella piazza come uno strano albero di natale rosso, e per questo lo vedi da lontano. È il venditore d’acqua. Li l’acqua non è potabile, quindi la vendono. No, non come pensiamo noi, non come siamo abituati noi. Niente bottiglie ne cartocci. C’è un uomo con un costume rosso pieno di campanellini che ne annunciano l’arrivo, quest’uomo suona i suoi campanellini tanto quanto i suoi bicchieri, perché oltre che essere pieno di campanellini, ha tanti bicchieri d’argento appesi al vestito come se fosse un albero di natale. E tutto questo suona, e cammina e vende acqua che porta in una sacca sulle spalle. E non è un’attrazione per turisti, perché l’acqua che vende la vende nei bicchieri d’argento che porta addosso, e nessun turista berrebbe mai da quei bicchieri, mentre i cittadini lo fermano e comprano la sua acqua e il suo servizio. E hanno tutti la barba bianca perché fa parte del costume del venditore d’acqua, e fa un effetto molto bello, perché vedi quest’uomo con la barba bianca, vestito di rosso e d’argento con sullo sfondo quel muro giallo che circonda tutta la piazza. E quel muro ha lo stesso colore della terra, perché le città venivano costruite prendendo la terra che la stessa città offriva. E quella terra è gialla, perché tutto in Marocco ha un colore diverso da come si immagina. La terra li è gialla, e la città costruita con mattoni fatti di terra gialla, è gialla pure lei. Ed è strano, perché si crea uno strano effetto ottico di uniformità tra la terra e le case, come se non fossero state costruite dall’uomo, ma fossero spuntate autonomamente dalla terra come funghi. E anche l’aria è gialla, ma non per lo smog, ma perché tutto ciò che fa da sfondo è giallo, e di conseguenza l’aria assume lo stesso colore. E poi una volta al giorno si compie il miracolo. E bisogna augurarsi di essere li in quel momento almeno una volta nella vita, perché di miracolo si tratta.

E la gente si reca su quella piazza per assistervi anche tutti i giorni, perché di quel miracolo dopo averlo visto una volta non si può più fare a meno. E la gente lo sa che su quella piazza esiste una terrazza che è stata costruita con l’unico scopo di far assistere allo spettacolo, e su quella terrazza si va come se fosse San Pietro, solo che da noi i miracoli a San Pietro li promettono soltanto, li avvengono davvero, una volta al giorno, tutti i giorni, sempre alla stessa ora.

E tu vai li, e ti fermi sulla piazza gialla, stando in piedi su terra gialla, respirando aria gialla, circondato da una città gialla fatta di mura gialle mentre senti musica gialla.

E ad un certo punto avviene il miracolo.

È il sole diventa gigante.

E tutto diventa rosso.

E il sole gigante si appoggia su quella terra gialla che diventa fuoco sotto di lui.

E come un’onda d’urto luminosa, il rosso avanza verso di te e ti raggiunge, e la terra si fa rossa, e quando l’onda rossa raggiunge le mura del mercato le trasforma in mura rosse e la torre del minareto che fino a pochi minuti prima si stagliava gialla come un girasole sulla città, cede sotto l’esplosione e diventa una torre del minareto che si staglia rossa sulla città come una torcia. E l’aria smette di essere gialla, perché di giallo intorno non c’è più nulla e tutto si trasforma in rosso, e la terra è rossa e il muro diventa rosso e la stessa musica cambia in rosso, e non si può sapere cosa il sole sia in grado di fare finchè non lo si guarda scomparire dietro le mura di Marrakech, perché li davvero capisci cosa sia l’Africa con i suoi colori, con i suoi odori e con i suoi miracoli naturali.

E la piazza ogni giorno alla stessa ora compie questo miracolo, e la gente corre per vederlo che non sembra vero ma è così, e ogni giorno mentre si compie il miracolo, in una specie di tacito accordo tra il sole e i mercanti, avviene anche la trasformazione della piazza stessa. Non te ne accorgi, è un gioco di tempi e favori. Il sole si occupa di distrarti e di affascinarti, cosicché tu non veda che nel frattempo il mosaico umano di gente che ti coccola e ti affascina lascia il posto a quello che avverrà dopo il sole, e tu non lo vedi come avviene, semplicemente torni nella piazza e ti accorgi che si è trasformata in una cosa diversa da prima, che però come la piazza di prima ti cattura e ti affascina.

Ma questo lo racconto un’altra volta, perché non è la fine di un racconto questa, ma l’inizio.

Perché il sole non si occupa di chiudere la giornata di quella piazza, ma di segnarne il passaggio dal giallo al rosso, perché dopo di lui la piazza non è più gialla. Dopo di lui nella piazza compare il fuoco. Ed è rosso. E la piazza non va a dormire, si prepara per la sera e per la notte, che sarà viva tanto quanto il giorno. E compaiono le fiaccole, perché la notte in quella piazza e rossa, rosso fuoco. Di un rosso… beh… questa è un’altra storia.

Parla del rosso di Marrakech.

Magari un’altra volta.

1 aprile 2002



"Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati , ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t'erano mai passate per la mente. Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fa' una cosa, ogni giorno che sei spaventato. Canta.

Non esser crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo. Lavati i denti. Non perder tempo con l'invidia. A volte sei in testa. A volte resti indietro. La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente dimmi come si fa. Conserva tutte le vecchie lettere d'amore, butta i vecchi estratti conto. Rilassati. Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no. Forse avrai figli o forse no. Forse divorzierai a quarant'anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche. Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo. Usalo in tutti i modi che puoi. Senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E' il più grande strumento che potrai mai avere. Balla. Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno. Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai. Non leggere le riviste di bellezza. Ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori. Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli. Sono il migliore legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perche più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca. Non fare pasticci coi capelli, se no quando avrai quarant'anni sembreranno di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia.Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga. Ma accetta il consiglio... per questa volta."



thanx to elisabetta