Ciao Broo,
ho trovato in casa un librino che potrebbe interessarti: è "Antiche Fiabe Cinesi". Ce l'hai ? Lo vuoi ? Manda indirizzo "fisico" che spedisco
Grazie, si!
E' uno di quelli che avevo prestato e non è più tornato!
Davvero me lo daresti?
Certamente. Basta che lo tieni bene (e non ho dubbi) - era sul comodino di mia madre. L'ho accompagnata recentemente anch'io, tenendone l'urna sulle ginocchia. Poi, per caso ho letto il tuo appello e insomma, mi farebbe piacere se lo avessi tu.
[…]E naturalmente dammi anche il tuo indirizzo.
Ho promesso di comprarli e voglio poter mantenere la promessa.
non ci pensare nemmeno: […] e NON pensare nemmeno a pagarmelo. Consideralo un regalo, anzi un prestito a lunga scadenza.
Allora facciamo così.
Io accetto il tuo regalo solo se sulla prima pagina bianca ci scrivi "Questo libro era sul comodino di.." e ci metti il nome di tua mamma, solo il nome.
Non mi far spiegare che non è un pensiero brutto questo, né un modo per appropriarmi di qualcosa di tuo.
Ma quel libro era di tua mamma e l'ha scritto mio padre.
Se su quella copia compariranno entrambi i nomi io sarò felice.
Fosse anche - e non lo è - un modo per appropriarsi di qualcosa di mio, ne sarei contento. Tutto quello che mia madre mi ha dato, e che mi porto dentro, non può essere solo mio.
E lo accetterò come un regalo.
Tuo e di tua mamma.
Perché se lei lo teneva sul comodino, io in qualche modo "grazie" per avermelo ridato lo vorrei dire anche a lei.
E ricordarmi il suo nome ogni volta che lo aprirò mi sembra un modo bello.
anche a me, per questo ci ho scritto qualcosa sul frontespizio.
E ti dirò, lo avrei fatto anche se non me lo avessi chiesto, a costo di mandarti un libro scarabocchiato.
Anche se non so chi fosse, anche se tu non sai chi sono io.
Ma del resto nemmeno lei sapeva chi era mio padre, e nemmeno io so chi sei tu.
Ha davvero importanza? Se abbiamo culo rimedieremo. L'importante è tutto nell' "Eppure" qui sotto.
Eppure c'è un libro che stava su un comodino, che ha fatto parlare due figli che si son portati in braccio un'urna, e che se deve tornare a me io sarò felice, ma sarò felice solo se si porterà scritta all'interno anche la storia del percorso che ha fatto, non solo quella mia e di mio padre.
Perchè se non fosse stato per te e tua mamma, io quel libro non l'avrei mai avuto.
Un'altra copia magari si, ma non quella.
Firmala, e accetta il mio grazie.
grazie accettato. E' bella questa tua ricerca, spero di riuscire ad aiutarti di nuovo.
ciao, uomo più bello del mondo. Il libro arriva presto, poste permettendo.
dario
“In nessun paese del mondo la lingua scritta è stata per millenni, ed è tutt’ora, tanto lontana e difficilmente raggiungibile da una così larga parte della popolazione come lo è in Cina. […] È naturale che, in una realtà sociale di questo genere, la letteratura popolare sia quanto mai viva e vitale e che abbia un peso e un valore molto diverso da quelli che ha comunemente in Occidente. Per la maggior parte dei cinesi, infatti, essa costituisce l’unica forma possibile di cultura, proprio perché nasce spontanea e non ha bisogno della carta per essere trasmessa agli altri o per essere tramandata ai posteri.
Comunemente chiamata “minore”, questa letteratura è stata per due millenni, e in larghi strati intellettuali cinesi lo è ancora oggi, apertamente disprezzata, trascurata e considerata indegna di essere “letta” e presa in considerazione. […]
Il suo patrimonio è costituito da fiabe e racconti di magia, da leggende, da poesie, da proverbi, da aneddoti, da storie, tutti trasmessi oralmente da una generazione all’altra e via via arricchiti e ampliati dalla fantasia e dall’estro dei narratori.
L’elemento fiabesco, fantastico trae spunto da fatti e situazioni molto comuni, non è artificio e non lo potrebbe essere, è un fiabesco popolano, fatto per incantare i semplici. […]
I narratori e i cantastorie ai quali si deve l’immensa fortuna di cui gode questa tipo di letteratura sono solo ricchi di esperienza di vita, di fantasia, di voglia di dilettare gli altri, di incuriosire, di catturare l’attenzione del pubblico.[…] Insomma, i fruitori di questa letteratura sono soprattutto coloro che s’aggirano in un mercato di piazza, in un cortile di un tempio, in un giorno di festa o in una fiera paesana. Quella di cui parliamo, però, rimane ancora oggi letteratura principalmente orale: la pagina scritta, la fotografia, la fossilizza e la uccide. Non lascia più spazio per le estrose variazioni del cantore e del narratore, non c’è più un dicitore e tanti ascoltatori, c’è una pagina e un lettore: è diventata, insomma, letteratura non più minore o popolare. […]
Ed è proprio tale massa, non piccola, di sconfitti che ha costituito nei secoli l’esercito di autori della letteratura popolare […] Ed erano quasi sempre essi stessi che tenevano nascosto il proprio nome, se ne vergognavano, e mandavano per il mondo i loro scritti orfani di padre, quasi per sfogare in qualche modo l’amarezza che gonfia l’animo e fa le notti lunghe. […]
Scrivevano di tutto e su tutto questi anonimi, e tutto in lingua parlata, perché scrivevano per il popolo, per i cantastorie, per i teatri popolari, per i saltimbanchi da fiera e le loro opere passavano poi di bocca in bocca rifatte, rimaneggiate, modificate, adattate sempre ai mutevoli gusti degli ascoltatori.
A volte riprendevano e arricchivano leggende e racconti popolari, a volte adattavano per il popolo minuto i libri della letteratura colta, ufficiale, i classici insomma, che altrimenti non avrebbero avuto alcuna possibilità di arrivare fino alla gente comune.
Nel corso dei secoli si è così formato un patrimonio letterario sterminato, bellissimo, affascinante. Ed è arrivato fino a noi nonostante l’aperto disprezzo della cultura ufficiale e dei letterati di professione.
Ancora oggi è praticamente sconosciuto al di fuori della Cina: nessuno si preoccupa di conoscerlo e di farlo conoscere.
Questa brevissima raccolta significa poco, molto poco: è come se di un bellissimo e ricchissimo abito, con pizzi, merletti, ricami, ori e perle, si mostrasse solo il bottone. Per quanto bello sia, riuscirà solo a dare una pallida idea dell’abito da cui proviene.
Antiche Fiabe cinesi.
Edi Bozza.”
Questo facevi.
Andavi in giro per il mondo a cercare quel fascino che non volevi si perdesse.
Andavi in giro ad ascoltare cantastorie.
Andavi in giro ad ascoltare fiabe per raccontarle a tua volta.
Come potrei pensare che sei stato cattivo?
È stato bello riascoltarti,
raccontarmi perché scrivo, in questo gigantesco mercato di piazza.
È stato bello.
Grazie Dario
Grazie Pierangela.
È un libro ingiallito, usato, consumato, vissuto, ascoltato, quello che mi avete regalato.
E in quelle pieghe c’è il motivo per cui lo scrisse.
Raccontare una fiaba.
Vi devo tanto stasera.
Fondamentalmente vi devo la mia.
Grazie.
Per gli scarabocchi.
ho trovato in casa un librino che potrebbe interessarti: è "Antiche Fiabe Cinesi". Ce l'hai ? Lo vuoi ? Manda indirizzo "fisico" che spedisco
Grazie, si!
E' uno di quelli che avevo prestato e non è più tornato!
Davvero me lo daresti?
Certamente. Basta che lo tieni bene (e non ho dubbi) - era sul comodino di mia madre. L'ho accompagnata recentemente anch'io, tenendone l'urna sulle ginocchia. Poi, per caso ho letto il tuo appello e insomma, mi farebbe piacere se lo avessi tu.
[…]E naturalmente dammi anche il tuo indirizzo.
Ho promesso di comprarli e voglio poter mantenere la promessa.
non ci pensare nemmeno: […] e NON pensare nemmeno a pagarmelo. Consideralo un regalo, anzi un prestito a lunga scadenza.
Allora facciamo così.
Io accetto il tuo regalo solo se sulla prima pagina bianca ci scrivi "Questo libro era sul comodino di.." e ci metti il nome di tua mamma, solo il nome.
Non mi far spiegare che non è un pensiero brutto questo, né un modo per appropriarmi di qualcosa di tuo.
Ma quel libro era di tua mamma e l'ha scritto mio padre.
Se su quella copia compariranno entrambi i nomi io sarò felice.
Fosse anche - e non lo è - un modo per appropriarsi di qualcosa di mio, ne sarei contento. Tutto quello che mia madre mi ha dato, e che mi porto dentro, non può essere solo mio.
E lo accetterò come un regalo.
Tuo e di tua mamma.
Perché se lei lo teneva sul comodino, io in qualche modo "grazie" per avermelo ridato lo vorrei dire anche a lei.
E ricordarmi il suo nome ogni volta che lo aprirò mi sembra un modo bello.
anche a me, per questo ci ho scritto qualcosa sul frontespizio.
E ti dirò, lo avrei fatto anche se non me lo avessi chiesto, a costo di mandarti un libro scarabocchiato.
Anche se non so chi fosse, anche se tu non sai chi sono io.
Ma del resto nemmeno lei sapeva chi era mio padre, e nemmeno io so chi sei tu.
Ha davvero importanza? Se abbiamo culo rimedieremo. L'importante è tutto nell' "Eppure" qui sotto.
Eppure c'è un libro che stava su un comodino, che ha fatto parlare due figli che si son portati in braccio un'urna, e che se deve tornare a me io sarò felice, ma sarò felice solo se si porterà scritta all'interno anche la storia del percorso che ha fatto, non solo quella mia e di mio padre.
Perchè se non fosse stato per te e tua mamma, io quel libro non l'avrei mai avuto.
Un'altra copia magari si, ma non quella.
Firmala, e accetta il mio grazie.
grazie accettato. E' bella questa tua ricerca, spero di riuscire ad aiutarti di nuovo.
ciao, uomo più bello del mondo. Il libro arriva presto, poste permettendo.
dario
“In nessun paese del mondo la lingua scritta è stata per millenni, ed è tutt’ora, tanto lontana e difficilmente raggiungibile da una così larga parte della popolazione come lo è in Cina. […] È naturale che, in una realtà sociale di questo genere, la letteratura popolare sia quanto mai viva e vitale e che abbia un peso e un valore molto diverso da quelli che ha comunemente in Occidente. Per la maggior parte dei cinesi, infatti, essa costituisce l’unica forma possibile di cultura, proprio perché nasce spontanea e non ha bisogno della carta per essere trasmessa agli altri o per essere tramandata ai posteri.
Comunemente chiamata “minore”, questa letteratura è stata per due millenni, e in larghi strati intellettuali cinesi lo è ancora oggi, apertamente disprezzata, trascurata e considerata indegna di essere “letta” e presa in considerazione. […]
Il suo patrimonio è costituito da fiabe e racconti di magia, da leggende, da poesie, da proverbi, da aneddoti, da storie, tutti trasmessi oralmente da una generazione all’altra e via via arricchiti e ampliati dalla fantasia e dall’estro dei narratori.
L’elemento fiabesco, fantastico trae spunto da fatti e situazioni molto comuni, non è artificio e non lo potrebbe essere, è un fiabesco popolano, fatto per incantare i semplici. […]
I narratori e i cantastorie ai quali si deve l’immensa fortuna di cui gode questa tipo di letteratura sono solo ricchi di esperienza di vita, di fantasia, di voglia di dilettare gli altri, di incuriosire, di catturare l’attenzione del pubblico.[…] Insomma, i fruitori di questa letteratura sono soprattutto coloro che s’aggirano in un mercato di piazza, in un cortile di un tempio, in un giorno di festa o in una fiera paesana. Quella di cui parliamo, però, rimane ancora oggi letteratura principalmente orale: la pagina scritta, la fotografia, la fossilizza e la uccide. Non lascia più spazio per le estrose variazioni del cantore e del narratore, non c’è più un dicitore e tanti ascoltatori, c’è una pagina e un lettore: è diventata, insomma, letteratura non più minore o popolare. […]
Ed è proprio tale massa, non piccola, di sconfitti che ha costituito nei secoli l’esercito di autori della letteratura popolare […] Ed erano quasi sempre essi stessi che tenevano nascosto il proprio nome, se ne vergognavano, e mandavano per il mondo i loro scritti orfani di padre, quasi per sfogare in qualche modo l’amarezza che gonfia l’animo e fa le notti lunghe. […]
Scrivevano di tutto e su tutto questi anonimi, e tutto in lingua parlata, perché scrivevano per il popolo, per i cantastorie, per i teatri popolari, per i saltimbanchi da fiera e le loro opere passavano poi di bocca in bocca rifatte, rimaneggiate, modificate, adattate sempre ai mutevoli gusti degli ascoltatori.
A volte riprendevano e arricchivano leggende e racconti popolari, a volte adattavano per il popolo minuto i libri della letteratura colta, ufficiale, i classici insomma, che altrimenti non avrebbero avuto alcuna possibilità di arrivare fino alla gente comune.
Nel corso dei secoli si è così formato un patrimonio letterario sterminato, bellissimo, affascinante. Ed è arrivato fino a noi nonostante l’aperto disprezzo della cultura ufficiale e dei letterati di professione.
Ancora oggi è praticamente sconosciuto al di fuori della Cina: nessuno si preoccupa di conoscerlo e di farlo conoscere.
Questa brevissima raccolta significa poco, molto poco: è come se di un bellissimo e ricchissimo abito, con pizzi, merletti, ricami, ori e perle, si mostrasse solo il bottone. Per quanto bello sia, riuscirà solo a dare una pallida idea dell’abito da cui proviene.
Antiche Fiabe cinesi.
Edi Bozza.”
Questo facevi.
Andavi in giro per il mondo a cercare quel fascino che non volevi si perdesse.
Andavi in giro ad ascoltare cantastorie.
Andavi in giro ad ascoltare fiabe per raccontarle a tua volta.
Come potrei pensare che sei stato cattivo?
È stato bello riascoltarti,
raccontarmi perché scrivo, in questo gigantesco mercato di piazza.
È stato bello.
Grazie Dario
Grazie Pierangela.
È un libro ingiallito, usato, consumato, vissuto, ascoltato, quello che mi avete regalato.
E in quelle pieghe c’è il motivo per cui lo scrisse.
Raccontare una fiaba.
Vi devo tanto stasera.
Fondamentalmente vi devo la mia.
Grazie.
Per gli scarabocchi.