E' come quando Veltroni aprì la conferenza stampa del dopo elezioni raccontando per venti minuti grafici alla mano perché di vittoria storica per il PD si trattò.
Ora è uguale.
'Siamo' stati buttati fuori ai quarti?
No, 'siamo' l'unica squadra che non ha perso con la Spagna.
Ma che paese demente.
30 giugno 2008
28 giugno 2008
papa moj's
Biblicamente, seguiamo molto la bibbia, quindi il 10% delle nostre entrate è per dio
Poi l’offerta varia, cioè quanto ti senti di dare di più, dai.
Perché in Malachia, nella bibbia c’è scritto che il 10% è proprio di dio, appartiene a dio e quindi noi diamo quello che è di dio.
Lo specchiet...aehm....l'innovativo pub milanese (sempre pionieri, noi) si chiama 'Le Pecore' (ri-aehm)
Se ci andate, potreste porre una domanda al posto mio?
Dovreste chieder loro (che ne sanno) come mai ogni volta che si parla di dio, dietro finisci col trovarci sempre un cassiere (a volte vivo, a volte meno).
Qui, il video da cui sono estratte le perle lassù.
26 giugno 2008
23 giugno 2008
M'è scappato un post tra i commenti altrui
quello che ho capito io da spettatore non sapente tra amici che parlavano con la tv è che non salivamo e non chiudevamo e non tornavamo e mi sono venute in mente un sacco di mie storie d'amore che erano proprio così uguali uguali esito compreso e allora ho capito che fu tutto un problema di schemi io attaccavo meno di quanto loro difendessero
22 giugno 2008
Mo va a la ghèr!
Qualche giorno fa mi sono guardato il documentario a colori (rosa e verde, per la verità) sulla seconda guerra mondiale.
Nell'elenco delle riduzioni necessarie alla riassumibilità documentaristica di una tale lunga e complessa sequenza di eventi, è stato inserito il ruolo dell'Italia che, in quasi due ore di documentario, non compare manco una volta manco di striscio.
Ma può anche essere che mi sia addormentato io saltuariamente, per dire.
Cioè, mi pare più realistica, come possibilità, anche vista la qualità della riduzione.
Nell'elenco delle riduzioni necessarie alla riassumibilità documentaristica di una tale lunga e complessa sequenza di eventi, è stato inserito il ruolo dell'Italia che, in quasi due ore di documentario, non compare manco una volta manco di striscio.
Ma può anche essere che mi sia addormentato io saltuariamente, per dire.
Cioè, mi pare più realistica, come possibilità, anche vista la qualità della riduzione.
21 giugno 2008
Stiamo lavorando per voi
All'aeroporto di Napoli, area controllo sicurezza bagaglio a mano, sono da ieri disponibili circa 600 barattoli di marmellata di Sorrento suddivisi in confezioni da numero 3 (gusti) barattoli da 120 ml regalati dall'organizzatore a ciascuno dei 200 partecipanti un attimo dopo la fine dell'evento e un attimo prima che si recassero in aeroporto per tornare ciascuno a casa propria col simpatico souvenir.
Probabile che da oggi siano in vendita in uno dei negozi siti un metro dopo il controllo sicurezza bagaglio a mano esattamente come sono in vendita le bottigliette d'acqua che un metro prima del controllo sicurezza bagaglio a mano ti sequestrano perché potresti avvelenarci l'aereo e un metro dopo ti rivendono a un euro e trenta rispetto ai trenta centesimi che la paghi in ogni supermercato fuori dall'aeroporto.
Resta l'applauso al tizio che ha scelto il regalo per i partecipanti all'evento della durata di due giorni.
Probabile che da oggi siano in vendita in uno dei negozi siti un metro dopo il controllo sicurezza bagaglio a mano esattamente come sono in vendita le bottigliette d'acqua che un metro prima del controllo sicurezza bagaglio a mano ti sequestrano perché potresti avvelenarci l'aereo e un metro dopo ti rivendono a un euro e trenta rispetto ai trenta centesimi che la paghi in ogni supermercato fuori dall'aeroporto.
Resta l'applauso al tizio che ha scelto il regalo per i partecipanti all'evento della durata di due giorni.
17 giugno 2008
Per rispondere alle richieste dei cittadini
Ha detto Veltroni che forse il dialogo è un po' a rischio.
Dopo aver salvato R4 per rispondere alle richieste dei cittadini, confermato il ponte e poi curiosamente ottenuto il plebiscito in sicilia per rispondere alle richieste dei cittadini, inculato il capo dello stato come fosse l'ultimo uscere del palazzo per rispondere alle richieste dei cittadini, annunciato l'esercito in piazza, in ogni piazza, per rispondere alle richieste dei cittadini, fatto macerare le intercettazioni telefoniche del cavaliere ché ora la consulta può anche far ritirare il provvedimento perché incostituzionale ché tanto i nastri non esistono più, per rispondere alle richieste dei cittadini, avviato il percorso per bloccare l'ennesimo processo sul nano dal quale sarebbe naturalmente come sempre uscito assolto ma dal quale curiosamente uscirà come sempre grazie a una legge che lo salva per rispondere alle richieste dei cittadini, ora si stanno realmente cagando addosso per la minaccia di Veltroni di interromperino il dialoghino.
Che polso, che fermezza, che leader, 'sto Uolter.
Dopo aver salvato R4 per rispondere alle richieste dei cittadini, confermato il ponte e poi curiosamente ottenuto il plebiscito in sicilia per rispondere alle richieste dei cittadini, inculato il capo dello stato come fosse l'ultimo uscere del palazzo per rispondere alle richieste dei cittadini, annunciato l'esercito in piazza, in ogni piazza, per rispondere alle richieste dei cittadini, fatto macerare le intercettazioni telefoniche del cavaliere ché ora la consulta può anche far ritirare il provvedimento perché incostituzionale ché tanto i nastri non esistono più, per rispondere alle richieste dei cittadini, avviato il percorso per bloccare l'ennesimo processo sul nano dal quale sarebbe naturalmente come sempre uscito assolto ma dal quale curiosamente uscirà come sempre grazie a una legge che lo salva per rispondere alle richieste dei cittadini, ora si stanno realmente cagando addosso per la minaccia di Veltroni di interromperino il dialoghino.
Che polso, che fermezza, che leader, 'sto Uolter.
16 giugno 2008
Gomorra
Il film dico, non il libro.
Quindi:
a) è un gran cazzo di bel film.
Tutto, la (le) storia, i dialoghi, la cosa di farlo in dialetto strettiiiiiiiiiissimo, il montaggio, la fotografia, tutto.
Ché io in genere i film italiani non li apprezzo mai a fondo.
C’è quello che la storia è fantastica ma pare confezionato da un gruppo di studenti al primo anno.
C’è quello che la regia è speciale ma, accidenti, la storia, quattro luoghi comuni in più sull’italiano medio e ci si può confezionare uno spot per tedeschi a Venezia.
C’è quello che gli attori sono anche bravi, ma finché il limite è “non dite preservativo ché c’è il moige” poi finisce sempre che a far le cose belle vanno in francia.
C’è quello di chi si azzarda a mettere nella sceneggiatura un paio di preservativi ma poi lo fa pronunciare a Jerry Calà e tutto crolla (per quanto, anche il trash c’ha il suo perché).
E poi c’è Verdone, che fa categoria a sé, che per me poteva (doveva) chiudere la carriera con “In viaggio con papà” e invece ha voluto proseguirla e oggi vince premi su premi e io non me ne spiego manco uno.
Questo no, questo ha tutto, questo è fatto bene, questo c’ha le palle, c’ha attori che non sono attori ma danno la merda alla maggior parte dei volti sullo schermo oggi, tutti, dal primo all’ultimo, non ce n’è uno che ti dia quell’effetto “attori di strada” che non vedi la camera ma lo sai, lo senti, quasi la vedi che è lì a dieci centimetri da quella faccia (questo effetto qua, per capirci), lì no, paiono tutti usciti dall’actor studio e se non è così dovrebbero entrarci perché la base c’è tutta e se quello è il punto di partenza il possibile arrivo è roba da non perdersi, oppure sono tutti davvero camorristi dentro, che è la seconda spiegazione possibile a tanta dimestichezza col metodo quello là, come si chiama, Stanislavsky, che sembra inventato per, anzi da, loro.
b) La parte di Servillo è l’unica che si poteva anche togliere in blocco.
No, lui bravissimo, niente da dire, ma lì in mezzo pareva, per tornare al parallelo, al suo posto quanto Placido in Mery per sempre appunto.
Il più prevedibile, il meno dirompente, lo specchietto per le allodole, il nome che fa botteghino, la storia meno storia di tutte, quella che sta lì perché a’munnezza oggi fa cronaca e non la si poteva evitare, però si fosse evitata il film ne avrebbe guadagnato, anche perché è stata raccontata davvero ma davvero scema, come fosse affare di un ragioniere e la sua furbizia e non roba da riunioni d’affari all’estero quale invece è.
Sì, c‘hanno provato con classico dialogo finale che ti dici “Ok, ora ci raccontano la chiave di tutto il meridione” e invece manco gli spara mentre si allontana dopo aver sentito le due frasi più banali della storia delle frasi banali dei film.
Titta pare lontano secoli.
c) Manco un cenno alla politica.
Ecco, dai, diciamolo, va bene tutto, ma manco un assessore, un consigliere comunale, un circolo di quartiere, niente.
Siamo mica nati ieri.
Va però detto che nella sala accanto c’era “il Divo” e quindi probabilmente tutto il resto, sicuramente assessori, consiglieri comunali, circoli di quartiere, Roma.
d) Sono uscito con un unico gigantesco dubbio
Ma come diavolo è possibile che abbiano permesso di girare il film proprio lì, tra quelle porte, tra quelle scale, tra quelle vedette?
Mi ha risposto lei, che su diverse cose è innegabilmente più intelligente di me.
È uno spot.
È un film bifronte.
Riesce a essere contemporaneamente profondissima denuncia e ineguagliabile spot nello stesso tempo.
Conveniva a entrambi che fosse girato lì, proprio lì, proprio in quel modo.
Chi non ha in sé il germe non ottiene altro che il radicamento della convinzione che quel mondo sia il vero male dell’Italia.
Chi ha in sé il germe, dopo aver visto il film corre ad arruolarsi tra le fila della camorra.
A me ha confermato solo un sacco di cose che con la camorra poi c’entrano fino a un certo punto.
Ma che sono mie e tali restano.
Ora però un suggerimento.
La sicilia ha avuto il suo Mery per sempre.
La puglia il suo (splendido) Mio cognato
Ora la campania il suo Gomorra.
Ecco, il suggerimento dicevo.
Magari qualcuno si prenda le palle in mano e racconti seriamente la calabria.
Ché sarebbe anche ora.
Quindi:
a) è un gran cazzo di bel film.
Tutto, la (le) storia, i dialoghi, la cosa di farlo in dialetto strettiiiiiiiiiissimo, il montaggio, la fotografia, tutto.
Ché io in genere i film italiani non li apprezzo mai a fondo.
C’è quello che la storia è fantastica ma pare confezionato da un gruppo di studenti al primo anno.
C’è quello che la regia è speciale ma, accidenti, la storia, quattro luoghi comuni in più sull’italiano medio e ci si può confezionare uno spot per tedeschi a Venezia.
C’è quello che gli attori sono anche bravi, ma finché il limite è “non dite preservativo ché c’è il moige” poi finisce sempre che a far le cose belle vanno in francia.
C’è quello di chi si azzarda a mettere nella sceneggiatura un paio di preservativi ma poi lo fa pronunciare a Jerry Calà e tutto crolla (per quanto, anche il trash c’ha il suo perché).
E poi c’è Verdone, che fa categoria a sé, che per me poteva (doveva) chiudere la carriera con “In viaggio con papà” e invece ha voluto proseguirla e oggi vince premi su premi e io non me ne spiego manco uno.
Questo no, questo ha tutto, questo è fatto bene, questo c’ha le palle, c’ha attori che non sono attori ma danno la merda alla maggior parte dei volti sullo schermo oggi, tutti, dal primo all’ultimo, non ce n’è uno che ti dia quell’effetto “attori di strada” che non vedi la camera ma lo sai, lo senti, quasi la vedi che è lì a dieci centimetri da quella faccia (questo effetto qua, per capirci), lì no, paiono tutti usciti dall’actor studio e se non è così dovrebbero entrarci perché la base c’è tutta e se quello è il punto di partenza il possibile arrivo è roba da non perdersi, oppure sono tutti davvero camorristi dentro, che è la seconda spiegazione possibile a tanta dimestichezza col metodo quello là, come si chiama, Stanislavsky, che sembra inventato per, anzi da, loro.
b) La parte di Servillo è l’unica che si poteva anche togliere in blocco.
No, lui bravissimo, niente da dire, ma lì in mezzo pareva, per tornare al parallelo, al suo posto quanto Placido in Mery per sempre appunto.
Il più prevedibile, il meno dirompente, lo specchietto per le allodole, il nome che fa botteghino, la storia meno storia di tutte, quella che sta lì perché a’munnezza oggi fa cronaca e non la si poteva evitare, però si fosse evitata il film ne avrebbe guadagnato, anche perché è stata raccontata davvero ma davvero scema, come fosse affare di un ragioniere e la sua furbizia e non roba da riunioni d’affari all’estero quale invece è.
Sì, c‘hanno provato con classico dialogo finale che ti dici “Ok, ora ci raccontano la chiave di tutto il meridione” e invece manco gli spara mentre si allontana dopo aver sentito le due frasi più banali della storia delle frasi banali dei film.
Titta pare lontano secoli.
c) Manco un cenno alla politica.
Ecco, dai, diciamolo, va bene tutto, ma manco un assessore, un consigliere comunale, un circolo di quartiere, niente.
Siamo mica nati ieri.
Va però detto che nella sala accanto c’era “il Divo” e quindi probabilmente tutto il resto, sicuramente assessori, consiglieri comunali, circoli di quartiere, Roma.
d) Sono uscito con un unico gigantesco dubbio
Ma come diavolo è possibile che abbiano permesso di girare il film proprio lì, tra quelle porte, tra quelle scale, tra quelle vedette?
Mi ha risposto lei, che su diverse cose è innegabilmente più intelligente di me.
È uno spot.
È un film bifronte.
Riesce a essere contemporaneamente profondissima denuncia e ineguagliabile spot nello stesso tempo.
Conveniva a entrambi che fosse girato lì, proprio lì, proprio in quel modo.
Chi non ha in sé il germe non ottiene altro che il radicamento della convinzione che quel mondo sia il vero male dell’Italia.
Chi ha in sé il germe, dopo aver visto il film corre ad arruolarsi tra le fila della camorra.
A me ha confermato solo un sacco di cose che con la camorra poi c’entrano fino a un certo punto.
Ma che sono mie e tali restano.
Ora però un suggerimento.
La sicilia ha avuto il suo Mery per sempre.
La puglia il suo (splendido) Mio cognato
Ora la campania il suo Gomorra.
Ecco, il suggerimento dicevo.
Magari qualcuno si prenda le palle in mano e racconti seriamente la calabria.
Ché sarebbe anche ora.
15 giugno 2008
Pillola azzurra pillola rossa
Matrix.
Ospite Vladimir Luxuria.
Mentana:
"Qual'è stata la peggiore critica e quale il miglior complimento ricevuto in parlamento?
Si è trovata meglio con gli uomini o con le donne?
Cosa le hanno detto quando si è rifatta naso e seno?
Le rivolgevano battute ironiche?
Cosa le dicono nel suo quartiere?
Ci racconta quella storia del bagno delle donne?
Ha fatto pace con la Gardini?
Metteva la gonna?
Ora un attimo di pubblicità e poi torniamo per chiudere con qualche domanda un po' meno politica."
Ospite Vladimir Luxuria.
Mentana:
"Qual'è stata la peggiore critica e quale il miglior complimento ricevuto in parlamento?
Si è trovata meglio con gli uomini o con le donne?
Cosa le hanno detto quando si è rifatta naso e seno?
Le rivolgevano battute ironiche?
Cosa le dicono nel suo quartiere?
Ci racconta quella storia del bagno delle donne?
Ha fatto pace con la Gardini?
Metteva la gonna?
Ora un attimo di pubblicità e poi torniamo per chiudere con qualche domanda un po' meno politica."
12 giugno 2008
Giovani sani ed educati
E così insomma alla fine il problema di Napoli è che non ha abbastanza netturbini.
Il ché può anche esser vero, se si intende che non ne ha abbastanza in giro per le strade a raccogliere l’immondizia perché tutti impegnati a giocare a briscola nel parcheggio dei camion.
No ma non è il cavaliere a essere un genio, geni sono tutti quelli che vedono in quell’uomo uno statista come mai prima d’ora.
Hai capito cosa si sono detti l’altro giorno col papa?
“Io volere più zoldi kvest’anno per skvola di zuore”
“Eh, sì, ma come li giustifico? Lo sai che quelli si mangiano tutto basta che stia bene in tivvù, dammi qualcosa in cambio da mostrare per giustificarli”
“Kvale ezzere tuo problema più krande in kvesto momento?”
“I rifiuti, ormai ho detto a quelli là che glieli avrei levati di torno e mo quelli si aspettano che lo faccia, ma è un casino, quelli non mi danno gli uomini per farlo”
“No c’è problema, ti do papaboiz e boiz skaut ke puliscono già mio parco, loro molto belli in tv tutti biondini e ciovani e rakazze tette krosse come veline”
“Ma bella papa! Così tu dopo una settimana fai l’ennesimo elogio delle associazioni di volontariato cattolico e dei giovani educati al culto di gesù e io posso piazzarti qualche miliardo in più sulle scuole senza che nessuno dica che non se li meritano!”
“Ziamo ceni, vero?”
“Siamo genissimi!”
"Zì però baciami anello"
"Sì scusa, Smack"
Che poi io la notizia l’ho letta solo ieri, magari a quest’ora l’ha già rettificata smentita corretta.
Magari per “volontari” intendeva dire che quelli che giocano a briscola andranno volontariamente a lavorare sotto la minaccia dell’esercito.
A propò, è già arrivato l’esercito a Napoli?
Non ancora?
Mh, strano.
No ma è un fine statista, eh.
Meno male che c'è lui, adesso.
Il ché può anche esser vero, se si intende che non ne ha abbastanza in giro per le strade a raccogliere l’immondizia perché tutti impegnati a giocare a briscola nel parcheggio dei camion.
No ma non è il cavaliere a essere un genio, geni sono tutti quelli che vedono in quell’uomo uno statista come mai prima d’ora.
Hai capito cosa si sono detti l’altro giorno col papa?
“Io volere più zoldi kvest’anno per skvola di zuore”
“Eh, sì, ma come li giustifico? Lo sai che quelli si mangiano tutto basta che stia bene in tivvù, dammi qualcosa in cambio da mostrare per giustificarli”
“Kvale ezzere tuo problema più krande in kvesto momento?”
“I rifiuti, ormai ho detto a quelli là che glieli avrei levati di torno e mo quelli si aspettano che lo faccia, ma è un casino, quelli non mi danno gli uomini per farlo”
“No c’è problema, ti do papaboiz e boiz skaut ke puliscono già mio parco, loro molto belli in tv tutti biondini e ciovani e rakazze tette krosse come veline”
“Ma bella papa! Così tu dopo una settimana fai l’ennesimo elogio delle associazioni di volontariato cattolico e dei giovani educati al culto di gesù e io posso piazzarti qualche miliardo in più sulle scuole senza che nessuno dica che non se li meritano!”
“Ziamo ceni, vero?”
“Siamo genissimi!”
"Zì però baciami anello"
"Sì scusa, Smack"
Che poi io la notizia l’ho letta solo ieri, magari a quest’ora l’ha già rettificata smentita corretta.
Magari per “volontari” intendeva dire che quelli che giocano a briscola andranno volontariamente a lavorare sotto la minaccia dell’esercito.
A propò, è già arrivato l’esercito a Napoli?
Non ancora?
Mh, strano.
No ma è un fine statista, eh.
Meno male che c'è lui, adesso.
Etichette:
dio patria famiglia,
Pericolanti,
politiquanti
Il senso del ridicolo
25 giugno 2006
Lavori insicuri, è inaccettabile
ROMA - Nei cantieri di lavoro «ci sono condizioni di sicurezza inaccettabili», e occorre vigilare «di più e con più costanza sul rispetto delle norme». Scende in campo il presidente della Repubblica, dopo lo spaventoso incidente nel cantiere della Catania-Siracusa.
08 luglio 2006
Napolitano: indagini severe sui morti in fabbrica
NAPOLI - Indagini «approfondite e severe», accertamenti rigorosi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interviene sulla tragedia di Montesano sulla Marcellana (Salerno)
27 novembre 2006
Stragi sul lavoro, indignarsi e reagire
NAPOLI - «Mai rassegnarsi». Sconvolto dall' ennesimo incidente sul lavoro (l'incendio d'un oleificio in Umbria, quattro morti) Giorgio Napolitano ripete con energia la sua indignazione. «Bisogna avere ogni volta la capacità di indignarsi, di allarmarsi, di reagire. L'importante è non considerare mai questi terribili episodi come ordinaria amministrazione».
26 gennaio 2007
L' appello di Napolitano 'Stop alle morti bianche'
NAPOLI - «Non ci si può limitare alla denuncia commossa e indignata», ha aggiunto Napolitano sollecitando ad «adottare misure realmente efficaci».
15 aprile 2007
Napolitano e le morti bianche Tragedia da fermare subito
ROMA - dice Giorgio Napolitano dopo gli ultimi due morti per lavoro di ieri che hanno fatto seguito ai quattro del giorno prima. «non può essere, non dev'essere più che, com' è accaduto tante volte in passato, dopo lo sdegno tutto sia dimenticato […] Bisogna fare qualcosa di più, le parole non bastano».
03 maggio 2007
Strage continua, altri 3 morti sul lavoro
ROMA - L' Italia deve «indignarsi» per le morti bianche, dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, commosso in una cerimonia al Quirinale per il Primo Maggio dedicata alla sicurezza del lavoro. Ma indignarsi non basta, aggiunge il capo dello Stato.
26 giugno 2007
Cade dall' impalcatura e muore
L' ennesima tragedia sul lavoro avviene proprio nel giorno del nuovo appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che sollecita «risposte efficaci al dramma di tante famiglie e comunità».
07 dicembre 2007
Napolitano: Una piaga inaccettabile
ROMA - «Sono stato profondamente colpito dalla notizia del tragico incidente verificatosi nell' acciaieria Thyssen Krupp», ha scritto il presidente Napolitano al sindaco di Torino Chiamparino. «Quest'ultimo drammatico evento coinvolge ancora una volta la responsabilità di tutti, poteri pubblici e forze sociali, ad assumere il necessario impegno per estirpare l'inaccettabile piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro».
12 gennaio 2008
Napolitano: Incidenti sul lavoro fenomeno gravissimo e spaventoso
ROMA - Le morti bianche. «Un fenomeno gravissimo, spaventoso, che richiede il massimo allarme sociale», scandisce il presidente della Repubblica.
19 gennaio 2008
Asfissiati nella stiva della nave due operai morti a Marghera
A Cacciari, ieri sera, ha telefonato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per esprimere il proprio cordoglio. Si allunga così, ha sottolineato, l'elenco di morti bianche che «suscita indignazione e richiama sempre più tutti alla doverosa assunzione di responsabilità e al necessario impegno di prevenzione e vigilanza per spezzare la inquietante catena di caduti sul lavoro».
3 marzo 2008
Napolitano dopo l'incidente sul lavoro a Molfetta: «Bisogna intervenire subito»
ROMA - Quella delle morti per incidenti sul lavoro è «una catena tragica» contro la quale «bisogna reagire subito».
01 aprile 2008
Stragi sul lavoro, altre 4 vittime oggi la stretta del governo
ROMA - Ancora quattro morti sul lavoro: a Caserta e a Teramo hanno perso la vita due operai.
Contro questa strage quotidiana è sceso nuovamente in campo il capo dello Stato, invitando tutti all'impegno. «Non ci sono sufficienti tutele e controlli contro le morti sul lavoro» ha infatti detto il presidente Napolitano a Firenze,
03 maggio 2008
Napolitano: basta morti bianche
ROMA - Giorgio Napolitano ha inaugurato il Primo maggio un monumento in bronzo ai caduti del lavoro. […] a ricordo dei morti nei cantieri del traforo ferroviario del Gottardo.
11 giugno 2008
Napolitano: «Basta con le stragi»
ROMA - NAPOLITANO - «Basta con le stragi sul lavoro», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano di fronte al terribile incidente di Mineo.
Lavori insicuri, è inaccettabile
ROMA - Nei cantieri di lavoro «ci sono condizioni di sicurezza inaccettabili», e occorre vigilare «di più e con più costanza sul rispetto delle norme». Scende in campo il presidente della Repubblica, dopo lo spaventoso incidente nel cantiere della Catania-Siracusa.
08 luglio 2006
Napolitano: indagini severe sui morti in fabbrica
NAPOLI - Indagini «approfondite e severe», accertamenti rigorosi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interviene sulla tragedia di Montesano sulla Marcellana (Salerno)
27 novembre 2006
Stragi sul lavoro, indignarsi e reagire
NAPOLI - «Mai rassegnarsi». Sconvolto dall' ennesimo incidente sul lavoro (l'incendio d'un oleificio in Umbria, quattro morti) Giorgio Napolitano ripete con energia la sua indignazione. «Bisogna avere ogni volta la capacità di indignarsi, di allarmarsi, di reagire. L'importante è non considerare mai questi terribili episodi come ordinaria amministrazione».
26 gennaio 2007
L' appello di Napolitano 'Stop alle morti bianche'
NAPOLI - «Non ci si può limitare alla denuncia commossa e indignata», ha aggiunto Napolitano sollecitando ad «adottare misure realmente efficaci».
15 aprile 2007
Napolitano e le morti bianche Tragedia da fermare subito
ROMA - dice Giorgio Napolitano dopo gli ultimi due morti per lavoro di ieri che hanno fatto seguito ai quattro del giorno prima. «non può essere, non dev'essere più che, com' è accaduto tante volte in passato, dopo lo sdegno tutto sia dimenticato […] Bisogna fare qualcosa di più, le parole non bastano».
03 maggio 2007
Strage continua, altri 3 morti sul lavoro
ROMA - L' Italia deve «indignarsi» per le morti bianche, dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, commosso in una cerimonia al Quirinale per il Primo Maggio dedicata alla sicurezza del lavoro. Ma indignarsi non basta, aggiunge il capo dello Stato.
26 giugno 2007
Cade dall' impalcatura e muore
L' ennesima tragedia sul lavoro avviene proprio nel giorno del nuovo appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che sollecita «risposte efficaci al dramma di tante famiglie e comunità».
07 dicembre 2007
Napolitano: Una piaga inaccettabile
ROMA - «Sono stato profondamente colpito dalla notizia del tragico incidente verificatosi nell' acciaieria Thyssen Krupp», ha scritto il presidente Napolitano al sindaco di Torino Chiamparino. «Quest'ultimo drammatico evento coinvolge ancora una volta la responsabilità di tutti, poteri pubblici e forze sociali, ad assumere il necessario impegno per estirpare l'inaccettabile piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro».
12 gennaio 2008
Napolitano: Incidenti sul lavoro fenomeno gravissimo e spaventoso
ROMA - Le morti bianche. «Un fenomeno gravissimo, spaventoso, che richiede il massimo allarme sociale», scandisce il presidente della Repubblica.
19 gennaio 2008
Asfissiati nella stiva della nave due operai morti a Marghera
A Cacciari, ieri sera, ha telefonato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per esprimere il proprio cordoglio. Si allunga così, ha sottolineato, l'elenco di morti bianche che «suscita indignazione e richiama sempre più tutti alla doverosa assunzione di responsabilità e al necessario impegno di prevenzione e vigilanza per spezzare la inquietante catena di caduti sul lavoro».
3 marzo 2008
Napolitano dopo l'incidente sul lavoro a Molfetta: «Bisogna intervenire subito»
ROMA - Quella delle morti per incidenti sul lavoro è «una catena tragica» contro la quale «bisogna reagire subito».
01 aprile 2008
Stragi sul lavoro, altre 4 vittime oggi la stretta del governo
ROMA - Ancora quattro morti sul lavoro: a Caserta e a Teramo hanno perso la vita due operai.
Contro questa strage quotidiana è sceso nuovamente in campo il capo dello Stato, invitando tutti all'impegno. «Non ci sono sufficienti tutele e controlli contro le morti sul lavoro» ha infatti detto il presidente Napolitano a Firenze,
03 maggio 2008
Napolitano: basta morti bianche
ROMA - Giorgio Napolitano ha inaugurato il Primo maggio un monumento in bronzo ai caduti del lavoro. […] a ricordo dei morti nei cantieri del traforo ferroviario del Gottardo.
11 giugno 2008
Napolitano: «Basta con le stragi»
ROMA - NAPOLITANO - «Basta con le stragi sul lavoro», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano di fronte al terribile incidente di Mineo.
5 giugno 2008
Sei Perseo? Auguri.
No, non lo sapete.
Non lo sapete perché io voglio che non lo sappiate. Più.
Altrimenti sapreste dello tsunami che ho scatenato.
Chi mi leggeva un tempo, sapeva che c’erano storie che parlavano di persone vere.
Quello che non sapeva però, era che anche le storie erano vere.
Sembravano sempre, mi si diceva, delle rappresentazioni di storie fantasiose con personaggi reali.
E invece no, erano vere anche le storie.
Un giorno scrissi una storia che forse è la storia più cara che ho dentro.
Mentre scrivevo avevo in mente l’immagine esatta di quella storia, ogni virgola era parte di quell’immagine.
Quello che non ricordavo era che di quella storia, di quell’immagine nei miei pensieri, ne esisteva una versione reale.
Non sapevo che in un posto lontano, ma non così tanto, qualcuno ha per trent’anni protetto con cura, con la stessa cura che io ho riservato per trent’anni all’immagine che portavo dentro, l’unica foto esistente di quella storia che no, non era inventata.
E allora per i miei trentasei anni mi regalo di nuovo quella storia così da averne finalmente la versione completa che non credevo avrei mai avuto, alla quale oggi posso aggiungere la sua vera immagine reale così da chiudere la storia nell’unico modo possibile e cioè così come cominciò.
Buon compleanno a me.
Che sto cambiando il mondo intorno con fatica, ma con la gioia di chi nel farlo si sente dire “guarda, cosa ho conservato per tutti questi anni”.
Che per la prima volta da quando sono nato sento una cosa che non avevo mai sentito.
Sento che esiste una terra alla quale appartengo.
E io non l’ho mai provata questa cosa.
Non lo sapete perché io voglio che non lo sappiate. Più.
Altrimenti sapreste dello tsunami che ho scatenato.
Chi mi leggeva un tempo, sapeva che c’erano storie che parlavano di persone vere.
Quello che non sapeva però, era che anche le storie erano vere.
Sembravano sempre, mi si diceva, delle rappresentazioni di storie fantasiose con personaggi reali.
E invece no, erano vere anche le storie.
Un giorno scrissi una storia che forse è la storia più cara che ho dentro.
Mentre scrivevo avevo in mente l’immagine esatta di quella storia, ogni virgola era parte di quell’immagine.
Quello che non ricordavo era che di quella storia, di quell’immagine nei miei pensieri, ne esisteva una versione reale.
Non sapevo che in un posto lontano, ma non così tanto, qualcuno ha per trent’anni protetto con cura, con la stessa cura che io ho riservato per trent’anni all’immagine che portavo dentro, l’unica foto esistente di quella storia che no, non era inventata.
E allora per i miei trentasei anni mi regalo di nuovo quella storia così da averne finalmente la versione completa che non credevo avrei mai avuto, alla quale oggi posso aggiungere la sua vera immagine reale così da chiudere la storia nell’unico modo possibile e cioè così come cominciò.
Buon compleanno a me.
Che sto cambiando il mondo intorno con fatica, ma con la gioia di chi nel farlo si sente dire “guarda, cosa ho conservato per tutti questi anni”.
Che per la prima volta da quando sono nato sento una cosa che non avevo mai sentito.
Sento che esiste una terra alla quale appartengo.
E io non l’ho mai provata questa cosa.
Quando eravamo piccoli ci troveremo di nuovo sulla collina, io la sabbia, tu l’acqua, lui ci guarderà sorridendo indicandoci mattoni grandi, troppo grandi, io la sabbia infatti, tu l’acqua infatti, dove mai andremo, quando eravamo piccoli.
Farà caldo e andavamo al pozzo, che paura ma poi uscirà ancora fresca, fredda, quando eravamo piccoli sarà buona, cammineremo sul sentiero e sceglieremo la cameretta sopra i ciotoli e la sabbia e l’erba, eravamo piccoli la vedevamo era lì, io la sabbia, tu l’acqua, la cameretta poteva essere dovunque, la faremo, ci sembrerà possibile, eravamo piccoli, più piccoli dei mattoni, più grandi della cameretta, un legno disegneremo la finestra qui, la porta là, ci guarderà sorridendo, ci dirà sì, dove facevamo la cameretta.
Quando eravamo piccoli impareremo il cemento, dove eravamo rimasti il giorno che avevamo smesso, io la sabbia, tu l’acqua, lui i mattoni troppo grandi anche per lui.
Io, sai, ho imparato a costruire clessidre, qualcosa dovevo farmene di quella sabbia senz’acqua quando ci siamo lasciati quel giorno sulla collina, vedessi che belle, all’inizio non tanto oggi tanto, soffio il vetro con la sabbia già dentro, un pezzo unico, il vetro è sabbia prima, lo sapevamo, disegnavamo finestre sulla sabbia, infatti, oggi prendo la sabbia soffio intorno ma solo poco, quanto serve per rendere vetro un velo intorno, si chiamano clessidra, mi hanno detto segnano il tempo, non è vero, lo dicono quelli che non sanno ma se vuoi dimostrarglielo mostragli una clessidra e chiedi di dire quanto tempo è passato, non lo sanno, ti devono prima per forza chiedere quante volte l’hai girata, ti devono chiedere da quanto ce l’hai, ti devono chiedere se l’hai fermata, il sole segna il tempo, quando eravamo piccoli ci scalderà sul prato mentre disegnamo finestre e camerette.
Quando eravamo piccoli saremo figli, io porterò le mie clessidre e ti racconterò il segreto, ti dicevo “Guarda, guarda qui, che cos’è?” e tu mi dirai “Una clessidra, segna il tempo” e io ti dicevo “No, sono i piccoli delle finestre nella pancia della finestra mamma” tu mi dirai che tu avevi l’acqua.
Sei bravo, sai, con l’acqua, hai imparato a lavare tutto, a scavare solchi nella roccia, a far scorrere via i legni, le auto, le case, maniacalmente pulito, tutta quell’acqua del resto, qualcosa dovevi fartene senza sabbia, quando eravamo piccoli mi farai vedere il pozzo e mi dirai che hai imparato, ci sei stato, c’è l’acqua, tanta acqua, io ti dicevo “È fredda” e tu mi dicevi “Solo se la lasci lì, fuori c’è il sole, scalda oltre che segnare il tempo”.
Allora lo saprai e avevi disegnato le finestre, mi hanno detto che sono grandi oggi, lo sapevi che sono fatte di sabbia?
Non ci fossimo lasciati, quel giorno, oggi lo sapresti.
Quando eravamo piccoli lo saprai, andremo sulla collina dove c’è il pozzo disegneremo finestre sulla sabbia tu prenderai l’acqua nel pozzo ché io non ci sono mai stato e avrò paura tu non più, io prenderò tutte le mie clessidre, le più belle, le appoggerò dove avevamo disegnato le finestre della cameretta, il sole scalderà il vetro, si scioglierà come acqua, i piccoli delle finestre scapperanno tutti fuori tu non ti tenevi più l’acqua tutta per te, la lascerai andare, dove avevamo disegnato le finestre tutto si unirà e nascerà la cameretta, avevamo a un passo dal nostro naso il cemento, quanti anni, quando eravamo piccoli ne avremo passati tanti, troppi, io sabbia, tu acqua, bravissimi a disegnare dove vorremo la nostra casa ma incapaci di costruirla.
È andata così, pazienza.
Di buono c’è che quel giorno anche lui scoprirà che cazzo farsene di tutti quei mattoni.
Era bravo, sai, lui con i mattoni, qualcosa doveva farsene, del resto, non stavano più attaccati quel giorno che ci siamo lasciati sulla collina io ho portato via la sabbia, tu l’acqua.
Andava in giro per le piazze e faceva l’artista di strada metteva una bilancia con i due piatti al centro, su uno ci metteva tutti tutti tutti i mattoni sull’altro si sedeva e la bilancia tornava in pari e tutti dicevano “Oooohhhhhh” e gli davano i soldi, aveva trovato il trucco era diventato bravissimo, non era vero che i mattoni che metteva sul piatto erano tutti, erano solo la metà, l’altra metà li aveva inghiottiti lui, pesava come la casa, dentro era di pietra, il bilancio era pari, io fragile come il vetro, tu svicolante come l’acqua, lui pesante, pesante come tutti i mattoni di quella casa sulla collina che un giorno che ci siamo lasciati ingoiò, l’avessimo seppellito intero pesante com’era avrebbe fatto un buco per terra profoooooondo di quelli quando eravamo piccoli che credevamo che se fai un buco profooooooondo esci in Cina, dalla terra, come i fiori.
Pensa le facce.
"E questo che cazzo è? Una casa?"
"No, un suiseki grande quanto, una casa"
Quel giorno saremo finalmente piccoli come non lo siamo mai stati, se escludiamo quel giorno che dopo aver disegnato la casa per terra, ci lasceremo per sempre.
Iscriviti a:
Post (Atom)