Buon Ano.
E se sbaglierete, vi corìgeremo.
31 dicembre 2008
29 dicembre 2008
Alleg(o)ria
Faccio l'albero e non il presepe non (solo) perché non creda in dio, ma perché il presepe è allegoria e ognuno lo fa rappresentando il suo punto di vista della storia e se lo facessi io metterei bue e asinello accanto alla mangiatoia e dietro, qualche metro indietro giusto sulla linea di fondo dove sta ciò che la natura ha fatto trovare sul posto, madonna e san giuseppe.
Ma sarebbe troppo complessa da spiegare a chi lo vedesse e quindi faccio solo l'albero, ho sempre amato l'albero, ho sempre pensato che il mio albero è l'albero più bello del mondo, tranne quest'anno, che non riesco a guardarlo senza pensare ogni volta che quello fatto a casa della suocera insieme alla fidanzata continua ad apparirmi fastidiosamente più bello del mio e la cosa mi fa tremendamente incazzare perché nell'allegoria la suocera, il Generale mi insegna, fa la parte di Erode, mentre nel mio presepe di quest'anno fa i re magi tutti e tre, quelli che m'hanno recapitato in dono una donna che è oro incenso e mirra tutto insieme.
M'hanno regalato, tra altre cento cose, una grappa morbida e invecchiata e mi han detto ridendo ma anche un po' no tra le righe mentre la scartavo, che dentro ci avrebbero anche messo una tessera dell'anonima alcolisti, proseguendo dicendomi "Vuoi un whiskey? Uno spumante? Succhiare direttamente un graspo?", con quel misto di sguardo soddisfatto e preoccupato insieme di chi ti dimostra di essere felice che della figlia te ne prendi cura te, ma di quella felicità che chiede di essere riesaminata e riapprovata quotidianamente perché è credito, non scommessa.
Il loro albero è più bello del mio anche se li ho fatti io entrambi, la differenza tra i due è che il loro l'ho fatto insieme a lei.
Questo dimostra che è lei che si prende cura di me e non viceversa, io al limite cucino e le do milioni di baci ogni volta che la incrocio a meno di dieci centimetri, ma prendersi cura di qualcuno è di più, infinitamente di più, io sono autodidatta e quindi approssimativo, lei ha dietro l'Oxford del prendersi cura di qualcuno anche se a conoscerne la storia verrebbe da pensare il contrario (e invece è così) e la differenza si vede tutta, in ogni suo gesto, anche il più piccolo.
C'è meritocrazia in ogni carezza che da, io non ci sono mai riuscito, ma ho interessanti prospettive per il futuro.
"Non urlare quando parli con me!"
"No dai lasciami urlare"
"Va bene, urla, però in cambio facciamo finta che ho ragione io".
E' perfetta, per uno come me.
Ma sarebbe troppo complessa da spiegare a chi lo vedesse e quindi faccio solo l'albero, ho sempre amato l'albero, ho sempre pensato che il mio albero è l'albero più bello del mondo, tranne quest'anno, che non riesco a guardarlo senza pensare ogni volta che quello fatto a casa della suocera insieme alla fidanzata continua ad apparirmi fastidiosamente più bello del mio e la cosa mi fa tremendamente incazzare perché nell'allegoria la suocera, il Generale mi insegna, fa la parte di Erode, mentre nel mio presepe di quest'anno fa i re magi tutti e tre, quelli che m'hanno recapitato in dono una donna che è oro incenso e mirra tutto insieme.
M'hanno regalato, tra altre cento cose, una grappa morbida e invecchiata e mi han detto ridendo ma anche un po' no tra le righe mentre la scartavo, che dentro ci avrebbero anche messo una tessera dell'anonima alcolisti, proseguendo dicendomi "Vuoi un whiskey? Uno spumante? Succhiare direttamente un graspo?", con quel misto di sguardo soddisfatto e preoccupato insieme di chi ti dimostra di essere felice che della figlia te ne prendi cura te, ma di quella felicità che chiede di essere riesaminata e riapprovata quotidianamente perché è credito, non scommessa.
Il loro albero è più bello del mio anche se li ho fatti io entrambi, la differenza tra i due è che il loro l'ho fatto insieme a lei.
Questo dimostra che è lei che si prende cura di me e non viceversa, io al limite cucino e le do milioni di baci ogni volta che la incrocio a meno di dieci centimetri, ma prendersi cura di qualcuno è di più, infinitamente di più, io sono autodidatta e quindi approssimativo, lei ha dietro l'Oxford del prendersi cura di qualcuno anche se a conoscerne la storia verrebbe da pensare il contrario (e invece è così) e la differenza si vede tutta, in ogni suo gesto, anche il più piccolo.
C'è meritocrazia in ogni carezza che da, io non ci sono mai riuscito, ma ho interessanti prospettive per il futuro.
"Non urlare quando parli con me!"
"No dai lasciami urlare"
"Va bene, urla, però in cambio facciamo finta che ho ragione io".
E' perfetta, per uno come me.
28 dicembre 2008
Amichex
Senza quella parola, l'appello sarebbe suonato niente più niente meno che un qualsiasi altro appello con i quali quella carovana di invasati che oggi governa col favore dell'enne per cento degli italiani ci sta rompendo i coglioni a cadenza pressoché quotidiana.
Roba alla stregua dell'appello di Bondi, ministro, per far sì che i tiggì parlino delle opere della caritas e non delle notizie diventando finalmente dispensatori di propaganda anche in maniera palese e istituzionalizzata invece che doverlo fare come fino a oggi con scomodi e a volte illeggibili meccanismucci subliminali; dell'appello della chiesa alle istituzioni, per chiedere un milioncino per i poveri, ora che possono fare direttamente loro anche la cifra e non solo la richiesta; appelli così, debordanti manifestazioni della consapevolezza di poter ormai dire e fare ciò che vogliono certi di poter contare su un paese che accetta tutto perché è così, va bene ormai tutto.
Dicevo sarebbe suonato per quello che è, l'appello del sempre grande Ferrara firmato da enne uomini delle istituzioni per bloccare l'introduzione (AH!AH!AH!) della RU486 in talia, se non fosse stato accompagnato, nelle motivazioni, da quella parolina lì che suona tra l'inquietante e lo sbeffeggiante, in bocca a loro: Amichevole.
Non è amichevole verso le donne, dicono.
Come se fosse una caratteristica che un farmaco deve avere, l'essere amichevole.
Tipo "Quella supposta in italia c'è perché è amichevole".
Tipo Bondi è ministro perché ha lo sguardo amichevole.
Di una supposta.
Ora si può dire?
Roba alla stregua dell'appello di Bondi, ministro, per far sì che i tiggì parlino delle opere della caritas e non delle notizie diventando finalmente dispensatori di propaganda anche in maniera palese e istituzionalizzata invece che doverlo fare come fino a oggi con scomodi e a volte illeggibili meccanismucci subliminali; dell'appello della chiesa alle istituzioni, per chiedere un milioncino per i poveri, ora che possono fare direttamente loro anche la cifra e non solo la richiesta; appelli così, debordanti manifestazioni della consapevolezza di poter ormai dire e fare ciò che vogliono certi di poter contare su un paese che accetta tutto perché è così, va bene ormai tutto.
Dicevo sarebbe suonato per quello che è, l'appello del sempre grande Ferrara firmato da enne uomini delle istituzioni per bloccare l'introduzione (AH!AH!AH!) della RU486 in talia, se non fosse stato accompagnato, nelle motivazioni, da quella parolina lì che suona tra l'inquietante e lo sbeffeggiante, in bocca a loro: Amichevole.
Non è amichevole verso le donne, dicono.
Come se fosse una caratteristica che un farmaco deve avere, l'essere amichevole.
Tipo "Quella supposta in italia c'è perché è amichevole".
Tipo Bondi è ministro perché ha lo sguardo amichevole.
Di una supposta.
Ora si può dire?
23 dicembre 2008
ScrOOdge
Quando la sera vado a letto partono ore e ore di soffitto guardato durante le quali metto in scena le mie arringhe, provo i discorsi, le espressioni del viso, testo le situazioni e come io risponderei.
Dormo poco non perché soffra d’insonnia, ma perché i discorsi che mi vengono la notte sono talmente perfetti che è la mia stessa mente a chiedermi di non interromperli addormentandomi.
Mi riescono bene, sento che in un’aula sarebbero arringhe recitabili come minimo da un Al Pacino, hanno quell’efficacia lì.
Spesso alla fine mi chiedo perché non li abbia trascritti, perché non abbia registrato il tutto, sento che se il giorno dopo li leggessi mi mostrerebbero soluzioni che con la luce del giorno a volte faccio fatica a vedere.
L’altra notte ho speso qualcosa come tre ore a filosofeggiare sul compromesso e sul prezzo del.
Il bello di queste notti è che il divertimento sta nel fluire dei ragionamenti uno inanellato al precedente, non nel conoscere la soluzione; io parto col tema del giorno e poi vado avanti a colpi di ragionamenti successivi, senza sapere dove mi porteranno, semplicemente perché mi diverte farli, scoprendo alla fine che mentre io mi divertivo a recitare Al Pacino, tre ore dopo ciò a cui giungo è la risposta che attendevo.
Quella storia del compromesso, per esempio.
Mai intorno a un concetto così apparentemente noto avevo prodotto un così alto numero di ragionamenti a me ignoti.
Quest’anno sarà uno dei natali più difficili che a oggi la mia famiglia abbia attraversato, forse l’ultimo di mio fratello, certamente il mio primo tra mura diverse da quelle tra le quali ho passato tutti i trentacinque precedenti.
Al Pacino mi ha detto che nella vita di chiunque esistono momenti in cui bisogna essere disposti a puntare una pistola alla tempia di chi si ama, che la vita si svolge su due piani separati, uno quotidiano il cui ciclo si riapre ogni ventiquattro ore e uno che si apre alla nascita e si chiude alla morte.
Il natale si rinnova ogni anno, la vita è una.
Mi ha detto che ciò che accade nel ciclo delle ventiquattro ore non necessariamente influisce sul piano sovrastante, ché possono accadere cose, in quel ciclo, che vengono risolte nelle ventiquattro ore successive senza modificazione alcuna delle cose che nel frattempo e spesso nostro malgrado accadono intanto nel piano sovrastante che si è aperto molti anni prima.
Viceversa, ciò che avviene nel piano sovrastante può influire in ognuno dei cicli che quotidianamente si ripetono e se ci si può per qualche tempo non preoccupare delle cose che si aprono e si chiudono ogni ventiquattro ore, se si vuole dare una direzione al piano sovrastante bisogna fare, in ogni modulo del ciclo ventiquattro, scelte i cui risultati forse saranno visibili decine e a volte centinaia di cicli dopo e senza la certezza che i risultati siano quelli che si cercano.
Io sono protagonista di un compromesso accettato trentacinque anni fa, mi ha detto Al Pacino con una faccia assolutamente convincente.
Protagonista ma non responsabile, ne sono il prezzo.
E il prezzo di un compromesso accettato nel piano sovrastante non potrà che esser visto sempre, con moto ripetuto e rinnovato ogni ventiquattro ore, come qualcosa da mantenere schiacciato, chiuso, soprattutto quando bisognoso d’aiuto.
Al Pacino mi ha detto che non otterrò mai ciò per cui sto lottando finché mi concentrerò sui cicli delle ventiquattro ore, che se voglio vincere, devo dimostrare il compromesso che da trentacinque anni gli fa da rotta e chiudere quello.
Allora io questo natale lo vedo come uno dei più duri e difficili che abbia mai passato, ma nello stesso momento come uno dei più sinceri, consapevoli e viscerali che abbia mai attraversato.
Durante le notti delle mie difficili solitarie e sofferenti arringhe ho accanto una donna che dorme e sogna e certe volte scoppia a ridere.
Per natale vi auguro questo.
Di prendere in mano non quella parte della vostra vita che si svolge nei cicli delle ventiquattro ore, non è un hobby, non una momentanea compagnia che pare sposarsi perfettamente col ciclo del momento, non la soddisfazione di aver portato a casa anche oggi qualcosa che appare come voluto cercato e costruito, non lo è.
Vi auguro di sentire dentro di aver lasciato i cicli al loro destino, di aver lasciato che a decidere la loro direzione non sia più la volontà e la capacità di stabilirla ma quell’inconsapevole direzione che non si sa da che parte arriverà quando si concluderà ma che se mentre si svolge sotto il vostro respiro e sotto le vostre arringhe viene bruscamente interrotta da una donna che mentre sogna ride, ride di gusto, forse anche di voi, beh accidenti, voi state vivendo nel giusto e qualsiasi conseguenza a questo, anche drammatica, non sarà nulla in confronto al compromesso che avreste, e quasi certamente avete accettato quando il vostro impegno era tutto speso ad arrivare felici alla fine di ogni singolo giorno.
Anche, ma non solo, per il fatto che per quel compromesso quasi sempre pagherà qualcuno che non siete voi e questo renderà la vostra vita, anche se composta da trecentosessantacinque vite da ventiquattrore moltiplicate per qualche decina una più bella dell’altra, una vita sbagliata nel piano sovrastante, quello dove le persone che vi stanno accanto sono felici di starvi accanto anche se soffrite e magari non siete proprio quello che nelle ventiquattro ore del momento avrebbero voluto accanto ma che non per questo non le fa sognare cose delle quali certamente, quando Al Pacino avrà finito la sua arringa e il giudice gli avrà dato ragione ma magari anche no, riderete insieme.
Il natale più difficile mai passato fino a oggi, è il primo natale nel quale la mia vita ha un senso nel piano lungo.
Finisse domani, avrà comunque avuto un senso che fino a oggi non aveva mai avuto.
Una donna che mentre voi soffrite sogna ridendo, non può che essere la più bella testimonianza del vostro essere nel giusto.
Sentirlo non lenisce la sofferenza che accade nei cicli quotidiani, ma fa bene in quell’unico, lungo, sovrastante.
Un po’ Dickens come sapore, ma se qualcosa di bello sento di voler augurare, qualcosa di bello a oggi mi sembra questo.
Buon natale.
(spoiler)
Dormo poco non perché soffra d’insonnia, ma perché i discorsi che mi vengono la notte sono talmente perfetti che è la mia stessa mente a chiedermi di non interromperli addormentandomi.
Mi riescono bene, sento che in un’aula sarebbero arringhe recitabili come minimo da un Al Pacino, hanno quell’efficacia lì.
Spesso alla fine mi chiedo perché non li abbia trascritti, perché non abbia registrato il tutto, sento che se il giorno dopo li leggessi mi mostrerebbero soluzioni che con la luce del giorno a volte faccio fatica a vedere.
L’altra notte ho speso qualcosa come tre ore a filosofeggiare sul compromesso e sul prezzo del.
Il bello di queste notti è che il divertimento sta nel fluire dei ragionamenti uno inanellato al precedente, non nel conoscere la soluzione; io parto col tema del giorno e poi vado avanti a colpi di ragionamenti successivi, senza sapere dove mi porteranno, semplicemente perché mi diverte farli, scoprendo alla fine che mentre io mi divertivo a recitare Al Pacino, tre ore dopo ciò a cui giungo è la risposta che attendevo.
Quella storia del compromesso, per esempio.
Mai intorno a un concetto così apparentemente noto avevo prodotto un così alto numero di ragionamenti a me ignoti.
Quest’anno sarà uno dei natali più difficili che a oggi la mia famiglia abbia attraversato, forse l’ultimo di mio fratello, certamente il mio primo tra mura diverse da quelle tra le quali ho passato tutti i trentacinque precedenti.
Al Pacino mi ha detto che nella vita di chiunque esistono momenti in cui bisogna essere disposti a puntare una pistola alla tempia di chi si ama, che la vita si svolge su due piani separati, uno quotidiano il cui ciclo si riapre ogni ventiquattro ore e uno che si apre alla nascita e si chiude alla morte.
Il natale si rinnova ogni anno, la vita è una.
Mi ha detto che ciò che accade nel ciclo delle ventiquattro ore non necessariamente influisce sul piano sovrastante, ché possono accadere cose, in quel ciclo, che vengono risolte nelle ventiquattro ore successive senza modificazione alcuna delle cose che nel frattempo e spesso nostro malgrado accadono intanto nel piano sovrastante che si è aperto molti anni prima.
Viceversa, ciò che avviene nel piano sovrastante può influire in ognuno dei cicli che quotidianamente si ripetono e se ci si può per qualche tempo non preoccupare delle cose che si aprono e si chiudono ogni ventiquattro ore, se si vuole dare una direzione al piano sovrastante bisogna fare, in ogni modulo del ciclo ventiquattro, scelte i cui risultati forse saranno visibili decine e a volte centinaia di cicli dopo e senza la certezza che i risultati siano quelli che si cercano.
Io sono protagonista di un compromesso accettato trentacinque anni fa, mi ha detto Al Pacino con una faccia assolutamente convincente.
Protagonista ma non responsabile, ne sono il prezzo.
E il prezzo di un compromesso accettato nel piano sovrastante non potrà che esser visto sempre, con moto ripetuto e rinnovato ogni ventiquattro ore, come qualcosa da mantenere schiacciato, chiuso, soprattutto quando bisognoso d’aiuto.
Al Pacino mi ha detto che non otterrò mai ciò per cui sto lottando finché mi concentrerò sui cicli delle ventiquattro ore, che se voglio vincere, devo dimostrare il compromesso che da trentacinque anni gli fa da rotta e chiudere quello.
Allora io questo natale lo vedo come uno dei più duri e difficili che abbia mai passato, ma nello stesso momento come uno dei più sinceri, consapevoli e viscerali che abbia mai attraversato.
Durante le notti delle mie difficili solitarie e sofferenti arringhe ho accanto una donna che dorme e sogna e certe volte scoppia a ridere.
Per natale vi auguro questo.
Di prendere in mano non quella parte della vostra vita che si svolge nei cicli delle ventiquattro ore, non è un hobby, non una momentanea compagnia che pare sposarsi perfettamente col ciclo del momento, non la soddisfazione di aver portato a casa anche oggi qualcosa che appare come voluto cercato e costruito, non lo è.
Vi auguro di sentire dentro di aver lasciato i cicli al loro destino, di aver lasciato che a decidere la loro direzione non sia più la volontà e la capacità di stabilirla ma quell’inconsapevole direzione che non si sa da che parte arriverà quando si concluderà ma che se mentre si svolge sotto il vostro respiro e sotto le vostre arringhe viene bruscamente interrotta da una donna che mentre sogna ride, ride di gusto, forse anche di voi, beh accidenti, voi state vivendo nel giusto e qualsiasi conseguenza a questo, anche drammatica, non sarà nulla in confronto al compromesso che avreste, e quasi certamente avete accettato quando il vostro impegno era tutto speso ad arrivare felici alla fine di ogni singolo giorno.
Anche, ma non solo, per il fatto che per quel compromesso quasi sempre pagherà qualcuno che non siete voi e questo renderà la vostra vita, anche se composta da trecentosessantacinque vite da ventiquattrore moltiplicate per qualche decina una più bella dell’altra, una vita sbagliata nel piano sovrastante, quello dove le persone che vi stanno accanto sono felici di starvi accanto anche se soffrite e magari non siete proprio quello che nelle ventiquattro ore del momento avrebbero voluto accanto ma che non per questo non le fa sognare cose delle quali certamente, quando Al Pacino avrà finito la sua arringa e il giudice gli avrà dato ragione ma magari anche no, riderete insieme.
Il natale più difficile mai passato fino a oggi, è il primo natale nel quale la mia vita ha un senso nel piano lungo.
Finisse domani, avrà comunque avuto un senso che fino a oggi non aveva mai avuto.
Una donna che mentre voi soffrite sogna ridendo, non può che essere la più bella testimonianza del vostro essere nel giusto.
Sentirlo non lenisce la sofferenza che accade nei cicli quotidiani, ma fa bene in quell’unico, lungo, sovrastante.
Un po’ Dickens come sapore, ma se qualcosa di bello sento di voler augurare, qualcosa di bello a oggi mi sembra questo.
Buon natale.
(spoiler)
12 dicembre 2008
Bigino
Berlusconi: "Sulla giustizia sono pronto a cambiare la Costituzione"
Napolitano: "I principi fondamentali della Costituzione repubblicana sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli"
Berlusconi: "Le parole del Capo dello Stato non sono riferite a me. Non tocco i principi fondamentali"
Abbiamo offerto "Appunti per il corso di psicopatologie nel XXI secolo e Introduzione all'uso del singolare majestatis nell'epoca delle democrazie monarchiche"
Napolitano: "I principi fondamentali della Costituzione repubblicana sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli"
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Capòstazione
Li avessi, metterei cento euro sul tavolo.
Domenica.
Quando inaugureranno l'alta velocità e darà ordine a tutte le sue sirene di riempire ogni angolo di tv con i servizi sul salto dell'Italia nel futuro, per avere la cornice perfetta per sparare a reti unificate e su ogni tiggì la battuta del secolo.
Cento euro che domenica sera su ogni canale si parlerà delle polemiche sulla sua battuta sui treni che arriveranno di nuovo in orario.
Lo sento, ne è capace.
Non ci deluderà nemmeno questa volta.
Domenica.
Quando inaugureranno l'alta velocità e darà ordine a tutte le sue sirene di riempire ogni angolo di tv con i servizi sul salto dell'Italia nel futuro, per avere la cornice perfetta per sparare a reti unificate e su ogni tiggì la battuta del secolo.
Cento euro che domenica sera su ogni canale si parlerà delle polemiche sulla sua battuta sui treni che arriveranno di nuovo in orario.
Lo sento, ne è capace.
Non ci deluderà nemmeno questa volta.
1 dicembre 2008
C'è grossa crisi
è quindi necessario reagire a questo clima di pessimismo creato dai comunisti e dalle loro televisioni dark, facendo girare l'economia in maniera interregionale con punte di federalismo ma sempre restando nell'ambito nazionale al fine di contribuire allo sviluppo e alla trasmissione del valore del nome dell'Italia.
Per fare questo, me ne vado in vacanza una settimanina.
Anzi ANDIAMO in vacanza.
Ché se l'economia la facciamo girare in due, gira più veloce.
Programma della settimana:
Colazione.
Camino.
Pranzo.
Camino.
Merenda.
Camno.
Cena.
Camino.
"Ma anche passeggiate!" dice lei.
Non lo so, vediamo, quando arriviamo ci sediamo a tavola e ne parliamo.
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