Posto che per me quelli che uccidono per amore dovrebbero stare in celle delle quali viene buttata la chiave e posto che lungi da me l'intenzione di generalizzare o, peggio, di suddividere equamente le colpe, trovo che sia appena appena il caso di dare però anche due coordinate due, soprattutto riguardo a quelle uccise nell'auto o a casa di lui dove s'era accettato l'ultimo incontro chiarificatore.
Le statistiche dicono che nella maggior parte dei casi i segnali premonitori, a saperli leggere, ci sarebbero se non tutti almeno in quantità sufficiente da sollevare l'allerta con anticipo sufficiente.
Quello che le statistiche non dicono mai, o quasi, forse per non turbare la memoria della donna uccisa, è quanti di quei segnali non vengono decifrati e quanti invece vengono eccome visti ma sovente interpretati come elementi di una storia passionale, intensa, di carattere.
Sono quelle donne che si fanno scudo per il loro uomo quando amiche, famiglia, affetti, tentano di aprir loro gli occhi rispetto all'insostenibilità di situazioni che violente, psicologicamente e fisicamente, lo sono anche nella loro fase positiva.
Quelle donne che ai limiti imposti loro rispetto alle uscite solitarie rispondono dicendo che è perché lui ci tiene.
Quelle donne che alla violenza rispondono che è duro, sì, ma per eccesso di amore.
Quelle donne che più l'abbraccio si fa forte, più dicono forte il sentimento.
Quelle donne che no, non vi mettete in mezzo, solo io lo so controllare perché solo io lo conosco e so che non è.
Quelle donne che poi muoiono all'ultimo appuntamento, quello accettato contro ogni consiglio, quello accettato per disperazione sì, ma inquinata dall'idea, mai seriamente abbandonata, di essere le uniche in grado di circoscrivere e controllare ciò che chiamano pericolo solo nei dialoghi con gli affetti ma che in quello con loro stesse non hanno ancora iniziato a vedere realmente tale e per questo, spesso per questo, gli si consegnano.
E' se viene qualcuno con me che diventa davvero una belva, se sono solo io è l'uomo che io so tenere.
L'uomo che uccide non è diverso dall'uomo che minaccia di uccidere, è solo collocato in un punto diverso della storia.
Se non ti ha uccisa prima è perché alla richiesta di non avere amicizie rispondevi non avendo amicizie e per questo non c'era bisogno della ritorsione.
Se non ti ha uccisa prima è perché alla richiesta di controllare il cellulare gli porgevi il cellulare e per questo non c'era bisogno di strapparti il braccio per sapere chi ti manda sms.
Se non ha ucciso prima è perché alla richiesta di tagliare i ponti con chiunque lo ritenesse un pericolo rispondevi tagliando i ponti con chiunque lo ritenesse un pericolo e per questo non c'era bisogno di eliminare chiunque lo ritenesse un pericolo.
Se non ha ucciso prima è perché a ogni folle richiesta gli davi folle risposta, tutto si teneva, la belva non era inesistente, era semplicemente inutile e quindi riposta in un cassetto, otteneva le cose su richiesta e dato che l'unica richiesta era ottenere quanto richiesto, non serviva formulare la domanda in modalità diverse, più chiare, del semplice porla in maniera comprensibile.
Tu, semplicemente e spontaneamente, chiamavi amore il tuo dare come lui chiamava amore il suo chiedere.
Eravate un equilibrio che non richiedeva correzioni.
Poi un giorno così di colpo decidi che la misura è colma e scegli di cominciare a non dare più quanto richiedeva, la belva interviene e comincia a spiegarti a colpi di pugni sulla faccia che la domanda era a forma di domanda per amore, ma questo non significava una libertà di interpretazione né di risposta.
E tu oscilli tra il dolore alla faccia e l'idea che in effetti se fino a ieri davi quanto chiedeva oggi non può che arrabbiarsi se smetti e allora ricominci e gli ridai il cellulare, lui ti dice che ti ama e la belva la manda a prendere a pugni in faccia quello dell'sms che avrà l'unica colpa di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, quella sera unica nella quale per ribellione sei uscita con le amiche e hai deciso di dimostrare loro che no, non avevi mai perso la la tua libertà e per dimostrarlo dai il tuo numero al barman carino carino, il più facile perché nessun barman fa domande, che poi ti manda la buonanotte a te come ad altre sedici solo che per quella mandata a te probabilmente verrà accoltellato con lo stesso coltello che un'ora prima ha accoltellato te, solo che tu sei morta e nemmeno potrai scusarti con quel barman e con la sua famiglia e i suoi amici e il mondo intero che con la follia della tua storia malata non aveva né voleva aver nulla a che fare.
Perché tu sei morta non perché un fulmine ha colpito un francescano e con un raptus l'ha trasformato in un killer, ma perché eri protagonista di una storia malata che malata lo era anche quando ti piaceva quella passione così carnale da farsi violenta, malata lo era quando ci hai fatto figli che lui chiamava "Non me lo porterai mai via" il maschietto e "Non me la porterai mai via" la femminuccia e poi spegnevate le candeline facevate le foto e le mandavate ai nonni per far vedere loro che famiglia d'amore eravate capaci di essere e il suo carettere era solo un po' forte ma almeno vivevi la passione, meglio che con un postino noiso e magari nemmeno geloso che per questo non ti faceva sentire desiderata quanto ti faceva sentire desiderata, davvero desiderata, chi ti diceva cosa sua, gli eccessi li avresti controllati come li avevi sempre controllati, tu credevi, semplicemente resi non necessari, la realtà diceva.
Non ti ha ucciso un uomo che non ti amava più, non ti ha uccisa un uomo che ti ha amata troppo, non ti ha uccisa un uomo che non ti amava come si ama una donna, ti ha uccisa un uomo che ti amava nell'unico modo in cui ti ha sempre amata, l'unico che conosce, quel modo che fino a ieri ti andava bene così e lui, perché ti ama ancora, ti ha ridato.
Una donna ogni due giorni non significa soltanto che ogni due giorni muore una donna che ha detto basta, significa anche che ogni due giorni che ne sono altre cinquemila che a questi uomini garantiscono una famiglia, degli amici, del buon sesso, un futuro, molto amore, uno scudo e un sacco di giustificazioni e che per svolgere questa funzione, finché svolgono questa funzione, vengono tenute in vita.
Se non si è mai detto ancòra, non ci si trova nelle condizioni di dover dire basta.
Non si muore per colpa di un raptus, ma di quel primo ancòra detto vent'anni prima quando tutti, tranne te, vedevano quanto fosse sbagliato.
Detto questo, chiudeteli in una cella e buttate la chiave.
Muoiano dicendo, inascoltati, "basta" e "per favore".
Le statistiche dicono che nella maggior parte dei casi i segnali premonitori, a saperli leggere, ci sarebbero se non tutti almeno in quantità sufficiente da sollevare l'allerta con anticipo sufficiente.
Quello che le statistiche non dicono mai, o quasi, forse per non turbare la memoria della donna uccisa, è quanti di quei segnali non vengono decifrati e quanti invece vengono eccome visti ma sovente interpretati come elementi di una storia passionale, intensa, di carattere.
Sono quelle donne che si fanno scudo per il loro uomo quando amiche, famiglia, affetti, tentano di aprir loro gli occhi rispetto all'insostenibilità di situazioni che violente, psicologicamente e fisicamente, lo sono anche nella loro fase positiva.
Quelle donne che ai limiti imposti loro rispetto alle uscite solitarie rispondono dicendo che è perché lui ci tiene.
Quelle donne che alla violenza rispondono che è duro, sì, ma per eccesso di amore.
Quelle donne che più l'abbraccio si fa forte, più dicono forte il sentimento.
Quelle donne che no, non vi mettete in mezzo, solo io lo so controllare perché solo io lo conosco e so che non è.
Quelle donne che poi muoiono all'ultimo appuntamento, quello accettato contro ogni consiglio, quello accettato per disperazione sì, ma inquinata dall'idea, mai seriamente abbandonata, di essere le uniche in grado di circoscrivere e controllare ciò che chiamano pericolo solo nei dialoghi con gli affetti ma che in quello con loro stesse non hanno ancora iniziato a vedere realmente tale e per questo, spesso per questo, gli si consegnano.
E' se viene qualcuno con me che diventa davvero una belva, se sono solo io è l'uomo che io so tenere.
L'uomo che uccide non è diverso dall'uomo che minaccia di uccidere, è solo collocato in un punto diverso della storia.
Se non ti ha uccisa prima è perché alla richiesta di non avere amicizie rispondevi non avendo amicizie e per questo non c'era bisogno della ritorsione.
Se non ti ha uccisa prima è perché alla richiesta di controllare il cellulare gli porgevi il cellulare e per questo non c'era bisogno di strapparti il braccio per sapere chi ti manda sms.
Se non ha ucciso prima è perché alla richiesta di tagliare i ponti con chiunque lo ritenesse un pericolo rispondevi tagliando i ponti con chiunque lo ritenesse un pericolo e per questo non c'era bisogno di eliminare chiunque lo ritenesse un pericolo.
Se non ha ucciso prima è perché a ogni folle richiesta gli davi folle risposta, tutto si teneva, la belva non era inesistente, era semplicemente inutile e quindi riposta in un cassetto, otteneva le cose su richiesta e dato che l'unica richiesta era ottenere quanto richiesto, non serviva formulare la domanda in modalità diverse, più chiare, del semplice porla in maniera comprensibile.
Tu, semplicemente e spontaneamente, chiamavi amore il tuo dare come lui chiamava amore il suo chiedere.
Eravate un equilibrio che non richiedeva correzioni.
Poi un giorno così di colpo decidi che la misura è colma e scegli di cominciare a non dare più quanto richiedeva, la belva interviene e comincia a spiegarti a colpi di pugni sulla faccia che la domanda era a forma di domanda per amore, ma questo non significava una libertà di interpretazione né di risposta.
E tu oscilli tra il dolore alla faccia e l'idea che in effetti se fino a ieri davi quanto chiedeva oggi non può che arrabbiarsi se smetti e allora ricominci e gli ridai il cellulare, lui ti dice che ti ama e la belva la manda a prendere a pugni in faccia quello dell'sms che avrà l'unica colpa di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, quella sera unica nella quale per ribellione sei uscita con le amiche e hai deciso di dimostrare loro che no, non avevi mai perso la la tua libertà e per dimostrarlo dai il tuo numero al barman carino carino, il più facile perché nessun barman fa domande, che poi ti manda la buonanotte a te come ad altre sedici solo che per quella mandata a te probabilmente verrà accoltellato con lo stesso coltello che un'ora prima ha accoltellato te, solo che tu sei morta e nemmeno potrai scusarti con quel barman e con la sua famiglia e i suoi amici e il mondo intero che con la follia della tua storia malata non aveva né voleva aver nulla a che fare.
Perché tu sei morta non perché un fulmine ha colpito un francescano e con un raptus l'ha trasformato in un killer, ma perché eri protagonista di una storia malata che malata lo era anche quando ti piaceva quella passione così carnale da farsi violenta, malata lo era quando ci hai fatto figli che lui chiamava "Non me lo porterai mai via" il maschietto e "Non me la porterai mai via" la femminuccia e poi spegnevate le candeline facevate le foto e le mandavate ai nonni per far vedere loro che famiglia d'amore eravate capaci di essere e il suo carettere era solo un po' forte ma almeno vivevi la passione, meglio che con un postino noiso e magari nemmeno geloso che per questo non ti faceva sentire desiderata quanto ti faceva sentire desiderata, davvero desiderata, chi ti diceva cosa sua, gli eccessi li avresti controllati come li avevi sempre controllati, tu credevi, semplicemente resi non necessari, la realtà diceva.
Non ti ha ucciso un uomo che non ti amava più, non ti ha uccisa un uomo che ti ha amata troppo, non ti ha uccisa un uomo che non ti amava come si ama una donna, ti ha uccisa un uomo che ti amava nell'unico modo in cui ti ha sempre amata, l'unico che conosce, quel modo che fino a ieri ti andava bene così e lui, perché ti ama ancora, ti ha ridato.
Una donna ogni due giorni non significa soltanto che ogni due giorni muore una donna che ha detto basta, significa anche che ogni due giorni che ne sono altre cinquemila che a questi uomini garantiscono una famiglia, degli amici, del buon sesso, un futuro, molto amore, uno scudo e un sacco di giustificazioni e che per svolgere questa funzione, finché svolgono questa funzione, vengono tenute in vita.
Se non si è mai detto ancòra, non ci si trova nelle condizioni di dover dire basta.
Non si muore per colpa di un raptus, ma di quel primo ancòra detto vent'anni prima quando tutti, tranne te, vedevano quanto fosse sbagliato.
Detto questo, chiudeteli in una cella e buttate la chiave.
Muoiano dicendo, inascoltati, "basta" e "per favore".