31 dicembre 2013

Cen-One

Le persone non capiscono perché per me questo sia volersi bene e mi guardano come avessi bisogno di compagnia e non vedono quanto abbia voglia di riprendermi quella mia meravigliosa dimestichezza con la solitudine come presupposto di ogni alternativa.

30 dicembre 2013

29 dicembre quasi 1500

Il posto è, come spesso accade, diverso da quello che appare nelle foto.
Non che non sia isolata campagna, certo, ma diciamo che l'isolata non è riferita all'assenza di strade bensì al fatto che dalla provinciale sulla quale affaccia la mia stanza la domenica non passa un pullman che sia uno.
Chiaro che muoversi diventa piuttosto impegnativo, quanto può essere impegnativo trovare un passaggio per uno come me che l'autostop lo faceva a 12 anni quando in montagna ci si doveva muovere tra paesini mai collegati e cioè nulla e infatti all'andata il problema è risolto dalla padrona del posto che, ma guarda le coincidenze, va proprio nella direzione in cui ho organizzato di andare io e cioè qualsiasi direzione, tanto se sono venuto in un posto a caso è chiaro che avrò come coerenti destinazioni quotidiane solo posti a caso.
Vengo così sbarcato nel paesello principale tra gli sguardi della fauna maschile che come in ogni paesello identifica il forestiero come all'aeroporto ti beccano la schiuma da barba nel bagaglio a mano e cioè sempre e all'istante, sulla piazza principale dove, mi dice, puoi chiedere nei bar come rientrare.
Piove e la piazza principale è la tipica piazza principale dei paeselli principali e cioè una piazza che si chiama Del Popolo con un Bar circolo Arci che come da tradizione si chiama Casa del Popolo fuori dal quale sosta, parlando di grandi questioni annose fino a tortelli pronti in tavola, il Popolo, termine che quando incontrato nel piccolo delle realtà paesane torna ad avere quel sapore positivo ormai irrimediabilmente sottrattogli su scala nazionale.
Tutto intorno solo bar e uomini uomini e bar, inutile dire che nelle Piazza del Popolo di ogni paese la domenica mattina se vedi una donna o si è persa o sta tornando dietro il bancone dopo aver liberato i tavoli fuori, non una panchina utilizzabile perché tutte inzuppate, giro il paese in 5 minuti e mi resta un'intera giornata per fare altro come per esempio rifare il giro del paese e poi di nuovo e poi di nuovo, finché decido di entrare in un posto per fare qualcosa che assomigli a un inizio di pranzo come per esempio vino pane formaggio e salumi ed entro in un posto piccolo ma sincero.
Mi siedo su una poltrona da salotto e il gestore mi porta robe dell'altro mondo, formaggi allo zafferano, prosciutti al prosciutto, olive all'oliva, che successivamente scopro essere frutto della ricerca della moglie ricercatrice alimentare.
Appena rispondo "Torino ma prima Milano ma prima Torino", il solito giochino divertentissimo (non è divertentissimo?) che offro a chi mi chiede da dove arrivo, la replica è un semplice e diretto "Mi racconti l'evoluzione sociale di Milano pre e post leghismo?"
Diosanto sapevo di essere uno con uno sguardo intelligente al quale chiunque chiede qualunque cosa, ma qui siamo oltre, qui mi si scambia per Pansa con un sacco di anni di meno e la cosa mi gratifica al punto che io gli racconto esattamente la storia politica di Milano con declinazione nella sfera sociale delle sue ricadute, separate in quelle progettate e in quelle involontarie con tanto di analisi degli sviluppi dati dalla sovrapposizione delle due tipologie.
Una festa per lui e per me, un altro vino grazie ché qui c'è da passarci la giornata secondo la famosa regola del "Entro 5 minuti da quando entro 5 minuti siamo famiglia" e infatti a casa mi ci riporta lui in macchina, come ringraziare Daniele e il suo essere così deliziosamente disponibile da far arrabbiare la moglie che venuta a prenderlo per andare a pranzo da amici si vede inviata da sola lui li raggiungerà dopo avermi portato a casa tirando fuori apposta l'auto dal garage solo per portare me?
Dicendogli grazie appunto e promettendogli che mi iscriverò a TripAdvisor solo per lasciarli due pagine di attira folle perché una persona così merita che il suo posto diventi bello e apprezzato almeno quanto lo è lui, mentre mi chiede cosa faccia io di mestiere e, scopertolo, tenta di convincermi a fermarmi in paese e prendere in mano tutta la parte spettacoli e promozione.
Intenditore, uno che riconosce così immediatamente il mio immenso valore non poteva che essere il mio primo nuovo amico di paese e se io una nuova persona al giorno amo conoscere, è proprio di quel tipo lì che mi piace trovarla.
Torno a casa e i due bicchieri di vino e formaggi e salumi mi stendono sul letto, un pisolino pomeridiano sono esattamente due anni che non lo faccio e cioè dall'ultima volta che sono stato in vacanza, mi sveglio e mi preparo alla cena che sarà alle 19:30 perché alle 21 qui si chiude e poi ti resta la tv il libro le mail e tutto il sistema di rete sociale su cui si basano i no e i sì con i quali oggi spendiamo più o meno produttivamente il nostro tempo.
Il fatto è che a cena mangio così tanto che alle 21 tornato in camera e sfiorato il letto crollo di nuovo come un bambino satollo di tre biberon di Latte+, una giornata spesa tra Case del Popolo discorsi politici con il mio nuovo amico Daniele pisolini e qualsiasi cosa ingurgitata come non ci fosse un domani e cosa chiedere di più se non dormire dormire dormire ogni singola ora rimanente tra un pasto e l'altro?
Che il sonno sia interrotto alle 3 e mezza del mattino dal blip della mail di una Lei che da secoli non ti scriveva più la quale, preso coraggio e contato fino a dieci, ti manda una mail che si apre con la forma, prosegue con il contenuto e si chiude con "Se ti ricordassi di me ti raggiungerei".
Eccerto che mi ricordassi di te.
Ricordassi che avevamo dovuto lasciare una cosa in sospeso, soprattutto.
Se salti in macchina adesso arrivi giusta giusta per brindarci sopra.
Non dovessi trovarmi a casa chiedi della Casa del Popolo, poi vai e osserva il Popolo, io sono quello nella direzione del quale sono tutti rivolti incantati e plaudenti.

Esco, è mezzogiorno ed è quindi già ora di pranzo e un nuovo paesello attende le mie performance, nuovi Popoli attendono le mie notizie dalla città, nuovi padri attendono di offrirmi in dono le figlie migliori.
E sono qui da un giorno.
Datemi un'altra settimana e divento sindaco, ah.


29 dicembre 2013

28 dicembre quasi 1500

Giunto in terra toscana vengo subito prelevato da indigena Lisa che, nell’attesa che arrivi il fidanSato, mi porta al castello dove faremo credere al padre che a rubargli l’agnello saranno due bocche e non solo più una giusto per creare subito un clima di cordiale e prolungata amicizia, il mio primo pensiero è che se non è educato presentarsi a mani vuote a casa di qualcuno figuriamoci finirgli pure l’agnello, non ho difficoltà a ipotizzare quanto distante dallo stesso pensiero possa esser stato il suo.
Incontro subito il padre e mi lancio a salutarlo, è lo zio.
Incontro subito dopo il padre e mi lancio a salutarlo, è un operaio che sta sistemando l’ala degli affreschi del castello.
Una voce dalla porta sembra avere la confidenza di un padre, ma prima di lanciarmi a salutarlo aspetto di scoprire se sia il parroco per le benedizioni domiciliari, non entra in casa, non era il parroco.
Mi guardo intorno e dico “Ah quindi è qui che stai quando scrivi”, poi arriva il fidanSato entra e dice “Ah quindi è qui che stai quando scrivi”, tutto fa pensare che se esco incontro Vitellozzo.
Partiamo e andiamo verso un posto in cui Lisa mi ha invitato e cioè il primo della serie di appuntamenti con il cibo messi in elenco, un posto comodo a 249 chilometri da dove ci troviamo e non meno di 632 da dove dovrò andare a stare nei prossimi cinque giorni, per meritare tale viaggio dev’essere proprio bella questa taverna dove mi portano a mangiare i tortelli fatti in casa, era una casa infatti, con un iphone come citofono e il cane di The Mask dopo che si è rubato la maschera, non serve nemmeno la rumba in sottofondo la canta direttamente lui mentre balla la taranta per quattro ore consecutive.
In auto Lisa mi informa circa la presenza di persone particolari alla tavola non per raccontarmi con chi avrò il piacere di chiacchierare ma per chiedermi di non chiacchierare, mi chiedo perché mai si debba aver timore del mio aprire bocca in una tavolata di sconosciuti che invece è il contesto che io preferisco, bah, boh, non capisco, mi dice che uno è fanatico spirituale e il suo fidanzato è cinese, non bastasse l’accoppiata di cinese con passione per il premorte, ci aggiunge che sono entrambi vegetariani e io, dopo aver pensato che la teoria che se ti manca una valvola in genere te ne manca sempre anche un’altra fosse riconfermata, capisco il perché della richiesta di trattenermi.
Primo vassoio di tortelli con patate Bruno li finisci tu? Sì certo.
Secondo vassoio di tortelli con il sugo Bruno li finisci tu? Sì certo.
Terzo vassoio di tortelli con il sugo Bruno li finisci tu? Sì certo.
Quarto vassoio di tortelli questi sono per i vegetariani fatti apposta con l’olietto buono e non vedo perché perderseli se sono speciali quindi chiedo allo spiritualista se posso, mi dice che posso, ci è mancato tanto così che avessi improvvisa voglia di dire cosa pensi dei vegetariani, degli spirituali e, quindi, dell'accoppiata vegetariani spirituali.
Pizze fritte e prosciutti, vino e vino, e io parlo, parlo, parlo MA con equilibrismi degni di un funambolo riesco a non polemizzare nemmeno quando la spiritualità della coppia si fa a forma di racconto delle serate che organizzano nei locali insieme a una medium e a un pubblico che viene distribuito in tavolate organizzate per patologargomenti di competenza e interesse che ciascuno indica su un post-it all’ingresso.
Dice che lo fanno per evitare di creare conflitti.
Eh...sai la tensione vibrante che si taglierà nell'aria in quelle serate, penso io ma sto ben attento a farmi uscire.
In un tavolo tutti i reincarnati, in un altro tutti i premorte, nell’altro ancora quelli col parente nelle pareti che al risveglio ti ha disegnato sulla carta da parati i numeri per l’ambo.
Bello! dico, esaudendo il desiderio di Lisa di essere tutto tranne uno che dice esattamente quello che pensa nell'esatto istante in cui lo pensa.
Si parla di gioco d’azzardo e parlo io, si parla di droga e parlo io, si parla di spiritualità e sto zitto come un pesce al quale hanno impiantato le corde vocali solo per il piacere di potergliele togliere, si parla di tutto il resto e parlo io.
Lo spiritualista prende di mira Sara, una quarta abbondante con una donna intorno che viene dall’intera tavolata indicata come quella polemica del gruppo, sarà per quello che partita a inizio del pranzo seduta al lato opposto del mio si ritrova entro due ore seduta accanto a me a colpi di posti scalati chiacchierando con uno e poi con l’altro e poi con l’altro e poi con me a ritmo di Chi si somiglia si piglia.
Lei comunica che per il nuovo anno si è data come buon proposito di non essere più polemica, l’amica si rallegra ma le dice che basterebbe esserlo solo quando necessario.
Intervengo io precisando che chi fa polemica lo ritiene SEMPRE necessario, “Non per far polemica” ci aggiunge il padrone di casa, nel divertimento generale chiedo a Sara perché mai debba privarsi di un piacere enorme come quello di rompere i coglioni al mondo intero, lei mi chiede come mai io sappia tutte queste cose che racconto da sei ore consecutive, in macchina Lisa cerca di sposarmici, io penso alla quarta e valuto, poi penso che lo spirituale la detesta e quasi decido di sposarla.
Partiamo per andare al mio albergo a tre regioni di distanza ma il viaggio si rivela più breve del previsto, come passa in fretta il tempo quando parlo parlo parlo eh?
Piegati in due dal pranzo ci sediamo al piano terra a bere qualcosa per digerire e il fidanSato lancia l’idea di un brodino, gli piace pure il brodo a questo qui, è bravissimo questo qui, all’albergo che è più ristorante che albergo non hanno brodo, sarà più albergo che ristorante ma non hanno reception, andiamo a mangiare in paese perché il fidanSato ha trasmesso a tutti la voglia di un brodo caldo per mandare giù il pranzo, ci sediamo e ordiniamo, io una zuppa Lisa una zuppa il fidanSato un piatto di tagliolini al pesce con sette tipi di pesce diverso, se non lo sposa lei lo sposo io.
Finisce che io parlo di tutto e ho ragione su tutto, lui a un certo punto si lascia scappare un momento di tensione perché reggermi una giornata intera non è cosa che lasci riposati, io c’ho le antenne, lo colgo al volo e chiudo la serata con una cosa sulla quale ha avuto ragione lui.
Cazzo la taurina esiste davvero, devo dirlo alla mia amica che lavorava in Redbull che mi ha fatto fare una figura di merda.
Anzi no non le dico nulla, a pensarci bene rischio di scoprire che me l’ha apparecchiata proprio perché accadesse.
Facciamo che mi tengo una volta in cui non ho avuto ragione io come racconto da fare ai nipotini e due persone due contente di esserci riusciti.

25 dicembre 2013

Se avessi un titolo sarebbe Re


Dice il medico che mi si stanno ritirando le ossa del cranio, che non ci si può far nulla perché è genetico e mentre me lo dice penso a quelle tribù che come trofeo espongono la testa ridotta dei loro nemici. No, non è vero, in realtà penso ai neonati e alla fontanella, la prova definitiva del nostro essere una costruzione lenta e miracolosa di qualcosa che nasce fragile come il cristallo, cresce duro come l’ebano, torna cristallo, torna puro, torna fragile. Penso che la vita è tutta questione di prospettive e tu puoi dire che mi si stanno restringendo le ossa io ti rispondo che no, è il cervello che si è espanso per far posto a tutto questo vivere, stupido.
Per le lastre mi tolgo l’orecchino e lo metto in tasca, torno a casa, metto la mano in tasca, lo passo tra le dita e senza pensarci come non fosse con me da quell’estate in montagna nell’età delle medie apro il cestino e lo butto.
Non si cresce con epiche imprese e imperiali battaglie, si cresce con gesti lievi e ininfluenti rispetto al lungo corso della vita che aspettavano solo il momento, quando non avevi più 13 anni, quando ci sono cose che stanno lì perché ormai stanno lì, ma se le togli poi non hai motivo di rimetterle e da quel momento in poi sei nuovo, sei diverso, hai un pezzo in meno che ieri avevi e da oggi no e basta che ci sia anche uno solo sul pianeta che si riferisse a te dicendo “Quello con l’orecchino” e tu da quel giorno sarai un altro per sempre e sarà bastato un gesto stupido per diventare irriconoscibile, anche solo per una persona sul pianeta e quindi in linea di princpio per tutti, finalmente palla al centro.
Che bel natale.
Stupido quanto buttare un orecchino prima ancora di aver provato almeno a pensare a chi te l’aveva regalato, come non contasse, magari era un diamante, e mentre lo scrivi ti ricordi chi te lo regalò e madonna ora la vedi la dimensione di ciò che hai buttato ma soprattutto la dimensione del tuo averlo completamente rimosso e ti confermi che è dai gesti stupidi che esci nuovo, diverso, non ci hai pensato.
Il male si nasconde dietro angoli insospettabili e le volte che l’hai respinto non si contano, io-vinco-ilmale, per esclusione sono il bene, il bene di quel Ti voglio bene natalizio, di quel mio vincere sempre la gara all’ultima parola, a un certo punto chiunque dice Ok hai vinto tu e lo dice nella mente perché non esca l’azzardo di un’altra ultima parola che sta a me come il miele sta agli orsi.
Bella che eri dentro quel costume da babbo natale, bella che eri in quella foto senza un uomo accanto se non il pensiero di me quando l’avrei aperta.
E tu che bella che sei, in quel tuo non riuscire a dirmi Vieni qui perché sai verrei lì prima ancora che tu finissi la frase.
E tu che bella che sei, quando sorridi solo se sfidata a farlo e solo perché non si pensi che qualcuno possa dirti cosa non puoi fare, per esempio sorridere.
Quest’anno ho fatto regali un po’ particolari, ho fatto la cosa che mi riesce meglio, ho reso buone le persone loro malgrado, oppure diciamo che ho attivato il loro essere buone solo se sfidate.
Nonna mi ha regalato un bagnoschiuma al nonmiricordocosa, nonna quando mi fa regali o sono biancheria intima o sono prodotti per il corpo, per nonna le occasioni sono occasioni per presentarsi al mondo nel migliore dei modi, quella generazione che il vestito bello era uno e si tirava fuori la domenica al corso per provare a sposarsi, a natale ci devi arrivare non immaginando che, a santo stefano potresti averla davanti e sii elegante, sii vellutato, nonna non regala bagnoschiuma, nonna regala dignità, onore, rispetto.
Ho trovato posto per capodanno.
Cioè no non è corretto, diciamo che Lisa mi ha trovato posto per capodanno e allora saranno cinque giorni di isolata campagna toscana a spendere la mattina ad attendere il pranzo e il pomeriggio ad attendere la cena come unica attività cerebrale in attesa del mio cenone di capodanno davvero da solo perché sarò lì dove vorrò essere e cioè in un punto nel quale voglio o sentire o qualcosa di sconosciuto o non sentire niente ed essendo da solo potrò cliccare Niente e ogni altro momento libero da queste attività dedicato a fissare una quercia e pensare a quel fatto là delle ossa che si ritirano e pensare che allora un giorno non le avrai più e quanto sarà bello quel giorno, quando tutti ti vedranno dritto lo stesso e non capiranno che accade perché a me è sempre stato il cuore a tenermi alta la testa.
Bisognerebbe praticare più spesso l'arte del guardarsi da fuori,  del non fare passo che non attraversi prima il cancello del provare a darsi torto motivandolo, argomentandolo, e se ci si riesce allora vuol dire che si ha torto perché altrimenti gli argomenti non li troveresti al solo evocarli.
Alla fine dipingere, brindare, prendere un tram, sono solo un modo come un altro per riempire il tempo che separa il qui dal momento in cui per farci forza ci dovremo guardare indietro sperando di trovare qualcuno del quale andar fieri.
Se un giorno mi sposerò come testimone vorrei il mondo intero e al posto di ogni chicco di riso una volta in cui mi sono sentito speciale per lei e per questo, solo per questo, all'altezza di ciò che saremo.




23 dicembre 2013

Caro Babbo Natale

Poi fai tu, comprendo il poco preavviso, ma comunque se ti avanzasse tempo:

1. smettere  di usare le maiuscole anche per dare un nome alle cartelle dei files.
2. imparare a gestire in qualche modo, diciamo proprio controllare, quella trappola che è il diventare rosso come prima reazione anche solo al pensiero, ché a quel punto è come averlo urlato perché le conseguenze sono le stesse.
3. continuare comunque in ogni caso ad avere quasi esclusivamente clienti donna che fanno finta di non essersene accorte ma sorridono.
4. riuscire a stare in viaggio meno a lungo della scadenza dei cibi che compro
5. smettere di guardare le tette dei manichini femminili al mercato quelli senza braccia gambe e testa trovando che non manchi loro nulla per essere una fidanzata perfetta.
6. volare come Ironman o, in alternativa, avere la sua segretaria.
7. continuare ad essere uno dei dieci in italia non presenti in fèisbuc nonostante si traduca in molte occasioni perse dato che c'è un'intera fetta di mondo per la quale non esistono più vie alternative per fare di un incontro casuale un secondo momento meno casuale "Hai fèisbuc? No" fine.
8. lo stesso tipo, numero e frequenza dell'ultimo anno di telefonate e incontri con mio fratello.
9. lo stesso mio fratello dell'ultimo anno così, va benissimo così, se ne hai altre versioni stai fermissimo ché abbiamo fatto una fatica che non immagini ad arrivare qui e se a lui va bene a me va bene.
10. imparare a contare fino a cento prima di fare lo spiritosissimo sempre.
11. continuare a considerarmi molto intelligente ma nello stesso momento non smettere mai di vivere come uno che si fa venire in mente un capodanno in un posto bellissimo il 21 dicembre pensando anche che aspettasero me per riempire le stanze di tutta italia se non quelle degli autogrill che però posti  bellissimi non sono anche solo per il cagnetto a batterie che urla appena entri e finché non esci.
12. Che il nuovo figlio di mio fratello e quindi l'erede maschio della dinastia nasca davvero domani notte come previsto solo per rendere realtà il mio sogno di quel marxista del nonno condannato a un futuro di gente che per congratularsi gli dice "Ma dai, come Gesù!"
13. non smettere mai di pensare che il grillino sia la personificazione del comma22 e quindi qualcuno a cui spiegare cose che non potrebbe mai capire, come per esempio il comma22. ad lib.
14. berlusconi libero e solo perché peggio di lui libero considero solo il fiume di disturbati che riempirebbero la rete di bottiglie stappate se dovessero arrestarlo.
15. un po' più di salute a mia madre.
16. la scomparsa per magia del gioco d'azzardo dall'italia o, in alternativa, anche solo dalla vita dei miei amici che ci sono caduti e ancora non l'hanno capito.
17. continuare a poter dire Sì quando voglio dire Sì e No quando voglio dire No.
18. dire meno No.
19. smetterla di essere soddisfatto anche solo del fatto che qualcuno accetta i miei inviti a uscire così da avere poi anche voglia di uscire.
20. che i figli di mio zio scomparso continuino così tanto a essere persone delle quali andrebbe davvero orgoglioso.
21. Che lei faccia finta di aver letto solo l'ultima riga della mia incredibile mail, l'unica che avrei scritto se il contare fino a cento l'avessi ricevuto per un qualsiasi natale precedente, e, quindi, 22:


22 dicembre 2013

L'hobby delle Lobby


Il giorno che incrociai per la prima volta il mondo delle multinazionali farmaceutiche fu un momento di svolta che riassumo sempre nell'episodio che mi vide corretto, per essere gentili, da un loro responsabile che mi intimò di eliminare dal lavoro che stavo preparando la parola Malato da me scelta (per quella ingenuità tipica dell’inesperienza) per indicare il soggetto trattato, per sostituirla ogni volta che compariva con Opportunità di business, definizione per loro alternativa al punto da esserne sinonimo.
Non è un dettaglio marginale il considerarla sinonimo, perché è proprio in quel punto esatto dell’approccio che ci si può sentire immuni dagli eventuali contraccolpi di un conflitto interiore mal gestito.
Non stai sostituendo il soggetto, stai sostituendo il nome con cui lo indichi e nel farlo, nella consapevolezza di averne conservato il ruolo centrale, senti di averne protetto quasi fino a nobilitarlo il valore.
Col tempo e l’esperienza ho compreso i meccanismi con i quali l’uomo è in grado di risolversi i conflitti interiori il più possibile a costo zero e l’ho compreso proprio attraverso queste esperienze qui.
La scelta di chiamare il malato Opportunità di Business, scelta apparentemente contraria al buon gusto e alla decenza, non ha in sé in realtà nulla di diverso rispetto alla scelta di chiamare Diversamente abile l’handicappato, operatore ecologico lo spazzino e così via.
Sono scelte vestite di rispetto per il soggetto indicato, ma in realtà finalizzate a risolvere il proprio rapporto complesso con la realtà del soggetto stesso.
Difficile comprenderlo se non ci si immerge in quel mondo ma in quella scelta, certo animata anche e forse principalmente da un senso dell’opportunità interessato, a lungo andare è possibile scorgere in maniera affatto marginale una cura per la situazione psicologica del malato che dall’esterno è difficilmente decodificabile.
Non si smette di occuparsi del malato, semplicemente lo si chiama con un diverso nome.
La parola Malato, in linea di principio corretta, aveva il difetto di caricare (il peso del termine “caricare” era da intendersi “Inutilmente”) il concetto che ero chiamato a trasferire di zavorre di difficile gestibilità, nel momento in cui anche uno solo di quelli che avrebbero usufruito dei messaggi non avesse ancora compiuto il percorso interiore necessario per risolvere il conflitto morale dato dal proprio rapporto con quella realtà oltre il sé.
Al contrario Opportunità di business aveva il vantaggio di veicolare il concetto in maniera adeguata evitando nel contempo di esporlo alla reazione di rifiuto che certamente avrebbe generato in quegli interlocutori che non erano ancora arrivati a risolvere i contrasti morali in maniera così definitiva da esserne diventati immuni.
E' ovvio che tutto questo ha un senso solo precisando che i destinatari di quelle comunicazioni non erano esterni al mondo della multinazionale.

Negli anni e vivendoli dall'interno delle stanze segrete ho imparato che i cattivi delle multinazionali sono in gran parte dei casi l’unica speranza per una serie piuttosto rilevante di malattie tutt’ora incurabili, al contrario di quanto pensino i complottisti che li identificano nelle cause non solo della non curabilità ma in alcuni casi addirittura della creazione stessa della malattia.
Su quell'ultimo concetto ci sarebbe da scrivere pagine e pagine perché in assoluto non è sbagliato, ma sono i fattori che vengono osservati nella maniera sbagliata e questo è il motivo per cui i complottisti non arriveranno mai a nessun punto di sintesi risolutiva: non gli mancano gli elementi, gli manca la capacità di disporli correttamente per vedere in chiaro ciò che vedono scuro.
Se vuoi dimostrare una tesi negativa gli elementi sono adatti e si prestano a essere ridisposti fino a coincidere con la tua tesi, il fatto è che se li esaminassi  disponendoli come sono e non come li immagini, la tesi in non pochi casi risulterebbe positiva ed è per questo che è fondamentale che i complottisti non conoscano a fondo ciò di cui parlano, non potrebbero più sostenere la tesi del complotto e in particolare non potrebbero più considerarli complotti dei quali non sono responsabili.
Vabbé, sto divagando, questa roba qui magari un'altra volta.

Ho imparato che in un mondo basato sul denaro, considerare una malattia un’opportunità di business e il brevetto conseguente la porta verso quel business, processo piuttosto duro da far passare come positivo, ha creato un mondo di ricerca parallelo a quello governativo che vive di investimenti in alcune nazioni superiori anche dieci volte rispetto a quelli pubblici, in altre addirittura l’unica forma di investimento in ricerca data l’assenza di investimenti pubblici.
E quando parlo di ricerca parlo di ricerca con i controfiocchi vissuta in prima persona che si occupa eccome di risolvere le malattie ma soprattutto si occupa anche di un dettaglio che chi investe poco in ricerca è costretto a trascurare e cioè le controindicazioni di una cura, che è un altro mondo a parte del quale si parla decisamente poco e che invece andrebbe visto e studiato con la stessa passione con la quale si chiede la cura
Perché se io multinazionale cattiva investo cento euro in ricerca perché me ne tornino cento miliardi e tu dieci perché quelli hai in cassa non avendo progetti speculativi a motivarne l'aumento, io potrò creare una molecola che oltre a curarti il cancro evita anche di farti però diventare cieco, tu la seconda cosa non avrai soldi per risolverla e chi si occupa di più della vita del malato, io o tu?
Se io ti curo la malattia ma te ne genero un'altra, ho fatto il mio dovere?
Se ti risolvo la depressione ma ti uccido i reni, ti ho risolto la depressione?
Ho imparato che il mondo là fuori è molto più complesso di un sondaggio sul web e di un cartello in piazza.
Ho imparato che un brevetto non genera ricchezza in base a quanto a lungo duri la malattia, ma in base a quanti ne sono colpiti e dato che le malattie sono destinate ad aumentare, chi investe in ricerca non ha alcun motivo di conservare il malato nella sua condizione, ha come unico fine l’essere il proprietario del brevetto che lo cura, sapendo che in un mondo nel quale l’incremento demografico è per una strana legge di natura direttamente proporzionale all’aumento del numero delle malattie, a garantire l’arricchimento non è il perdurare del malato, ma il principio commerciale della concorrenza.

Non lo so perché mi è venuto in mente tutto questo nel momento in cui ho incontrato questa storia del progetto Stamina, quello che so è che la mia posizione non è per nulla chiara e quando non ho una posizione su qualcosa comincio a interrogarmici finché non ne ricavo un punto sufficientemente chiaro da poterci ammorbare per almeno un paio d'ore i commensali alla prima occasione.
Diciamo che una parte di me è convinta che nelle staminali siano racchiuse le chiavi di non poche malattie a oggi incurabili, cosa per esser convinti della quale non serve certo una laurea ma basta quel minimo di logica sufficiente per dare per sicuro il nostro aver interrotto lo sviluppo delle potenzialità di autocura che qualsiasi organismo ha in sé a furia di prendere medicine per ogni colpo di tosse, al prezzo di sottrarre progressivamente al corpo le capacità di risolvere da solo gran parte delle malattie fino a congelarle in quello stato primitivo che oggi ci rende incapaci persino di produrre gli anticorpi per l'influenza ed è chiaro che nelle staminali, diciamo nel dna, qualche chiave per riattivare i processi automatici di protezione è probabile ci sia.
Quella parte di me, che è poi quella che non prende medicine e chissà poi se c'è un collegamento non si ammala mai perché io verso migliaia di euro al SNN ma saranno tipo dieci anni che non vedo un medico e comunque quella volta fu solo perché mi serviva un certificato con su scritto che non avevo bisogno di lui, è convinta che molte malattie non saranno curabili quando si troverà la molecola da infilarsi in vena ma quando si troverà il modo di dire al dna Ricomincia a occupartene tu.
Ma c’è un’altra parte di me che da circa una decina d’anni e per esperienza diretta con quasi tutti i mondi obiettivo dei complottisti si è decisamente smarcata dall’onda dei complottisti globali e degli inseguitori di guaritori sempre sprovvisti di guariti al seguito.
Io credo che la gente dovrebbe essere libera anche di curarsi con i tulipani se lo desidera, quello che non può pretendere è che diventi protocollo statale.
Ma rispetto al progetto Stamina il mio dubbio è: a prescindere dai documenti richiesti dal ministero che oggi ci sono domani non ci sono dopodomani ci sono ancora e i cattivi delle lobby e tutto il cucuzzaro della nuova stagionale guerra di posizioni tra popolo del web e multinazionali, se quella cura funziona davvero dove sono i guariti?
Perché tu per te stesso puoi anche decidere di essere il primo a sperimentare una cura del cancro a base di sciroppo d’acero della quale ancora non possono essere mostrabili i guariti, ma non puoi fare tutto ‘sto bordello perché lo Stato inserisca lo sciroppo d’acero tra le cure del cancro solo perché tu pensi funzioni, perché per fare di una cura un protocollo nazionale lo Stato è ancora convinto serva quel dettaglio chiamato guarigione o approssimazione il più vicino possibile della stessa.
Funziona?
Scendano in piazza i guariti, allora, non i malati.
Portane dieci che sono guariti dalla SLA e otterrai cancelli spalancati come non ne otterrai con un milione di sedie a rotelle.
Il problema in realtà temo sia che tra un’opportunità di business e un malato ci passa la stessa distanza che c’è tra Elettore e Popolo, ma ancora non ho ben chiaro come spiegarlo in almeno un paio d'ore di incontestabile esposizione che riesca in ciascuno dei centoventi minuti a stare il più possibile lontano dal mondo dei grillini dove invece al momento vedo scivolare ogni mio tentativo di approccio a questa storia di Stamina.
Potrei partire dal fatto che è quantomeno improbabile che un esperto di comunicazione pubblicitaria sia riuscito in un sottoscala del centro di ricerche di mercato in cui lavorava a fare per la SLA più di quanto siano riuscite a fare oggi tutte le ricerche del mondo.
Potrei azzardare l'ipotesi che è difficile che un docente che ha depositato la richiesta di brevetto possa avere come avversari quelli che legano le cure ai brevetti.
Ma ogni volta che ipotizzo una partenza di ragionamento mi ricordo che è del popolo della piazza che stiamo parlando e il mio problema è che quel popolo lì lo vedo sempre più come un cancro che si espande nel corpo nazione senza apparente possibilità di controllo e cura.
Sarà quello che mi blocca.

20 dicembre 2013

Ricci e capricci

Prima che Tsunami si facesse fottere il cervello dalla metafisica non scolarizzata ma un sacco energetica di Yoda l'egizio-esseno e dalle sue esilaranti perle di saggezza che non sai se ridere per quello che dice, per come lo dice o per il tono che senti ha quando si immagina in piedi di fronte a folle in attesa che lui salvi i loro destini, nonché da una selva di altri depressi più o meno latenti (amico mio è il momento del consiglio non richiesto numero due: entra in gioco adesso e vinci tu, ma devi farlo adesso adesso e non chiedermi perché) che faticano a coniugare i verbi ma danno ogni giorno decine di indicazioni filosofiche sul senso della vita e un giorno qualcuno ci dovrà fare un serio studio sulle nuove forme di patologie socio-esistenziali e il curioso quanto interessantissimo ruolo che la rete svolge come leva bivalente riuscendo a essere nello stesso momento e senza mutare la sua forma sia causa scatenante che meccanismo normalizzante, svolta databile con un margine di approssimazione ormai pari allo zero in circa due anni fa ma solo perché lì il danno era ormai fatto e aveva quindi cominciato anche a manifestarsi lasciando in giro tutte le schegge recuperabili, era usanza della casa festeggiare ogni rientro da lavori importanti svolti con successo, cioè tutti perché la variabile è l'essere importanti o meno mentre il successo è la costante, con una cena celebrativa fuori casa in cui ci si regalava il non porsi il problema del prezzo e quindi con una cena solitamente di pesce, vera coccola che ci si concedeva in serate nelle quali io svolgevo il ruolo di quello che aveva qualcosa da dire, come sempre.
Ora il fatto è che ci siamo liberati di Tsunami ma non del successo, che al contrario e giusto per localizzarlo, in un periodo della vita che dire faticoso è dire poco è addirittura triplicato probabilmente per quel fatto là del tappo di champagne saltato.
C'è insomma che negli ultimi tre mesi ho lavorato effettivamente come un dannato e mi sono sbattuto come se il mondo girasse davvero sull'asse di un mio sì o un mio no e tutto con la mente in pappa completa figuriamoci quando sono sereno quali potenzialità avrei da offrire al mondo.
E insomma qui il fatto è che la celebrazione dei successi  non è certo cessata e dato che parlavo da solo pure prima nonostante fossimo in due al tavolo, l'altra sera tutto solo bello baldanzoso mi sono regalato una cena in un ristorante dove avevo già provato ad andare da solo ma dove mi fu detto che o si prenota o ciccia pure se sei da solo, e allora ho prenotato e ci sono andato e via di spaghetti con i ricci e pesce crudo come se piovesse e un vino spettacolo e un padrone del ristorante che mi si è dedicato per l'intera cena stando lì a raccontarmi la sua vita intera catturato dal fatto che quando in risposta al mio "Di dove è il suo accento?" mi ha risposto "Sono Yugoslavo" si è sentito dire un per lui evidentemente interessante "Nessuno dice mai Yugoslavo, me lo racconta?" e da lì in poi a raccontarci il concetto di origini e di guerra e di vite in giro per il mondo e bravo Bruno te la sei proprio meritata e vìziati, regàlati, còccolati, parla con gente che ha cose da raccontare se proprio devi uscire a cena a festeggiare le tue cose da raccontare.
Ma qui il problema è che i tre mesi appena conclusi non sono stati caratterizzati solo da una valanga di lavoro come mai prima d'ora e da una valanga di cose da dire a chiunque capiti a tiro come fino ad ora e sempre, ma anche dalla conseguente e relativa valanga di soldi come mai prima in così poco tempo e quindi ora si pone il problema di cosa farne di tutti questi soldi, perché d'accordo io mi basto e mi porto fuori a cena e tutto ok, tutto bene, sono autosufficiente prima di tutto come persona da quando ho 7 anni e ogni volta che entro in un posto io solo ci resto più o meno per cinque minuti perché poi o arriva il padrone o arriva la cameriera o arrivano entrambi o arriva il tavolo accanto ed è subito casa tua, ma anche con tutti gli alberghi in cui sto andando solo perché non ho voglia di alzarmi presto la mattina per andare agli appuntamenti e allora ci vado la sera prima e tutte le cene che mi sto concedendo come fosse sempre compleanno e non routine e con tutti i regali che quest'anno a natale mi farò da solo perché finalmente ho intorno l'unica persona che prima di farmi un regalo si chiede cosa desidero e cioè io, mi restano comunque dai due ai tre vagoni di lingotti d'oro dei quali non so assolutamente cosa fare e che vorrei evitare di destinare interamente alle decine di cartelle da enne-k euro che quelli di Equitalia non smettono di farmi avere mensilmente anche se, nel caso, andranno lì.
Allora considerato che i tempi di reazione danno ormai il natale come perso, ci resta il capodanno.
Intendiamoci, io c'ho quarantanni e non più venti e quindi vivo e non attendo più di vivere e quindi in un posto meraviglioso a fare capodanno stanotte ho deciso di andarci e l'ho deciso per me da solo e oggi ho già pure telefonato e in un paio di giorni richiamo e si organizza per bene.
Cinque giorni secchi di equitazione, massaggi, torte calde la mattina e il resto della giornata a fissare querce in attesa che la sera si riparta con le bistecche di brontosauro affogate nel vino rosso una tavola due bicchieri, l'assoluta e totale cancellazione di tutti i pensieri fino a oggi e io che ti racconto ogni giorno cento cose diverse comesoloiosofareecioèsenzapausaperore.
Resta solo da capire chi sarà seduta dall'altro lato del tavolo a fare la parte di quel Ti, se nessuno, uno a caso dei presenti quella sera così a fine cena me ne libero, il mio amico che ci vive dentro o boh, ora ci penso, magari faccio un salto in farmacia a prendere una confezione di Capodannina e una di Sopravviverealleattesin, fanno due euro e sessanta, ho con me solo un lingotto d'oro, tieni il resto a me non serve, a proposito cosa fai per capodanno, bbbambina, hai programmi migliori di me?

16 dicembre 2013

Io sariate con voi

Il tempo con nonna passa così, sul morbido di una pilotata regressione che altro non è che natalizia fame di minestra e frittelle e di chiacchiere di fronte al tiggì per spiegarle che no, che non c'è più violenza oggi, semplicemente oggi se guardi il tiggì, quel tiggì del canale degli anziani, ultima generazione a guardare la tv come la si guardava quando c'era un canale unico e oggi si lamentano perché non c'è altro, sul canale unico che non cambiano perché la tv l'hanno imparata a forma di un canale unico, finirà questa generazione e i direttori di rete dovranno ricominciare a guadagnarselo il pane se vogliono che le persone restino su quel canale, ceni con in sottofondo una conta dei morti che fino a ieri non erano diversi, anche ieri le mogli venivano uccise, anche ieri i ciclisti venivano investiti, anche ieri si cadeva dai balconi, ma fino a ieri non ci si costruiva l'intero palinsesto di un telegiornale, mentre le taglio il pane sottile, ché i denti non ce la fanno più, il salame sottilissimo ché i denti non ce la fanno più ma il desiderio di gola non invecchia e al mercato non lo tagliano come glielo taglio solo io e lo dice sapendo di gratificarmi perché le nonne fanno quello di mestiere, lei col tempo si impegna sempre di più a dissimulare il piacere di non vedere il cavaliere davvero arrestato, io in cambio la smetto sempre più di arrabbiarmi se prende medicine come fossero caramelle e cioè scegliendo lei quali e quante che poi è sempre tutte e tante, serate che nascono con me che rido, rido come uno scemo con l'alieno di Bonolis ogni singolo giorno che lo vedo e lei che ride, ride come una matta ogni volta che ai Pacchi Insinna inforca gli occhiali Infrablu e io le devo leggere le cifre che escono perché altrimenti ci deve arrivare in base alle reazioni del pubblico, ci divertiamo così, con poco, ma ci divertiamo insieme, luci di natale messe missione compiuta signore, ora devo solo spiegarle che no, se vuole i fili più corti non li può tagliare come ha fatto con quelli dell'anno scorso, e nonna tu che mi sei intelligence del palazzo vogliamo attivare Tom Ponzi Giovanna del piano di sopra per prendere informazioni sulla situazione coniugale di quella topona che lavora in farmacia e non hai bisogno di medicine non è il caso di prendere qualche medicina te le vado a prendere io se vuoi dai che hai bisogno di qualche nuova medicina come caramelle e di me che te le vado a prendere come caramelle da una sconosciuta e che sconosciuta e puntuale parte il racconto di quando cinquant'anni fa quando arrivarono qui suo fratello si invaghì di una ragazza che lavorava nella stessa farmacia e mandò la famiglia per invitarla fuori e allora vedi nonna, tutto torna puntiamo sulla tradizione familiare vai giù e chiedile se mi sposa domani e lei ride e mi dice che devo andarci io a presentarmi che è pure calabrese, significa svegliati e significa che approva ma soprattutto significa che intelligence era già in azione e ti pareva basta chiedere un nome a caso e intelligence ti spara fuori l'albero genealogico del micro e aneddoto del macro, lancia una moneta e vedrai se una nonna non ha un aneddoto su una volta del millenovecentocinquantadue che un tizio lanciò una moneta, le nonne fanno questo di mestiere, hanno aneddoti per ogni alito di vento e una memoria storica da far impallidire i server di gùgol ma quella breve di un pesce rosso e allora io a farle da memoria breve per le donazioni altrimenti sono cinque euro al giorno per ogni raccolta fondi per ogni bambino malato che ogni giorno la tv le spara davanti e lei si dimentica di aver versato anche ieri e ogni giorno verserebbe cinque euro e infatti ogni giorno versa cinque euro non c'è raccolta alla quale lei non ceda una parte della sua povertà e meno male che non sa mandare sms altrimenti sarebbero trecento euro al mese complessivi il lunedì c'è il terremoto in Cina e lei versa il martedì i bambini con la leucemia e lei versa mercoledì i cani abbandonati e lei versa e io a prenderla per il culo e lei ride, ride quando la prendo in giro perché lo sa che la fregano ma se si è buoni lo si è a prescindere e proprio per questo, e la gamba che la sta lasciando e lei che insiste e ogni giorno a lottare perché si decida finalmente ad accettare il bastone in cambio della possibilità di arrivare da sola all'altro lato della stanza, non cede, non smetterà mai di avere cinquant'anni, piuttosto muore e io a farle gli scherzi e adesso la vedi che da sola il bastone eccome se l'ha preso ed è un'immagine così particolare vederla girare con tre gambe come una ottantacinquenne qualsiasi, rivolgersi a me come una nonna qualsiasi che come ogni anno ha la cena natalizia dei fratelli con le zeppole calabresi, frittelle di pasta per pizza fritta con acciuga dentro, ma non più la forza di impastare chili e chili di pasta e allora è il mio turno e io le braccia, lei la mente, mentre mi da indicazioni io imparo che quando smette di tirarsi l'acqua allora è pronta, è una cosa che ieri non sapevo e oggi ho imparato, le nonne fanno questo di mestiere, ti consegnano al domani con una cosa in più rispetto a ieri, lei mi dice si fa così e io faccio così e mentre faccio così mi vede stanco, uomo di città del ventunesimo secolo che si stanca a impastare qualche chilo di farina e per incitarmi mi racconta, tra un mio spingere pugno destro e pugno sinistro, la storia della famiglia di quando si faceva il pane ed erano trenta chili di farina ogni dieci giorni e li faceva la nonna e te lo dice perché sa che sentendo il racconto tu ascolterai "Puoi farcela" e allora la forza ti si triplica e impasti per un'altra ora come non avessi fatto altro nella vita con quelle tue braccine del cavolo e a cena i fratelli ad applaudirla per l'ennesima zeppolata natalizia e lei a dirottare l'applauso su di me perché lei non è più il braccio, Bruno è il braccio destro che impasta, Mariella quello sinistro che frigge, lei ci mette solo la storia dell'intera famiglia i fratelli felici e finalmente il bastone per camminare ancora qualche anno.
Impastavo a fatica e mi diceva "Tutto è lavoro nipote mio" perché se apre bocca è per darmi lezioni, le nonne fanno questo di mestiere, i nipoti di lavoro le imparano se non sono stupidi.
Ci basta così poco per essere felici, un alieno, degli occhiali lampeggianti, qualche patata e una forza che io non lo capirò mai da dove esca perché il cuore non è sufficiente come spiegazione, sono un pragmatico, se non mi torna anche la fisica io non sono contento.
Non è vero, scherzo, sono contento.

12 dicembre 2013

#Torino

The only thing I miss is words

proiezione

"Proiezione" - Luce su ombre - Torino 12/20123

11 dicembre 2013

Testi di cazzo

La mia nota avversione al mondo grillino sarebbe già sufficiente per rendere superfluo il mio precisare il perché in questo momento mi auguri l'esercito e la soluzione entro l'alba, ma non bastasse quanto fino a oggi detto ci aggiungo pure, restando poi di fatto dentro l'area della mia critica al grillismo, che a fermare gente che la scrittura di comunicati politici che contengano la parola "Popolo" non ritiene necessario affidarla a qualcuno che abbia almeno la terza elementare, mando carri armati e sfollagente fino a che non gli abbiano tutti azzoppati a vita.

Questa roba qua sotto, questa roba qua su saracinesche chiuse con l'intimidazione, è quello di cui da un paio d'anni vado cianciando a tutti quei cazzoni che conosco che hanno votato Grillo.
Io spero che un po' in questi giorni si stiano vergognando.



9 dicembre 2013

Sliding trees

Utilizzando come parametro la scala che misura la Natalizitudine, secondo la quale rispetto a me Bridget Jones è Marilyn Manson, viene stabilito senza ombra di dubbio che tra un natale con me e un natale senza di me, ci passa quella che viene comunemente definita una gran bella differenza.
Questo perché tra con me e senza di me ci passa una gran bella differenza proprio in generale.




6 dicembre 2013

Dove si firma perché si tengano pure le madri?

No ma è veramente indegno che i nostri ragazzi tifosi appena oltrepassano il confine vengano arrestati.
Alla tv la madre di uno di loro precisa che il suo era lì per caso, la madre di un altro indignata sottolinea che il figlio fa il volontario alla caritas, la madre di un altro ancora racconta di quella volta che il suo aiutò una vecchina ad attraversare la strada mentre con l’altra mano curava l’ala rotta di un passerotto.
Si attivino le diplomazie! Si ergano le mura! Le più alte cariche della nostra patria gonfino il petto e vadano a riprendere i nostri ragazzi! Nessuno pensi che fuori dal patrio suolo l’italiano non resti italiano!
Richiamiamo l’ambasciatore se serve, ma non si lasci passare l’idea che i nostri ragazzi appena varcato il confine debbano sottostare alle leggi degli altri paesi.
Tantomeno i nostri ragazzi tifosi, cuore e orgoglio nazionale e, a parte le due mele marce che han finito il turno nella categoria evasori fiscali, tutti tutti proprio tutti bravi ragazzi con la passione dello sport. Ma dove mai si è visto? Allora se andassero in Inghilterra fuori dagli stadi magari se la vedrebbero con la polizia a cavallo? Eh? Ma stiamo scherzando? Siamo italiani oh! Allora va bene, allora ok vale tutto, allora facciamo che se vai in Germania e giri ubriaco molesto ti ritrovi addosso quattro pattuglie nel giro di sei secondi, tanto ormai vale tutto, no? E magari quando vanno a Tenerife a studiare allora la sera quando vanno all’automatico a prendere l’acqua naturale per la notte poi si trovano per caso in una rissa e l’antisommossa a ogni angolo se la prende anche con loro che erano usciti solo a prendere l’acqua per studiare meglio la notte? Eh? Perché avevano una sciarpa? Sarà un reato portare una sciarpa? E che razza di paese è un paese dove manco puoi indossare una sciarpa ché quelli subito ti arrestano? Ma poi rendiamoci conto che paese di arroganti, la mamma di ognuno di loro è partita subito e ha speso i soldi per andare a riprendersi il boyscout dietro le sbarre e pensa che quelli non glie l’hanno liberato! No voglio dire, la madre viene lì a riprenderselo e tu non lo scarceri? E che razza di idea di famiglia avete in quel paese? E allora poi ci credo che nella costituzione europea non ci entrano le radici cristiane, come potrebbero entrarci quando in un paese dell’Unione non è sufficiente che venga a prenderti tua mamma perché ti scarcerino? È un continente di senza dio questo!
“Banditi”.
Ma come cazzo si permettono?
Schiena dritta, italiano, nessuno si deve permettere di chiamare Banditi i nostri ragazzi che amano lo sport!
Cosa pensano i polacchi, che se fossero Banditi non li avremmo già fermati noi?
Pensano che qui da noi li lasceremmo liberi?
Stanno sott'intendendo che non abbiamo spina dorsale?
Diglielo che se ne è sfuggito ne sarà sfuggito al massimo uno e solo perché la magistratura in questo momento è impegnata a scoprire che a Prato pare ci siano dei clandestini cinesi e qualcuno sta persino ventilando l'ipotesi che lavorino in nero dentro laboratori clandestini e quindi stanno andando a controllare se è vero, non certo perché sta con le mani in mano, oh.
Letta, fai vedere le palle e riportali a casa!
E se ti chiedono chi garantisce per loro, tu indicando quelle fuori dalla porta con il maglione nella borsa per quando esce Giandomenico ché in Polonia fa freddo e lui è di salute cagionevole infatti aveva la sciarpa, rispondi La mamma!
Poi prendi un mandolino.
E ordina una pizza.
E digli che fa schifo, che non è cotta bene, che la mozzarella non è quella genuina di Caserta, che se i nostri sono tutti banditi allora le loro sono tutte badanti.
O puttane.
E poi per ritorsione arrestagliene una decina, così, accazzo, perché fanno sesso a pagamento anche se non è reato qualcosa per tenerle dentro lo si trova, o manda qualche sano diciottenne a sparargli piombini da softair negli occhi dalla macchina.
E la prova che siano boyscout è nel fatto che altrimenti avrebbero usato proiettili veri, diglielo ai polacchi, diglielo in italiano.

Banditi ai nostri ragazzi....
Ci fosse ancora Lui non si sarebbero mai permessi di offendere il nostro glorioso popolo e se ci avessero provato avremmo mandato loro degli amici nostri persuasivi a invaderli deportarli e, nei limiti del tempo a disposizione, sterminarli.
E invece oggi guarda lì che delegazione, quattro mamme e uno del PD.
Smidollati.

Nelle immagini: la tifoseria fermata in Polonia mentre distribuisce coperte e termos di caffé caldo ai senzatetto per ripararsi dal freddo dell'inverno e della fame.



3 dicembre 2013

A Zigozago c'era un mago

Quello che il bambino chiama sbarre, l'uomo chiama casa.

A zigozago c'era un mago
"Prospettive" - Luce su ferro - Torino 12/2013

2 dicembre 2013

Figobar



In questo momento della mia vita il sesso è talmente fuori da ogni progetto di ricostruzione, avendo già provato in passato la fallimentarissima strada tutt'altro che risolutiva, che l'unico pensiero che ho avuto guardando il listino prezzi (cliccaci sopra per godertelo e scoprire come viva una fetta di mondo per nulla piccola in termini di dimensione) è che l'unico motivo per cui nel frigobar delle stanze di lusso nei posti di lusso ci sono pure i preservativi è che quando ci dormo io una mezza naturale a otto euro se la possono infilare su per il culo.
Anche perché essendo io SPG* almeno l'acqua ce l'ho gratis ogni volta che la chiedo e, anche se nel mondo normale sembra assurdo, in posti dove costa così tanto è considerabile un benefit per il quale suppongo si sentano anche generosi e lusinghieri.
Mi perdoneranno se non mi sono fatto la pipì addosso per l'emozione.

Il pensiero successivo guardando quel listino è che in certi posti del mondo la cosa che costa meno, meno dell'acqua stessa non si fosse capito quale sarà il petrolio del prossimo secolo, è il sesso.
Metafora che alla fine può essere assunta piuttosto realisticamente come sintesi della vita, delle sue risalite e delle sue ricadute.

Fine, le restanti due pagine di profonda analisi della vita nate fissando la porta di un frigobar, e chi mi conosce bene o chi abbia anche solo cenato una volta con me sa bene fino a che punto possa spingermi nell'analisi anche partendo da uno stupido frigobar, le ho cancellate perché sì.

1 dicembre 2013