"[...]Ma è proprio il Cavaliere, ormai, a essersi convinto che con il
segretario del Partito democratico è inutile stare a discutere. Il nodo
resta sempre quello del Quirinale. L'ex premier ormai non si accontenta
più di un nome 'non sgradito': «Se Bersani vuole fare il presidente del
Consiglio, allora il presidente della Repubblica spetta a noi»[...]"
Fonte: L'Unità.
Ora io non è che voglia star qui a fare la quinta colonna e certo Bersani è persona che mai come oggi mi suscita sentimenti che rasentano la voglia di fargli due coccole mettergli la copertina sulle ginocchia e dirgli che andrà tutto bene.
Così come non sarò certo io a mettere sul tavolo motivi per mettere un attimo in discussione gli argomenti con i quali da giorni il centrosinistra sta reagendo a quell'ipotesi lì sopra, che spaziano da "Il Colle non è moneta di scambio" a "Se lo può scordare".
Però bisogna anche essere onesti e, proprio perché il giudizio sia il più possibile solido, è il caso di poggiarlo su un minimo di verità storica.
Per rimanere onesti nella lettura di quella storia, vale la pena di ascoltare le parole di un tizio che un paio di settimane prima delle elezioni (con un tempismo che alla luce della cronaca attuale appare quanto mai beffardo) se n'è uscito con un libro intervista sulla storia della sinistra italiana che, attraversando l'esperienza PD, atterra sul centrosinistra dei giorni prima delle ultime elezioni
Un libro che letto a elezioni concluse offre non pochi momenti di involontaria ironia dati dal suono che molte pagine hanno di vittoria imminente e che udito oggi risultati alla mano appare al confine col surreale, ma che offre anche e soprattutto elementi decisamente utili per resistere alla tentazione di leggere gli eventi sempre e solo come fossero tutti nati oggi.
Quel tizio è D'Alema e il libro è "Controcorrente - Intervista sulla sinistra ai tempi dell'antipolitica".
Un libro veloce e facile (se ce l'ho fatta io...) che merita lettura a prescindere dal giudizio che si ha del suo autore, anche solo perché occasione di ascolto dall'interno (e con voce di uno che certo ne è stato protagonista) di una storia che troppo spesso appare unita solo nella protezione dei propri cassetti.
Al netto della propaganda e dell'autoesaltazione, è uscito in pre-elettorale perché finalizzato a dragare gli ultimi indecisi fossero stati anche cinque e lo si capisce dalla prima all'ultima pagina in maniera in alcuni casi francamente eccessiva e supponente, restano diversi momenti di verità e passaggi storici esposti da un punto di vista che di sicuro non è famoso per entrare nei dettagli e questo ne fa treno che vale la pena non perdere perché chissà quando ripassa, vista anche la involontaria surrealtà di cui sopra che il simpatico orso immagino rischierà di nuovo solo se sotto ricatto.
Comunque, si diceva che Non siam mica qui a fare Campo o Palla:
"D - Ma la questione del dopo Ciampi e la tua candidatura al Quirinale come andarono?
R -Il passaggio del Quirinale venne dopo. L'idea della mia candidatura maturò nel centrosinistra, non fui io a proporla. In particolare, fu Fassino a pensare che fosse giunto il momento che un esponente del nostro partito potesse andare alla presidenza della Repubblica. Si manifestò, soprattutto attraverso Giuliano Ferrara, un interesse di Berlusconi, il quale aveva riconosciuto il taglio istituzionale che avevo dato alla Presidenza della Bicamerale. Più precisamente, Berlusconi manifestò una non ostilità a questa prospettiva , che invece incontrò la forte opposizione di Fini, Casini e Rutelli, per varie ragioni. Secondo me, c'era anche un fastidio generazionale. La politica è fatta anche di questo. La contrarietà di Rutelli metteva in difficoltà la coesione del centrosinistra, anche se sembrava logico che se un cattolico era stato designato alla guida del governo, uno di noi potesse andare al Quirinale.[..]"
Poi ognuno si faccia l'idea che vuole del disastro in cui oggi certamente si tradurrebbe, ma tant'è: ieri sembrava logico
Fonte: L'Unità.
Ora io non è che voglia star qui a fare la quinta colonna e certo Bersani è persona che mai come oggi mi suscita sentimenti che rasentano la voglia di fargli due coccole mettergli la copertina sulle ginocchia e dirgli che andrà tutto bene.
Così come non sarò certo io a mettere sul tavolo motivi per mettere un attimo in discussione gli argomenti con i quali da giorni il centrosinistra sta reagendo a quell'ipotesi lì sopra, che spaziano da "Il Colle non è moneta di scambio" a "Se lo può scordare".
Però bisogna anche essere onesti e, proprio perché il giudizio sia il più possibile solido, è il caso di poggiarlo su un minimo di verità storica.
Per rimanere onesti nella lettura di quella storia, vale la pena di ascoltare le parole di un tizio che un paio di settimane prima delle elezioni (con un tempismo che alla luce della cronaca attuale appare quanto mai beffardo) se n'è uscito con un libro intervista sulla storia della sinistra italiana che, attraversando l'esperienza PD, atterra sul centrosinistra dei giorni prima delle ultime elezioni
Un libro che letto a elezioni concluse offre non pochi momenti di involontaria ironia dati dal suono che molte pagine hanno di vittoria imminente e che udito oggi risultati alla mano appare al confine col surreale, ma che offre anche e soprattutto elementi decisamente utili per resistere alla tentazione di leggere gli eventi sempre e solo come fossero tutti nati oggi.
Quel tizio è D'Alema e il libro è "Controcorrente - Intervista sulla sinistra ai tempi dell'antipolitica".
Un libro veloce e facile (se ce l'ho fatta io...) che merita lettura a prescindere dal giudizio che si ha del suo autore, anche solo perché occasione di ascolto dall'interno (e con voce di uno che certo ne è stato protagonista) di una storia che troppo spesso appare unita solo nella protezione dei propri cassetti.
Al netto della propaganda e dell'autoesaltazione, è uscito in pre-elettorale perché finalizzato a dragare gli ultimi indecisi fossero stati anche cinque e lo si capisce dalla prima all'ultima pagina in maniera in alcuni casi francamente eccessiva e supponente, restano diversi momenti di verità e passaggi storici esposti da un punto di vista che di sicuro non è famoso per entrare nei dettagli e questo ne fa treno che vale la pena non perdere perché chissà quando ripassa, vista anche la involontaria surrealtà di cui sopra che il simpatico orso immagino rischierà di nuovo solo se sotto ricatto.
Comunque, si diceva che Non siam mica qui a fare Campo o Palla:
"D - Ma la questione del dopo Ciampi e la tua candidatura al Quirinale come andarono?
R -Il passaggio del Quirinale venne dopo. L'idea della mia candidatura maturò nel centrosinistra, non fui io a proporla. In particolare, fu Fassino a pensare che fosse giunto il momento che un esponente del nostro partito potesse andare alla presidenza della Repubblica. Si manifestò, soprattutto attraverso Giuliano Ferrara, un interesse di Berlusconi, il quale aveva riconosciuto il taglio istituzionale che avevo dato alla Presidenza della Bicamerale. Più precisamente, Berlusconi manifestò una non ostilità a questa prospettiva , che invece incontrò la forte opposizione di Fini, Casini e Rutelli, per varie ragioni. Secondo me, c'era anche un fastidio generazionale. La politica è fatta anche di questo. La contrarietà di Rutelli metteva in difficoltà la coesione del centrosinistra, anche se sembrava logico che se un cattolico era stato designato alla guida del governo, uno di noi potesse andare al Quirinale.[..]"
Poi ognuno si faccia l'idea che vuole del disastro in cui oggi certamente si tradurrebbe, ma tant'è: ieri sembrava logico