Dovevamo essere di più, potevamo essere di più, la cena era per noi: nonna io mio fratello e tutto il nostro mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai.
Io ci provo a convincerla che quando dice che verrà poi non verrà, ma lei ogni volta riparte da capo, l'annuncio, l'attesa, la preparazione, la spesa, l'attesa, la cottura, il dubbio, la certezza, la dissimulazione del dolore, verrà domani, mi ha detto che verrà domani, allora verrà domani.
Il venerdì santo non si mangia carne, si mangiano asparagi con le uova, si beve vino, si mangia il baccalà che non è salato e non è dolce, sei ancora in grado nonna, dopo i primi anni (mammamia, sembro arrivato ieri e invece posso già dire Dopo i primi anni) a guardarmi come una porcellana mi ha consegnato la confidenza di chi si riconosce progressivamente meno capace bisognosa quindi di un food tester affidabile e io quello faccio, facendo finta di non aver capito che è solo una strategia per avermi sempre a cena, ieri ho testato il sugo, era buono, l'altro ieri le melanzane, erano buone, domani vedremo se sarà ancora capace, io devo dire se è buono e il patto è che sia sincero, lo rispetto, quando sbaglia lo dico, riconoscerlo ogni tanto rende tutte le restanti approvazioni esenti dal dubbio che siano sincere e poi che cavolo di patto è, cos'altro potrei essere se non sincero, sono ormai più o meno sei anni che ho smesso di essere capace, o vogliamo dire disposto, a essere altro che sincero su questioni esistenziali che mi hanno riscritto il dna, sarò ben capace di esserlo su una pasta che - Com'è il sale? - Aggiungilo - tipo quanto? - tipo come ti fossi dimenticata di metterlo - allora forse mi sono dimenticata di metterlo - però vedrai che buona l'ho fatta senza un goccio d'acqua, solo uova e farina solo per noi due.
Sta accadendo un processo che so dire naturale pur essendo una cosa per me così nuova, sto assistendo in scala quotidiana, a distanza metro, a quello che fino a qualche anno fa definivo invecchiamento umano senza aver mai effettivamente avuto esperienza diretta di che forma avesse, che tempi avesse, che metamorfosi provocasse, mani che aprono solo cose già aperte, il doppio del tempo per la metà della strada di sei mesi fa, la memoria breve che libera spazio progressivamente occupato solo da quella lunga e non ricordando di averlo fatto ieri mi dice che la pasta è scritto cuoce in dieci minuti e invece ce ne vogliono di più e al mio Ma ti ricordi che questa cosa la dici ogni sera uguale il suo candido e disarmato Se me lo ricordassi non te lo direi ogni sera, sto invecchiando, accade così, e così racconta ogni giorno gli stessi episodi di mille anni fa con la fedeltà di una fotografia della quale la rinnovata esplorazione mi offre ogni giorno un altro dettaglio, un altro colore, un altro profumo, che macchina incredibile che è la mente.
Un momento di vita pazzesco per me, vissuto in equilibrio sul filo di rasoio che separa la gelida consapevolezza di vivere un tempo in via di conclusione, dalla calda sensazione di essere protagonista di una delle fasi più belle della vita di una persona, quella in cui l'anima finalmente si concede per la prima volta allo sguardo di occhi diversi da quelli del proprio intimo grazie alla progressiva caduta di tutte le sovrastrutture dentro le quali ci si è protetti fino al giorno prima per l'intera esistenza data la scomparsa della capacità di utilizzare gli strumenti fino a quel giorno usati per tenerle salde, sovrastrutture così tanto tagliate giorno dopo giorno, ogni singolo giorno della vita che contemplasse l'idea di domani da proteggere, a misura di ciò che si voleva, o doveva, proteggere da diventare esse stesse bisognose di protezione e per questo a loro volta dipendenti da un ulteriore involucro che le preservi e quell'involucro non sarà altro che la nostra biografia.
Una biografia come tara del netto anima, quindi, occultata da così tanti strati protettivi da essere privata della possibilità di entrare in contatto con il mondo esterno e quindi di incidere su quella nostra biografia abbastanza da poterla dire davvero nostra quando in realtà sarà la cosa meno nostra che avremo vissuto, noi siamo il netto e siamo il mondo oltre l'involucro, la biografia è una scatola.
Io sto partecipando all'emersione naturale dell'anima, al suo entrare in contatto con il mondo esterno grazie all'assottigliarsi progressivo dell'involucro e mi trovo nella condizione di essere quel mondo esterno con il quale entra in contatto in maniera ogni giorno più vicina alla matrice originale e faccio fatica a dare una forma nei miei pensieri a questa esperienza, io che ho così tanto bisogno di delineare qualsiasi cosa mi riguardi per poterla misurare e così gestire, ma quello in cui sento isintivamente di trovarmi, a prescindere da quale forma abbia, ha certamente la massa dell'esperienza più alta che io sia riuscito a realizzare nella mia biografia.
Che quindi, in una contemporaneità così simile alla simbiosi, è a sua volta resa più sottile, perché non necessaria, al punto da essere quasi fuoriluogo e per questo messa in secondo piano perché biografia e anima non si potrebbero parlare, non si capirebbero, biografia e biografia sì ma le nostre si sono separate così a lungo da non comprendersi più, anima e biografia no ma sarebbe comunque un'occasione persa, anima e anima sì e quello sta quindi accadendo, perché l'emersione della sua sia accompagnata è necessaria l'emersione della mia e non so in quale altra maniera io sarei mai riuscito a mettere da parte la mia biografia per partecipare all'anima di un'altra persona che non fosse un figlio, che non fosse un fratello, che non fossi tu.
Quello che so è che sento di essere protagonista di un privilegio e non solo per il valore sostanziale dell'anima alla quale sto assistendo, sul quale si potrebbero scrivere interi libri e ugualmente mai basterebbero a rendere davvero l'idea di quanto sia inestimabile, ma anche perché nell'imporre per necessità l'emersione della mia mi sta offrendo l'occasione di fare ciò che mi sarebbe stato altrimenti impossibile fare e cioè far entrare la mia anima in contatto con il mio mondo esterno e così cambiare, per la prima volta nella mia vita, la mia biografia.
Trovare il mio baricentro era un processo che sapevo essere davvero complesso proprio per il corso di quella biografia, lo sapevo quando decisi di venire a Torino anche se non ne avevo previsto le complessità che nel tempo hanno richiesto molto lavoro e molta pazienza, ma questo è esattamente quello che avevo intuito avrei trovato una volta tarato bene quel processo.
Ci sono voluti errori, altri errori, sofferenze, difficoltà, disorientamento e paura, ma non ho mollato perché sapevo che solo qui e solo così avrei davvero portato la mia anima a stabilire la mia biografia e mai più viceversa.
Oggi sto bene non perché mi accadano cose belle, sto bene perché mi riesce enormemente facile tollerare quelle brutte perché appartenenti alla biografia e non all'anima e la biografia oggi so essere solo un contenitore e lo so perché sto assistendo alla rivelazione di quanto possa essere distante e diverso dalla reale forma del contenuto.
E' come se il tempo avesse trasformato la sua scala riducendola fino al necessario, il qui e l'ora, e qui e ora io sono esattamente quello che sono perché sto partecipando a un mondo che è esattamente quello che è, senza sovrastrutture, senza protezioni, senza difese e per questo identificabile nell'essenza stessa del concetto di purezza.
Stiamo quotidianamente toccando la purezza nella sua essenza più naturale, quello che senza timore di esagerare mi sembra davvero il senso della vita o la cosa che più gli assomiglia, con la differenza che a lei sta capitando al termine della sua biografia, a me lo sta facendo fare quando ancora ne ho metà da scrivere.
Che regalo più grande si può ricevere da qualcuno che in quella prossima metà non ci sarà, se non il mostrarci chi possiamo essere dandoci così la possibilità, e la responsabilità, di scegliere?
Stasera era triste, non c'era mio fratello, e anch'io ero triste per questo, perché sarebbe stata una cosa bella e se oggi mi è facile tollerare le cose brutte è perché la tristezza la regalo all'assenza di quelle belle.
Da solo non sarei mai riuscito a capire l'esistenziale differenza tra quei due modi di accettare la vita.
L'ho abbracciata tenendola a lungo e le ho detto che le voglio davvero bene, mi ha risposto che anche lei mi vuole davvero bene.
Così, senza altri orpelli.
E l'essenziale diviene visibile agli occhi.