Faccio un passo indietro:
Ogni volta che si parla di berlusconismo in un discorso
che ne vuole datare l'origine e che nel 99,9% dei casi sceglie l'anno del video
come inizio di tutto, io ricordo che il berlusconismo non iniziò affatto con
quel video e nemmeno con Mani pulite come affermi tu, ma quasi dieci anni
prima.
Il berlusconismo (per come lo intendo io) iniziò una sera
del 1986 quando nel cielo milanese con fondale arena di milano, comparvero
degli elicotteri che, atterrando al centro del campo in mezzo a un trionfale
impianto scenico con in sottofondo sparato a milioni di decibel la Cavalcata
delle Valchirie, consegnarono alla città il nuovo Milan di uno che si chiamava
Berlusconi.
Quell'anno fu anche l'anno in cui passarono le famose
leggi con le quali Craxi permise a ai canali privati di berlusconi di
trasmettere in diretta nazionale tutto il palinsesto di sogni finalmente a un
metro da chiunque, sogni finalmente raggiungibili, giochi a premi economici a
qualsiasi ora, tope seminude in prima serata, la milano da bere l'edonismo
reaganiano e bla bla bla.
Il berlusconismo iniziò con quegli elicotteri
accompagnati dalla musica di Apocalypse Now, una città che si sentì più grande
di New York e una nazione che uscì (forse finalmente) dagli anni '70 e i
fumogeni che li caratterizzarono.
E tutto quello, da qualsiasi parte ti girassi, aveva il
volto di Berlusconi.
Cambò non solo l'entusiasmo, cambiò proprio la struttura
di pensiero, si fece largo (nel senso di consenso) l'idea che il consegnarsi a
qualcuno, se quel qualcuno era così palesemente capace di materializzare non il
suo ma il tuo benessere, non fosse più una resa ma al contrario fosse da quel
giorno una scelta illuminata, lungimirante.
Iniziò un'epoca nella quale il concetto di
"delega" assunse tutt'altro senso (e peso) rispetto a quello che
faceva da pilastro alla repubblica parlamentare.
Non era più un voto di fiducia, era diventato un voto di
fede, quel tipo di fede che ci fa consegnare a un'entità a noi superiore
l'intera nostra vita dal risveglio a quando andiamo a dormire.
Chi fu capace di una rivoluzione così totale da andare a
toccare la profonda struttura del pensiero di un'intera società fino a
invertirne, avviandola, addirittura la rinascita economica della nazione
intera, "berlusconi" lo sarebbe diventato anche in assenza di Mani
Pulite.
Capitò quello e lui su quel treno saltò, ma sarebbe
bastata qualsiasi altra cosa, la strada era segnata, nessuno avrebbe potuto
essere percepito più grande di lui in quegli anni.
Allora i trentenni di quegli anni capita che siano
diventati genitori negli anni successivi e che in quanto tali abbiano cresciuto
i propri figli in case nelle quali a ora di cena era Strisca la Notizia a fare
da notiziario, a portare nelle case l'idea di giustizia, di controllo, di
indagine.
Il modello era servito: se chiamio il 113 non succede
niente, se chiami Staffelli il giorno dopo il comune ripara la scuola.
Micro-vittorie che incasellate una al giorno e portate in
dote sulle tavole di famiglie sedute su un analfabetismo istituzionale reso
virtù proprio dal senso di inutilità che quella nuova Istituzione dava alle
"vecchie", hanno lavorato come gocce sulla pietra fino a cancellare
quasi completamente il senso dello Stato dalla mente di una % di cittadini pari
allo share di Mike Bongiorno.
E per fare un altro collegamento faccio un altro passo
indietro.
Non solo il berlusconismo non è databile alla discesa in
campo, ma anche il modello Grillo non è riconducibile all'Uomo Qualunque come
si è portati a pensare.
C'è un passaggio intermedio che è durato così poco da non
imprimersi nella memoria, ma c'è stato ed è stato un campanello d'allarme che
avrebbe dovuto far intravedere cosa fosse avvenuto nell'elettorato.
Non sto a riscrivere tutto, ti incollo direttamente una
ricostruzione(*):
"Nel 1997 sfidò Antonio Di Pietro, Sandro Curzi e Giuliano
Ferrara nel collegio elettorale del Mugello a Livorno. Quel pupazzo c'è ancora
e si chiama Gabibbo. Il simbolo del partito rappresentava il Gabibbo nascente,
il Gabibbo dell’avvenire. Lo slogan elettorale era: “Più populista di Antonio
Di Pietro, più pelato di Sandro Curzi e più rosso di Giuliano Ferrara. Se
dovete votare un Gabibbo, votate l’originale!”. Dopo alcuni comizi tenuti in
Toscana, la candidatura del pupazzo di Striscia venne ritirata in seguito al
terremoto in Umbria e nelle Marche. In questa occasione la creatura di Antonio Ricci
si fece seria e denunciò l'inutilizzo dei moduli abitativi costati miliardi
alla Protezione Civile e rimasti seminascosti e abbandonati sui binari nel
paesino di Pizzighettone, in provincia di Cremona (guarda il video). Ma quale
fu la provocazione? Il “Comitato di solidarietà S.O.S Gabibbo-Terremoto"
lanciò una raccolta fondi a favore dei terremotati e in pochi mesi le somme raccolte (più di 500 milioni di
lire) vennero consegnate dal Gabibbo direttamente ai Governatori delle Marche e
dell’Umbria, tanto che quest’ultimo commentò così: “Il Gabibbo è più puntuale
del Governo nel consegnare i soldi per i terremotati”."
A renderlo speculare al grillismo c’è persino il parallelo con la donazione a favore dei
terremotati, pure la cifra è curiosamente la stessa, e la fotina con l’assegno a dimostrazione che “
il Gabibbo” è più
puntuale del Governo.
Gabibbo che, finché il terremoto non suggerì a Ricci l'inopportunità di proseguire, stava raccogliendo un consenso sempre maggiore che rendeva l'ipotesi di una vittoria sugli altri candidati tutt'altro che remota o fantasiosa.
Grillo non è il proseguimento dell’Uomo Qualunque, ma di
Striscia la Notizia, che è a sua volta lei sì il proseguimento dell’Uomo
Qualunque.
È, in sostanza, molto più complicata e insieme molto più
semplice di come la vedi tu.
Il passaggio non è Uomo Qualunque - Grillo, ma è Uomo Qualunque – Berlusconi – Gabibbo –
Grillo.
Una sequenza temporale in discesa per quanto riguarda lo
spirito critico, progressivamente abbassato in maniera inversamente
proporzionale a quanto di sé ciascuno aveva deciso di consegnare a quel modello
lì fino a farne faro della propria intera esistenza.
Una sequenza temporale il cui filo conduttore, escludendo per ovvi motivi il primo anello, guarda caso nei rimanenti tre è sempre Ricci, autore che sta dietro il successi di Berlusconi, del Gabibbo e di quel Grillo del quale fino a ieri è stato autore.
Perché sempre lo stesso è il linguaggio, medesimi sono i destinatari, medisima è stata l'efficacia.
Come si incastra Travaglio in tutto questo?
Nel punto in cui anche la pur efficacissima opera di
Striscia la Notizia diventava completamente incapace di risolvere il punto
critico dei figli di quella generazione di genitori e cioè proprio Berlusconi stesso.
Male e cura si erano trovati, dopo una ventina d’anni di
lenta opera di modellazione del pensiero, a coincidere.
Come ne esci?
Con un altro Capitan Ventosa ma dalla parte opposta e l’unico
candidabile a quel ruolo non poteva che essere l’unico che a quel male sembrava
aver dedicato l’intera vita e cioè proprio Travaglio, al quale un’intera
generazione ha, con lo stesso modello di pensiero che portò i genitori a
consegnarsi a Berlusconi, consegnato la delega totale del proprio spirito
critico.
Non c’è alcuna analisi in tutto ciò, non è il risultato
di un pensiero critico ma della sua assenza, perché assente era dalle tavole
serali nelle quali sono cresciuti e dalle quali si gridava già “Dagli al
politico!” guardando il Gabibbo.
Figli cresciuti in assenza di educazione all’analisi e
che per questo nel momento in cui non hanno più condiviso con i genitori il
nemico comune non ne hanno contestato l’impianto critico, ma semplicemente l’obiettivo.
L’impianto critico “Gabibbo” andava benissimo, solo che
andava indirizzato su un nuovo e diverso obiettivo, Berlusconi appunto.
Travaglio non è documentato sui temi che tratta più di
quanto lo siano “Fabio e Mingo” quando fanno i servizi sulla sanità barese, ha
solo scelto di scrivere libri invece che consegnare caciotte ai sindaci, ma il
pubblico che compra i libri è lo stesso che chiama loro due per consegnare una
caciotta al Direttore Sanitario del proprio comune.
Entrambi si rivolgono e cercano il consenso dello stesso
pubblico, Travaglio e Berlusconi parlano entrambi allo stesso modello di
pensiero e questa cosa non serve un filosofo per capirla, basta osservare cosa
successe nel famoso scontro da Santoro di un anno fa, un momento che le due
fazioni attendevano da secoli come fosse lo scontro finale Mazinga vs Goldrake
e che in barba a qualsiasi attesa di sangue e fango si risolse nei tre secondi
che Berlusconi, ben più consapevole di quale fosse il campo di gioco, più
veloce di Travaglio seppe sfruttare mettendo in piedi lo sketch della sedia
pulita prima di sedersi.
Bam.
Anni di libri e libri su di lui e poi con un fazzoletto
quello ti mette a posto e si riprende 10 punti % nonché qualche anno di soddisfazioni messe in attesa della prima vera occasione.
I lettori del FQ ancora sono lì che si chiedono come sia
potuto succedere, incapaci di capire che uno sketch comico fu esattamente l’unico epilogo
possibile di un duello tra quelle due figure.
Allora come si incastra in tutto questo l’ipotesi di un
governo che vede Travaglio alla Cultura, Di Pietro agli Interni e Ingroia alla
Giustizia?
Si incastra perfettamente se guardi le scelte di quel
tipo di elettorato non come scelte filosofiche, ma come scelte basate sullo
share e null’altro.
Ed è il motivo per cui le Quiriniarie diedero come esito
una lista nella quale comparivano sia Rodotà che la Gabanelli, la quale solo
per serietà rispose “Io faccio altro nella vita” lasciando qualche migliaio di persone smarrite nella domanda "Cioè cosa? Non fai mica quella che è contro la kasta?"
Una base elettorale che il giorno dopo le Europee gridava
ai brogli usando come prova il fatto che i candidati M5S su Facebook abbiano
molti più like dei “Piddini” e che quindi le % di voto non rispondessero alla
realtà del paese e non sono due a fare questo ragionamento con tono serio e convinto, ma centinaia.
Una base elettorale che fa del disturbo alla Striscia la
Notizia il suo unico programma politico, vedi il considerare un comico la
figura più adatta per “mandarli tutti a casa”, vedi il voto negativo nella
legge elettorale che altro non è che il dislike su FB o il voto negativo nei
commenti di Disqus (quando la piattaforma tolse la possibilità di votare in
negativo i commenti, sul FQ ci fu una rivolta che andrebbe studiata nelle
università di Scienze politiche se non di Piscologia), vedi gli incontri
studiati solo per dimostrare che “il Piddì vuole solo fare affari con il
pregiudicato”, vedi l’irruzione nella redazione del Secolo con telecamerina d’ordinanza
e video da condividere per ricevere tante condivisioni dai cittadini che acclamano cittadini, video che danno voce a "la voce dell'Innocenza" (tutta di qua, i ladri tutti di là) che sta sotto il logo di Striscia la Notizia.
Quelli di Striscia sono gli "Innocenti", quelli di Grillo sono gli "Onesti sconosciuti alle Procure", l'autore è lo stesso, l'effetto catartico anche.
Il punto non è che quando si votano le ipotesi di governo
scelgono Di Pietro alla Giustizia, il punto è che in quell’ipotesi di Governo
alla Difesa ci
vedono Gino Strada (la noti da solo la maglietta che indossano i figli di quel genio o serve che te la evidenzi per chiudere il cerchio aperto lassù?).
Capisci che quello che tu dipingi a forma di un
sofisticatissimo processo di elaborazione del pensiero che ha portato a un ventennio giustizialista, in realtà non è altro
che l’estensione del circo di Striscia la Notizia nelle risate come nella rabbia.
È,
purtroppo, molto più banale e tragico nello stesso momento.
Gente convinta che farsi giustizia da soli sia possibile, sia legittimo, lo fanno anche quelli di Striscia e funziona meglio della giustizia ufficiale.
Il giustizialismo, anche se in maniera sbagliata, riconosce nella magistratura il punto di riferimento.
Questi vanno direttamente nelle redazioni a punire chi si è reso colpevole di diffamazione e non ci vedono nulla di strano, nulla di psicotico, nulla di illegittimo perché c'è un partito e c'è un giornale che ogni giorno dice loro che hanno ragione a farlo se lo Stato non lo fa per loro.
E' proprio un'altra cosa rispetto al semplice antiberlusconismo o giustizialismo e non è per nulla una bella cosa.