La promessa di una dedica alla cena di arrivo prende la foma di pesce crudo e per fondale l'insegna Tapas, l'isola è come sempre piena di italiani ma stanno sul fronte mare, le porte delle vie del retro si fanno raramente cornice, scollini in uniche se il ristorante è gestito da una famiglia tedesca con figlia tedesca che si scusa con l'italiano per l'italiano, divento evidentemente notizia interna, esce il cuoco per accogliermi in un familiare Buon Appetito che non ha il suono di un tedesco colto ma di un italiano contento, di dove sei? Torino e un suono che con gli anni si accorda sempre più sui toni di orgoglio, tu invece sei italiano di dove? Di Torino, sono venuto qui una volta, sono tornato a casa, ho parlato con la mia famiglia. E come l'hanno presa? Glielo puoi chiedere, sono venuti tutti qui con me, di giorno gestiscono un negozio in centro, io faccio un po' di esperienza e poi mi apro un ristorante tutto mio. Io penso a un ragazzetto italiano che per aprirsi un ristorante spagnolo fa esperienza in una cucina tedesca, sento l'accordatura cedere e invece è cerchio che si chiude in questo spazio che dicono chiamarsi mondo e quell'altro che dicono chiamarsi famiglia.
Esterno giorno.
Questa volta è "Tre cavalli" il De Luca puntuale compagno del mio stagionale ritiro in solitudine, è inaugurazione, colpo di pistola alle batterie di partenza, rito, la maratona di carta inizia con lui e con lui finisce.
(Giovani bagnanti mi confermano che sei tu)
I libri sono il mio alibi, Vostro Onore quella foto è sempre con me solo perché mi serve a tenere il segno, trovata dopo anni in quella rete che tutto trattiene mi ricorda dove ero rimasto e da dove esattamente devo ripartire, ma l'alibi non regge perché De Luca scrive libri fatti di due sole pagine, la prima e l'utima, in mezzo sempre la stessa storia, quella alla fine della quale capisci perché lui abbia bisogno di scriverla sempre diversa e tu di leggerla sempre uguale.
La inizio e la finisco sotto lo stesso sole, quando è maratona sono più veloce io, quando è quella storia io sto un passo avanti e lo aspetto dove il suo monumento riesce a essere ogni volta conferma, lo vorrei padre perché mi vorrei padre, lo vorrei amico perché mi vorrei amico.
(Giovani bagnanti mi confermano che sei tu)
I libri sono il mio alibi, Vostro Onore quella foto è sempre con me solo perché mi serve a tenere il segno, trovata dopo anni in quella rete che tutto trattiene mi ricorda dove ero rimasto e da dove esattamente devo ripartire, ma l'alibi non regge perché De Luca scrive libri fatti di due sole pagine, la prima e l'utima, in mezzo sempre la stessa storia, quella alla fine della quale capisci perché lui abbia bisogno di scriverla sempre diversa e tu di leggerla sempre uguale.
La inizio e la finisco sotto lo stesso sole, quando è maratona sono più veloce io, quando è quella storia io sto un passo avanti e lo aspetto dove il suo monumento riesce a essere ogni volta conferma, lo vorrei padre perché mi vorrei padre, lo vorrei amico perché mi vorrei amico.
Flashback
A cena a domanda rispondo e verbalizzo, dandole peso di cemento in sinuosità di piuma, la verità alla quale da tempo in silenzio sto facendo l'orlo perché non si sgualcisca nei chilometri del resto del cammino: io non ho una famiglia, non ho figli e il suono che sento dato alle mie stesse parole è il malcelato futuro di E mai ne avrò.
Ma non l'esclusione bensì l'amore mi porta per questo a chiamare futuro l'unica famiglia che non è nata su miei meriti ma trovai alla partenza, quel preesistente, il prescindere per il quale non dirò mai grazie grandi abbastanza a contenere tutto ciò che mi è motore.
(Una coppia di anziani che gioca a carte mi conferma che sei tu)
Ritorno dentro Tre cavalli nel punto in cui se ne svela il senso e mi scopro a contare i miei e a non riuscire a capire se li abbia già sepolti tutti, parrebbe di sì ma il punto è che ne conto almeno cinque e allora non torna, perché fanno due vite e io l'ho sempre detto ma poi alla prova dei fatti ho sempre questo volto, queste mani, questi ricordi.
Questa volta di questa lunga e infinita storia di un passato di morte colpevole dal quale fuggire Erri racconta una delle tre parentesi d'amore, quella che lui dice ultima non per cronologia ma per sazietà, il punto in cui si può arrivare solo dopo cinquant'anni di altrove, di colpi di scalpello, di ristrutturazioni, lei ha trent'anni e si trova nello stesso punto ma con vent'anni in meno di fatica dell'ascolto e del peso di fare propri tutti i buchi del mondo e io ritorno alla cena di piume e di cemento e con un soffio le alimento altre mille piroette, inserendomi in quello spazio progressivamente ridotto tra il volo e il suolo per riallungarlo di chilometri e vola, piccola, vola.
Non mi tiene sveglio il fiore che sei ma il frutto che germogli e per questo l'attesa non è ostacolo ma necessità, non l'avessi tu la imporrei io perché sia ultima e prima la pagina che conserverà il giorno in cui coincideremo nel punto in cui tu sarai piu' di un ordine eseguito, io piu' di un prezzo troppo alto.
Questa volta di questa lunga e infinita storia di un passato di morte colpevole dal quale fuggire Erri racconta una delle tre parentesi d'amore, quella che lui dice ultima non per cronologia ma per sazietà, il punto in cui si può arrivare solo dopo cinquant'anni di altrove, di colpi di scalpello, di ristrutturazioni, lei ha trent'anni e si trova nello stesso punto ma con vent'anni in meno di fatica dell'ascolto e del peso di fare propri tutti i buchi del mondo e io ritorno alla cena di piume e di cemento e con un soffio le alimento altre mille piroette, inserendomi in quello spazio progressivamente ridotto tra il volo e il suolo per riallungarlo di chilometri e vola, piccola, vola.
Non mi tiene sveglio il fiore che sei ma il frutto che germogli e per questo l'attesa non è ostacolo ma necessità, non l'avessi tu la imporrei io perché sia ultima e prima la pagina che conserverà il giorno in cui coincideremo nel punto in cui tu sarai piu' di un ordine eseguito, io piu' di un prezzo troppo alto.
L'allineamento mi spinge a un principio di sorriso agli zigomi. La geometria delle cose intorno fa succedere coincidenze, incontri.La donna sorride, frontale.L'uomo di schiena intercetta il brindisi, torce il busto, dà precedenza al gomito, l'oste lo schiva con un giro d'anca mentre mi porta un piatto. Prima che l'energico termini il suo mezzo giro mi raschio in gola un saluto alla donna, come se conoscente. Lei risponde uguale mentre l'uomo mi mette a fuoco.Intanto bevo, rimetto naso al piatto, tra leggere e inghiottire.
L'osteria si svuota di operai, io resto di piu', non ho da riattaccare l'ora.Oggi devo finire le potature e ammassarle. Domani le brucio.
La donna si alza, avanza e s'avvicina al mio posto svelta e schietta.Unisco gli occhi a guardare dritto nel suo naso, dove le narici soffiano un poco d'aria dietro dietro alle sue parole:"Ho cambiato numero, chiamami a questo" e mi lascia sulla tovaglia un nome e una cifra. Ci metto sopra la mano. E' quasi pulita, non sto a strigliarmi per la pausa di mezzogiorno.
La guardo che sta in piedi, mi alzo e per pareggiare la sua improvvisata dico:"sempre mi fa piacere di vederti". Mette due mani intorno alla mia, "Saluti a casa", "graziepresenterò", l'altro è all'uscio, lei si volta e mi rimetto giu'.
Che accidenti mi piglia, graziepresenterò, da imbalsamato vivo: a chi? Tengo nessuno.
Cosa chiede una donna coi fiocchi a un giardiniere di cinquant'anni seduto al fondo di un'osteria?
Cosa chiede una donna coi fiocchi a un giardiniere di cinquant'anni seduto al fondo di un'osteria?
Mai incontrati prima, è giovane e io vengo da anni di America del Sud. E sto qui per il caso di un lavoro nel giardino di una villa in cima alla salita e scendo qui a mezzogiorno per riposare e stare in mezzo a qualcuno e lei ci passa per la prima volta.
Mi distraggo subito, l'oste viene con un quartino a berlo insieme: "Sei un galantuomo", gli dico, hai buono il vino sfuso e un operaio può stare tranquillo che non gli brucia il corpo per l'altra metà del turno.
"Anch'io vengo dal mestiere" dice.
"E poi dai minestra anche agli stranieri e c'è pure qualche africano che mangia seduto roba sua e tu ce lo fai stare"
"Non mi costa e la moglie non brontola"
Faccio Sì con la testa.
"E tu?" Chiede: "mi piace un uomo che legge"
"Io mi tengo compagnia così".
Erri De Luca, Tre cavalli.
Erri De Luca, Tre cavalli.