23 dicembre 2016

dimostri chi sei quando vieni a capirmi

E Buon Natale.

Mi trovo in un punto della curva professionale in cui tutti i clienti che ho, nove volte su dieci, che tradotto significa ogni volta che possono, arrotondano per eccesso i consuntivi che mando.
Scrivere cifre che rendano incontestabile l'onestà e quindi la conseguente umiltà e per volontà altrui si autotrasformano in quello che il mondo pensa meriti sempre a forma di di più, è quella cosa che altri chiamano "Potere contrattuale" non sapendo che il concetto di Potere è tale quando hai bisogno di esercitarlo.
Il vero potere è invece fatto a forma di una cosa che costa fatica, sacrifici, perdite, un incredibile numero di perdite, e sottrazioni: diventare così bravo in ciò che fai che il problema di sentirsi dire No è di chi ha bisogno di te.
Tipo una storia d'amore ma senza l'amore, per darle un contorno comprensibile.

Dei quattro amici che ho collezionato in sei anni di vita a Torino che al netto dei viaggi di lavoro si riducono a un paio di settimane forse tre se includiamo un paio di ponti:
Una mi evita perché dice che parlare con me fa sentire sbagliati non su una cosa o su un'altra ma così, in assoluto; diventare l'inferno di qualcuno è così dannatamente veloce che un giorno semplicemente accade e tu non puoi farci che un gigantesco mastodontico nulla.
L'altra mi tiene lontano perché sono single e lei ci tiene alla sua coppia, mi riaprirà la porta della loro meravigliosa casa solo quando e se avrò qualcuna accanto; ho provato a chiederle se si rendesse conto dell'assurdo, mi ha guardato con quel meraviglioso sguardo un metro più avanti di me che aveva quando dieci anni fa ci amavamo e fine lì.
Uno sta aspettando che lo chiami per quella cena che due anni fa gli ho promesso per settimana prossima.
Uno non mi parla più perché non sa cosa sia peggio tra quello che gli direi io e quello che gli direbbe la sua fidanzata se lo facesse.
Una  mi regala ogni anno la palla di natale più bella tra quelle che ogni anno fanno il loro ingresso in casa e ieri ci siamo visti per la tradizionale cena di consegna, è tornata a casa in lacrime perché ha provato a darmi meno che ragione.
Proposito per il nuovo anno: rivedere il mio approccio a quel coso là che mi dicono chiamarsi mondo esterno.

Mio fratello è l'uomo migliore del mondo e tutti dovrebbero conoscerlo.

Vivo la mia vita come se la vedessi da lontano, spersonalizzata, è di un altro, motivo per cui non mi sento in diritto di intervenire per spostarla in una direzione che mi, anzi gli, faccia anche solo ipotizzare di prendere un giorno quella mano mentre ci vestiamo da qualcosa che vola, camminiamo sull'acqua, mangiamo per strada e giochiamo a star bene.

Il mio vicino di casa con il quale ho l'intimità da ascensore, l'altro giorno mi ha detto che aspetta il terzo figlio e che io sono l'unico al quale ha avuto voglia di dirlo. 
L'ho ammirato per sette piani e invidiato per due, arrivati al nono io ho infilato la chiave lui ha suonato il campanello e i nostri mondi si sono svolti in quei due gesti di due attori chiamati a mettere in scena Sliding Doors su un pianerottolo come palco e per pubblico il nostro passato.

Ho la fortissima tentazione di passare il capodanno guardando Carlo Conti su Rai1 insieme all'affollatissimo gruppo di persone che mi stanno nel cuore in maniera inversamente proporzionale alla distanza che li separa da me nel mondo reale.

Mi ha chiesto perché tu.
Perché il tuo non sapere di avere in mano la spiegazione di tutti i miei difetti è il peggiore dei tuoi, il che rende tutti i tuoi restanti un pregio.
Non chiederesti né spiegheresti, sei esatta senza bisogno di dimostrarlo.
Non è impossibile che esista qualcuna più bella di così, è impossibile che sia caduta sulla terra ancora più vicina di così, evidenza che rende la distanza che ci separa comunque la minima possibile e il fatto che le due volte l'anno che certamente ti vedevo siano passate a forse una se il caso lo vorrà, diventa un trascurabile dettaglio che nessun effetto ha sul mio essere qui a pensare che se quel giorno [non] è domani non chiederò perché.
Lo so il perché e so anche di saperlo.



11 dicembre 2016

Connessioni

Nonna non ha perso uno dei fratelli, ha perso quello che amava così tanto da essere l'equivalente di un unico fratello.
Da giorni osservo il suo silenzioso rapporto con questa perdita, un silenzio esteriore e per questo di nessuna utilità per capire, misurare, cercare in qualche modo di imparare come si faccia a restare in piedi di fronte a quella che se la ipotizzo su di me mi appare l'unica sfida che il mio cuore non saprebbe vincere.
Ma anche su questo mi sta insegnando la dignità del dolore, la necessità di non coinvolgere il mondo esterno in un'elaborazione che mai come in questo caso di esterno non potrebbe avere comunque nulla e si farebbe solo commiserazione, come la esterni la fine di quasi novant'anni di confidenze, parole, sostegni, dediche, cura, segreti, se non con il suo equivalente più rappresentativo e cioè il totale silenzio, un silenzio che non è assenza di racconto di come stai abitando quella fine ma il suo racconto più perfetto.
Stasera mi sono concesso una sola piccola finestra a forma di domanda che della curiosità della quale non poteva che vestirsi non portava nessun contenuto, avrei potuto evitare l'intonazione interrogante per farle capire che non chiedevo risposta ma solo dirle che il mio silenzio è rispetto, non disinteresse.
Le chiedo come va il rapporto con il pensiero di lui, se ce la sta facendo, abbassa gli occhi e ammette la fatica, non serve andare oltre, quello che dovevo dire a lei l'ho detto, quello che doveva dire al mondo esterno l'ha risposto, ogni aggiunta sarebbe morbosità e violazione.

L'età le sta facendo perdere la memoria e a nulla serve dirle ogni volta che non è questione di età dato che io ne ho meno di lei, non serve perché dimentica l'avermelo detto la sera prima e anche quella prima ancora e insieme alle sue parole dimentica le mie risposte che per questo possono permettersi il lusso di essere sempre uguali.
Lo chiamo lusso perché tale è, essendo l'unico essere vivente che non mi fa pagare il giorno dopo cose dette il giorno prima o il mese prima o l'anno prima, sono qui con lei ormai da sei anni ed è come se fossi qui da un giorno, sempre lo stesso bellissimo primo giorno in cui mi trovò dietro la porta di una casa che non sapeva essere diventata mia con in mano una valigia che conteneva il necessario per il per sempre e nemmeno il sospetto del peso e della violenza che mi porto in dote e scarico addosso a chiunque si avvicini a meno di due metri dalle mie vene, la gioia di oggi è la stessa di quel giorno, il dolore lo dimentica ogni giorno o per amore si comporta come se, il risultato è uguale e io sono a casa, luogo che persone più fortunate e pratiche della questione mi dicono avere questa forma qui.
Potessi alleviarle la paura che la perdita della memoria le sta imponendo farei l'unica cosa che manca per farla riposare ma non si può, perdere la memoria la sta spaventando forse più del perdere un fratello perché si rende conto che significa perdere anche i vivi, chi non ne sarebbe terrorizzato.
Guardiamo in tv Ligabue, le piace la musica, la commenta, mi racconta dettagli della vita ricavati dalle riviste con l'affetto che si riserva alle notizie dei parenti, è il rapporto che gli anziani hanno con la tv e che finirà con loro, vorrebbe raccontarmi di quell'altra canzone che ha sentito dalla parrucchiera e che le è sempre piaciuta ma non ricorda né la canzone né di chi sia, torna la paura, si riabbassa lo sguardo, la fatica, le propongo di giocare ad arrivarci per tentativi così da insegnarle indirettamente, la finalità le risulterebbe certificante e quindi la respingerebbe, un modo per non cadere sotto il peso della sconfitta dell'inutile ricerca del ricordo confezionato, lo si può evocare anche un pezzo alla volta, se impara il meccanismo per un po' siamo a posto, accetta e allora le dico che bisogna partire dal macro: è maschio o femmina?
Con il mezzo sorriso del pudore di chi non offenderebbe nemmeno il suo nemico ma che nello stesso momento non riesce a trattenere la voglia di sfotterlo un po', mi risponde "metà uno e metà l'altra".
"Tiziano Ferro!"
Capisce quanto merito vada al suo aver risposto come una che aveva preso seriamente il gioco e sorpresa dall'efficacia scoppia a ridere come non la sentivo ridere da tempo e come cinque minuti prima non avrei detto possibile.
Ci aiutiamo così, capendoci al volo con non più di due parole una delle quali è sempre scelta a caso tra Fortuna e Amore.

Mi sono comprato un bellissimo quanto inutile camino da tavolo.
L'altra sera mio fratello è venuto a trovarmi e notato lo strano oggetto mi chiede cosa sia.
Gli dico che è un bellissimo quanto inutile camino da tavolo che ha il pregio di fare una fiamma bellissima e il difetto di spargere nell'aria odore di combustibile, per cui gli avrei risparmiato la condanna.
Mi chiede di accenderlo lo stesso, lo incuriosiva, lo guarda per un po' e stabilisce che è bellissimo.
E' stato con me mezz'ora, ci siamo bevuti una birra davanti al mio nuovo camino in silenzio come si fa davanti ai bellissimi camini, un bellissimo quanto inutile camino da tavolo che ha il pregio di spargere nell'aria parole contate in numero mai superiore a due scelte a caso tra Fortuna e Amore incartate in un unico foglio d'oro fatto di metà uno e metà l'altra.