In Italia quando sali in taxi la tariffa parte da 3 euro e 60 o da 5 e 20 se sono passate le 21 e 30.
In Spagna da 1 euro e qualcosa e il supplemento aeroporto è meno di 3 euro.
In Italia nei grandi alberghi se vuoi usare la linea wireless in camera ti costa qualche decina di euro al giorno da aggiungere alle qualche centinaia di costo stanza cada dia.
In Spagna ti danno la password per entrare nella rete e quando chiedi quant’è sorridono e ti dicono che è gratis, che è in fibra e che puoi starci quanto ti pare perché è incluso nel costo della stanza che è poco più del solo uso della rete in quelli italiani.
In Italia alle 23 non mangi più da nessuna parte e prima delle 23 se stai seduto più del tempo della cena ti fanno capire che il tavolo serve al giro successivo.
In Spagna a qualsiasi ora ti siedi ti danno da mangiare e a qualsiasi ora cominci devi aggiungerne almeno altre due per sapere quando ti alzerai e non perché sei lento ma perché in cucina fanno le cose molto con calma.
In Italia il lunedì gli alimentari sono chiusi e i supermercati alle 20 chiudono.
In Spagna se alle due di notte ti accorgi che essendo un residence e non un hotel il frigo in camera c’è ma è vuoto, puoi scendere al supermercato del quartiere ancora aperto e comprarti tutto quello che vuoi, dal pollo al cellulare.
In Italia non si stanziano i soldi pe la benzina delle pattuglie e se devi fare una denuncia è meglio se al computer di chi la raccoglie, se non vuoi fare mattina, a scrivere ti ci metti tu.
In Spagna i posti di blocco li fanno in 3 auto, un furgone e due moto, le auto si dispongono in modo da costringerti a una gimcana, 50 metri prima un agente ti avvisa di ciò che troverai dopo e ciò che troverai dopo sono diversi agenti con i guanti che ti aspettano mentre un paio con un fucile a pompa ti spiegano che non è tanto per fare colore.
In Spagna le opere d’architettura sono illuminate con colori pure alle 4 di notte.
In Italia i monumenti non li curiamo nemmeno di giorno e di opere d’architettura non ce n’è proprio traccia.
In Italia gli omosessuali hanno le librerie dedicate con le scritte nazi sulle vetrine.
In Spagna si sposano.
In Italia se chiami un ospedale devi affidarti a qualche santo anche solo per sperare che chi ti risponde sappia di cosa parli.
In Spagna chi ti risponde parla italiano.
In Spagna c’è un governo di sinistra.
In Italia pure.
In Italia c’è la chiesa.
In Spagna pure.
Allora o non è vero che il nostro è un governo di sinistra o non è vero che anche là c’è la chiesa o a questo punto gli stronzi siamo noi, singoli, che non siamo né il governo né la chiesa.
Io dopo un po’ di viaggi in giro per il mondo sono giunto alla conclusione che gli stronzi siamo noi singoli.
E che alla fine anche io se fossi il sooltano di un paese fatto di questi singoli, invece che spender soldi a rifare le strade che c’han dei buchi che ci si ammazza un motociclista al giorno li spenderei per rifare lo stadio alla giuventus.
E che anche io se fossi il sooltano di un paese fatto di questi singoli farei lo splendido dicendo loro che la mafia può essere sconfitta solo da un grande movimento di popolo.
Ché se appena appena fossero un po’ più svegli, ‘sti singoli, ma non tanto basterebbe un pochino, mi risponderebbero che la mafia È un grande movimento di popolo.
Fatto di tanti singoli.
29 aprile 2007
16 aprile 2007
a Ponte Milvio
Lo so, lo so, dirlo ora è facile, ma io davvero erano giorni che me lo chiedevo, ogni volta che lo mostravano da qualche parte.
Mi dicevo “Ma qualcuno, il calcolo del peso di tutti quei lucchetti, l’avrà fatto?”.
Volevo farci un post, di quelli pieni di doppi significati, quelli miei criptici che se usassi i titoli avrei titolato con robe tipo “Il peso dell’amore” oppure “Se le chiavi le butti nel fiume” o ancora “Se piglio mio figlio a rovinare ponte Milvio” robe così, insomma, di spessore.
Poi però mi son detto che io sono quello romantico e seppure fuori età-scamarcio dovrei continuare a mantenermi quel profilo là, quello di chi trova tutto questo meraviglioso, le coppie le famiglie i legami le promesse gli zingari che pigliano tutto e se lo vendono a peso.
Ecco, mi è scappata di nuovo la romanticheria.
Niente, a me quella cosa dei lucchetti tutto fa pensare tranne che al romanticismo.
No vabbé non si tratta di non essere sensibili, anzi, si tratta di esserlo troppo.
Dico io, mi chiedevo, ma come fa uno o una, il genio della coppia che chiede all’altro di fare quella cosa lì del film insomma, a impegnarsi a garantire di preservare una cosa bella per tutta la vita, se non riesce nemmeno a riconoscere la bellezza di quel ponte così com’era prima che quel geniaccio scrivesse il libro?
Io fossi il fidanzato di una che mi chiede di rovinare un monumento per dimostrarle amore eterno, piglio i lucchetti (degli altri) glie li lego al collo e nel fiume ci butto lei.
Voglio dire, quando saremo sposati spaccherà una sedia ogni volta che vorrà dirmi “Ti amo”?
Verrebbe da pensare di si.
Ah già, ma c’è quel dettaglio, non è roba nostra, le sedie lo sarebbero e guai a sedertici male, quindi niente parallelo, non sta in piedi.
Mi chiedevo perché mai Veltroni non abbia mai detto nulla, uno straccio di assessore, una cazziata di Sgarbi, niente, silenzio, un monumento di Roma usato come feticcio per quindicenni che lucchetti lo scrivono “luketti” e il silenzio totale intorno, ad aspettare che cadesse come qualsiasi cretino, vedi me, poteva prevedere.
Ma noi non siamo il paese dell’arte?
Non siamo noi quelli che s’indignano se il maniaco del martello rompe un mignolo di un santo a cavallo dell’ultimo paesello?
Non siamo noi quelli che vorrebbero la galera per chi fa i graffiti sui vagoni dei treni?
Un palazzo orrendo reso migliore dai colori dei graffiti è da galera, un ponte bello come il Milvio spaccato dal peso di una moda è da guardare commossi perché rappresenta la bellezza dell’amore.
E l’amore per la bellezza?
Che fine ha fatto?
L’ho sempre detto, noi non ce la meritiamo l’arte che ci siamo ritrovati sotto il culo.
Non la sappiamo guardare, non la sappiamo difendere, non la sappiamo, io per primo, capire.
E lo dimostriamo quando stiamo a guardare applaudendo orde di infoiate ragazzine andare a fare di un monumento il loro personale sms, facendoci articoli e servizi tv attira-giapponesi, tutti tronfi per la possibilità di ostentare la rinascita dell’amore ci facciamo promotori del menefreghismo per la bellezza, fieri di poter aggiungere alla casa di Giulietta fatta a forma di post-it anche il ponte fatto a forma di ruota di scooter.
Mi chiedevo, se Moccia nel suo libro invece che “Ponte Milvio” avesse scritto “Il colonnato del Bernini a San Pietro” avrebbero tutti applaudito e gioito?
Ci sarebbero stati tutti questi giornali e tutte queste tv a celebrare l’amore scritto con il pennarellone “Kika ama Kuku tvtvvvtttvvvttbbbbvvvtttbbb” qualche migliaio di volte sulle colonne?
Sarebbero tutti corsi a gridare al trionfo dell’amore, vedendo una colonna cadere?
Secondo me no.
E perché di Ponte Milvio glie n’è sbattuto il cazzo a tutti?
Però se scrivi una roba su una chiesa quasi t’arrestano.
Mille lucchetti su un monumento nulla, prova a sederti sul sagrato del duomo di milano e ne riparliamo.
Mica per rovinarlo, eh, solo sederti.
Ma si sa, anche la chiesa, di fronte all’amore, apre le braccia e gioisce.
Quindi, concludendo, arriviamo al succo.
Volevo sapere se tra voi c’è qualcuno che conosce Moccia.
Se c’è, potrebbe chiedergli un favore da parte mia?
Potrebbe inserire nel prossimo libro la scena di uno fulminato sulla via di damasco che per sottoscrivere il suo eterno amore va a San Pietro e scrive sul portone “Bagnasco ti amo, tuo per sempre, Mirko””?
Tvstttb “ponte milvio”.
Anche se quella sera non appendemmo nessun lucchetto.
Bastò l’amore per le cose belle.
Mi dicevo “Ma qualcuno, il calcolo del peso di tutti quei lucchetti, l’avrà fatto?”.
Volevo farci un post, di quelli pieni di doppi significati, quelli miei criptici che se usassi i titoli avrei titolato con robe tipo “Il peso dell’amore” oppure “Se le chiavi le butti nel fiume” o ancora “Se piglio mio figlio a rovinare ponte Milvio” robe così, insomma, di spessore.
Poi però mi son detto che io sono quello romantico e seppure fuori età-scamarcio dovrei continuare a mantenermi quel profilo là, quello di chi trova tutto questo meraviglioso, le coppie le famiglie i legami le promesse gli zingari che pigliano tutto e se lo vendono a peso.
Ecco, mi è scappata di nuovo la romanticheria.
Niente, a me quella cosa dei lucchetti tutto fa pensare tranne che al romanticismo.
No vabbé non si tratta di non essere sensibili, anzi, si tratta di esserlo troppo.
Dico io, mi chiedevo, ma come fa uno o una, il genio della coppia che chiede all’altro di fare quella cosa lì del film insomma, a impegnarsi a garantire di preservare una cosa bella per tutta la vita, se non riesce nemmeno a riconoscere la bellezza di quel ponte così com’era prima che quel geniaccio scrivesse il libro?
Io fossi il fidanzato di una che mi chiede di rovinare un monumento per dimostrarle amore eterno, piglio i lucchetti (degli altri) glie li lego al collo e nel fiume ci butto lei.
Voglio dire, quando saremo sposati spaccherà una sedia ogni volta che vorrà dirmi “Ti amo”?
Verrebbe da pensare di si.
Ah già, ma c’è quel dettaglio, non è roba nostra, le sedie lo sarebbero e guai a sedertici male, quindi niente parallelo, non sta in piedi.
Mi chiedevo perché mai Veltroni non abbia mai detto nulla, uno straccio di assessore, una cazziata di Sgarbi, niente, silenzio, un monumento di Roma usato come feticcio per quindicenni che lucchetti lo scrivono “luketti” e il silenzio totale intorno, ad aspettare che cadesse come qualsiasi cretino, vedi me, poteva prevedere.
Ma noi non siamo il paese dell’arte?
Non siamo noi quelli che s’indignano se il maniaco del martello rompe un mignolo di un santo a cavallo dell’ultimo paesello?
Non siamo noi quelli che vorrebbero la galera per chi fa i graffiti sui vagoni dei treni?
Un palazzo orrendo reso migliore dai colori dei graffiti è da galera, un ponte bello come il Milvio spaccato dal peso di una moda è da guardare commossi perché rappresenta la bellezza dell’amore.
E l’amore per la bellezza?
Che fine ha fatto?
L’ho sempre detto, noi non ce la meritiamo l’arte che ci siamo ritrovati sotto il culo.
Non la sappiamo guardare, non la sappiamo difendere, non la sappiamo, io per primo, capire.
E lo dimostriamo quando stiamo a guardare applaudendo orde di infoiate ragazzine andare a fare di un monumento il loro personale sms, facendoci articoli e servizi tv attira-giapponesi, tutti tronfi per la possibilità di ostentare la rinascita dell’amore ci facciamo promotori del menefreghismo per la bellezza, fieri di poter aggiungere alla casa di Giulietta fatta a forma di post-it anche il ponte fatto a forma di ruota di scooter.
Mi chiedevo, se Moccia nel suo libro invece che “Ponte Milvio” avesse scritto “Il colonnato del Bernini a San Pietro” avrebbero tutti applaudito e gioito?
Ci sarebbero stati tutti questi giornali e tutte queste tv a celebrare l’amore scritto con il pennarellone “Kika ama Kuku tvtvvvtttvvvttbbbbvvvtttbbb” qualche migliaio di volte sulle colonne?
Sarebbero tutti corsi a gridare al trionfo dell’amore, vedendo una colonna cadere?
Secondo me no.
E perché di Ponte Milvio glie n’è sbattuto il cazzo a tutti?
Però se scrivi una roba su una chiesa quasi t’arrestano.
Mille lucchetti su un monumento nulla, prova a sederti sul sagrato del duomo di milano e ne riparliamo.
Mica per rovinarlo, eh, solo sederti.
Ma si sa, anche la chiesa, di fronte all’amore, apre le braccia e gioisce.
Quindi, concludendo, arriviamo al succo.
Volevo sapere se tra voi c’è qualcuno che conosce Moccia.
Se c’è, potrebbe chiedergli un favore da parte mia?
Potrebbe inserire nel prossimo libro la scena di uno fulminato sulla via di damasco che per sottoscrivere il suo eterno amore va a San Pietro e scrive sul portone “Bagnasco ti amo, tuo per sempre, Mirko””?
Tvstttb “ponte milvio”.
Anche se quella sera non appendemmo nessun lucchetto.
Bastò l’amore per le cose belle.
12 aprile 2007
Cineserie
Oggi un vigile ha pensato si potesse esportare la democrazia in Cina.
Forse Milano ancora non ha capito che il termine Chinatown è uno schema, non una trovata cinematografica.
Abbiam voluto le biciclette.
Integrazioni notturne di pensieri notturni.
Stasera guardavo le foto degli incidenti e pensavo a una cosa.
Pensavo che quella bandiera lì, sventolata per reclamare la libertà di essere trattati da persone libere quanto gli altri cittadini e sventolata in testa a un corteo che ha sfasciato macchine e attaccato la polizia, è la bandiera di un paese che per molto meno in meno di 10 minuti li avrebbe caricati su un camion che non fa viaggi con biglietto di ritorno a breve, quando fa ritorno.
Pensavo a quella volta a Pechino, quando in taxi mio padre mi indicò il camion davanti a noi, pieno di gente in piedi sul rimorchio come i muratori di certi paesi nei quali i braccianti vengono caricati la mattina sui camion per essere portati nei vari campi o cantieri e mi chiese "Sai chi sono quelli?" e io risposi naturalmente "no".
Erano condannati a morte.
Li portano con i camion al tribunale e su dieci se ne esce uno è perché è davvero fortunato.
Mi rimarrà sempre impresso quel camion e oggi mi è tornato in mente guardando questi qui sventolare la bandiera di quel paese che condanna a morte e arresta anche solo se sei uno che dice le cose sbagliate e guardavo quella bandiera in testa a un corteo di gente che ha ribaltato o ha cercato di ribaltare pure le macchine della polizia, perché quelle parcheggiate sono sostanzialmente tutte loro.
Gente che non ha mai voluto vivere da italiani come non vogliono vivere da americani come non vogliono vivere da francesi come non vogliono vivere da nessuno di quei paesi che li ospitano e nei quali per questo creano delle città nella città, dove poter continuare a parlare la loro lingua, pagare con loro moneta, vivere secondo le loro regole, riconoscere le loro autorità.
E guardavo quella bandiera e mi chiedevo se significasse che vogliono vivere secondo le regole italiane o secondo quelle cinesi.
Perché se sono quelle italiane che vogliono, allora in italia non vai in 600 contro due pattuglie solo perché t'han fatto una multa.
C'é la rissa, certo, i poliziotti a volte le prendono a volte le danno, ma la multa la pigli e la paghi oppure provi a scontrarti tu contro il vigile come fanno in zona mia.
Se fai in fretta prima che arrivi la pattuglia, a volte la multa riesci a non pagarla, ma non s'è mai visto l'intero quartiere attaccare una pattuglia, se non in quella parte d Napoli che tutti discutiamo.
In tutto il resto d'Italia, un quartiere non attacca mai in seicento quattro agenti.
Allora se scopriamo che le modalità sono le stesse di quei quartieri di Napoli dove le leggi non sono quelle dello stato ma sono quelle di chi ci vive e comanda, viene da pensare che tra le leggi italiane e le leggi cinesi, guardando le modalità di scontro, siano quelle cinesi quelle che vogliono e la bandiera lo dice in maniera anche abbastanza inequivocabile.
Va bene, li si tratti secondo le leggi cinesi.
Gli si spari come a Tien An Men e quelli che restano in piedi li si carichi sui camion per andare a farsi giudicare dal tribunale del partito.
Quello fa quella bandiera che sventolavano oggi.
Lo chiedono, glie lo si dia.
Io nemmeno pochi giorni fa scrivevo:
"in Italia l'immigrazione poteva essere davvero una cosa bella e invece non siamo stati capaci e il meglio l'abbiamo lasciato agli altri.
Che forse non è stata la scelta migliore, perché irrigare un campo è promessa di raccolto, allagare per tracimazione manda in fallimento il contadino.
Milano è destinata a generare un discreto aumento del razzismo."
Milano.
E' destinata.
A generare.
Un discreto.
Aumento.
Del razzismo.
Anche al contrario.
Integrazione non è quella bandiera.
Quella bandiera è di un regime.
Se vogliono quello avevano solo da restare dov'erano.
Qui, i poliziotti usano si i manganelli al contrario.
Ma non ti caricano su quei camion.
Tu domani sei di nuovo lì a fare il palo tra via Sarpi e via Niccolini per avvisare quando qualcosa si muove storto.
Mettiti quella bandiera nel culo.
Aveva ragione mio padre.
Li amava così tanto che odiava tutti quelli nati da quando venne disegnata quella bandiera in poi.
E oggi te la sbandierano pure davanti, quando dovrebbero bruciarla perché finalmente liberi in terra libera.
Popolo di merda.
Restituitemi il Dupont che mio padre aveva quando me l'avete ammazzato.
Quella bandiera, a me, è costata cara.
Non è razzismo, il mio.
E' che siete proprio in debito.
E non solo dei soldi e dei mesi che mi son costati la restituzione del cadavere o quel che avete messo nella scatola da scarpe che mi è arrivata (e chi l'ha mai aperta)
Voglio involtini primavera gratis per tutta la vita.
E pagate le multe, stronzi.
Forse Milano ancora non ha capito che il termine Chinatown è uno schema, non una trovata cinematografica.
Abbiam voluto le biciclette.
Integrazioni notturne di pensieri notturni.
Stasera guardavo le foto degli incidenti e pensavo a una cosa.
Pensavo che quella bandiera lì, sventolata per reclamare la libertà di essere trattati da persone libere quanto gli altri cittadini e sventolata in testa a un corteo che ha sfasciato macchine e attaccato la polizia, è la bandiera di un paese che per molto meno in meno di 10 minuti li avrebbe caricati su un camion che non fa viaggi con biglietto di ritorno a breve, quando fa ritorno.
Pensavo a quella volta a Pechino, quando in taxi mio padre mi indicò il camion davanti a noi, pieno di gente in piedi sul rimorchio come i muratori di certi paesi nei quali i braccianti vengono caricati la mattina sui camion per essere portati nei vari campi o cantieri e mi chiese "Sai chi sono quelli?" e io risposi naturalmente "no".
Erano condannati a morte.
Li portano con i camion al tribunale e su dieci se ne esce uno è perché è davvero fortunato.
Mi rimarrà sempre impresso quel camion e oggi mi è tornato in mente guardando questi qui sventolare la bandiera di quel paese che condanna a morte e arresta anche solo se sei uno che dice le cose sbagliate e guardavo quella bandiera in testa a un corteo di gente che ha ribaltato o ha cercato di ribaltare pure le macchine della polizia, perché quelle parcheggiate sono sostanzialmente tutte loro.
Gente che non ha mai voluto vivere da italiani come non vogliono vivere da americani come non vogliono vivere da francesi come non vogliono vivere da nessuno di quei paesi che li ospitano e nei quali per questo creano delle città nella città, dove poter continuare a parlare la loro lingua, pagare con loro moneta, vivere secondo le loro regole, riconoscere le loro autorità.
E guardavo quella bandiera e mi chiedevo se significasse che vogliono vivere secondo le regole italiane o secondo quelle cinesi.
Perché se sono quelle italiane che vogliono, allora in italia non vai in 600 contro due pattuglie solo perché t'han fatto una multa.
C'é la rissa, certo, i poliziotti a volte le prendono a volte le danno, ma la multa la pigli e la paghi oppure provi a scontrarti tu contro il vigile come fanno in zona mia.
Se fai in fretta prima che arrivi la pattuglia, a volte la multa riesci a non pagarla, ma non s'è mai visto l'intero quartiere attaccare una pattuglia, se non in quella parte d Napoli che tutti discutiamo.
In tutto il resto d'Italia, un quartiere non attacca mai in seicento quattro agenti.
Allora se scopriamo che le modalità sono le stesse di quei quartieri di Napoli dove le leggi non sono quelle dello stato ma sono quelle di chi ci vive e comanda, viene da pensare che tra le leggi italiane e le leggi cinesi, guardando le modalità di scontro, siano quelle cinesi quelle che vogliono e la bandiera lo dice in maniera anche abbastanza inequivocabile.
Va bene, li si tratti secondo le leggi cinesi.
Gli si spari come a Tien An Men e quelli che restano in piedi li si carichi sui camion per andare a farsi giudicare dal tribunale del partito.
Quello fa quella bandiera che sventolavano oggi.
Lo chiedono, glie lo si dia.
Io nemmeno pochi giorni fa scrivevo:
"in Italia l'immigrazione poteva essere davvero una cosa bella e invece non siamo stati capaci e il meglio l'abbiamo lasciato agli altri.
Che forse non è stata la scelta migliore, perché irrigare un campo è promessa di raccolto, allagare per tracimazione manda in fallimento il contadino.
Milano è destinata a generare un discreto aumento del razzismo."
Milano.
E' destinata.
A generare.
Un discreto.
Aumento.
Del razzismo.
Anche al contrario.
Integrazione non è quella bandiera.
Quella bandiera è di un regime.
Se vogliono quello avevano solo da restare dov'erano.
Qui, i poliziotti usano si i manganelli al contrario.
Ma non ti caricano su quei camion.
Tu domani sei di nuovo lì a fare il palo tra via Sarpi e via Niccolini per avvisare quando qualcosa si muove storto.
Mettiti quella bandiera nel culo.
Aveva ragione mio padre.
Li amava così tanto che odiava tutti quelli nati da quando venne disegnata quella bandiera in poi.
E oggi te la sbandierano pure davanti, quando dovrebbero bruciarla perché finalmente liberi in terra libera.
Popolo di merda.
Restituitemi il Dupont che mio padre aveva quando me l'avete ammazzato.
Quella bandiera, a me, è costata cara.
Non è razzismo, il mio.
E' che siete proprio in debito.
E non solo dei soldi e dei mesi che mi son costati la restituzione del cadavere o quel che avete messo nella scatola da scarpe che mi è arrivata (e chi l'ha mai aperta)
Voglio involtini primavera gratis per tutta la vita.
E pagate le multe, stronzi.
8 aprile 2007
oh soldatino di piombo
Leggevo di questo Rossi, che tu pensi ci siano questi qui che te li immagini come il mega direttore dei film di Fantozzi, tanto li immagini potenti e pensavo a quell’altro, Tronchetti Provera, che una sera, la settimana scorsa, mentre io, tu, e chissà quanti altri stavamo qui in giro a litigare su una cazzata qualsiasi, quello ha scritto questo, quell’altra è falsa, a questo cosa rispondo, perché lei non è qui e nello stesso momento Tronchetti Provera aveva una penna in mano, seduto al suo bel tavolo nel suo studiolo, un foglio davanti, lo stesso mio, tuo, che ci si trova davanti con sopra impresso “glie lo dico o non glie lo dico” per una roba che secondo me quando saremo vecchi ci verrà da ridere, quando ricorderemo di quali pippe, mentali e non, siamo stati capaci da giovani, ci sembrava di spostare una montagna soltanto dicendo o non dicendo perché lei non è qui, sentivamo interi destini nelle nostre mani, ci sembrava di essere dio, quando da giovani non ce ne fregava nulla di sbagliare perché semplicemente non sbagliavamo, non era nel nostro orizzonte, sentivamo addosso il peso di un unico destino, il nostro, e ci sembrava di essere dio perché il nostro era l’unico importante sulla terra ed era nostro, lo comandavamo noi, chi c’era di più potente, in quel momento, gli altri erano tutti secondi, ah inebriante, noi siamo stati dio una volta, anche solo una, ma lo siamo stati.
Quando abbiamo deciso di non ucciderci, quando abbiamo deciso di non uccidere, soprattutto quel giorno, siamo stati dio, avevamo un’arma in mano e i pantaloni bagnati, gli occhi chiusi e un destino inferiore che ci chiedeva di decidere, e decidere in fretta, quale sarebbe stato il nostro ruolo in quel destino che ci stava davanti, siamo stati dio, l’abbiamo graziato, il suo, destino, abbiamo lasciato che non diventasse il nostro, di quale gesto più alto di pietà può essere capace, un dio, che risparmiare a qualcuno tutta la merda che da quell’istante in poi siamo stati capaci di vomitare e di raccogliere e di reingoiare perché nessuno la vedesse.
E pensavo che mentre noi qualche giorno fa ci facevamo queste pippe, nelle stesse ore, a qualche muro di distanza dai nostri, Tronchetti Provera appoggiava la sua penna al foglio, scriveva tutto tranne che Rossi, e l’italia cadeva in ginocchio, per un Rossi non scritto, pensa l’ironia, ce ne sono quanti ne vuole, in Italia, anche a scriverei dei nomi a caso la percentuale di possibilità che in mezzo un Rossi ci scappasse era bulgara e lui non lo scrive lo stesso e il paese si incastra appeso alla penna di un tizio che magari ha deciso di fare un dispetto e basta e l’ha fatto, solo che i dispetti quando fatti a quel livello sono ore, giorni, mesi, anni di parole e gente che dice oh cazzo, e voi mi dite che io mi sento dio perché scrivo molto, ma io sono silenzioso, io al massimo sposto una montagna ma non potrò mai firmare per bucarla, io buchi non ne faccio, lo decisi quel giorno nel quale la mia candidatura a dio l’ho rispedita al mittente, no grazie, troppi nemici, mi bastano i miei, soprattutto ora che non ne ho più, sapete quanto vale per me questa cosa?
Quanto per dio le montagne.
E pensavo a questo Rossi, mi dicevo guarda questo qui, quando mette le mani in tasca, se li ha messi puliti oggi, ci trova qualche centinaio di milioni, quando fa bene sul lavoro sono centinaia di milioni, litiga poco ma quando litiga litiga con Berlusconi, la lettera di raccomandazione glie l’ha scritta un presidente della repubblica, e come se non bastasse il secondo più amato dopo Pertini, pensavo guarda questo qui, lasciato a casa da uno degli uomini più indebitati della galassia, lui lasciato a casa dopo esser stato chiamato per risanare i debiti, capace o meno che fosse resta che per questo l’avevano chiamato, da uno così tanto più potente di lui da decidere di fottersene della lettera di raccomandazione di un presedente della repubblica e mi chiedevo ma noi, quando eravamo giovani, quando spostavamo le montagne, come abbiamo fatto a non sentire che erano di polistirolo?
Come la balena là sotto, sali sul palco, vai dietro le quinte, luci che filtrano dalla sala, casse di cavi, corde, segni per terra tu qui tu lì tu là gli altri vadano grazie e pensi a quanti di quei segni ne hanno lasciati altrettanti sulla pelle di gente col culo aperto che non è bastato per avere un proprio segno sul palco, stoffe finto preziose, un mestolo graaaaaande per una pentola immagini graaaaaaande, giacche del soldatino di piombo appese, lui, esiste, ho visto la giacca, era quella del libro che avevo da bambino, dove sei, perché non sei qui soldatino di piombo, sono anni che volevo un autografo, io l’ho sempre saputo che esistevi, dove sei, ti giri, lo cerch…UUAAAAAMMM!!!!! Una gigantissima balena di 4 metri davanti la bocca graaaaaande i denti aguuuuuuzzi e ti guarda e ti guarda e ti guarda.
E ti guarda.
E ti guarda.
E nemmeno ‘sta volta ti mangia.
Sono andato a toccarla, di nuovo, era di nuovo polistirolo.
Io non sono dio, Trochetti Provera è dio, io lo so che è polistirolo, lo so io, lo sa il soldatino di piombo, lo sa la balena, il cavallo a dondolo per fuggire, le assi del palco, le pagine di un blog io, mammet’e tttù.
E non rompiamo il cazzo con la storia di Peter Pan.
Io la balena l’ho vista davvero.
Di polistirolo, ma l’ho vista.
E-non-la-di-men-ti-chi.
Quando abbiamo deciso di non ucciderci, quando abbiamo deciso di non uccidere, soprattutto quel giorno, siamo stati dio, avevamo un’arma in mano e i pantaloni bagnati, gli occhi chiusi e un destino inferiore che ci chiedeva di decidere, e decidere in fretta, quale sarebbe stato il nostro ruolo in quel destino che ci stava davanti, siamo stati dio, l’abbiamo graziato, il suo, destino, abbiamo lasciato che non diventasse il nostro, di quale gesto più alto di pietà può essere capace, un dio, che risparmiare a qualcuno tutta la merda che da quell’istante in poi siamo stati capaci di vomitare e di raccogliere e di reingoiare perché nessuno la vedesse.
E pensavo che mentre noi qualche giorno fa ci facevamo queste pippe, nelle stesse ore, a qualche muro di distanza dai nostri, Tronchetti Provera appoggiava la sua penna al foglio, scriveva tutto tranne che Rossi, e l’italia cadeva in ginocchio, per un Rossi non scritto, pensa l’ironia, ce ne sono quanti ne vuole, in Italia, anche a scriverei dei nomi a caso la percentuale di possibilità che in mezzo un Rossi ci scappasse era bulgara e lui non lo scrive lo stesso e il paese si incastra appeso alla penna di un tizio che magari ha deciso di fare un dispetto e basta e l’ha fatto, solo che i dispetti quando fatti a quel livello sono ore, giorni, mesi, anni di parole e gente che dice oh cazzo, e voi mi dite che io mi sento dio perché scrivo molto, ma io sono silenzioso, io al massimo sposto una montagna ma non potrò mai firmare per bucarla, io buchi non ne faccio, lo decisi quel giorno nel quale la mia candidatura a dio l’ho rispedita al mittente, no grazie, troppi nemici, mi bastano i miei, soprattutto ora che non ne ho più, sapete quanto vale per me questa cosa?
Quanto per dio le montagne.
E pensavo a questo Rossi, mi dicevo guarda questo qui, quando mette le mani in tasca, se li ha messi puliti oggi, ci trova qualche centinaio di milioni, quando fa bene sul lavoro sono centinaia di milioni, litiga poco ma quando litiga litiga con Berlusconi, la lettera di raccomandazione glie l’ha scritta un presidente della repubblica, e come se non bastasse il secondo più amato dopo Pertini, pensavo guarda questo qui, lasciato a casa da uno degli uomini più indebitati della galassia, lui lasciato a casa dopo esser stato chiamato per risanare i debiti, capace o meno che fosse resta che per questo l’avevano chiamato, da uno così tanto più potente di lui da decidere di fottersene della lettera di raccomandazione di un presedente della repubblica e mi chiedevo ma noi, quando eravamo giovani, quando spostavamo le montagne, come abbiamo fatto a non sentire che erano di polistirolo?
Come la balena là sotto, sali sul palco, vai dietro le quinte, luci che filtrano dalla sala, casse di cavi, corde, segni per terra tu qui tu lì tu là gli altri vadano grazie e pensi a quanti di quei segni ne hanno lasciati altrettanti sulla pelle di gente col culo aperto che non è bastato per avere un proprio segno sul palco, stoffe finto preziose, un mestolo graaaaaande per una pentola immagini graaaaaaande, giacche del soldatino di piombo appese, lui, esiste, ho visto la giacca, era quella del libro che avevo da bambino, dove sei, perché non sei qui soldatino di piombo, sono anni che volevo un autografo, io l’ho sempre saputo che esistevi, dove sei, ti giri, lo cerch…UUAAAAAMMM!!!!! Una gigantissima balena di 4 metri davanti la bocca graaaaaande i denti aguuuuuuzzi e ti guarda e ti guarda e ti guarda.
E ti guarda.
E ti guarda.
E nemmeno ‘sta volta ti mangia.
Sono andato a toccarla, di nuovo, era di nuovo polistirolo.
Io non sono dio, Trochetti Provera è dio, io lo so che è polistirolo, lo so io, lo sa il soldatino di piombo, lo sa la balena, il cavallo a dondolo per fuggire, le assi del palco, le pagine di un blog io, mammet’e tttù.
E non rompiamo il cazzo con la storia di Peter Pan.
Io la balena l’ho vista davvero.
Di polistirolo, ma l’ho vista.
E-non-la-di-men-ti-chi.
5 aprile 2007
bot
31.08.2005
"Prodi ha ricordato che in Italia le rendite finanziarie sono tassate al 12,5 per cento, "mentre il lavoro è tassato più del doppio". Al contrario, "la tassazione negli altri Paesi europei si attesta intorno al 19 per cento". Per questo "occorre l'armonizzazione che ci avvicini all'Europa", anche se, sottolinea il Professore, "occorre distinguere tra il piccolo risparmiatore, per il quale il Bot è un introito fondamentale, e coloro che hanno più facilità di pagare. Ci sono gli strumenti per operare questa distinzione. Occorre misura ed equità, la situazione attuale porta a iniquità".
10.2006
Pag 203 Programma Unione
"...Dobbiamo invertire questa situazione attraverso una politica fiscale che realizzi:
[...]
La uniformità del sistema di tassazione delle rendite finanziarie a un livello intermedio tra l’attuale tassazione degli interessi sui depositi bancari e quella sulle altre attività finanziarie, con l’esclusione dei redditi di piccoli patrimoni, in coordinamento con l’imposizione societaria e la tassazione di dividendi e plusvalenze azionarie"
30.03.2007
Dal disegno di legge delega sulle rendite finanziarie scompare l’aliquota unica che avrebbe aumentato la tassazione su Bot e obbligazioni.
L’aliquota unica avrebbe aumentato dal 12,5% al 20% la tassazione su Bot e obbligazioni, e alleggerito dal 27 al 20% quella sugli interessi bancari. Ma la misura, come è stato deciso appena due giorni fa nel corso di una riunione dei capigruppo della Commissione Finanza della Camera, ora verrà cancellata con un emendamento del Governo.
Che paese è un paese così?
Semplice, è un paese che ha bisogno di questo.
"Prodi ha ricordato che in Italia le rendite finanziarie sono tassate al 12,5 per cento, "mentre il lavoro è tassato più del doppio". Al contrario, "la tassazione negli altri Paesi europei si attesta intorno al 19 per cento". Per questo "occorre l'armonizzazione che ci avvicini all'Europa", anche se, sottolinea il Professore, "occorre distinguere tra il piccolo risparmiatore, per il quale il Bot è un introito fondamentale, e coloro che hanno più facilità di pagare. Ci sono gli strumenti per operare questa distinzione. Occorre misura ed equità, la situazione attuale porta a iniquità".
10.2006
Pag 203 Programma Unione
"...Dobbiamo invertire questa situazione attraverso una politica fiscale che realizzi:
[...]
La uniformità del sistema di tassazione delle rendite finanziarie a un livello intermedio tra l’attuale tassazione degli interessi sui depositi bancari e quella sulle altre attività finanziarie, con l’esclusione dei redditi di piccoli patrimoni, in coordinamento con l’imposizione societaria e la tassazione di dividendi e plusvalenze azionarie"
30.03.2007
Dal disegno di legge delega sulle rendite finanziarie scompare l’aliquota unica che avrebbe aumentato la tassazione su Bot e obbligazioni.
L’aliquota unica avrebbe aumentato dal 12,5% al 20% la tassazione su Bot e obbligazioni, e alleggerito dal 27 al 20% quella sugli interessi bancari. Ma la misura, come è stato deciso appena due giorni fa nel corso di una riunione dei capigruppo della Commissione Finanza della Camera, ora verrà cancellata con un emendamento del Governo.
Che paese è un paese così?
Semplice, è un paese che ha bisogno di questo.
3 aprile 2007
a figu
Ieri sera due ore di puntata di Terra! dedicata al papa.
Da stasera miniserie sulla storia di Gesù su Rai1:
"L'inchiesta - Anno Domini XXXIII"
Da oggi in edicola con il Corriere:
Le storie della Bibbia in dvd
Da oggi in edicola raccolta a fascicoli:
Eroi e santi (o una roba del genere)
Raccolta di statuine rappresentanti i personaggi più eroici della storia del cristianesimo.
Ma basta!
Bastaaaaaaaa!!!!
BASTABASTABASTABASTAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!
E' un assedio!!!!!!
Meno male che in giornate così mi si regalano commenti come questo scritti da geni come lei
"Penso anche che Dio sia stato di un maschilismo indecente nel punire Adamo col "sudore della sua fronte" ed Eva con lo squartamento del parto. Già che c'era, poteva punire anche il serpente, annodarlo ed emettere una sentenza anche per lui, il mandante. I tentatori erano due e il serpente lo era ancora prima di Eva. Questa è la vera ingiustizia a monte.
Uguale: Eva vale meno del serpente. Oppure il serpente, si può ribellare a Dio come e quanto vuole? Scusatemi, eh?
Mi sembra ci sia uno squilibrio di pene.
In tutti i sensi.
Se Dio aveva il pisello e ha voluto fare l'uomo a sua immagine, la donna, di conseguenza, sarebbe una statuina di creta venuta male, diciamo. In più l'ha creata per seconda, non per prima, anzi per ultima, dopo tutto il cazzo di creato compreso il serpente, immagino. L'ha creata di corsa per fare compagnia ad Adamo, come accessorio, se vogliamo. Ammesso che Dio si sia accorto di quanto abbia sbagliato con Eva nel crearla e nel punirla, poteva almeno rifarla da capo invece di inventarsi la storiella che gli esseri umani sono tutti uguali e far morire suo figlio sulla croce per convincerci. Praticamente il cristianesimo è una sorta di rimedio a una cazzata che ha fatto Dio. Questa cazzata, noi donne, l'abbiamo pagata per secoli. E non per colpa dell'inettitudine del maschio, perchè il maschio ha soltanto preso esempio da un Dio che ha toppato fin dall'inizio.
Tant'è che poi Cristo c'ha dovuto mettere una pezza con l'episodio della Maddalena che, ovviamente puttana e non ladra o assassina, è stata raccolta dalla strada e riabilitata. Tutto ciò non è bastato visto che ancora oggi, per il fatto che questa donna piangeva sotto il crocifisso, si pensa che Cristo aùmma-aùmma ci sia andato a letto.
Ora, se Dio ha ceduto l'80 per cento del creato al figlio perché Lui non è stato in grado di amministrarlo, è anche vero che Gesù non aveva tutto sto dialogo col Padre. Altrimenti avrebbe potuto farlo ragionare in qualche modo e dirgli "Padre, guarda che tra duemila anni saremo ancora in perdita, aspetta ancora un po' prima di farmi crepare ammazzato, scusa. Vediamo cosa si può fare. Lasciami fare un'altra cinquantina di miracoli, che ne so. Potrei assumere delle apostole, anche. Altrimenti questi, come lo intrioettano il discorso sulla parità?".
Invece Gesù è stato zitto, ha taciuto le possibili innovazioni che avrebbero potuto incrementare il suo prestigio e migliorare la convivenza tra uomini e donne, si è preso l' 80 per cento, è morto troppo presto e adesso è tutto in mano ai suoi amministratori delegati che nei secoli dei secoli, stanno facendo un casino della Madonna.
Vogliamo parlare anche della Madonna?"
Da stasera miniserie sulla storia di Gesù su Rai1:
"L'inchiesta - Anno Domini XXXIII"
Da oggi in edicola con il Corriere:
Le storie della Bibbia in dvd
Da oggi in edicola raccolta a fascicoli:
Eroi e santi (o una roba del genere)
Raccolta di statuine rappresentanti i personaggi più eroici della storia del cristianesimo.
Ma basta!
Bastaaaaaaaa!!!!
BASTABASTABASTABASTAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!
E' un assedio!!!!!!
Meno male che in giornate così mi si regalano commenti come questo scritti da geni come lei
"Penso anche che Dio sia stato di un maschilismo indecente nel punire Adamo col "sudore della sua fronte" ed Eva con lo squartamento del parto. Già che c'era, poteva punire anche il serpente, annodarlo ed emettere una sentenza anche per lui, il mandante. I tentatori erano due e il serpente lo era ancora prima di Eva. Questa è la vera ingiustizia a monte.
Uguale: Eva vale meno del serpente. Oppure il serpente, si può ribellare a Dio come e quanto vuole? Scusatemi, eh?
Mi sembra ci sia uno squilibrio di pene.
In tutti i sensi.
Se Dio aveva il pisello e ha voluto fare l'uomo a sua immagine, la donna, di conseguenza, sarebbe una statuina di creta venuta male, diciamo. In più l'ha creata per seconda, non per prima, anzi per ultima, dopo tutto il cazzo di creato compreso il serpente, immagino. L'ha creata di corsa per fare compagnia ad Adamo, come accessorio, se vogliamo. Ammesso che Dio si sia accorto di quanto abbia sbagliato con Eva nel crearla e nel punirla, poteva almeno rifarla da capo invece di inventarsi la storiella che gli esseri umani sono tutti uguali e far morire suo figlio sulla croce per convincerci. Praticamente il cristianesimo è una sorta di rimedio a una cazzata che ha fatto Dio. Questa cazzata, noi donne, l'abbiamo pagata per secoli. E non per colpa dell'inettitudine del maschio, perchè il maschio ha soltanto preso esempio da un Dio che ha toppato fin dall'inizio.
Tant'è che poi Cristo c'ha dovuto mettere una pezza con l'episodio della Maddalena che, ovviamente puttana e non ladra o assassina, è stata raccolta dalla strada e riabilitata. Tutto ciò non è bastato visto che ancora oggi, per il fatto che questa donna piangeva sotto il crocifisso, si pensa che Cristo aùmma-aùmma ci sia andato a letto.
Ora, se Dio ha ceduto l'80 per cento del creato al figlio perché Lui non è stato in grado di amministrarlo, è anche vero che Gesù non aveva tutto sto dialogo col Padre. Altrimenti avrebbe potuto farlo ragionare in qualche modo e dirgli "Padre, guarda che tra duemila anni saremo ancora in perdita, aspetta ancora un po' prima di farmi crepare ammazzato, scusa. Vediamo cosa si può fare. Lasciami fare un'altra cinquantina di miracoli, che ne so. Potrei assumere delle apostole, anche. Altrimenti questi, come lo intrioettano il discorso sulla parità?".
Invece Gesù è stato zitto, ha taciuto le possibili innovazioni che avrebbero potuto incrementare il suo prestigio e migliorare la convivenza tra uomini e donne, si è preso l' 80 per cento, è morto troppo presto e adesso è tutto in mano ai suoi amministratori delegati che nei secoli dei secoli, stanno facendo un casino della Madonna.
Vogliamo parlare anche della Madonna?"
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