2 settembre 2007

Com'è triste Venezia

Se a Venezia buttassero a mare il dieci percento del silicone che ospitano nei giorni del festival, avrebbero risolto e si chiuderebbero un sacco di polemiche sul mose.
Tacchi 20 diamantati e scollature da alto borgo pure alle 11 del mattino, quelli delle security li distingui dalle star del cinema perché sono quelli che si atteggiano a star del cinema, i figli di quelli che contano li riconosci dal fatto che tornati dalla spiaggia attraversano la hall dell’excelsior in costume scalzi gocciolanti e lasciando impronte di sabbia sui preziosi tappeti mentre gli uscieri non possono prenderli a ceffoni come vorrebbero perché Robert William Dan Bepi Jr Jr non si tocca manco con una doppietta, le critiche cinematografiche le riconosci perché sono tutte vestite come abadjour turche, certo che l’assenza di auto renda Venezia ai primi posti per assenza di polveri sottili nell’aria, suggerirei uno studio approfondito sulla concentrazione di fumo di sigaro e magari qualche domenica a nuoto perché il sigaro è diffuso e fa un sacco artista di cinema almeno quanto il panama ma rompe molto di più i coglioni in ogni angolo e a qualsiasi ora, i poliziotti impugnano tutti il T9 e la fotocamera del cell, potresti rubargli la pistola ché non se ne accorgerebbero, ore ore e ore seduti davanti alla passerella per vedere vedere vedere per un secondo il ciuffo biondo di quello che vorresti essere ma che non sarai mai a meno che tu non sia me che mi chiedo perché cosa farà mai stare per ore a morire sotto il sole centinaia di persone contente di dire “l’ho visto anche se da 100 metri e per un secondo”, litigare con un russo in inglese a mezzanotte e decidere che se non sei più che certo di essere in grado di risolvere un problema non TUO che non TI riguarda è meglio che nemmeno ti proponi di fare il favore almeno di provarci e la sua interprete senza reggiseno che spera tu la guardi negli occhi mentre ti chiede di capirlo ché è come se tu andassi in russia senza calzini e non sapessi dove comprarli e tu le dici che no che è come se io mi incazzassi perché arrivato all’aeroporto non ricevessi in omaggio una cassa di calze filo di scozia così, perché sono artista, ma lei insiste, devi capirlo è artista bravissimo pensa non ha nemmeno il cellulare e tu scopri che il problema della russia sono i parametri di valutazione del valore umano, il napoletano che con la mano sul tuo mouse al tuo “Togli le mani dal mio computer” ti guarda ridendo e ti dice che lui non l’ha toccato non sta facendo nulla e poi lui ama risolvere i problemi e tu pensi siano i peggiori, quelli che godono quando capitano problemi perché possono mettersi in evidenza per la medaglia e sono l’intralcio peggiore pure per attraversare una strada, se viaggi sui motoscafi ti fotografano a prescindere, per statistica torneranno a casa convinti di aver beccato chissachì e magari tra un anno in giappone qualcuno si vanterà di avermi visto tra le tendine di un finestrino che ero proprio io quello di quel film là, quello che non mi ricordo come si intitola, di come sia andato il mio lavoro non dico nulla, troppo bello, troppo mio, troppi complimenti, non capireste perché, perché di fronte alla possibilità di passare mezza giornata chiuso in una stanza con quel ragazzo che anni fa alla mia età scagliò il bidone dell’immondizia contro la vetrina di Sal e diede il via alla rivolta nera ho preferito dormire un’ora in più, svegliarmi con calma, fare una schifosissima colazione, prendere il traghettino incastrato tra mille fanatici armati di fotocamere e metterci un’ora e mezza ad attraversare la laguna dove mi si attendeva per decidere se scrivere il suo nome sullo schermo o meno.
Si è deciso per il no, ché tanto tutti lo sanno chi è, la sala piena, la gente fuori che premeva per entrare, lui una sequenza rara di sprechi che non capisci come si possano sposare con la denuncia sociale di cui si fa bandiera salvo poi buttare nel cesso migliaia di euro in capricci, e tu lì, in regia, col potere in mano di decidere di inquadrarlo quando fa le facce sceme e mandarlo in onda così com’è di fronte alle tv di mezzo mondo e decidi che no, il bidone contro quella vetrina tu invece non lo lancerai.
Perché per te quando qualcosa è giusta è giusta sempre e quando qualcosa è sbagliata è sbagliata sempre e la differenza di soldi è roba che può cambiare solo il tuo rapporto col traghetto che costa 6 euro ed è un furto almeno quanto i 4000 euro per un motoscafo a disposizione per un giorno solo per non aspettare venti minuti in più in una città che ieri al tramonto era una delle più belle immagini che abbia visto negli ultimi anni dopo quella mia mentale nella quale quel “in onda la 2 subito!” l’ho detto e tutta la sala giù a ridere e il suo staff a denunciarmi per lesione d’immagine e io a dire “Ops, scusate, è che sono le mie prime volte, dai su mica è il caso di fare ‘sto casino” e ridere soddisfatto per aver scoperto quanto poco ci voglia per essere più potenti del potente, basta un tasto e un mio cenno.
Ma io sono io tu sei tu e per questa volta ti è andata bene e il mio bidone contro la vetrina non l’ho scagliato, però ricordati chi eri quando non eri nessuno, quando eri solo un nero, solo un nome, solo una faccia qualunque, come la mia, che si emoziona se gli dicono “Bravo, non credevo fossi così bravo a fare regia video, mai pensato di fare solo questo nella vita?” e a dirlo è il presidente dell’agenzia per la quale stavi lavorando che deciderà le prossime mille regie, no, mai pensato, io ho sempre sognato di lanciare bidoni contro le vetrine dei cinesi, il resto è una fase transitoria che mi viene particolarmente, pare, bene, forse proprio perché ci sono arrivato senza pensarci.
Epperò intanto ci sono arrivato e oggi mi diverto a stare in piedi sul motoscafo a prendermi le foto dei giapponesi che si chiedono chi cazzo sia mentre comunque scattano foto e ridi, ridi perché è tutto un gioco pazzesco che non ti chiede chi sei ma chi ti credi di essere, per sapere cosa scriverti sul badge e io dico “regista” e I did my personal right thing dormendo un’ora in più.
Ora sogno Michelle Pfeiffer.
La cosa pazzesca di tutto questo è che ora posso dirlo senza far la figura del 15enne col poster in camera che non capisce che non ci arriverà mai.
Per gli autografi (miei) scrivete al mio staff, che poi sono sempre io.
Se vi interessano quelli degli altri, se siete capaci, arrivateci voi.
A me quelli per ore in attesa di un vip sembravano una carovana di scemi.

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