" [...]Donna si dà fuoco per protesta.
Napoli - Si riaccende la protesta a Giugliano...[...]"
(fonte)
29 febbraio 2008
Scuola (di) Media
Candidi
Ualter....Uaaalter....dai retta a me ché me ne intendo.
Lascia perdere operai sopravvissuti e call center.
Quella è roba da venditore di detersivi e su quel piano non lo batti.
'scolta Broono tuo ché sa di che parla perché ne aizza ogni due giorni a colpi di mille duemila a botta e sa dove stanno le leve.
Qui bisogna salire di livello, bisogna calare l'asso, bisogna battere d'anticipo:
Punta al down.
8 punti game e partita in un colpo solo, dammi retta.
Non immagini quanto gli roderebbe il culo se ci arrivassi prima tu.
Lascia perdere operai sopravvissuti e call center.
Quella è roba da venditore di detersivi e su quel piano non lo batti.
'scolta Broono tuo ché sa di che parla perché ne aizza ogni due giorni a colpi di mille duemila a botta e sa dove stanno le leve.
Qui bisogna salire di livello, bisogna calare l'asso, bisogna battere d'anticipo:
Punta al down.
8 punti game e partita in un colpo solo, dammi retta.
Non immagini quanto gli roderebbe il culo se ci arrivassi prima tu.
26 febbraio 2008
Se se se... Questo, è un uomo.
Se questo fosse il vecchio blog, avrei scritto un post lungo lungo nel quale avrei raccontato per filo e per segno il passaggio, epocale, del quale mi sono reso protagonista e, forse, anche generatore.
Anzi, se questo fosse il vecchio blog avrei tolto il forse e avrei scritto un lungo post per raccontare la sensazione che si prova quando si sente nel profondo di aver appena dato il via a una rivoluzione.
Se questo fosse il vecchio blog avrei scritto un lungo post per raccontare che io sì, sono piccolino e non faccio paura a nessuno, ma che è così perché ottimizzo, ottimizzo il coraggio e la forza che ho perché ho scoperto, due volte fin’ora, di quanta se ne abbia bisogno in poche uniche occasioni, non più di tre quattro nella vita di ciascuno e l’ho scoperto perché di quelle tre quattro io ne ho già attraversate due e lo so, oggi lo so di quanta forza e coraggio avrò, avrei avuto, bisogno nelle prossime due che a ciascuno sono assegnate.
Se questo fosse il vecchio blog avrei scritto un lungo, lunghissimo post con una musica struggente o forse trionfante, non so, per raccontare che la terza non l’ho attesa, l’ho generata.
Quelle tre quattro occasioni le riconosci perché sono quelle dopo le quali non è possibile tornare indietro, nemmeno volendolo, mai più, da quel giorno fino al tuo ultimo non potrai più tornare indietro.
E ci vuole coraggio per non attenderle, o per attenderle per trent’anni, ci vuole forza per sapere che tanto arrivano e allora che arrivino subito, ci vuole coraggio perché quando lo fai non sai cosa succederà ma sai che indietro non si torna.
Se questo fosse il vecchio blog avrei scritto un lunghissimo post per raccontare la mia terza volta in cui non potrò mai più tornare indietro e per raccontare il mio averlo scelto senza sapere ora che ne sarà di me.
Ma se questo fosse il vecchio blog io questa rivoluzione non l’avrei mai avviata e questo sarebbe uno dei tanti giorni di questi trentacinque anni dei quali si sapeva tutto tranne le cose vere.
E invece è il primo dei prossimi quarantacinque nei quali non si saprà nulla se non le cose vere.
E nemmeno in trecento pagine sarei mai capace di descrivere cosa si provi a stringere i denti e chiudere trentacinque anni di storia senza sapere cosa succederà da domani.
Cosa si provi dopo averlo fatto, dico.
Quello che so è che è stata la mia terza occasione.
La quarta sarà un figlio, non importa se mio.
Poi avrò fatto tutto quello che un uomo deve fare nella sua vita per potersi definire tale.
Aspettavo questo momento da trentacinque anni e non credevo ne sarei mai stato capace.
Ora lo so.
Se questo fosse il vecchio blog il mio grazie a chi mi ha dato la mano sarebbe apparso qui.
E invece no.
Questo non è più il vecchio blog.
Musica non ne metto.
Non ne esiste una abbastanza.
Anzi, se questo fosse il vecchio blog avrei tolto il forse e avrei scritto un lungo post per raccontare la sensazione che si prova quando si sente nel profondo di aver appena dato il via a una rivoluzione.
Se questo fosse il vecchio blog avrei scritto un lungo post per raccontare che io sì, sono piccolino e non faccio paura a nessuno, ma che è così perché ottimizzo, ottimizzo il coraggio e la forza che ho perché ho scoperto, due volte fin’ora, di quanta se ne abbia bisogno in poche uniche occasioni, non più di tre quattro nella vita di ciascuno e l’ho scoperto perché di quelle tre quattro io ne ho già attraversate due e lo so, oggi lo so di quanta forza e coraggio avrò, avrei avuto, bisogno nelle prossime due che a ciascuno sono assegnate.
Se questo fosse il vecchio blog avrei scritto un lungo, lunghissimo post con una musica struggente o forse trionfante, non so, per raccontare che la terza non l’ho attesa, l’ho generata.
Quelle tre quattro occasioni le riconosci perché sono quelle dopo le quali non è possibile tornare indietro, nemmeno volendolo, mai più, da quel giorno fino al tuo ultimo non potrai più tornare indietro.
E ci vuole coraggio per non attenderle, o per attenderle per trent’anni, ci vuole forza per sapere che tanto arrivano e allora che arrivino subito, ci vuole coraggio perché quando lo fai non sai cosa succederà ma sai che indietro non si torna.
Se questo fosse il vecchio blog avrei scritto un lunghissimo post per raccontare la mia terza volta in cui non potrò mai più tornare indietro e per raccontare il mio averlo scelto senza sapere ora che ne sarà di me.
Ma se questo fosse il vecchio blog io questa rivoluzione non l’avrei mai avviata e questo sarebbe uno dei tanti giorni di questi trentacinque anni dei quali si sapeva tutto tranne le cose vere.
E invece è il primo dei prossimi quarantacinque nei quali non si saprà nulla se non le cose vere.
E nemmeno in trecento pagine sarei mai capace di descrivere cosa si provi a stringere i denti e chiudere trentacinque anni di storia senza sapere cosa succederà da domani.
Cosa si provi dopo averlo fatto, dico.
Quello che so è che è stata la mia terza occasione.
La quarta sarà un figlio, non importa se mio.
Poi avrò fatto tutto quello che un uomo deve fare nella sua vita per potersi definire tale.
Aspettavo questo momento da trentacinque anni e non credevo ne sarei mai stato capace.
Ora lo so.
Se questo fosse il vecchio blog il mio grazie a chi mi ha dato la mano sarebbe apparso qui.
E invece no.
Questo non è più il vecchio blog.
Musica non ne metto.
Non ne esiste una abbastanza.
21 febbraio 2008
Talent Show
Prosegue il cammino verso il 13 Aprile e, conseguente, il bisogno di conoscere quali attori si avranno sul palco.
Oggi è il turno di Daniele Capezzone, che nel 2006 ci spiegava (e mi convinceva) che:
e che oggi ci spiega che
Non ho sufficiente competenza politica per aggiungere un'analisi personale.
Nel caso il lettore la ritenesse necessaria, provare a cercare qualcosa qui.
Oggi è il turno di Daniele Capezzone, che nel 2006 ci spiegava (e mi convinceva) che:
"L’Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero ”ecosostenibili”…In questa legislatura, Berlusconi ha avuto a disposizione una maggioranza parlamentare amplissima (“più 100” deputati e “più 50” senatori): eppure, le riforme non si sono viste. Dall’economia alla giustizia, è enorme il divario tra le promesse di cinque anni fa e le cose effettivamente realizzate. Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno dei diritti civili, con un’autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve (eppure, anche tanti leader del centrodestra sono tutti divorziati…), contro l’aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all’ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello…
Per questo, la prima cosa che la Rosa nel pugno si impegna a fare (e per cui chiede il voto, il prossimo 9-10 aprile) è contribuire a mandare a casa Berlusconi e i suoi alleati, assicurando così la vittoria dell’Unione e un governo forte e sicuro (che duri cinque anni: per tutto il tempo della legislatura) guidato da Romano Prodi.
Ma c’è un altro compito, almeno altrettanto importante, per la Rosa nel pugno: contribuire a rendere l’Unione più laica e più liberale, più attenta ai diritti civili e alla modernizzazione del paese. Nel programma del centrosinistra (alla cui elaborazione non siamo stati messi in condizione di partecipare se non in minima parte, e che abbiamo sottoscritto per adempiere all’obbligo imposto dalla nuova legge elettorale) ci sono, su questo fronte, troppe lacune, troppi silenzi, e troppe paure incomprensibili, proprio mentre è in atto -invece- una pericolosa offensiva delle gerarchie ecclesiastiche contro la laicità dello Stato e i diritti delle persone.
Su tutto questo, i deputati e i senatori della Rosa nel pugno si impegneranno a battersi in Parlamento e nel paese senza sconti e senza riserve.
[...]
Per questo, proprio per non correre rischi, per non avere altre sorprese spiacevoli, e per assicurarti nel prossimo Parlamento un gruppo di laici cocciuti, determinati, chiediamo di votare e far votare, alla Camera e al Senato, per la Rosa nel pugno laica, liberale, socialista e radicale. Auguri, e grazie!
Daniele Capezzone
Rosa nel pugno"
e che oggi ci spiega che
"L'annuncio di Silvio Berlusconi "è davvero importantissimo". Lo sottolinea l'ex Radicale Daniele Capezzone, promotore del network Decidere.net, che aggiunge: "Mi pare assai positivo che larghissimi settori della Cdl convergano nel nuovo progetto del Popolo della Libertà, e offrano così una coesa proposta di governo agli elettori. A questo punto, quella che si apre può addirittura assumere i connotati di una campagna elettorale storica".
Capezzone conferma "l'intenzione di dare anch'io una mano, di impegnarmi a fondo in questo progetto del Popolo della Libertà, che mi auguro possa aggregare, oltre alle sigle storicamente fondatrici della Cdl, molti liberali, molti riformatori, molti innovatori, che avevano finora compiuto scelte diverse". "E' una grande opportunità, e a Berlusconi va il merito di averla costruita", conclude.
Roma, 8 feb. (Apcom)"
Non ho sufficiente competenza politica per aggiungere un'analisi personale.
Nel caso il lettore la ritenesse necessaria, provare a cercare qualcosa qui.
17 febbraio 2008
Heidi Giuliani rulez
"16-FEB-08 - 12:43
PD: VELTRONI, OPERAIO THYSSEN SOPRAVVISSUTO NOSTRO CANDIDATO
Roma, 16 feb. (Adnkronos) - "Sono orgoglioso di potervi annunciare la prima candidatura del Partito democratico alle prossime elezioni: e' quella di Antonio Boccuzzi, operaio della Thyssen, sindacalista, unico sopravvissuto dei sette che quella notte si trovavano sulla linea cinque". Lo annuncia Walter Veltroni all'assemblea costituente."
Che paese di miserabili.
PD: VELTRONI, OPERAIO THYSSEN SOPRAVVISSUTO NOSTRO CANDIDATO
Roma, 16 feb. (Adnkronos) - "Sono orgoglioso di potervi annunciare la prima candidatura del Partito democratico alle prossime elezioni: e' quella di Antonio Boccuzzi, operaio della Thyssen, sindacalista, unico sopravvissuto dei sette che quella notte si trovavano sulla linea cinque". Lo annuncia Walter Veltroni all'assemblea costituente."
Che paese di miserabili.
14 febbraio 2008
Libertà libertà li-ber-tà liber-tà l'ibertà lib-ertà
"Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d. r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro [... ]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma - a parte l'assicurazione vita – (…) Giorgio"
Per approfondire mentre sono via.
11 febbraio 2008
Pronto Soccorso
Ormai l'uso della voce rotta dalla commozione in politica è talmente diffuso che quando uno sta per avere un infarto lo applaudono.
Ormai l'uso dell'immagine del martire in politica è talmente abituale agli occhi del pubblico che quando uno si siede per superare il rischio dell'infarto gli aiutanti accorrono e gli abbassano il microfono a livello sedia.
Ormai politica significa solo trovare il modo più proficuo per usare la nascita e la morte.
That's christian gerontocracy, baby.
Ormai l'uso dell'immagine del martire in politica è talmente abituale agli occhi del pubblico che quando uno si siede per superare il rischio dell'infarto gli aiutanti accorrono e gli abbassano il microfono a livello sedia.
Ormai politica significa solo trovare il modo più proficuo per usare la nascita e la morte.
That's christian gerontocracy, baby.
6 febbraio 2008
Salve, anime.
Don Paolo Farinella, prete: Lettera aperta alla Madonna di Lourdes:
Qui il testo completo della lettera.
Qui una risposta a Luca Volonté riguardo a una sua richiesta personale.
Qui una lettera a Mons. Bagnasco riguardo al Family Day
Qui un applauso.
[...]Tutti sono convinti che l’Unto Cerone tornerà al governo insieme ai suoi famigli, accompagnato da Previti e dagli alleluia della gerarchia ecclesiastica italo-vaticana. Precedono la processione inquisiti, mafiosi e condannati in primo, secondo e terzo grado. Per gli interdetti dai pubblici uffici Previti, Cuffaro, ecc.), si farà una leggina apposita per interdire i giudici dalla loro giurisdizione e cedere la giustizia ai familiari degli inquisiti fino al terzo grado di parentela. Si manda a casa Prodi per fare posto al senatore (prossimo) Cuffaro, uomo integerrimo e di specchiata virtù, certificata dall’autorità infallibile del vice papa, al secolo Casini Pierferdinando in Caltagirone, cristiano spocchioso di chiara moralità coniugale insieme al suo compagnuccio di merende, tal Gianfranco Fini: costoro, insieme al loro padrone e capo, cattolici dichiarati, urbi et orbi, amano tanto la famiglia da averne anche due sul modello poligamico arabo.
Il parroco di Montecitorio, Mons. Fisichella, annuisce grato e congratulato. Costoro che hanno votato cristianamente in silenzio tutte le leggi immorali del governo Berlusconi, di cui, fino a ieri, dicevano peste e corna, oggi strisciano ai suoi piedi proni al bacio della sacra pantofola con la benedizione del santo padre e figli devoti, sotto la direzione del cerimoniere devoto Giuliano Ferrara. [...]
Qui il testo completo della lettera.
Qui una risposta a Luca Volonté riguardo a una sua richiesta personale.
Qui una lettera a Mons. Bagnasco riguardo al Family Day
Qui un applauso.
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5 febbraio 2008
3 febbraio 2008
Il rientro in Italia ormai restituisce sempre la stessa identica sensazione: siamo anni luce lontani dall’europa.
Certo conosco la differenza tra il vivere in un posto e lavorarci qualche giorno, ma lo stesso si ha accesso a mille piccoli dettagli rivelatori contro i quali non c’è propaganda che tenga.
Piste ciclabili lunghe chilometri e chilometri, il quartiere più popolare di Parigi che riesce a essere esteticamente più bello di quello più esclusivo di Milano, il tizio che smista la fila ai taxi all’aeroporto di Dublino non è un ex-tossico e nemmeno un disoccupato che ti chiede moneta per aprirti la porta ma un tizio in uniforme che porta il taxi a te e non viceversa, gente che parla almeno due lingue pure dal panettiere, anche se poi se sei a Parigi sempre una, la loro, fanno finta di conoscere ma guarda caso quando gli chiedi le cose in un’altra ti capiscono perfettamente, cucine di ogni posto del mondo e di ogni qualità, dal fast food cinese al lusso libanese, a noi del libano fanno vedere solo i fori nei palazzi e invece, scoperta, quelli mangiano pure, non si ammazzano soltanto.
La scoperta più grande è scoprire che in una settimana di percorrenza europea non incroci nemmeno una volta il papa.
Non una foto, non un trafiletto, non un servizio, oltre confine compare più o meno con la frequenza della vera carbonara, cioè mai.
Mentre sei oltre confine hai come la sensazione che ce lo siamo inventati noi, tipo Cristiano Malgioglio, frutto di una cultura tutta italiana che all’estero ancora si rifà a Schillaci nell’attesa che produciamo qualcosa di più popolare.
Guardi la BBC, guardi la CNN, il tuo occhio è talmente abituato che da un momento all’altro ti aspetti il collegamento dalla finestra sulla grande piazza osannante per sapere con quale mano pulirti il culo oggi e invece niente, quegli stronzi non se lo filano manco di striscio, hai una sensazione quasi di smarrimento perché, diamine, man mano che va avanti ti aspetti almeno un servizio sulla nuova fiat, sulla nuova fiction di Bova e invece niente, quelli imperterriti continuano a fare servizi di politica, apporofondimenti sulla società, ma che cazzo stai guardando, cos’è ‘sta roba, merda… un telegiornale!
Tra colleghi ci chiediamo chissà cos’è successo al governo in Italia, niente, manco di quello parlano, manco un dieci secondi, manco alla voce “Esteri”, se vuoi sapere qualcosa puoi solo affidarti a internet e soprattutto ricordarti che è punto it che dovrai digitare perché anche lì usciti dal punto it di italia se ne parla solo perché la Bruni è italiana.
Certo conosco la differenza tra il vivere in un posto e lavorarci qualche giorno, ma lo stesso si ha accesso a mille piccoli dettagli rivelatori contro i quali non c’è propaganda che tenga.
Piste ciclabili lunghe chilometri e chilometri, il quartiere più popolare di Parigi che riesce a essere esteticamente più bello di quello più esclusivo di Milano, il tizio che smista la fila ai taxi all’aeroporto di Dublino non è un ex-tossico e nemmeno un disoccupato che ti chiede moneta per aprirti la porta ma un tizio in uniforme che porta il taxi a te e non viceversa, gente che parla almeno due lingue pure dal panettiere, anche se poi se sei a Parigi sempre una, la loro, fanno finta di conoscere ma guarda caso quando gli chiedi le cose in un’altra ti capiscono perfettamente, cucine di ogni posto del mondo e di ogni qualità, dal fast food cinese al lusso libanese, a noi del libano fanno vedere solo i fori nei palazzi e invece, scoperta, quelli mangiano pure, non si ammazzano soltanto.
La scoperta più grande è scoprire che in una settimana di percorrenza europea non incroci nemmeno una volta il papa.
Non una foto, non un trafiletto, non un servizio, oltre confine compare più o meno con la frequenza della vera carbonara, cioè mai.
Mentre sei oltre confine hai come la sensazione che ce lo siamo inventati noi, tipo Cristiano Malgioglio, frutto di una cultura tutta italiana che all’estero ancora si rifà a Schillaci nell’attesa che produciamo qualcosa di più popolare.
Guardi la BBC, guardi la CNN, il tuo occhio è talmente abituato che da un momento all’altro ti aspetti il collegamento dalla finestra sulla grande piazza osannante per sapere con quale mano pulirti il culo oggi e invece niente, quegli stronzi non se lo filano manco di striscio, hai una sensazione quasi di smarrimento perché, diamine, man mano che va avanti ti aspetti almeno un servizio sulla nuova fiat, sulla nuova fiction di Bova e invece niente, quelli imperterriti continuano a fare servizi di politica, apporofondimenti sulla società, ma che cazzo stai guardando, cos’è ‘sta roba, merda… un telegiornale!
Tra colleghi ci chiediamo chissà cos’è successo al governo in Italia, niente, manco di quello parlano, manco un dieci secondi, manco alla voce “Esteri”, se vuoi sapere qualcosa puoi solo affidarti a internet e soprattutto ricordarti che è punto it che dovrai digitare perché anche lì usciti dal punto it di italia se ne parla solo perché la Bruni è italiana.
Non ci cagano, all’estero.
Tentano la carbonara, i soliti globalizzati fetucine bologneisa, ma del papa non c’è traccia, delle nostre discussioni sulla natura dell’uomo, sulla vita, forse ridono.
Eppure quando si dice “uomo” si intende essere umano, biologicamente parlando, quindi il dibattito dovrebbe interessarli o quantomeno riguardarli e invece niente, quasi gli esseri umani intesi biologicamente fossero solo gli italiani.
Quando uno dice che la vita è tale quando il cazzino entra nella fighetta, una volta tradotti i due termini il discorso diventa, dovrebbe diventare, globale, relativo al genere umano tutto e quindi tu dovresti trovare dibattiti e confronti ovunque vai, ovunque vi sia una civiltà e un’urbanizzazione.
E invece quelli non è che non rispondono, non considerano nemmeno la domanda.
Dice: Ovvio che non parlano del nostro governo, i tiggì parleranno del loro.
Dico: no.
Servizi sul forum in Africa, ore di interviste a famiglie che vivono in case di fango occupate interamente da telai, con analisi e spiegazioni sui meccanismi del controllo dei prezzi alla produzione del cotone come strumento per la riproposizione della schiavitù in salsa sviluppo, esposte da donne di una bellezza disarmante che diresti tribali per i duecento figli che hanno ai piedi a rotolarsi nel fango e quelle come niente fosse ti spiegano le multinazionali.
Addirittura qualcuno si permette un servizio sulla censura che la Cina sta mettendo in campo a tappeto con una diffusione mai vista prima se non ai tempi di Mao, data l’urgenza delle olimpiadi.
Usano persino termini come “boicottaggio”, ‘sti sovversivi danno persino voce in prima serata a gente che mostra il vero volto della Cina.
Mi chiedo se sono ancora sulla terra, mentre guardo passarmi davanti immagini che non hanno dietro paura di nessuno, che non vogliono compiacere nessuno, mi chiedo se non mi abbiano teletrasportato su un altro pianeta perché mi hanno insegnato che l’Italia è il top, che da le linee guida e io con quelle linee sono portato istintivamente a guardare il mondo quando lo percorro e quelle linee non le trovo, non le vedo, non esistono e per questo il primo pensiero è che quello non possa essere il mondo.
Come può il mondo mostrare in prima serata un’analisi critica sulle multinazionali e su cosa fanno in Africa se non lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Come può il mondo parlare della dittatura cinese chiamandola per quella che è e non “partner commerciale” se non lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Come può il mondo non dirmi se devo o non devo discutere l’aborto se lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Poi finalmente torno a casa, l’aria italiana mi restituisce dei maccheroni con pomodoro e basilico sognati per giorni e giorni e finalmente guardo il tiggì italiano per sapere cosa sia successo nel frattempo.
Scopro che c’è polemica intorno a una scena di sesso tra Moretti e la Ferrari.
Il tiggì me la mette come seconda notizia.
Penso: avranno coinvolto come minimo dei bambini, ‘sti schifosi.
Stupido io, che ancora c’ho l’accento francese e irlandese nelle orecchie.
Niente bambini, semplicemente la scena viene ritenuta eccessivamente erotica e per questo scatena il dibattito sulla legittimità di trasmetterla o meno.
Non è questione di Berlusconi o Prodi.
È proprio questione di oltrepassare il confine almeno una volta ogni due mesi e poi tornare.
Non c’è altra strada per capire.
La partecipazione alle olimpiadi in Cina sarà, dopo le leggi razziali, uno dei punti più bassi della storia umana e politica dell’italia.
Sogno che un atleta dello sport più sconosciuto del mondo, magari il tiro al barattolo, intoccato da sponsor e celebrità, salga sul podio calzando un guanto giallo alzato al cielo a pugno chiuso.
Poi gli spareranno dei cecchini posizionati sui tetti degli stadi, ma almeno per una frazione di secondo la vergogna di essere italiani percorrerà gli occhi di una o due persone in più, rispetto alle cinque in tutto che di questa merda di paese vorrebbero vedere le ceneri e forse nemmeno quelle.
Tentano la carbonara, i soliti globalizzati fetucine bologneisa, ma del papa non c’è traccia, delle nostre discussioni sulla natura dell’uomo, sulla vita, forse ridono.
Eppure quando si dice “uomo” si intende essere umano, biologicamente parlando, quindi il dibattito dovrebbe interessarli o quantomeno riguardarli e invece niente, quasi gli esseri umani intesi biologicamente fossero solo gli italiani.
Quando uno dice che la vita è tale quando il cazzino entra nella fighetta, una volta tradotti i due termini il discorso diventa, dovrebbe diventare, globale, relativo al genere umano tutto e quindi tu dovresti trovare dibattiti e confronti ovunque vai, ovunque vi sia una civiltà e un’urbanizzazione.
E invece quelli non è che non rispondono, non considerano nemmeno la domanda.
Dice: Ovvio che non parlano del nostro governo, i tiggì parleranno del loro.
Dico: no.
Servizi sul forum in Africa, ore di interviste a famiglie che vivono in case di fango occupate interamente da telai, con analisi e spiegazioni sui meccanismi del controllo dei prezzi alla produzione del cotone come strumento per la riproposizione della schiavitù in salsa sviluppo, esposte da donne di una bellezza disarmante che diresti tribali per i duecento figli che hanno ai piedi a rotolarsi nel fango e quelle come niente fosse ti spiegano le multinazionali.
Addirittura qualcuno si permette un servizio sulla censura che la Cina sta mettendo in campo a tappeto con una diffusione mai vista prima se non ai tempi di Mao, data l’urgenza delle olimpiadi.
Usano persino termini come “boicottaggio”, ‘sti sovversivi danno persino voce in prima serata a gente che mostra il vero volto della Cina.
Mi chiedo se sono ancora sulla terra, mentre guardo passarmi davanti immagini che non hanno dietro paura di nessuno, che non vogliono compiacere nessuno, mi chiedo se non mi abbiano teletrasportato su un altro pianeta perché mi hanno insegnato che l’Italia è il top, che da le linee guida e io con quelle linee sono portato istintivamente a guardare il mondo quando lo percorro e quelle linee non le trovo, non le vedo, non esistono e per questo il primo pensiero è che quello non possa essere il mondo.
Come può il mondo mostrare in prima serata un’analisi critica sulle multinazionali e su cosa fanno in Africa se non lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Come può il mondo parlare della dittatura cinese chiamandola per quella che è e non “partner commerciale” se non lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Come può il mondo non dirmi se devo o non devo discutere l’aborto se lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Poi finalmente torno a casa, l’aria italiana mi restituisce dei maccheroni con pomodoro e basilico sognati per giorni e giorni e finalmente guardo il tiggì italiano per sapere cosa sia successo nel frattempo.
Scopro che c’è polemica intorno a una scena di sesso tra Moretti e la Ferrari.
Il tiggì me la mette come seconda notizia.
Penso: avranno coinvolto come minimo dei bambini, ‘sti schifosi.
Stupido io, che ancora c’ho l’accento francese e irlandese nelle orecchie.
Niente bambini, semplicemente la scena viene ritenuta eccessivamente erotica e per questo scatena il dibattito sulla legittimità di trasmetterla o meno.
Non è questione di Berlusconi o Prodi.
È proprio questione di oltrepassare il confine almeno una volta ogni due mesi e poi tornare.
Non c’è altra strada per capire.
La partecipazione alle olimpiadi in Cina sarà, dopo le leggi razziali, uno dei punti più bassi della storia umana e politica dell’italia.
Sogno che un atleta dello sport più sconosciuto del mondo, magari il tiro al barattolo, intoccato da sponsor e celebrità, salga sul podio calzando un guanto giallo alzato al cielo a pugno chiuso.
Poi gli spareranno dei cecchini posizionati sui tetti degli stadi, ma almeno per una frazione di secondo la vergogna di essere italiani percorrerà gli occhi di una o due persone in più, rispetto alle cinque in tutto che di questa merda di paese vorrebbero vedere le ceneri e forse nemmeno quelle.
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