3 febbraio 2008

Il rientro in Italia ormai restituisce sempre la stessa identica sensazione: siamo anni luce lontani dall’europa.
Certo conosco la differenza tra il vivere in un posto e lavorarci qualche giorno, ma lo stesso si ha accesso a mille piccoli dettagli rivelatori contro i quali non c’è propaganda che tenga.

Piste ciclabili lunghe chilometri e chilometri, il quartiere più popolare di Parigi che riesce a essere esteticamente più bello di quello più esclusivo di Milano, il tizio che smista la fila ai taxi all’aeroporto di Dublino non è un ex-tossico e nemmeno un disoccupato che ti chiede moneta per aprirti la porta ma un tizio in uniforme che porta il taxi a te e non viceversa, gente che parla almeno due lingue pure dal panettiere, anche se poi se sei a Parigi sempre una, la loro, fanno finta di conoscere ma guarda caso quando gli chiedi le cose in un’altra ti capiscono perfettamente, cucine di ogni posto del mondo e di ogni qualità, dal fast food cinese al lusso libanese, a noi del libano fanno vedere solo i fori nei palazzi e invece, scoperta, quelli mangiano pure, non si ammazzano soltanto.
La scoperta più grande è scoprire che in una settimana di percorrenza europea non incroci nemmeno una volta il papa.
Non una foto, non un trafiletto, non un servizio, oltre confine compare più o meno con la frequenza della vera carbonara, cioè mai.

Mentre sei oltre confine hai come la sensazione che ce lo siamo inventati noi, tipo Cristiano Malgioglio, frutto di una cultura tutta italiana che all’estero ancora si rifà a Schillaci nell’attesa che produciamo qualcosa di più popolare.
Guardi la BBC, guardi la CNN, il tuo occhio è talmente abituato che da un momento all’altro ti aspetti il collegamento dalla finestra sulla grande piazza osannante per sapere con quale mano pulirti il culo oggi e invece niente, quegli stronzi non se lo filano manco di striscio, hai una sensazione quasi di smarrimento perché, diamine, man mano che va avanti ti aspetti almeno un servizio sulla nuova fiat, sulla nuova fiction di Bova e invece niente, quelli imperterriti continuano a fare servizi di politica, apporofondimenti sulla società, ma che cazzo stai guardando, cos’è ‘sta roba, merda… un telegiornale!

Tra colleghi ci chiediamo chissà cos’è successo al governo in Italia, niente, manco di quello parlano, manco un dieci secondi, manco alla voce “Esteri”, se vuoi sapere qualcosa puoi solo affidarti a internet e soprattutto ricordarti che è punto it che dovrai digitare perché anche lì usciti dal punto it di italia se ne parla solo perché la Bruni è italiana.
Non ci cagano, all’estero.
Tentano la carbonara, i soliti globalizzati fetucine bologneisa, ma del papa non c’è traccia, delle nostre discussioni sulla natura dell’uomo, sulla vita, forse ridono.
Eppure quando si dice “uomo” si intende essere umano, biologicamente parlando, quindi il dibattito dovrebbe interessarli o quantomeno riguardarli e invece niente, quasi gli esseri umani intesi biologicamente fossero solo gli italiani.
Quando uno dice che la vita è tale quando il cazzino entra nella fighetta, una volta tradotti i due termini il discorso diventa, dovrebbe diventare, globale, relativo al genere umano tutto e quindi tu dovresti trovare dibattiti e confronti ovunque vai, ovunque vi sia una civiltà e un’urbanizzazione.
E invece quelli non è che non rispondono, non considerano nemmeno la domanda.

Dice: Ovvio che non parlano del nostro governo, i tiggì parleranno del loro.
Dico: no.
Servizi sul forum in Africa, ore di interviste a famiglie che vivono in case di fango occupate interamente da telai, con analisi e spiegazioni sui meccanismi del controllo dei prezzi alla produzione del cotone come strumento per la riproposizione della schiavitù in salsa sviluppo, esposte da donne di una bellezza disarmante che diresti tribali per i duecento figli che hanno ai piedi a rotolarsi nel fango e quelle come niente fosse ti spiegano le multinazionali.
Addirittura qualcuno si permette un servizio sulla censura che la Cina sta mettendo in campo a tappeto con una diffusione mai vista prima se non ai tempi di Mao, data l’urgenza delle olimpiadi.
Usano persino termini come “boicottaggio”, ‘sti sovversivi danno persino voce in prima serata a gente che mostra il vero volto della Cina.
Mi chiedo se sono ancora sulla terra, mentre guardo passarmi davanti immagini che non hanno dietro paura di nessuno, che non vogliono compiacere nessuno, mi chiedo se non mi abbiano teletrasportato su un altro pianeta perché mi hanno insegnato che l’Italia è il top, che da le linee guida e io con quelle linee sono portato istintivamente a guardare il mondo quando lo percorro e quelle linee non le trovo, non le vedo, non esistono e per questo il primo pensiero è che quello non possa essere il mondo.
Come può il mondo mostrare in prima serata un’analisi critica sulle multinazionali e su cosa fanno in Africa se non lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Come può il mondo parlare della dittatura cinese chiamandola per quella che è e non “partner commerciale” se non lo facciamo noi italiani che siamo il top?
Come può il mondo non dirmi se devo o non devo discutere l’aborto se lo facciamo noi italiani che siamo il top?

Poi finalmente torno a casa, l’aria italiana mi restituisce dei maccheroni con pomodoro e basilico sognati per giorni e giorni e finalmente guardo il tiggì italiano per sapere cosa sia successo nel frattempo.
Scopro che c’è polemica intorno a una scena di sesso tra Moretti e la Ferrari.
Il tiggì me la mette come seconda notizia.
Penso: avranno coinvolto come minimo dei bambini, ‘sti schifosi.
Stupido io, che ancora c’ho l’accento francese e irlandese nelle orecchie.
Niente bambini, semplicemente la scena viene ritenuta eccessivamente erotica e per questo scatena il dibattito sulla legittimità di trasmetterla o meno.

Non è questione di Berlusconi o Prodi.
È proprio questione di oltrepassare il confine almeno una volta ogni due mesi e poi tornare.
Non c’è altra strada per capire.
La partecipazione alle olimpiadi in Cina sarà, dopo le leggi razziali, uno dei punti più bassi della storia umana e politica dell’italia.
Sogno che un atleta dello sport più sconosciuto del mondo, magari il tiro al barattolo, intoccato da sponsor e celebrità, salga sul podio calzando un guanto giallo alzato al cielo a pugno chiuso.
Poi gli spareranno dei cecchini posizionati sui tetti degli stadi, ma almeno per una frazione di secondo la vergogna di essere italiani percorrerà gli occhi di una o due persone in più, rispetto alle cinque in tutto che di questa merda di paese vorrebbero vedere le ceneri e forse nemmeno quelle.


Nessun commento:

Posta un commento