"…essssso ha pensato di passare per prendere un caffè con elllla, mentre eglllllli non era al suo tavolo.
Esssssssi allora si sono spostati verso i tavoli di ellllllle che in quel momento erano andate da eglllllli, per poter stare un po’ lontani dalle orecchie indiscrete di essssssssse.
Ellllllllla non si è sottratta e ha offerto a egllllllllli un momento di gradite confidenze."
Indizio: c'è già.
27 settembre 2008
22 settembre 2008
Bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo
Ieri abbiamo attraversato per qualche ora una bolla spazio temporale nella quale i confini del mondo si sono dissolti in una nuvola sospesa sopra una vita.
Abbiamo incontrato persone che non c’erano, abbiamo avuto risposte da persone che non avevano risposte, siamo stati accolti da un gatto che ci ha accolto con la fedeltà e l’entusiasmo di un cane verso il suo padrone al quale dice bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo, siamo entrati in una casa con un cancello senza recinto, così, una strada non strada e poi un cancello, intorno il nulla, un passo a destra e (oltre)passi, un cancello non cancello, attraversato un paese pieno di vita ma senza abitanti, incontrato persone che hanno visto quattro anni fa uomini scomparsi da sette, violato un domicilio senza violazione di domicilio, passeggiato in un cortile senza padroni ma con l’altalena che ondeggiava e i giocattoli sotto, visto quadri appesi da persone diverse da quelle che li guardano, era tutto lì, sui muri, non siamo entrati in una casa nostra perché di altri che non c’erano ma erano lì, parlato con il ristoratore dell’unico ristorante di un paese di quattro chilometri quadrati che non conosceva i restanti tre dei quali vantava una grandissima cartina appesa accanto, siamo stati accolti, prima di sapere chi fossi, nella casa di un padre anziano e un figlio giovane che mi avevano visto l’ultima volta trent’anni fa che mi hanno guidato senza sapere dove volessi andare e perché, abbiamo bevuto vino del padre anziano fatto con la vite del terreno della casa senza recinto e senza padroni ma con cancello e abitanti, siamo stati lasciati passare da un padrone uguale al suo cane che ci ha detto state fermi e poi ci ha detto ora potete passare mentre stava seduto accanto al suo cane seduto accanto a lui, ci hanno detto, di nuovo, ancora, di non andare oltre per noi, ci hanno detto, gli stessi, di andare avanti per loro, siamo andati a numeri civici di case un chilometro più in là della casa di quel numero civico, abbiamo aperto cassette della posta senza nome di una famiglia con un nome di una casa con il civico di un'altra, ci hanno detto di non chiudere la macchina ché lì non rubano nulla, ci hanno detto, gli stessi, che lì rubano le case, ci hanno mimato una pistola per dirci no, ci hanno mimato, gli stessi, il coraggio per dirci sì, abbiamo avuto risposte da figli e non risposte da madri, ci hanno chiesto, impauriti, ma è morto vero?
Non è mai stato tanto vivo quanto ieri.
Era lì, era quel gatto cane.
Ieri siamo stati a Trachimbrod.
Dove tutto è morto e tutto è vivo.
Abbiamo incontrato persone che non c’erano, abbiamo avuto risposte da persone che non avevano risposte, siamo stati accolti da un gatto che ci ha accolto con la fedeltà e l’entusiasmo di un cane verso il suo padrone al quale dice bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo, siamo entrati in una casa con un cancello senza recinto, così, una strada non strada e poi un cancello, intorno il nulla, un passo a destra e (oltre)passi, un cancello non cancello, attraversato un paese pieno di vita ma senza abitanti, incontrato persone che hanno visto quattro anni fa uomini scomparsi da sette, violato un domicilio senza violazione di domicilio, passeggiato in un cortile senza padroni ma con l’altalena che ondeggiava e i giocattoli sotto, visto quadri appesi da persone diverse da quelle che li guardano, era tutto lì, sui muri, non siamo entrati in una casa nostra perché di altri che non c’erano ma erano lì, parlato con il ristoratore dell’unico ristorante di un paese di quattro chilometri quadrati che non conosceva i restanti tre dei quali vantava una grandissima cartina appesa accanto, siamo stati accolti, prima di sapere chi fossi, nella casa di un padre anziano e un figlio giovane che mi avevano visto l’ultima volta trent’anni fa che mi hanno guidato senza sapere dove volessi andare e perché, abbiamo bevuto vino del padre anziano fatto con la vite del terreno della casa senza recinto e senza padroni ma con cancello e abitanti, siamo stati lasciati passare da un padrone uguale al suo cane che ci ha detto state fermi e poi ci ha detto ora potete passare mentre stava seduto accanto al suo cane seduto accanto a lui, ci hanno detto, di nuovo, ancora, di non andare oltre per noi, ci hanno detto, gli stessi, di andare avanti per loro, siamo andati a numeri civici di case un chilometro più in là della casa di quel numero civico, abbiamo aperto cassette della posta senza nome di una famiglia con un nome di una casa con il civico di un'altra, ci hanno detto di non chiudere la macchina ché lì non rubano nulla, ci hanno detto, gli stessi, che lì rubano le case, ci hanno mimato una pistola per dirci no, ci hanno mimato, gli stessi, il coraggio per dirci sì, abbiamo avuto risposte da figli e non risposte da madri, ci hanno chiesto, impauriti, ma è morto vero?
Non è mai stato tanto vivo quanto ieri.
Era lì, era quel gatto cane.
Ieri siamo stati a Trachimbrod.
Dove tutto è morto e tutto è vivo.
20 settembre 2008
Avantologia
Un anno fa, in una brillantissima discussione che mi vide contrapposto il solito contestatore categoria “Leggiti più libri ché almeno impari qualcosa invece di parlare di robe che non sai” (ne 'ricevo in studio' non meno di uno al giorno), infilai, a seguito di un nemmeno troppo complesso ragionamento (e qui sta il problema, se ci arrivo io che sono scemo ma NON chi scemo non è, in mezzo ci può solo essere la propaganda), le seguenti precise parole:
“[…]Scommettiamo che la prossima grossa operazione sarà l'incremento di quota Fininvest/Mediolanum in Mediobanca?[…]
No, così, fossi in te me lo appunterei giusto per ricordarti di guardare, tra un mese, che se ne farà Fininvest di tutte quelle microquote sparse a destra e sinistra.
Lo sai perché si prendono una serie di 1% a destra e sinistra invece che un 20 totale in un periodo di patto di sindacato, vero?[…]”
Ieri, sul Corriere:
“Mediobanca, entra Marina Berlusconi.
[…]A proporre il suon nome è stato il patto di sindacato che controlla la maggioranza di Mediobanca.[…]”.
Sto vantando doti profetiche?
No, pure uno scemo lo potrebbe vedere con un anno d’anticipo.
Sto appuntando la prossima risposta alla seconda categoria che 'ricevo in studio' a ritmo di due al giorno: quelli del “Dietrologia”.
No, pure uno scemo lo potrebbe vedere con un anno d’anticipo.
Sto appuntando la prossima risposta alla seconda categoria che 'ricevo in studio' a ritmo di due al giorno: quelli del “Dietrologia”.
Parlando di banche.
Crolla la borsa americana, si parla di un nuovo ’29.
Si impennano le borse asiatiche; ma vah?
Crollano le restanti borse occidentali; ma vah?
Il governo USA corre a mettere 50 miliardi di dollari per evitare lo tzunami; ma vah?
Le borse del mondo occidentale toccano rialzi mai visti prima; ma vah?
Ora, dico io.
Va bene che la finanza non si muove a cuore e sentimenti, d’accordo lo sappiamo, ma far passare almeno due giorni da quello in cui qualche consapevole s’è appeso al lampadario, prima di esultare e triplicare i guadagni, pareva così brutto?
Ma soprattutto, dico io:
Ci vediamo, come sopra, tra un anno su questi schermi.
Nel frattempo, due parole da un broker della LB fallita:
Crolla la borsa americana, si parla di un nuovo ’29.
Si impennano le borse asiatiche; ma vah?
Crollano le restanti borse occidentali; ma vah?
Il governo USA corre a mettere 50 miliardi di dollari per evitare lo tzunami; ma vah?
Le borse del mondo occidentale toccano rialzi mai visti prima; ma vah?
Ora, dico io.
Va bene che la finanza non si muove a cuore e sentimenti, d’accordo lo sappiamo, ma far passare almeno due giorni da quello in cui qualche consapevole s’è appeso al lampadario, prima di esultare e triplicare i guadagni, pareva così brutto?
Ma soprattutto, dico io:
Ci vediamo, come sopra, tra un anno su questi schermi.
Nel frattempo, due parole da un broker della LB fallita:
“[…]La sera lascia spazio alla tristezza e anche alla consapevolezza che ad aver distrutto tutto è stata la smania di inventare sempre nuovi strumenti finanziari e di piazzare sul mercato spazzatura travestita da occasione: «Forse era giusto che finisse così, per ricordare a Wall Street che la furbizia non vince sempre, che non si può pretendere di vendere qualunque cosa solo perché si è capaci di impacchettarla bene. Forse è un atto catartico, forse può servire a ripartire più sani»[…]”
Noi la ‘spazzatura travestita da occasione’ in Italia la chiamiamo ‘emergenza’ e ci facciamo un ddl.
È chiaro che da noi il meccanismo non crollerà, noi ci fondiamo la stessa democrazia su quel sistema, non ne è solo uno degli aspetti.
Noi siamo disegnati intorno a quello schema, ci salva quindi l’assenza di un punto di innesto e conseguente possibile rottura.
Non è mica un caso se, in Italia, gli unici disposti a mettere a ferro e fuoco una città per ribellarsi alla camorra sono stranieri.
Sono il punto di innesto che tanto preoccupa il governo di fasc...leader impegnati a guardare avanti.
Ché proprio ora che il lento ventennale lavoro di lobotomizzazione del popolo italico aveva dato i suoi studiati frutti, ti arrivano questi qui da paesi dove se gli levi il pane danno fuoco ai palazzi convinti che anche da noi possa scendere in piazza tutto un popolo.
Ma dove pensano di essere atterrati, in Africa?
Fosse già cambiato il nome dell'aeroporto capirei l'equivoco, ma così è presto, son passati solo 100 giorni.
Ah sì...gli aeroporti.
Su Alitalia non dico nulla perché sto aspettando la puntata giusta del TG4 per chiudere il montaggio che sto preparando da mesi con la storia dei servizi di Fede a fare da post senza parole.
Il montaggio al momento si apre con il servizio del 21 marzo nel quale venne offerta ai telespettatori una lunga chiacchierata fatta di reciproche sperticate mielose parole tra Fede e Fabio Berti il quale, con gioia del conduttore, dichiarò che l’interessamento del nano era per lui motivo di sollievo.
Non vi dico il dialogo.
A gior...minuti dovrebbe arrivare il servizio che attendo per chiudere il montaggio.
Magari nel frattempo mi capita di registrare anche il servizio col quale Fede ci racconta di Borghezio tra i nazi.
Scherzavo.
Infine, il maestro unico.
Tutti (tranne il sempre fenomenale Rillo) a gridare allo scandalo per questioni matematiche e come sempre a fare da allocchi distratti dietro ai quali il governo infila quindi facile la mossa che richiedeva la solita copertura depistante:
Il problema non è che il maestro sarà unico (specchietto), ma che il maestro unico sarà quello di religione (allodole cip cip).
Mentre io faccio dietrologia, se non siete troppo in ansia per l'appello del tedesco riguardo ai media che minerebbero famiglia e morale, guardatevi questo spot dieci volte al giorno finché non vi entrerà in quella cazzo di testa cosa ci sia dietro chi ne ha scritto il testo, scemi che siete.
Vi do un indizio, ché mica scherzo quando dico che siete scemi: '...una luce ancora più intensa...'.
È chiaro che da noi il meccanismo non crollerà, noi ci fondiamo la stessa democrazia su quel sistema, non ne è solo uno degli aspetti.
Noi siamo disegnati intorno a quello schema, ci salva quindi l’assenza di un punto di innesto e conseguente possibile rottura.
Non è mica un caso se, in Italia, gli unici disposti a mettere a ferro e fuoco una città per ribellarsi alla camorra sono stranieri.
Sono il punto di innesto che tanto preoccupa il governo di fasc...leader impegnati a guardare avanti.
Ché proprio ora che il lento ventennale lavoro di lobotomizzazione del popolo italico aveva dato i suoi studiati frutti, ti arrivano questi qui da paesi dove se gli levi il pane danno fuoco ai palazzi convinti che anche da noi possa scendere in piazza tutto un popolo.
Ma dove pensano di essere atterrati, in Africa?
Fosse già cambiato il nome dell'aeroporto capirei l'equivoco, ma così è presto, son passati solo 100 giorni.
Ah sì...gli aeroporti.
Su Alitalia non dico nulla perché sto aspettando la puntata giusta del TG4 per chiudere il montaggio che sto preparando da mesi con la storia dei servizi di Fede a fare da post senza parole.
Il montaggio al momento si apre con il servizio del 21 marzo nel quale venne offerta ai telespettatori una lunga chiacchierata fatta di reciproche sperticate mielose parole tra Fede e Fabio Berti il quale, con gioia del conduttore, dichiarò che l’interessamento del nano era per lui motivo di sollievo.
Non vi dico il dialogo.
A gior...minuti dovrebbe arrivare il servizio che attendo per chiudere il montaggio.
Magari nel frattempo mi capita di registrare anche il servizio col quale Fede ci racconta di Borghezio tra i nazi.
Scherzavo.
Infine, il maestro unico.
Tutti (tranne il sempre fenomenale Rillo) a gridare allo scandalo per questioni matematiche e come sempre a fare da allocchi distratti dietro ai quali il governo infila quindi facile la mossa che richiedeva la solita copertura depistante:
Il problema non è che il maestro sarà unico (specchietto), ma che il maestro unico sarà quello di religione (allodole cip cip).
Mentre io faccio dietrologia, se non siete troppo in ansia per l'appello del tedesco riguardo ai media che minerebbero famiglia e morale, guardatevi questo spot dieci volte al giorno finché non vi entrerà in quella cazzo di testa cosa ci sia dietro chi ne ha scritto il testo, scemi che siete.
Vi do un indizio, ché mica scherzo quando dico che siete scemi: '...una luce ancora più intensa...'.
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18 settembre 2008
De scienza.
Quasi all’altezza del semaforo passo davanti a quella che sembra la porta d’uscita del luogo nel quale entra una lunga fila davanti a una porta precedentemente affiancata.
No.
Metri prima.
Approfitto della pausa per uscire a bere un caffè.
È appena finito il pezzo del comico che, pagato per divertire quasi tremila direttori di quella banca, centra tutto il suo pezzo sulle tipologie di clienti delle banche, con particolare focalizzazione del testo intorno alla tipologia “Ostaggio”, quello che anni prima gli avete fatto firmare un contratto con quella clausola che ora non se ne può andare manco se potesse, grazie a lui siamo qui, se vi chiedete quanto ha speso la vostra direzione per questo teatro e per questa giornata fregatevene, l’ha pagato quel cliente, tutti a ridere, applausi scroscianti, io apro la diretta dopo aver chiesto a una delle due camere una larga sul pubblico e alle luci di alzarmi un po’ la sala per la ripresa, tremila usurai ridono delle loro vittime e io li esalto su tre schermi di 9 metri di base l’uno, l’apoteosi, il climax, finisce il pezzo, io esco a prendere un caffè e, se possibile, un po’ d’aria.
Chiedo dove si trovi un bar e mi incammino nella direzione indicatami.
Quasi all’altezza del semaforo passo davanti a quella che sembra la porta d’uscita del luogo nel quale entra una lunga fila davanti a una porta precedentemente affiancata.
A giudicare dalla gente in fila penso sia un ufficio immigrazione, una asl, un ufficio postale.
Arrivato in corrispondenza della porta d’uscita esce una signora sui settant’anni, vestita dignitosamente, i capelli a posto, qualche finzione di gioiello, testa alta, esce in corrispondenza del mio passaggio e le nostre direzioni si fanno parallele, sembriamo nonna e nipote a spasso insieme.
Guardo il sacchetto che ha in mano, qualche ortaggio, del latte, un pacco di pasta.
Sul sacchetto un marchio tipo Banco Alimentare, Cassa Cibo, roba laica comunque, capisco che posto sia e la fila all’ingresso.
Guardo la signora, la signora mi guarda, potrebbe essere mia nonna, sana dignitosa e pulita uguale.
Per un istante ho forte la sensazione che lei avrebbe preferito non la guardassi come fosse mia nonna per non vestire, oltre ai suoi, anche il rammarico di non poter far regali ai nipoti, per un istante ritorno indietro di una decina di minuti e rallento quel tanto che basta per diventare più lento di una settantenne con una borsa di cibo in mano e metto tra me e lei i metri sufficienti per non percorrere più lo stesso marciapiede nello stesso momento.
Bevuto il caffè finisce la pausa, torno in regia, chiudo l’evento, tutto perfetto, mi stringono la mano, grazie, torno in camera a pormi per l’ennesima volta la solita domanda su quanto ancora potrò durare e a rispondermi per l'ennesima volta da quindi anni a questa parte "non molto".
No.
Metri prima.
Approfitto della pausa per uscire a bere un caffè.
È appena finito il pezzo del comico che, pagato per divertire quasi tremila direttori di quella banca, centra tutto il suo pezzo sulle tipologie di clienti delle banche, con particolare focalizzazione del testo intorno alla tipologia “Ostaggio”, quello che anni prima gli avete fatto firmare un contratto con quella clausola che ora non se ne può andare manco se potesse, grazie a lui siamo qui, se vi chiedete quanto ha speso la vostra direzione per questo teatro e per questa giornata fregatevene, l’ha pagato quel cliente, tutti a ridere, applausi scroscianti, io apro la diretta dopo aver chiesto a una delle due camere una larga sul pubblico e alle luci di alzarmi un po’ la sala per la ripresa, tremila usurai ridono delle loro vittime e io li esalto su tre schermi di 9 metri di base l’uno, l’apoteosi, il climax, finisce il pezzo, io esco a prendere un caffè e, se possibile, un po’ d’aria.
Chiedo dove si trovi un bar e mi incammino nella direzione indicatami.
Quasi all’altezza del semaforo passo davanti a quella che sembra la porta d’uscita del luogo nel quale entra una lunga fila davanti a una porta precedentemente affiancata.
A giudicare dalla gente in fila penso sia un ufficio immigrazione, una asl, un ufficio postale.
Arrivato in corrispondenza della porta d’uscita esce una signora sui settant’anni, vestita dignitosamente, i capelli a posto, qualche finzione di gioiello, testa alta, esce in corrispondenza del mio passaggio e le nostre direzioni si fanno parallele, sembriamo nonna e nipote a spasso insieme.
Guardo il sacchetto che ha in mano, qualche ortaggio, del latte, un pacco di pasta.
Sul sacchetto un marchio tipo Banco Alimentare, Cassa Cibo, roba laica comunque, capisco che posto sia e la fila all’ingresso.
Guardo la signora, la signora mi guarda, potrebbe essere mia nonna, sana dignitosa e pulita uguale.
Per un istante ho forte la sensazione che lei avrebbe preferito non la guardassi come fosse mia nonna per non vestire, oltre ai suoi, anche il rammarico di non poter far regali ai nipoti, per un istante ritorno indietro di una decina di minuti e rallento quel tanto che basta per diventare più lento di una settantenne con una borsa di cibo in mano e metto tra me e lei i metri sufficienti per non percorrere più lo stesso marciapiede nello stesso momento.
Bevuto il caffè finisce la pausa, torno in regia, chiudo l’evento, tutto perfetto, mi stringono la mano, grazie, torno in camera a pormi per l’ennesima volta la solita domanda su quanto ancora potrò durare e a rispondermi per l'ennesima volta da quindi anni a questa parte "non molto".
13 settembre 2008
Quante cose
Giusto per rassicurare tutti (tutti e 5) riguardo al mio non essermi perso, quantomeno fisicamente, tra le meravigliose colline, ma solo sparato in giro per l'italia appena rientrato.
Per il resto, se almeno l'AirOne o quello che ne resta dura fino a martedì, al rientro magari qualcosa che assomigli a un contenuto uscirà.
Olè.
Per il resto, se almeno l'AirOne o quello che ne resta dura fino a martedì, al rientro magari qualcosa che assomigli a un contenuto uscirà.
Olè.
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