de|cre|tà|re
v.tr. (io decréto)
[...] | estens., stabilire in virtù della propria autorità, del proprio prestigio o sim
"Sul Piano di rinascita democratica 'l'unico che puo' andare avanti e' Berlusconi".
Non 'iniziare'.
'Andare avanti'.
31 ottobre 2008
30 ottobre 2008
28 ottobre 2008
Son cose che vanno considerate
Volevo restarne a margine ma gli eventi pressano.
Anche gli insospettabili non si esimono più dall'occuparsene e questo mi fa pensare che forse è il caso che ne parli anch'io, che metta anch'io il mio punto, ché la cosa sta assumendo la dimensione di qualcosa che magari un giorno verrà utilizzata come spartiacque tra i sovversivi che verrano deportati e quelli che hanno risposto all'appello e io non vorrei rischiare quindi faccio anch'io la mia parte con il mio post su Facebook così porto a casa il timbro sul cartellino.
Ma cosa dire di Facebook che non sia già stato detto?
Cosa dire per motivare il mio starne fuori, senza ribadire lati negativi già detti e ridetti in altri cento luoghi e da firme ben più competenti della mia?
Potrei segnalare per esempio quello che per me è il vero lato negativo di Facebook, che nulla ha a che vedere con la solitudine, con l'incapacità di avere relazioni reali, con il bisogno di trovare soddisfazione in aggregazioni virtuali prive di qualsiasi aspetto umano, ché quella è tutta roba già detta sui blog e che già non era vera per i blog, quindi perché abboccare all'amo per l'ennesima volta.
No, dicevo, il vero lato negativo di Facebook è molto più nascosto, è messo in modo che si riveli solo dentro il chiuso della propria stanzetta, che resti confinato nel personale e non nell'evento e invece evento è.
Ché è vero che ci trovi i compagni delle medie, le persone con le quali lavori (ma quanti? Quanti? Io non riesco ancora a capacitarmi di quante persone insospettabili e 'adultissime' nel mio settore mi chiedano se mi accodo ai loro amici di Facebook e io rimango di sale ogni volta), quelle che incontri dal macellaio, è vero ti restituisce persone che davvero avevi perso.
Ma il lato veramente negativo di Facebook, per me, è che questa restituzione non è selettiva, non risponde ad alcun criterio che non sia il tempo e la memoria.
Per questo, insieme a torpedoni di vecchi compagni di gita, ti riporta in salotto anche persone che tu ti auguravi essere sequestrate in un bordello di caracas per far cassa di qualche narcotrafficante bolso e sudato e che invece Facebook ti fa sapere esser lì, vive sorridenti e nude come lo erano quel giorno nel quale ti augurasti che la logica sarebbe stata più giusta di qualsiasi tecnologia attuale che mai avrebbe potuto far nulla per rimetterle sulle strade del mondo.
E invece sei ancora lì a ridere.
Facebook fa questo, ammazza le speranze e chiama 'amici' anche gli errori della natura.
Non è selettivo.
Anche gli insospettabili non si esimono più dall'occuparsene e questo mi fa pensare che forse è il caso che ne parli anch'io, che metta anch'io il mio punto, ché la cosa sta assumendo la dimensione di qualcosa che magari un giorno verrà utilizzata come spartiacque tra i sovversivi che verrano deportati e quelli che hanno risposto all'appello e io non vorrei rischiare quindi faccio anch'io la mia parte con il mio post su Facebook così porto a casa il timbro sul cartellino.
Ma cosa dire di Facebook che non sia già stato detto?
Cosa dire per motivare il mio starne fuori, senza ribadire lati negativi già detti e ridetti in altri cento luoghi e da firme ben più competenti della mia?
Potrei segnalare per esempio quello che per me è il vero lato negativo di Facebook, che nulla ha a che vedere con la solitudine, con l'incapacità di avere relazioni reali, con il bisogno di trovare soddisfazione in aggregazioni virtuali prive di qualsiasi aspetto umano, ché quella è tutta roba già detta sui blog e che già non era vera per i blog, quindi perché abboccare all'amo per l'ennesima volta.
No, dicevo, il vero lato negativo di Facebook è molto più nascosto, è messo in modo che si riveli solo dentro il chiuso della propria stanzetta, che resti confinato nel personale e non nell'evento e invece evento è.
Ché è vero che ci trovi i compagni delle medie, le persone con le quali lavori (ma quanti? Quanti? Io non riesco ancora a capacitarmi di quante persone insospettabili e 'adultissime' nel mio settore mi chiedano se mi accodo ai loro amici di Facebook e io rimango di sale ogni volta), quelle che incontri dal macellaio, è vero ti restituisce persone che davvero avevi perso.
Ma il lato veramente negativo di Facebook, per me, è che questa restituzione non è selettiva, non risponde ad alcun criterio che non sia il tempo e la memoria.
Per questo, insieme a torpedoni di vecchi compagni di gita, ti riporta in salotto anche persone che tu ti auguravi essere sequestrate in un bordello di caracas per far cassa di qualche narcotrafficante bolso e sudato e che invece Facebook ti fa sapere esser lì, vive sorridenti e nude come lo erano quel giorno nel quale ti augurasti che la logica sarebbe stata più giusta di qualsiasi tecnologia attuale che mai avrebbe potuto far nulla per rimetterle sulle strade del mondo.
E invece sei ancora lì a ridere.
Facebook fa questo, ammazza le speranze e chiama 'amici' anche gli errori della natura.
Non è selettivo.
27 ottobre 2008
18 ottobre 2008
Programma sicurezza
Ad Aprile, per motivare il mio essermi astenuto dal voto, scrissi:
L'effetto più importante generato dalla salita al potere della destra italiana non sono i decreti o le restrizioni viste a oggi, ma quelle che verranno quando la avviata legittimazione della politica basata sull'istinto avrà completato la sua prima fase, quella che ha come fine il portare in superficie, l'elevare a normalità, il rendere media e quindi percepito come maggioranza, il vero volto di quella parte di paese che fino a ieri si nascondeva dietro una costretta maschera teatrale necessaria per vivere in un paese che fingeva di considerare chiuso il suo passo più brutto, e che oggi, inebriata dalla raggiunta possibilità di svelarsi senza per questo vedersi (più) indicare come il male assoluto, preda dell'entusiasmo finalmente getta quella maschera.
Se mi si chiedesse di riconfermare oggi i perché del mio aver voluto contribuire all'accelerazione di questo svelarsi, lo riconfermerei con ancora più convinzione perché la storia è matematica e non si scappa.
Se vuoi combattere qualcuno, prima devi portarlo a mostrarsi per quello che è.
Per farlo, devi dargli un contesto nel quale si senta libero di esserlo.
Ci sono 70,2 'imbarazzanti' possibilità su cento che l'uomo in chiusura di questo video sia tra quelli finalmente felici perché protetti contro il neGro che limitava la sua libertà di italiano di vivere in una città senza carte di panini a terra e stupri a ogni angolo.
Adesso però ci dica dov'è entrato, cosa è entrato a fare in quello che no, cosa c'è lì non c'è un portone, chissà, eppure lì non c'è un'abitazione, sembra non ci sia un'abitazione, sembra che non sia un'abitazione, ci dica chi c'era lì dentro, perché non era a casa con la moglie, perché guardava nella finestra, perché, invece di tornare a casa dopo una giornata di lavoro stremante, all'una di notte andava in giro per venezia probabilmente, quasi sicuramente, a spacciare di fronte a qualche milione di telespettatori che vogliono più giustizia, più sicurezza, meno neGri.
Sono contento di aver contribuito a questo?
Sì, sono contento.
Quasi imbarazzato, per quanto sono contento.
"E allora ciò che va fatto è solo accelerare il più possibile questa deriva ancora oltre, là dove i suoi contorni saranno talmente netti da non essere più spacciabili per progresso sociale grazie al digitale terrestre di OmSciòppin'Iùrop."
L'effetto più importante generato dalla salita al potere della destra italiana non sono i decreti o le restrizioni viste a oggi, ma quelle che verranno quando la avviata legittimazione della politica basata sull'istinto avrà completato la sua prima fase, quella che ha come fine il portare in superficie, l'elevare a normalità, il rendere media e quindi percepito come maggioranza, il vero volto di quella parte di paese che fino a ieri si nascondeva dietro una costretta maschera teatrale necessaria per vivere in un paese che fingeva di considerare chiuso il suo passo più brutto, e che oggi, inebriata dalla raggiunta possibilità di svelarsi senza per questo vedersi (più) indicare come il male assoluto, preda dell'entusiasmo finalmente getta quella maschera.
Se mi si chiedesse di riconfermare oggi i perché del mio aver voluto contribuire all'accelerazione di questo svelarsi, lo riconfermerei con ancora più convinzione perché la storia è matematica e non si scappa.
Se vuoi combattere qualcuno, prima devi portarlo a mostrarsi per quello che è.
Per farlo, devi dargli un contesto nel quale si senta libero di esserlo.
Ci sono 70,2 'imbarazzanti' possibilità su cento che l'uomo in chiusura di questo video sia tra quelli finalmente felici perché protetti contro il neGro che limitava la sua libertà di italiano di vivere in una città senza carte di panini a terra e stupri a ogni angolo.
Adesso però ci dica dov'è entrato, cosa è entrato a fare in quello che no, cosa c'è lì non c'è un portone, chissà, eppure lì non c'è un'abitazione, sembra non ci sia un'abitazione, sembra che non sia un'abitazione, ci dica chi c'era lì dentro, perché non era a casa con la moglie, perché guardava nella finestra, perché, invece di tornare a casa dopo una giornata di lavoro stremante, all'una di notte andava in giro per venezia probabilmente, quasi sicuramente, a spacciare di fronte a qualche milione di telespettatori che vogliono più giustizia, più sicurezza, meno neGri.
Sono contento di aver contribuito a questo?
Sì, sono contento.
Quasi imbarazzato, per quanto sono contento.
Etichette:
Catodic'affà,
dio patria famiglia,
Pericolanti,
se non torno dite ai miei che da qualche parte c'è l'assicurazione vita,
sempre meglio saperlo,
Vot'antonio Vot'antonio
12 ottobre 2008
TribRuno
Sono stato in tribunale per una causa penale nella quale faccio da testimone, su una vicenda risalente ai tempi nei quali credevo che mio compito fosse salvare il mondo dai cattivi.
Se i tempi della giustizia fossero paralleli a quelli della presa d’atto dei propri limiti, metà delle cause dei ritardi della giustizia italiana troverebbero soluzione così, per auto estinzione.
Ricevuto il mandato di comparizione manco ricordavo chi fosse l’imputato, l’ho scoperto arrivato lì, ché ho preso atto dei miei limiti rispetto ai cattivi del mondo (il loro numero, in particolare, di troppo superiore agli anni che potrei spender loro dietro anche in presenza di potenzialità adeguate alla vittoria) ma resto idealista e quindi a chiamata rispondo perché mio dovere.
A quei tempi poi il mondo lo salvavo a ogni angolo di strada, ogni cinque minuti, per questo la chiamata non è stata sufficiente per portarmi alla mente la vicenda, vai a sapere quale delle tante poteva essere.
Fuori dal tribunale mi guardavo intorno facendo con la mente l’appello di tutti quelli che avrei potuto incrociare fuori e una conseguente classifica del mio grado di sopportazione fisica dell’eventuale incontro.
È andata bene, una delle più noiose ma nello stesso momento più facili: l’imputato è uno in divisa.
Quelli pericolosi sono quelli vestiti civili.
In cima a tutti la puttana svestita.
Ognuno ha la classifica che s'è scelto, altra consapevolezza raggiunta.
Arrivati davanti all’aula ci viene incontro una tizia non vestita da avvocato che ci chiede se noi siamo i testimoni per il processo fissato per le dodici e trenta, noi rispondiamo di sì, lei chi è chiedo io.
L’avvocato dell’imputato, dice lei.
Auguri, rispondo io.
Continuo a essere idealista come un tempo, sono molto più realista di un tempo, resto lo stronzo di sempre.
Non si può avere tutto.
L’udienza verrà rimandata, ci fa lei, il PM è in sciopero per l’agitazione contro il governo e quindi entreremo solo per sentire la notifica della non possibilità di procedere e la scelta di nuova data.
Girano i coglioni a tutti, con particolare forza centrifuga per quelli che han perso un giorno di lavoro.
Io ancora godo della battuta di prima, sono a posto così per una mezz’oretta.
Entriamo, il giudice anzi LA giudice ci guarda sorpresa e, dopo aver fatto fare l’appello di tutti gli intervenuti, esprime il suo rammarico per il dover rimandare un’udienza che aveva visto un così alto quanto raro numero di testimoni presentatisi.
Non capita mai, dice.
Evidentemente abbiamo più fiducia noi nella giustizia oggi, di quanta ne avete avuta voi ieri, penso io ma non lo dico, sto ancora prendendo le misure.
Procede con il dovuto pippone formale sul regolamento che impedisce l’avvio dell’udienza in assenza del PM, confermando che l’assenza è motivata da sciopero contro il governo.
Nulla da dire, è formale, se non lo è lei chi altro.
A metà frase alza gli occhi e aggiunge, sorridendo: "motivazione con la quale io per altro concordo e trovo legittima".
"È una sua opinione" una voce dal banco dei testimoni si alza.
È la mia voce, le misure erano prese.
"Prego?" Chiede lei alzando ancora di più gli occhi ma puntando non più nel mucchio.
"Ci dica la forma, si tenga per lei le opinioni che, per quanto legittime, sono sue opinioni e non è questa la sede".
"Ha ragione" fa lei.
"Lo so, dico io" mentre sento di esser stato eletto eroe nazionale dagli altri testimoni.
Continuo a essere idealista come un tempo, sono molto più realista di un tempo, resto il capogita di sempre.
Non si può avere tutto.
"Chi avesse bisogno del foglio che giustifica l’assenza dal lavoro, si avvicini al banco" dice lei.
Il mio amico ex galeotto, tra i più umani personaggi che conosco, che tra i piani si muoveva con la dimestichezza di Novecento sulla nave e al quale ho visto brillare gli occhi duri quando entrati in aula passando accanto al ‘gabbio’, mentre gli spiegavo perché noi no, non dovevamo presentarci con un avvocato cercando di non farmi scoprire mentre non riuscivo a impedire ai miei occhi di concentrarsi sul fatto che aveva dai quattro ai sei denti in meno dall'ultima volta che l'avevo visto, chiede che se ne fa di un foglio con su scritto solo che è stato a testimoniare in un processo.
"Lo porti al suo datore di lavoro" fa lei "serve perché le paghi lo stesso la giornata".
"Lavoro in una cooperativa di irregolari ed ex galeotti" dice lui "questo foglio il mio capo manco lo guarda".
"Allora mi porti qui il suo capo" fa lei ridendo.
Lui si gira, usciamo, si rigira un istante e le chiede se possiamo andare.
"In che senso?" dice lei.
"Siamo liberi?" precisa lui.
"Certo" ribaidisce lei.
È stata la sua prima volta e io c'ero.
"Li ho tolti io" mi fa in ascensore.
"Cosa" chiedo io.
"I denti" dice.
Sorrido, lui pure, so che mi proteggerà se ne avrò bisogno.
Se i tempi della giustizia fossero paralleli a quelli della presa d’atto dei propri limiti, metà delle cause dei ritardi della giustizia italiana troverebbero soluzione così, per auto estinzione.
Ricevuto il mandato di comparizione manco ricordavo chi fosse l’imputato, l’ho scoperto arrivato lì, ché ho preso atto dei miei limiti rispetto ai cattivi del mondo (il loro numero, in particolare, di troppo superiore agli anni che potrei spender loro dietro anche in presenza di potenzialità adeguate alla vittoria) ma resto idealista e quindi a chiamata rispondo perché mio dovere.
A quei tempi poi il mondo lo salvavo a ogni angolo di strada, ogni cinque minuti, per questo la chiamata non è stata sufficiente per portarmi alla mente la vicenda, vai a sapere quale delle tante poteva essere.
Fuori dal tribunale mi guardavo intorno facendo con la mente l’appello di tutti quelli che avrei potuto incrociare fuori e una conseguente classifica del mio grado di sopportazione fisica dell’eventuale incontro.
È andata bene, una delle più noiose ma nello stesso momento più facili: l’imputato è uno in divisa.
Quelli pericolosi sono quelli vestiti civili.
In cima a tutti la puttana svestita.
Ognuno ha la classifica che s'è scelto, altra consapevolezza raggiunta.
Arrivati davanti all’aula ci viene incontro una tizia non vestita da avvocato che ci chiede se noi siamo i testimoni per il processo fissato per le dodici e trenta, noi rispondiamo di sì, lei chi è chiedo io.
L’avvocato dell’imputato, dice lei.
Auguri, rispondo io.
Continuo a essere idealista come un tempo, sono molto più realista di un tempo, resto lo stronzo di sempre.
Non si può avere tutto.
L’udienza verrà rimandata, ci fa lei, il PM è in sciopero per l’agitazione contro il governo e quindi entreremo solo per sentire la notifica della non possibilità di procedere e la scelta di nuova data.
Girano i coglioni a tutti, con particolare forza centrifuga per quelli che han perso un giorno di lavoro.
Io ancora godo della battuta di prima, sono a posto così per una mezz’oretta.
Entriamo, il giudice anzi LA giudice ci guarda sorpresa e, dopo aver fatto fare l’appello di tutti gli intervenuti, esprime il suo rammarico per il dover rimandare un’udienza che aveva visto un così alto quanto raro numero di testimoni presentatisi.
Non capita mai, dice.
Evidentemente abbiamo più fiducia noi nella giustizia oggi, di quanta ne avete avuta voi ieri, penso io ma non lo dico, sto ancora prendendo le misure.
Procede con il dovuto pippone formale sul regolamento che impedisce l’avvio dell’udienza in assenza del PM, confermando che l’assenza è motivata da sciopero contro il governo.
Nulla da dire, è formale, se non lo è lei chi altro.
A metà frase alza gli occhi e aggiunge, sorridendo: "motivazione con la quale io per altro concordo e trovo legittima".
"È una sua opinione" una voce dal banco dei testimoni si alza.
È la mia voce, le misure erano prese.
"Prego?" Chiede lei alzando ancora di più gli occhi ma puntando non più nel mucchio.
"Ci dica la forma, si tenga per lei le opinioni che, per quanto legittime, sono sue opinioni e non è questa la sede".
"Ha ragione" fa lei.
"Lo so, dico io" mentre sento di esser stato eletto eroe nazionale dagli altri testimoni.
Continuo a essere idealista come un tempo, sono molto più realista di un tempo, resto il capogita di sempre.
Non si può avere tutto.
"Chi avesse bisogno del foglio che giustifica l’assenza dal lavoro, si avvicini al banco" dice lei.
Il mio amico ex galeotto, tra i più umani personaggi che conosco, che tra i piani si muoveva con la dimestichezza di Novecento sulla nave e al quale ho visto brillare gli occhi duri quando entrati in aula passando accanto al ‘gabbio’, mentre gli spiegavo perché noi no, non dovevamo presentarci con un avvocato cercando di non farmi scoprire mentre non riuscivo a impedire ai miei occhi di concentrarsi sul fatto che aveva dai quattro ai sei denti in meno dall'ultima volta che l'avevo visto, chiede che se ne fa di un foglio con su scritto solo che è stato a testimoniare in un processo.
"Lo porti al suo datore di lavoro" fa lei "serve perché le paghi lo stesso la giornata".
"Lavoro in una cooperativa di irregolari ed ex galeotti" dice lui "questo foglio il mio capo manco lo guarda".
"Allora mi porti qui il suo capo" fa lei ridendo.
Lui si gira, usciamo, si rigira un istante e le chiede se possiamo andare.
"In che senso?" dice lei.
"Siamo liberi?" precisa lui.
"Certo" ribaidisce lei.
È stata la sua prima volta e io c'ero.
"Li ho tolti io" mi fa in ascensore.
"Cosa" chiedo io.
"I denti" dice.
Sorrido, lui pure, so che mi proteggerà se ne avrò bisogno.
3 ottobre 2008
Acrenimi
Quello dell'indovinello sotto, che non avete cagato manco di striscio perché non l'avete capito, è Sacconi che parla.
La storiella è inventata, il senso è nell'uso degli Ella Egli Esse ecc che usa come virgole.
A me fa molto molto ridere.
No, non la storiella, Sacconi, dico.
Non ci gioco più con voi e non vi faccio più amici.
Volevo fare anche un montaggino delle trasmissioni che in tv parlano di chiesa, danno voce alla chiesa, cercano sostenitori per la chiesa, propagandano la chiesa, ma dopo aver registrato qualche giorno su tutti i canali a caso mi è finito lo spazio disco.
Ce ne sono troppe, al momento, per registrarle tutte.
Oggi solo il tg3, tra servizi sui santi e sui papi, ha sfornato qualcosa come un quarto d'ora alla chiesa.
Facciamo che fate zapping a caso a qualsiasi ora e il montaggino ve lo confezionate da soli così.
Per la non stop di una settimana di lettura della Bibbia sulla rai sto per comprare un disco esterno da un terabyte.
Se si vuole monitorare la chiesa in tv in questo periodo, meno di quello non basta manco per le sigle iniziali.
All'aeroporto di Rodi c'è la sala per non fumatori.
L'italia non è un paese razzista.
Se ogni giorno c'è un neGro pestato è perchè, evidentemente, ce ne sono molti.
Dice la Santanché che per capire l'emergenza basta guardare nelle carceri e verificare che il 70% dei detenuti è straniero.
Pure nel Texas degli anni '20 il 70% dei detenuti era neGro.
Pure nel Texas degli anni '20 il 70% di quelli che gli sparavano erano fuori.
Se fossero neri o bianchi non si sa perché erano incappucciati.
Non è Berlusconi che è fasc..totalitarista, è il paese ad esserlo.
Lui è democraticamente eletto.
La storiella è inventata, il senso è nell'uso degli Ella Egli Esse ecc che usa come virgole.
A me fa molto molto ridere.
No, non la storiella, Sacconi, dico.
Non ci gioco più con voi e non vi faccio più amici.
Volevo fare anche un montaggino delle trasmissioni che in tv parlano di chiesa, danno voce alla chiesa, cercano sostenitori per la chiesa, propagandano la chiesa, ma dopo aver registrato qualche giorno su tutti i canali a caso mi è finito lo spazio disco.
Ce ne sono troppe, al momento, per registrarle tutte.
Oggi solo il tg3, tra servizi sui santi e sui papi, ha sfornato qualcosa come un quarto d'ora alla chiesa.
Facciamo che fate zapping a caso a qualsiasi ora e il montaggino ve lo confezionate da soli così.
Per la non stop di una settimana di lettura della Bibbia sulla rai sto per comprare un disco esterno da un terabyte.
Se si vuole monitorare la chiesa in tv in questo periodo, meno di quello non basta manco per le sigle iniziali.
All'aeroporto di Rodi c'è la sala per non fumatori.
L'italia non è un paese razzista.
Se ogni giorno c'è un neGro pestato è perchè, evidentemente, ce ne sono molti.
Dice la Santanché che per capire l'emergenza basta guardare nelle carceri e verificare che il 70% dei detenuti è straniero.
Pure nel Texas degli anni '20 il 70% dei detenuti era neGro.
Pure nel Texas degli anni '20 il 70% di quelli che gli sparavano erano fuori.
Se fossero neri o bianchi non si sa perché erano incappucciati.
Non è Berlusconi che è fasc..totalitarista, è il paese ad esserlo.
Lui è democraticamente eletto.
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