12 aprile 2008

the god fellas

Finito un tour che non aveva nulla da invidiare ai chilometri del pullman del Valterone.
Una mattina in un noto albergo nel quale la sera prima si era tenuto un incontro con un notissimo candidato, facevo colazione con al tavolo accanto tre simpatici sostenitori del suddetto e il suddetto, tempo di un espresso e del primo panino con prosciutto della giornata capisco che se avessi il coraggio di tirar fuori il cellulare per registrare almeno quello che avrebbero continuato a dire per mettere tutto sul tubo appena tornato a casa forse avrei addirittura potuto influire sulle elezioni non dico di una percentuale a due cifre ma a una sicuramente, ma nello stesso istante osservo e ascolto bene i tre che non erano il candidato e in un lampo capisco che se in quel momento io avessi appoggiato il cellulare sul tavolo forse non sarei nemmeno uscito dalla sala certo non dall’albergo, quindi lascio perdere e come al solito mi accontento di aver aggiunto l’ennesimo mattoncino alle mie certezze e lascio che l’italia faccia il suo corso sapendo un pezzo in più che si aggiunge a quelli saputi da quella riunione in banca, da quelli scoperti lavorando per la farmaceutica e da tutti gli altri piccoli tasselli che il mio lavoro mi permette di raccogliere.

La certezza di questa volta è che l’accento siciliano che parla di dio e di preghiere per non far sentire nomi e accordi in caso di intercettazioni è e sarà sempre uno dei pilastri sui quali si reggerà sempre l’italia e nello stesso momento mi dico ridendo che potrei aver frainteso tutto, ché quelli davvero parlavano di vangeli e grandi ideali e rido perché realizzo che i due linguaggi sono davvero interscambiabili e vai a capire chi dei due si sta spartendo cosa; poi fumano, tutti e quattro, disgustosi pure per me che fumo e che vorrei solo svegliarmi col sapore del caffè che mi hanno portato e invece guardo i quattro, li ascolto, li guardo fumare con venti camerieri intorno che fanno a gara per chi deve avere l’onore di chiedere se desiderano altro e capisco che c’è chi ha l’aura, chi lo chiama spazio vitale nel quale un dito che entra senza permesso provoca fastidio, chi invece ha quella che io chiamo l’extraterritorialità corporea che sta a dire che in un raggio di circa cinque metri intorno a certe persone, la legge la fanno queste certe persone, che è tipo l’autodeterminazione ma estesa alla territorialità, dove ci sono io la legge la faccio io e intorno tutti fanno sì con la testa, anche quelli oltre i cinque metri e in fondo anch’io che sono a meno di due, non ho avuto il coraggio di registrare la mafia ma l’ho ascoltata e non mette nemmeno più i brividi, sembra roba già vista in quei film dove pensi siano caricature e invece no e l’unica cosa che ho trovato davvero degna di fastidio è come parlavano delle preghiere e di dio e io sono ateo e detesto la chiesa anche, proprio, perché permette a quei tavoli di esser serviti con reverenza quando a esser coraggiosi c’era da allacciarsi una cintura di tritolo e farsi saltare tutti in aria con coraggio, con democratica voglia di far davvero qualcosa per il proprio paese o per quello di un altro se di questo paese non si sente l’orgoglio ma del portare il nome di “uomo” sì però.

Sarebbe stato facile, non aveva nemmeno intorno la scorta, non serviva evidentemente perché la vera scorta era seduta al tavolo e se hai intorno quattro agenti di vent’anni salti tu e saltano loro ma se hai intorno quei tre lì sei in una botte di ferro, nessuno ti toccherà e non per non toccare te ma anche solo per non rischiare di sfiorare loro, è già tanto se ti rivolgono la parola e, pensa, sono camerieri e avrebbero motivo per farlo e per farti pure un favore se lo desideri eppure guardali, non sanno nemmeno con che faccia interrompervi per chiedere se volete anche un pompino e, nel caso, se possono avere loro l’onore di farvelo, non ce l’hanno nemmeno quella faccia, nel curriculum, all’alberghiero hanno insegnato loro che c’è da essere rispettosi ed educati ma lì è roba titanica al confronto, lì bisogna essere la sintesi dell’educazione altrimenti capace anche che ti fanno licenziare in tre secondi o ti sparano direttamente a un piede come Joe Pesci nel capolavoro “Quei bravi ragazzi” sempre se non t’ha licenziato o sparato spontaneamente il direttore per dimostrar loro che si può essere educati come desideravano loro e che dovrebbero insegnarlo all’alberghiero nelle ore di educazione civica che per certi pompini non si deve chiedere il permesso, si fanno e basta, al limite dopo si sputa tutto e via, ché per certe persone è offensivo già il solo sospetto che potrebbero non gradire un pompino, meglio farglielo sulla fiducia, capitolo uno pagina uno della costituzione italiana.
Questo paese non è salvabile da nessuno, non lo sarà mai, sbaglia chi pensa che forse sì questa, la precedente o la prossima volta.
O lo si accetta o si espatria.
Tra i due estremi, se si esclude la lotta armata, può esserci solo follia pura o cecità totale, certamente complicità e non conta pesare la differenza in mircrogrammi tra la nostra e quella altrui perché la complicità è tale in senso ideologico, non programmatico e chi nega, prima di tutto a sé stesso, questa verità o parla di un mondo inesistente o sta facendo delle, seppur legittime, semplici "ipotesi di scuola" e allora vale tutto, anche il mettere nello spazio che c'è tra un peggio e un meno peggio la convinzione di essere tenutari di qualcosa che anche solo assomigli a un'espressione di libertà, di importanza, di esserci stati, di averci, se non altro, provato.

Io questa volta non voterò con convinzione e precisa scelta personale, prima che politica.
E non c'entra col "tutti ladri".
Quello è il motivo per cui li ho votati tutte, mai saltata una, le precedenti.

Detto in tre righe per chi è arrivato fino qui o da qui parte:
Se il paese rischia, come sostengo da tempo, realmente ciò che sostengono coloro che spiegano l'urgenza di contrastare il pdl e la conseguente certa deriva fascista a diritti individuali zero del paese in caso di vittoria del cavaliere, allora significa che socialmente abbiamo superato da tempo la linea che separa l'emergenza democratica da ciò che è risolvibile con una croce su un simbolo.
E allora ciò che va fatto è solo accelerare il più possibile questa deriva ancora oltre, là dove i suoi contorni saranno talmente netti da non essere più spacciabili per progresso sociale grazie al digitale terrestre di OmSciòppin'Iùrop.
Oggi ancora metà paese applaude quando sente dire che l'uso delle intercettazioni telefoniche riguarda la libertà di tutti e io per questa metà paese auspico la dittatura più dittatura che esista.
A oggi non ho trovato un solo motivo per andare a far qualcosa per salvare loro il culo.

Che venga, finalmente, questa cazzo di dittatura.
Così non si perderà più tempo a spiegarla alla gente e finalmente, forse, si potrà cominciare a pensare di far qualcosa per uscirne.

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