30 marzo 2008

Con Versione

Dicevo che, anche a giorni di distanza, sui vari media manca ancora una parola riguardo al vero colpo di genio della chiesa riguardo alla conversione spettacolo di Allam (Cristiano, sì, scusate).

Ché sì, avere dalla propria parte uno che, da musulmano, indica nei musulmani il male assoluto certo è vantaggio non da poco per chi incendiava le piazze semplicemente perché, da papa, dire la stessa cosa ha un peso diverso.
Insomma ora possono dire “Finché lo dicevamo noi potevate anche incazzarvi, ora lo dice uno di voi, come la mettiamo con la verità assoluta? Se non è assoluta adesso, quando lo è?”.

Ma qui l’ufficio marketing del vaticano si era limitato all’ABC del perfetto p(i)anificatore, niente di particolarmente sofisticato.
Certo il manifesto ora è perfetto, hanno sistemato i retini, rimesso a posto il payoff, trovato il testimonial migliore del mondo, lui è contento e va bene così.

Ma la sottigliezza, il vero punto geniale della strategia, è un altro ed è su questo che mi stupisco di non aver letto manco una riga.

La sottigliezza, il genio del papa, sta tutto in un aspetto preciso e unico che differenzia Allam (Cristiano) da tutti gli altri convertiti: la sua condanna a morte è pubblica e nota da tempo.
Capito il genio?
Ora, se lo faranno fuori, faranno fuori un cristiano che ci è andato volontariamente incontro con la spada della luce in mano e la sua sola fede a fare da scudo.
Uno che l’ha pure detto che ora che è Gesù a fargli da guida, la sua morte non lo spaventa più ma, anzi, lo rende più forte e convinto di stare dalla parte giusta (unica) del cielo.
Il genio dell’ufficio marketing del vaticano non è stato nel battezzare un cristiano d’eccezione, ma nell’assicurarsi che se lo fanno fuori sarà un ineguagliabile martire.
Non è sull’inizio del suo nuovo cammino che hanno voluto mettere il sigillo, ma sulla sua eventuale fine.

Pensa che occasione persa, per il vaticano, se lo avessero fatto fuori magari il giorno prima della conversione.
Uno dei tanti vittima di una delle tante fatwa, un Van Gogh qualsiasi, uno dei tanti coraggiosi (questo sì, va detto) che nemmeno un punto avrebbe segnato a favore della causa cattolica perché ancora musulmano vittima dei musulmani.

Ora non più.
Il vaticano s’è garantito i diritti sulla sua eventuale eliminazione, ora non è un musulmano qualsiasi, uno di quelli citati dallo stesso Allam (Cristiano) (Oh, non mi ci abituo ancora) che rischiano la vita per la conversione, no, ora è uno che addirittura è stato scelto dal papa in persona e quindi dallo spirito santo in persona quello che verrebbe eliminato.
Pensa che cappotto (nel senso di punti) per la chiesa.

Prima se lo sono accaparrato garantendosi che da adesso in poi di illustre martire si tratterà in caso venisse emessa la sentenza (e ora sì che varrà tanto oro quanto pesa), poi appena lui ha scritto la sua letterina di natale si sono subito prodigati per dire “Oh son parole sue, eh!” in modo da non rendere la fatwa qualcosa di più grande di quanto non lo fosse fino al giorno prima, ché se quella lettera fosse diventata la parola della chiesa, non più di singola fatwa si sarebbe trattato ma di scontro ai vertici e lì qualcuno avrebbe potuto cominciare a pensare che forse non sarebbe stato più il caso.

Sono dei fottuti strateghi, da quel lato là del tevere.
Mi ricordano un sacco lo Stato quando Falcone chiedeva il toner per le fotocopiatrici e quelli gli rispondevano “Non ci sono soldi ma siamo un sacco con te in questa battaglia tu combattila lo stesso, eh, non mollare, eh, fino in fondo, eh! Là, in fondo a destra, vai vai, comincia ad avviarti ché noi arriviamo appena troviamo i toner, tu intanto vai, vai, vai in nostro nome”

Dalla lettera di Magdi Cristiano Allam:

“[…] Caro Direttore, mi hai chiesto se io non tema per la mia vita, nella consapevolezza che la conversione al cristianesimo mi procurerà certamente un’ennesima, e ben più grave, condanna a morte per apostasia. Hai perfettamente ragione. So a cosa vado incontro ma affronterò la mia sorte a testa alta, con la schiena dritta e con la solidità interiore di chi ha la certezza della propria fede. E lo sarò ancor di più dopo il gesto storico e coraggioso del Papa che, sin dal primo istante in cui è venuto a conoscenza del mio desiderio, ha subito accettato di impartirmi di persona i sacramenti d’iniziazione al cristianesimo. Sua Santità ha lanciato un messaggio esplicito e rivoluzionario a una Chiesa che finora è stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani, astenendosi dal fare proselitismo nei Paesi a maggioranza islamica e tacendo sulla realtà dei convertiti nei Paesi cristiani. Per paura. La paura di non poter tutelare i convertiti di fronte alla loro condanna a morte per apostasia e la paura delle rappresaglie nei confronti dei cristiani residenti nei Paesi islamici. Ebbene oggi Benedetto XVI, con la sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la paura e non avere alcun timore nell’affermare la verità di Gesù anche con i musulmani.[…]”

Ecco.
La differenza con Falcone è che Falcone l’aveva capito benissimo che non era per paura che lo stato non gli dava i toner.
Falcone lo sapeva benissimo, da che parte del (de)toner era seduto lo stato.
Ad Allam la cosa mi pare invece sfugga un po’.
Ma si sa, la luce forte restringe sempre un po’ il campo visivo.

Naturalmente se prima non me ne poteva fregar di meno, oggi mi (gli) auguro davvero di non essere mai vittima di quella fatwa.
No, mica per lui, ché alla fine ognuno è libero di esser contento di ciò che gli pare.
E’ che un punto così alla chiesa proprio non glielo voglio veder segnare.


26 marzo 2008

Campania stampa

Quando un paio d'anni fà in Asia una papera starnutì un po' più rumorosamente del solito, l'Europa ma soprattutto l'Italia scatenò un delirio di terrorismo psicologico che portò allo sterminio di qualche milione di pennuti in mezzo mondo di dimensioni tali che si dava fuoco a qualsiasi cosa avesse le piume fossero pure i cuscini, nonché alla conseguente chiusura di decine di aziende con migliaia di disoccupati tra licenziati e cass'integrati.

Oggi che è l'Asia a chiedere giusto due informazioni su quel retrogusto amarognolo che ultimamente i prodotti italiani hanno, tutti lì a dire di non dire cazzate ché in fondo sì la diossina c'è ma nemmeno troppa e comunque un po' terra non ha mai fatto male a nessuno anzi a mangiare un po' sporco si sviluppano gli anticorpi e si cresce forti.

Niente, ha ragione il papa quando dice che il problema è che oggi nel mondo c'è troppo relativismo.

Intendeva quello, giusto? Cioè ho capito bene?

Ma no.... Quando dicevo questo, intendo:

"[...]Fino a ieri alla camorra i rifiuti servivano stoccati e smaltiti, oggi serve che siano tutti lì, in piazza, il più possibile velenosi, il più possibile distruttivi.
Oggi serve che sia sempre più chiaro che da quando lo stato ha deciso di intervenire e di togliere alla camorra la gestione dei rifiuti, i rifiuti si trasformino in cancro il più velocemente possibile.
Servono i primi morti, servono i periti medici che certifichino la diossina, servono allarmi sociali sempre più violenti e terrificanti.[...]"


Io lo dicevo 4 mesi fa e del resto non serviva un sociologo genio per capirlo.
Ora tocca allo stato, come sta facendo, smentire e cercare di arginare.
Ma intanto il meccanismo è partito e il resto lo farà la gente.

Ualà.

Intanto lo stato corre ai ripari, ché se smettono di credere al mito italì pure gli stranieri e smettono di mangiare macaroni bolognieisa qui ci rimangono davvero solo i mandolini e entro due anni all'AirFrance ci tocca chiedere di annetterci direttamente come nazione, altro che solo qualche aereo.

E' che siamo un paese semplice, socialmente elementare, questo è il fatto.
Semplice da capire e, conseguente, da fottere dall'interno.

25 marzo 2008

Over Seventy, Over Dose, Over All.

Io alla fine gli imprenditori della cordata italiana che non vogliono svelare il proprio nome li capisco anche.

Ci pensavo l’altro giorno mentre sentivo il nano giustificare le tre (ma guarda caso) settimane di tempo richieste con il fatto che non si conoscono i conti dell’azienda.
Mi immaginavo questi imprenditori, uno a campione, magari titolare di un’azienda quotata in borsa, essersi messi in lista per spendere il nome e quindi il futuro oltre che i soldi della propria azienda, magari una fabbrica di piastrelle, magari di scarpe, magari di rubinetti d’oro per arabi, magari l’impregilo, mi immagino questo imprenditore dicevo aver messo il suo nome nel gruppo di quelli disposti a comprare un’azienda della quale il capogita comunica di non conoscere nemmeno i conti e della quale l’unica informazione che si conosce è che perde tipo un milione al giorno.

Ecco, anche io se fossi in lui e fossi a capo di una spa frutto di anni di lento lavoro, me ne guarderei bene dal far sapere al mercato che ho deciso di impegnarla per comprare l’azienda più fallimentare della storia dall’avvio della fase industriale in poi, senza nemmeno averne ancora potuto guardare i conti.

Cioè se fino a oggi a capo dell’alitalia il nano è riuscito a mettere gente che l’ha resa quella che è, leggere che oggi si è messo a capo di un sacco di imprenditori che senza nemmeno conoscerne i conti hanno già detto che la comprano è una roba fantastica.

Dico, anch’io fossi uno di loro gli impedirei di fare il mio nome.
Ché se l’italiano votante è mediamente cretino, ancora di più lo è la borsa.

(ma sì, certo che lo so che non è vero niente, è solo che questa cosa di aver già i nomi della cordata insieme al sostenere di non conoscere i conti dell’azienda che questi hanno però già deciso di comprare è troppo bella per non dirci sopra una conseguente puttanata di pari livello)


22 marzo 2008

Differenze lievi, lievissime, si può dire impercettibili. Ma noi sottilizziamo

Se si escludono la musica trionfale, la sceneggiatura, il copione, il montaggio, le domande, la traccia, le riprese, le location, i loghi, la "folla", i personaggi ripresi per caso, "il PD di Prodi" e "presidente" dell'intervistratrice come da indicazione dalla direzione e i commenti al termine di ogni servizio direi che i servizi sono assolutamente identici e in perfetta osservanza della legge sulla par condicio che, piaccia o non piaccia, c'è.

Sono pertanto da considerarsi fuorvianti pretestuose e immeritate le critiche e le denunce che vengono mosse a Emilio Fede ed è perfettamente legittimato lui a denunciare questa campagna mossa nei confronti della sua professionalità e del suo telegiornale, campagna che ha come unico fine quello di far credere alla gente che lui non rispetti la legge come al contrario con orgoglio rivendica di esser costretto ma professionalmente disposto a fare.

Ah sì, se si esclude anche l'impercettibile, quasi subliminale, insomma visibile solo a chi è influenzato dalla propria ideologia, differenza di durata che però dai su è talmente lieve che parlare di violazione della legge è davvero roba da comunisti.

Anche conti alla mano, dico, come si può pensare che così lievi differenze siano proporzionate alla illiberale e censoria richiesta del garante che intima un riequilibrio dei tempi?

Differenze lievi tipo queste, dico:


21 marzo 2008

Gli ultimi saranno i primi (a morire)

Il problema del finto sgombero del campo rom qui in bovisa che ho il piacere di avere sotto le finestre, non è tanto il fatto che siano stati solo spostati di dieci metri, quanto il fatto che per convincerli ci sia voluta pure la polizia.
Siamo al ridicolo.

La sera prima ho partecipato ad una riunione di quartiere nella quale, sul manifesto si leggeva, si sarebbe parlato dell’emergenza del campo rom e dei veleni sui quali si trova.
In effetti il manifesto era chiaramente di parte, lo diceva a chiare lettere, insomma, che era organizzato e quindi finalizzato alla difesa del campo.
Ma ci sono andato lo stesso, volevo sentire, volevo vedere, volevo capire se e quali novità ci fossero.

Durante il quarto d’ora d’attesa mi si è accesa la luce.
Era la chiesa quella che da lì a poco si sarebbe seduta al tavolo con i microfoni.
Fino a quell’istante di illuminazione ero certo che di persone che avrebbero difeso i campo si trattava, ma colpevolmente mi ero fatto distrarre dall’aspetto politico dell’appello escludendo così che proprio di chiesa si trattava.

Sono arrivati in quattro.
L’organizzatore, una specie di Osho con poca dimestichezza con i microfoni ma innocuo dato che aveva solo compiti di agenda.
La rappresentante di un movimento interculturale.
Una tizia che all’arrivo avevo scambiato per una delle tante attiviste di sinistra e che invece è stata presentata come “Suor Carla”.
E un trentenne con scritto in faccia “Papa boy” e infatti.

Apre Osho, annunciando che prima di entrare nel cuore del problema e cioè del campo nello specifico, la suora avrebbe dato indicazioni generali sul tema, presentando dati e informazioni sul popolo rom.
Un quarto d’ora di filippica sui numeri, sulla stampa che la chiama emergenza quando in realtà sono pochissimi, sul fatto che molti sono italiani ma nessuno lo sa, sul fatto che sono in italia, pensa, dal 1400, sul fatto che rom significa “uomo”, uso smodato di parole come “cuore”, “aiuto”, “acqua” e, immancabile, “bambini”.
Il tappeto era steso.
La bandierina del senso di colpa era stata messa sul tavolo pronta a essere passata al vero specialista, il papa boy.
Prende la parola lui.
Si presenta come rappresentante dei Padri Somaschi.
Prima di iniziare si dice contento di vedere in sala anche gli stessi rom e saluta “laggiù in fondo” (sala) gli amici della comunità di Don Gelmini.
Un assedio.
Quella che a inizio serata si era fin troppo ottimisticamente mostrata come una riunione cattolica, si era a quel punto rivelata per quello che in realtà era: un assedio.
Eravamo circondati.
Davanti suore e padri somaschi, in mezzo i rom, dietro don gelmini.
Il papa boy prende la parola e apre leggendo la parabola del buon samaritano.
Partono gli interventi dei presenti in sala, tutti a favore del campo, applausi a ogni richiesta di acqua, d luce, di accoglienza, si tocca anche il picco emotivo quando uno dei rom chiede dove porterà domani i suoi 3 bambini che finalmente andavano a scuola, lo spot è completo, la sala è gelida.

Tutto il problema si sposta sui veleni presenti nel sottosuolo.
Tre ore di dati e documenti su quanto sia esplosiva la situazione del sottosuolo e quanto velenosa sia la terra sulla quale risiede.

La tesi, folle, è che essendo il problema dei veleni ben più grave di quelli causati dal campo, l’attivismo della gente, se onesto e quindi non razzista, dovrebbe occuparsi dei veleni e non dei rom.
Il risultato della tesi è che il campo va difeso perché i bambini non saprebbero dove andare a giocare e lo stato è ladro e i politici sono speculatori (il livello era altissimo, in effetti) e i rom sono gli “ultimi” (nel senso cristiano del termine) che quindi vanno aiutati e difesi, che rimarranno lì finché il comune non garantirà loro una sistemazione perché è cosa buona e giusta.

Non riassumo il resto della serata.
Troppa roba.
Ero annichilito, non riuscivo ad alzarmi e prendere la parola per mandarli tutti affanculo e spiegar loro quanto siano il vero cancro di questa società.
No, non i rom, i cattolici.
Una farsa mess’in scena con tanto di tifoseria portata da casa per mostrare che il quartiere è con loro.
Mi sarei dovuto alzare per dimostrare loro quanto siano strumentali i loro discorsi, quanto siano così meschini da comprarsi il loro posto in paradiso sulla pelle di quegli ultimi che mostrano come da loro aiutati quando al contrario hanno bisogno che rimangano sempre ben poveri, ben miseri, possibilmente ben morti.

Mi sarei dovuto alzare (ma non ce l’ho fatta, lo ammetto...ero ipnotizzato e incredulo) e affrontare il discorso della barricata contro lo sgombero dal campo dei veleni facendo loro un semplice parallelo.

Voi prendete i rom, no?
Ecco, ora aprite il libro di storia alla pagina “Sterminio nazista”.
Leggete il paragrafo delle camere a gas.
Immaginatevi la scena:
Ottocento rom vengono presi dai nazisti e portati dentro un enorme fabbricato saturato di arsenico.
Tutti, ottocento uomini, donne incinta, bambini, un sacco di bambini tutti stipati in questo fabbricato saturo di arsenico.
Fuori dal fabbricato visualizzate una centinaio di persone che vogliono farli andar via il più velocemente possibile da quel fabbricato perché ogni secondo di più gli scioglierebbe la pelle.
Immaginata la scena?
Ecco, ora prendete un trentenne rappresentante dei padri somaschi e una ventina della comunità di don gelmini e metteteli esattamente in mezzo, tra quei rom e quel centinaio di persone e visualizzateli con un crocefisso in mano a incatenarsi alla porta per far sì che non vengano fatti uscire da quel fabbricato.

Ecco, ci sono riusciti e l’hanno chiamata vittoria.
Questi sono i cattolici che aiutano i rom.
In questo momento, grazie al loro essersi messi davanti ai bulldozer, a 150 bambini si stanno sciogliendo i polmoni mentre come triciclo usano dei topi di 60 centimetri.
A loro invece si sta riempiendo il cuore di gioia e carità cristiana perché sono riusciti a tenerli lì.

Viva gesù, via la pasqua, viva il cuore di chi aiuta gli ultimi.
Si immolassero tutti, una buona volta, su una pira di dimensioni bibliche, il mondo ne guadagnerebbe e i rom (quanto meno quelli che oggi son tutti ben chiusi sulla bomba chimica) pure.




17 marzo 2008

Casualità

Un giorno ho chiuso con tutti quelli che volevano bene a una persona che io considero sbagliata, sbagliata dentro.

Da quel giorno continuano a essere impantanati in una pozzanghera diversa ogni giorno e si consolano un sacco a vicenda spiegandosi quant'è sbagliato il mondo oltre loro; io nel frattempo ho pure vinto al casinò.
(pure)

Tiè.

13 marzo 2008

Non mi torna

Eppure qualcosa non mi torna.
Nella campagna elettorale, dico.

Non so, c'è qualcosa...manca qualcosa...tutto troppo scontato, troppo telefonato, troppo diverso da quello che una campagna come questa con attori come questi in un momento come questo ci si sarebbe attesi avrebbe generato.

Manca qualcosa tipo un annuncio bomba di quelli che ribaltano tutto in tre minuti e stravolgono ogni pensiero e ogni calcolo fatto fino a oggi.

Un nome di quelli giganteschi, una rivelazione di quelle che ci si tiene in tasca fino a due giorni dalla scadenza per non dar tempo al protagonista della stessa di ritarare la campagna e recuperare il colpo subìto, un evento che cambia la realtà percepita fino a oggi, robe così insomma.

Manca l'asso, manca il coupe de théatre ma quello grosso, non la cazzatina del fascista o dell'operaio Thyssen, quelle sono scaramucce, no, dico il colpo grosso, quello che cambia lo scenario senza che gli attori possano sminuirlo o ingigantirlo ancora di più, quello che è già di suo troppo grosso perché ci si possa occupare di modificarne i contorni.

Manca.
E non riesco a spiegarmi perché, visto che questa campagna e l'attuale panorama è la più adatta a questo tipo di mosse.

Mh.
Non so.
Secondo me la prima settimana di Aprile arriva, quando sarà troppo tardi per gli altri per correre ai ripari.

Intanto vado a vedere se si è perso in mezzo a quel bordello.


10 marzo 2008

Dal basso basso basso, quasi fondo

Guardavo lo spot che gira in questi giorni sulla rete nazionale, quello che illustra le regole per chi si vuole candidare.

C’è tutto.
L’età massima, quante firme si devono raccogliere, come candidarsi alla camera e come al senato, l’iter da seguire per presentare la candidatura e via così, ogni dettaglio utile a chi si volesse candidare è spiegato per filo e per segno.

Pensavo che sarà costato un po’, questo spot, come tutti gli spot governativi, per produrre i quali viaggiano milioni di euro come fossero bruscolini come se a lavorarci ci fossero tavoli dei migliori geni del marketing, quando invece è roba che in bulgaria troverebbero vecchia.
Pensavo a quanto sarà costato e a quale potesse essere l’obiettivo di chi l’ha pensato.
Ché no, l’obiettivo non è quello apparente di informare chi si volesse candidare sulle modalità del percorso, perché chi arriva ad aspirare al senato o alla camera si suppone già le conosca, se non altro per ovvi trascorsi di passi intermedi.

E allora qual è il fine di quello spot?
La vendita del detersivo, naturalmente.

Ci siamo.
La democrazia dal basso è istituzionalizzata.

Tanto hanno fatto i predicatori che finalmente l’idea che anche tu puoi prendere in mano il timone è diventato parte dell’arena politica.
Coraggio oh casalinga di Voghera, avanti oh meccanico di Prato, forza oh professore di Matera, oggi potete farcela anche voi!
Non delegate più quegli incapaci, son tutti ladri!
Oggi potete scendere in campo voi, potete essere protagonisti del vostro destino, potete decidere, potete scegliere, potete salire al ponte di comando!
La macchina del Grande Fratello è scesa in politica con tutto il suo armamentario di falsità e illusioni.
Ormai che chiunque possa arrivare a un calendario o a una fiction è cosa acquisita, non ha più quel potere coinvolgente che aveva ai suoi esordi, oggi serve nuova linfa al sistema del “Anche tu puoi farcela!” e la nuova linfa oggi è la politica!

Ti hanno rapito da piccolo?
La società ti ripaga facendoti vincere il reality!
Ti è morto un compagno in officina?
Oggi puoi aspirare a dibattere di finanziaria alla camera!
Se i numeri non torneranno la tua mano alzata o tenuta in tasca potrà far cadere un governo!
Ti rendi conto, oh meccanico, di quale potere la società ti sta investendo?
Non ti senti un sacco grato a questa società?

Non è vero che non vali niente, non è vero che sei l’ultimo, non è vero che la tua vita è già scritta dall’economia, no, tu oggi l’economia puoi cambiarla!
Scendi in campo!
Non importa se non sai la differenza tra camera e senato, lo spot ti dice come dove e quando!
Perché tu è in quel momento che scegli se iscriverti alle liste per il Grande Fratello o a quelle elettorali, sì, tra un blocco e l’altro di elisa di rivombrella.
In uno e nell’altro caso ti diciamo noi dove e come, tu non devi preoccuparti di nulla, il kit è completo, tu mettici solo qualche dramma personale che abbia qualche valore mediatico, a valutarlo e a decidere dove è più produttivo ci pensa la società.
Tu devi solo scegliere a quale provino presentarti, oh meccanico, se a quello per diventare cantante, attore o senatore.
Questa è la democrazia partecipativa, oh meccanico!
Sì scusa…la democrazia dal basso.
Hai visto che non è vero che la politica è distaccata dal cittadino?
Hai visto che la politica È il cittadino?
Sei tu oh meccanico la politica, oggi!
Fino a ieri potevi non pensarci più di tanto, la decisione se alzarti per andare a pisciare nel blocco pubblicitario della partita poteva costarti al limite un gol fatto nei primi dieci secondi di ripresa, oh meccanico.
Oggi no, oggi può costarti il futuro tuo e se non scendi in campo, pensa, della tua nazione!
No oh meccanico, ho detto Nazione, non nazionale, è l’altro il provino per allenatori.
Pensa quanto su di te la società sta puntando oh meccanico!
Oggi puoi farcela!
Puoi salire al colle!
Puoi chiedere le dimissioni di un ministro!
Puoi incontrare i capi di stato, oh meccanico!
La società sta chiamando te, proprio te!

Come?
Hai la terza elementare?
Ma è almeno presa in una scuola cattolica, oh meccanico?
Ah, nemmeno quello?
Mh.
E vabbè ma allora che cazzo vuoi oh meccanico, torna a puzzare di fame e il telecomando dallo a tua moglie, ché oggi le donne possono essere protagoniste oh casalinga!

Detto questo, sono e continuo a rimanere convinto che l’unico vero sociologo italiano degno di questo titolo è quest’uomo qui, davanti al quale Grillo, classifiche a parte, dovrebbe davvero inchinarsi:

7 marzo 2008

l'unico frutto dell'amor(ator) è la banana è la bana-naaaaaa

Abbandonato a Napoli bimbo cerebroleso.

I media tutti corrono a celebrare il lieto evento a dimostrazione che si può.
Un signore grasso e barbuto si dice lieto della notizia perché quest'anno a Natale avrà un regalo in più da consegnare.

Per richiestsuggerimenti di adozione scrivere abbabbo natalmorto.

5 marzo 2008

post-o-letto

Non è che non ho più niente da dire.
E' che non ho tempo manco per dormire e sarà così ancora per un po'.

Nel frattempo condivido quello che altri regalano a me e che trovo bellissimo come se questi altri sapessero di me più di quanto io stesso sappia.

Come per esempio Lisa, che non ne sbaglia uno e che per questo, non perché io sia uno generoso, ha casa a Milano ogni volta che lo desidera:



No, non è che mi basta così poco.
E' che non è poco.

2 marzo 2008

T'attraverso il cielo

Io una cosa del genere non l'avevo mai vista.
Cosa per altro quasi ovvia, vista la rarità del fenomeno, l'impossibilità di prevederlo e la durata brevissima che ne rende la visione pura questione di fortuna.
Grazie a Emanuela ho scoperto che si chiama "Bolide".

Fortuna, appunto.
Dopo averlo visto ti senti così, lo senti come una tale rarità che non puoi che dirti fortunato per essere riuscito a vederlo passare, anche se per poco, anche senza aver avuto il tempo di capire cosa fosse.

Poi penso anche che io una sensazione del genere l'ho provata anche altre volte e la sensazione di privilegio si fa ancora più forte e netta.

Tipo quando hai un unico desiderio talmente grande che il cielo adegua le dimensioni delle stelle cadenti per darti una mano e non come quando, viceversa, sei tu che stai lì con una lista di desideri sparsi qui e là sperando che passino un numero di stelle sufficienti.

Se qualcuno si azzarda a paragonarmi a Coelho lo banno dal blog.