19 ottobre 2015

Erri ti presento Selli.

La promessa di una dedica alla cena di arrivo prende la foma di pesce crudo e per fondale l'insegna Tapas, l'isola è come sempre piena di italiani ma stanno sul fronte mare, le porte delle vie del retro si fanno raramente cornice, scollini in uniche se il ristorante è gestito da una famiglia tedesca con figlia tedesca che si scusa con l'italiano per l'italiano, divento evidentemente notizia interna, esce il cuoco per accogliermi in un familiare Buon Appetito che non ha il suono di un tedesco colto ma di un italiano contento, di dove sei? Torino e un suono che con gli anni si accorda sempre più sui toni di orgoglio, tu invece sei italiano di dove? Di Torino, sono venuto qui una volta, sono tornato a casa, ho parlato con la mia famiglia. E come l'hanno presa? Glielo puoi chiedere, sono venuti tutti qui con me, di giorno gestiscono un negozio in centro, io faccio un po' di esperienza e poi mi apro un ristorante tutto mio. Io penso a un ragazzetto italiano che per aprirsi un ristorante spagnolo fa esperienza in una cucina tedesca, sento l'accordatura cedere e invece è cerchio che si chiude in questo spazio che dicono chiamarsi mondo e quell'altro che dicono chiamarsi famiglia.

Esterno giorno.
Questa volta è "Tre cavalli" il De Luca puntuale compagno del mio stagionale ritiro in solitudine, è inaugurazione, colpo di pistola alle batterie di partenza, rito, la maratona di carta inizia con lui e con lui finisce.
(Giovani bagnanti mi confermano che sei tu)
I libri sono il mio alibi, Vostro Onore quella foto è sempre con me solo perché mi serve a tenere il segno, trovata dopo anni in quella rete che tutto trattiene mi ricorda dove ero rimasto e da dove esattamente devo ripartire, ma l'alibi non regge perché De Luca scrive libri fatti di due sole pagine, la prima e l'utima, in mezzo sempre la stessa storia, quella alla fine della quale capisci perché lui abbia bisogno di scriverla sempre diversa e tu di leggerla sempre uguale.
La inizio e la finisco sotto lo stesso sole, quando è maratona sono più veloce io, quando è quella storia io sto un passo avanti e lo aspetto dove il suo monumento riesce a essere ogni volta conferma, lo vorrei padre perché mi vorrei padre, lo vorrei amico perché mi vorrei amico.

Flashback
A cena a domanda rispondo e verbalizzo, dandole peso di cemento in sinuosità di piuma, la verità alla quale da tempo in silenzio sto facendo l'orlo perché non si sgualcisca nei chilometri del resto del cammino: io non ho una famiglia, non ho figli e il suono che sento dato alle mie stesse parole è il malcelato futuro di E mai ne avrò.
Ma non l'esclusione bensì l'amore mi porta per questo a chiamare futuro l'unica famiglia che non è nata su miei meriti ma trovai alla partenza, quel preesistente, il prescindere per il quale non dirò mai grazie grandi abbastanza a contenere tutto ciò che mi è motore.

(Una coppia di anziani che gioca a carte mi conferma che sei tu)
Ritorno dentro Tre cavalli nel punto in cui se ne svela il senso e mi scopro a contare i miei e a non riuscire a capire se li abbia già sepolti tutti, parrebbe di sì ma il punto è che ne conto almeno cinque e allora non torna, perché fanno due vite e io l'ho sempre detto ma poi alla prova dei fatti ho sempre questo volto, queste mani, questi ricordi.
Questa volta di questa lunga e infinita storia di un passato di morte colpevole dal quale fuggire Erri racconta una delle tre parentesi d'amore, quella che lui dice ultima non per cronologia ma per sazietà, il punto in cui si può arrivare solo dopo cinquant'anni di altrove, di colpi di scalpello, di ristrutturazioni, lei ha trent'anni e si trova nello stesso punto ma con vent'anni in meno di fatica dell'ascolto e del peso di fare propri tutti i buchi del mondo e io ritorno alla cena di piume e di cemento e con un soffio le alimento altre mille piroette, inserendomi in quello spazio progressivamente ridotto tra il volo e il suolo per riallungarlo di chilometri e vola, piccola, vola.
Non mi tiene sveglio il fiore che sei ma il frutto che germogli e per questo l'attesa non è ostacolo ma necessità, non l'avessi tu la imporrei io perché sia ultima e prima la pagina che conserverà il giorno in cui coincideremo nel punto in cui tu sarai piu' di un ordine eseguito, io piu' di un prezzo troppo alto.



"Giro pagine docili, bocconi lenti, poi stacco la testa dal bianco di carta e di tovaglia e seguo la linea delle mattonelle di rivestimento che gira per la stanza e passa dietro due pupille nere di donna, messe su quella linea come due "mi" spaccati dal rigo basso del pentagramma. Stanno dritti su di me.Alzo allo stesso punto il bicchiere e lo lascio sospeso prima di berlo.
L'allineamento mi spinge a un principio di sorriso agli zigomi. La geometria delle cose intorno fa succedere coincidenze, incontri.La donna sorride, frontale.L'uomo di schiena intercetta il brindisi, torce il busto, dà precedenza al gomito, l'oste lo schiva con un giro d'anca mentre mi porta un piatto. Prima che l'energico termini il suo mezzo giro mi raschio in gola un saluto alla donna, come se conoscente. Lei risponde uguale mentre l'uomo mi mette a fuoco.Intanto bevo, rimetto naso al piatto, tra leggere e inghiottire.
L'osteria si svuota di operai, io resto di piu', non ho da riattaccare l'ora.Oggi devo finire le potature e ammassarle. Domani le brucio.
La donna si alza, avanza e s'avvicina al mio posto svelta e schietta.Unisco gli occhi a guardare dritto nel suo naso, dove le narici soffiano un poco d'aria dietro dietro alle sue parole:"Ho cambiato numero, chiamami a questo" e mi lascia sulla tovaglia un nome e una cifra. Ci metto sopra la mano. E' quasi pulita, non sto a strigliarmi per la pausa di mezzogiorno.
La guardo che sta in piedi, mi alzo e per pareggiare la sua improvvisata dico:"sempre mi fa piacere di vederti". Mette due mani intorno alla mia, "Saluti a casa", "graziepresenterò", l'altro è all'uscio, lei si volta e mi rimetto giu'.
Che accidenti mi piglia, graziepresenterò, da imbalsamato vivo: a chi? Tengo nessuno.

Cosa chiede una donna coi fiocchi a un giardiniere di cinquant'anni seduto al fondo di un'osteria?
Mai incontrati prima, è giovane e io vengo da anni di America del Sud. E sto qui per il caso di un lavoro nel giardino di una villa in cima alla salita e scendo qui a mezzogiorno per riposare e stare in mezzo a qualcuno e lei ci passa per la prima volta.
Mi distraggo subito, l'oste viene con un quartino a berlo insieme: "Sei un galantuomo", gli dico, hai buono il vino sfuso e un operaio può stare tranquillo che non gli brucia il corpo per l'altra metà del turno.
"Anch'io vengo dal mestiere" dice.
"E poi dai minestra anche agli stranieri e c'è pure qualche africano che mangia seduto roba sua e tu ce lo fai stare"
"Non mi costa e la moglie non brontola"
Faccio Sì con la testa.
"E tu?" Chiede: "mi piace un uomo che legge"
"Io mi tengo compagnia così".

Erri De Luca, Tre cavalli.

16 ottobre 2015

No, sono a Roma

Siamo stanchi. siamo alla terza tappa, io alla millesima in calendario con le vacanze calendarizzate a 24 ore dal rientro così da non rischiare altre chiamate nel frattempo, domani parto e sarà sole, sarà mare, saranno libri e sarà silenzio.
L'ultima tappa è Roma, una Roma che ascoltiamo dai tg essere in allerta apocalisse, a sentirli ci si aspetta che su uno dei colli stiano costruendo un'arca, apriamo la finestra dell'hotel ed è primavera, sole, quel clima che quando devi raccontarlo lo definisci "Roma in qualsiasi stagione" ed è così anche in questa, uno scollamento tra news e realtà che racconta più del solo meteo.
Mi danno l'indirizzo, mi dicono "Questa volta B&B perché siete comodi, ma è bello", arrivo e mi accoglie 'na ragazza in minigonna che per me chiude lì qualsiasi contestazione possibile, potrebbe anche essere un topaia e io ugualmente non vedrei nulla sopra il metro da terra, soglia sopra la quale per un buon quarto d'ora di registrazione non alzo lo sguardo, mi va benissimo il B&B, è bello avevano ragione, guarda lì che bello.
Entro in camera e mi accoglie una doccia con la cromoterapia, uno champagne sulla mensola, un letto fouton, una stampa di un manifesto pubblicitario con grafica anni '50 raffigurante donna nuda dietro bottiglia con tette, molte tette, ben dipinte, pare un bordello deluxe, mi piace molto a un metro da terra.
Scendo e raggiungo i colleghi che stanno allestendo, siamo stanchi, molto stanchi, arrivati direttamente dalla tappa precedente distante le ennesime enne ore di treno, programmiamo una serata di riposo per recuperare un po' di fisico, un po' di riposo, stasera non si mangia, non si beve, non si esce, ok scendiamo solo per un aperitivo così mangiamo al buffet qualche tramezzino chiudiamo il rischio fame che si presenterebbe nel cuore della notte e poi tutti a nanna, d'accordo, mi raccomando, ci vediamo giù tra 5 (minuti) io e il capo.
Io e il capo entriamo nel bar, ci accoglie la cameriera più stalker del mondo delle cameriere, ci elenca quello che possiamo prendere ma anche quello che ci consiglia di prendere, resistiamo al primo attacco, no grazie ci porti due Sprìz, arrivano due Sprìz, qualche tramezzino, ci sediamo in vetrina, mi giro e la cameriera sta fuori dalla vetrina a farci Ciao con la mano ogni volta che ci giriamo, non ci giriamo più, respinto anche il secondo attacco.
Mi raccomando uno Sprìz e poi a nanna, così recuperiamo, così ci riposiamo, così ci ricarichiamo, d'accordo, ce ne porti altri due, arrivano altri due, poi tre, tanto non ceniamo quindi non serve limitarsi, anzi così si va a dormire presto.
Ci alziamo al terzo e cerchiamo di andarcene, il capo al telefono io in piedi fuori, la cameriera ci segue, chi siete, dove andate, un fiorino, che squadra tieni, io nessuna lui credo Inter, io Roma Forza Roma diglielo al tuo amico, non mancherò.
Allora andiamo a nanna, sono le nove e mi sembra un buon orario per recuperare finalmente una sera, però dai proprio non mangiare no, dice il capo che c'è un pub irlandese poco vicino, magari una birra, io dico anche un panino e poi a nanna, mi raccomando però poi a nanna, solo un panino, ok andata, parola di lupetto.
Entriamo e chiediamo un panino, non fanno panini, è un vero pub, qui si beve soltanto ma se volete c'è il turco qui accanto che fa le pizze e pure i falafel, ve la prendete e venite a mangiarla qui, ma dai non è carino, sì che è carino se poi ordinate qui da bere, lo fanno tutti almeno voi avete chiesto, andata per la pizza ma solo un pezzo, poi si va a nanna, mi raccomando, volete anche voi delle pizze già che vado? Ok anche per voi allora.
Torno e la birra è già sul tavolo grazie alla barista più bella del mondo delle bariste più belle del mondo, Esmeralda si chiama, va al computer e chiede se può mettere su un po' di musica che piace a lei, ma certo è casa tua figurati, non ti va a mettere su 1950 di Amedeo Minghi, in un pub irlandese, si scusa perché un po' si vergogna, non sa che io l'ho cantata duemila volte ogni sera e il capo la sa a memoria e senza metterci d'accordo ci alziamo e iniziamo a cantarla alla proverbiale Tutta birra, è l'apoteosi, il padrone si unisce ed è subito playlist karaoke, De Gregori, Venditti, Britti, i turisti se ne vanno inorriditi, ancora una e poi a letto.
Alle 3 del mattino abbiamo sul tavolo undici birre medie in due, quattro whiskey, tre cartoni di pizza di vario genere e cottura e ingredienti, ormai facevo la spola entravo nella pizzeria accanto da Ahmed Amir quel che l'è e già metteva in forno quelle che c'erano mentre il capo mi attendeva nel pub perché Vattene Amore richiede l'essere in due altrimenti Mietta rimane scoperta, arrivano gli amici dei locali accanto e si uniscono, è swing, rock'n'roll, alle 4 We are the World sembra un gruppo di improvvisati in confronto alla nostra incredibile professionalità, scende una studentessa dal palazzo di fronte viene da me e mi chiede se possiamo piantarla ché la gente dorme, no cioè ma cazzo c'hai vent'anni io il doppio e sei tu che dici a me di smetterla perché devi dormire, è chiaro che qui ci sta un'altra canzone e parte l'intera discografia di Jannacci, perfettamente conosciuta dal padrone romano meno romano del mondo dei padroni romani, El purtàv i'scarp' de tènis cantata a memoria insieme a un bruto di Centocelle è un'esperienza, Esmeralda sfodera un inglese bellissimo con gli unici due americani rimasti, innamorati di noi e convinti che l'italia siamo noi, dal conservatorio all'università, la radio trasmetterà questa canzone che ho cantato per te e forse attraverserà gli oceani lontani da noi, l'ascolteranno gli americani, che proprio ieri sono andati via e con le loro camicie a fiori e colorano le nostre vie e i nostri giorni di primavera che profumano dei tuoi capelli e dei tuoi occhi così belli, spalancati sul futuro e chiusi su di me, Serenella ti porto al mare, ti porto via.
Si va a dormire.

Ore prima, nel pomeriggio, uazzàp:
- Ehi ciao io sono al Brancaccio fino a giovedì, tu sei a Roma o questa volta dove, in Lapponia?
- No, sono a Roma.

Fine lì.
Quando si dice una storia d'amore finita bene.


12 ottobre 2015

Scadanze

Tutti tornati dalle ferie, nervosi come non foste mai stati via, già in febbrile attesa delle prossime, lavoriamo lavoriamo lavoriamo arrabbiati, arrabbiati a luglio perché tra un mese tutti affanculo, arrabbiati a settembre perché un mese fa tutti affanculo, ancora abbronzati se non nelle rughe della rabbia, quelle formate in meno di un mese, giunti quindi al momento quello, quello esattamente un anno fa, quando in piena coda nel traffico e nella rabbia di chi mancano altri undici mesi io dico ciao, ora che siete tutti tornati vi lascio a litigare e dico Ciao è il mio turno.
Che poi come esattamente un anno fa significa il tuo.






8 ottobre 2015

Tizio Caio e l'Avv. Sempronio

Tizio A di Agenzia A chiama Bruno per chiedergli disponibilità per un lavoro per il quale sta andando a fare incontro con Cliente A e chiede a Bruno se ha esempi da mostrare a Cliente A.
Bruno manda a Tizio A demo del suo lavoro contenente i migliori estratti, quella costruita e tenuta da parte per queste occasioni, comunemente definita Showreel e contenente esempi di diverse tipologie di lavori tra i quali anche quello richiesto da Cliente A ma ovviamente anche altri fatti per Cliente X, Cliente Y e Cliente Z, tutti soggetti per i quali Bruno lavora grazie non solo al suo essere capace ma soprattutto al suo essere a dir poco attento alle questioni di delicatezza politica.
Passa un mese e Tizio B di Agenzia B chiama Bruno per chiedergli disponibilità per un lavoro per Cliente B, Cliente B che Bruno ha sia come cliente diretto che come Cliente B tramite Agenzia C, Agenzia C per la quale Tizio B lavorava prima di passare ad Agenzia B e portarsi dietro i collaboratori esterni come Bruno e come Tizio A, disponibilità che Bruno concede.
Nel gruppo di lavoro è presente anche Tizio A, quello che un mese prima aveva chiesto a Bruno showreel e che si occupa della gestione tecnico/progettuale.
Bruno ieri riceve mail in copia a tutta la produzione con la quale Tizio B spiega a tutti i coinvolti i caratteri generali del progetto, le linee guida, le macro info sulle proiezioni e le soluzioni creative.
Per meglio spiegare le particolarità, allega alla mail immagine di proiezione particolare che Tizio A gli ha inviato per fargli vedere cosa si può fare.
Bruno apre l'allegato e vede apparire frame estratto dalla sua showreel inviata un mese prima per Cliente A a Tizio A e non per Cliente B a Tizio B, frame che non riguarda il lavoro per il quale era stata inviata un mese prima ma uno degli altri lavori contenuti nella stessa, il cui sottotesto era "Guardate anche in questo tipo di progetti che cose belle sappiamo fare".
Bruno chiude l'allegato, va a dormire, stamattina si sveglia, conta fino a mille e risponde alla mail in copia con tutti i coinvolti per illustrare con la delicatezza che lo contraddistingue e l'incredibile capacità politica che l'ha reso il professionista che è oggi dopo vent'anni di equilibrio al confine col funambolismo, il motivo per cui se si azzardano a fare di nuovo una cosa del genere senza chiedermi il permesso saranno cazzi di dimensioni pari, se non superiori, alla dimensione degli schermi che monteremo a Cinecittà.
Poi uno dice perché a un certo punto da Milano è meglio se te ne vai.