27 settembre 2007

Vado e (s)vengo

Mentre io cercherò di non morire a causa della vista di autopsie e operazioni in diretta per 5 giorni cercando, se appunto sopravvivo, di trovare il tempo per vedere se può essere un buon posto dove espatriare, voi guardatevi la vera storia del PD al fine di capire perché la sua creazione è il motivo per il quale per martedì quando tornerò questo governo sarà già abbondantemente andato alle ortiche.


24 settembre 2007

Integral mente

“Cari fratelli e sorelle,

nella serie delle nostre catechesi su grandi personalità della Chiesa antica, arriviamo oggi a un eccellente Vescovo africano del III secolo, San Cipriano, che "fu il primo vescovo che in Africa conseguì la corona del martirio".
[…]
fu severo, ma non inflessibile con i lapsi, accordando loro la possibilità del perdono dopo una penitenza esemplare; davanti a Roma fu fermo nel difendere le sane tradizioni della Chiesa africana; fu umanissimo e pervaso dal più autentico spirito evangelico nell'esortare i cristiani all'aiuto fraterno dei pagani durante la pestilenza; seppe tenere la giusta misura nel ricordare ai fedeli - troppo timorosi di perdere la vita e i beni terreni - che per loro la vera vita e i veri beni non sono quelli di questo mondo; fu irremovibile nel combattere i costumi corrotti e i peccati che devastavano la vita morale, soprattutto l'avarizia.
[…]
Non si stanca di ripetere che "chi abbandona la cattedra di Pietro, su cui è fondata la Chiesa, si illude di restare nella Chiesa" (L'unità della Chiesa cattolica, 4). Cipriano sa bene, e lo ha formulato con parole forti, che "fuori della Chiesa non c'è salvezza" (Epistola 4,4 e 73,21), e che "non può avere Dio come padre chi non ha la Chiesa come madre" (L'unità della Chiesa cattolica,4).”

Joseph Ratzinger - Udienza generale del Mercoledì – 6 Giugno 2007
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“[…]Si verificò quanto lo Spirito Santo dice e proclama nei salmi: «Preziosa agli occhi del Signore é la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15). Preziosa é la morte di colui che acquista l'immortalità col prezzo del proprio sangue, che riceve la corona di Dio con l'estremo sacrificio.”

San Cipriano, Epistola
Fonte


"[...]La logica del profitto, se prevalente, - ammonisce il Papa - incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta". "Quando invece - commenta - prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti.
[…]
Se amare Cristo e i fratelli non va considerato come qualcosa di accessorio e di superficiale, ma piuttosto lo scopo vero e ultimo di tutta la nostra esistenza, - ha aggiunto - occorre saper operare scelte di fondo, essere disposti a radicali rinunce, se necessario al martirio.[...]”

Joseph Ratzinger, 24 Settembre 2007


“il Papa ha invitato alla preghiera e ha ricordato che già san Paolo nella prima lettera a Timoteo "invita in primo luogo a pregare per quelli che rivestono compiti di responsabilità nella comunità civile, perchè, egli spiega, dalle loro decisioni, se tese al bene comune, derivano conseguenze positive, assicurando la pace e 'una vita calma e tranquilla con tutta pieta' e dignita" per tutti".

Fonte


Questa, a casa mia, è una minaccia.




“URA Al-Fâtiha (L'Aprente)

...Secondo un commento di Ibn 'Abbas (che Allah sia soddisfatto di lui) coloro che hai colmato dei Tuoi doni" sono i Sinceri (siddiqûn), quelli che hanno avuto il MARTIRIO TESTIMONIANDO LA FEDE (SHAHADÂ), i Devoti (salîhûn). “”

”Sura :An-Nisâ' (le donne)

"Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l'altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso,daremo presto ricompensa immensa”

Fonte


Questo, a casa sua, è terrorismo.




21 settembre 2007

Bau!

Allarme a Milano, avvistato pericoloso bauletto da moto.

Si transenna la zona circostante, la tensione si tocca con mano, il traffico interrotto, nessuno prenda la metropolitana, la gente accorre, nelle redazioni si litiga su chi debba correre a tesitmoniare l’evento, l’addetto alla cronaca sottolinea che è in un cestino, il responsabile esteri reclama che il bauletto è made in china, l’esperto in terrorismo sbatte i pugni sul tavolo puntando alla vicinanza con l’ambasciata americana, il vaticanista prepara un pezzo sul fatto che un bauletto senza moto denuncia una pericolosa perdita di punti di riferimento, si sfiora la rissa, in strada accorrono i fotografi, l’ultimo ritrovato della robotica viene impiegato per far brillare il cestino, la città è immobile, il fiato trattenuto, l’unico rumore udibile i battititi del cuore dei milanesi, il bauletto salta, resiste all’esplosione, rimane chiuso, i fotografi si avvicinano, decine di flash illuminano il sospetto caduto sull’asfalto, i telefoni delle redazioni non smettono di squillare, il sindaco dice che la città ha saputo reagire, la città torna in pausa pranzo, la ditta produttrice sottolinea la resistenza a ogni impatto, il tiggì passa la linea a Salsomaggiore, non siamo morti neanche oggi.



18 settembre 2007

Shame on chi legge

In Italia dire a qualcuno "Sei scemo" è reato.
Pensarlo, no.


L'Italia è sul 2

Rai 2 ore 14: Dibattito su prostituzione e case chiuse.

Ospite: "Ci sono anche quelle che lo fanno per scelta".
Mamma rappresentante del Moige: "Io ho una figlia di 11 e non ce la vedo a venirmi a dire "Mamma da grande voglio fare la puttana""
Presentatore: "Scusi ma che lo dica una del Moige significa che alle 14 si può dire puttana su rai2?"
Lella Costa ride: "Evidentemente..."
Rappresentante Osservatorio sui minori: "Bisogna spiegare ai ragazzi la realtà, c'è anche chi lo fa per vocazione"
Presentatore: "Scusi seduto accanto a lei c'è Suor Paola, le pare il caso di usare termini come Vocazione?"
Prof Meluzzi: "Non voglio fare il paraculo"
Presentatore a Mamma del Moige: "Ecco, visto cosa succede?"


Sono meravigliosi.


15 settembre 2007

this is the end bom bom bom bommm

Il blog finisce qui.

Diciamola tutta.
Non è mica il computer il problema.
Il problema è come lo si usa.

No, non l’abbiamo ancora detta tutta.
La diciamo tutta se spieghiamo perché.
Ma se spieghiamo perché, l'intero perché, ricominciamo a usarlo male.

Allora diciamone una parte.
La vita privata in rete può fare dei gran bei danni.
Perché crea un interesse che nella forma si colora di affetto, nella sostanza è recirpoco egoismo.
Allora capita che se tu ami l’affetto, sei consapevole che questo non lo sia ma come tale fai finta di vederlo.
E questo fa dei gran bei danni, perché a lungo andare cominci a chiamarlo così tante volte “affetto” che finisci col non saper più distinguere quale sia e quale non lo sia e finisci col dare valore a cose che valore non ne hanno.
E il meccanismo si auto-alimenta, più tu vedi affetto più offrirai pezzi di te che lo generino, in un vortice che ti porta a declassare tutto a “pezzi disponibili” anche là dove alcuni di quei pezzi, invece, meriterebbero protezione e condivisione preziosa.
E questa persa capacità di vedere quella differenza, quel valore, è forse la cosa più dannosa che si possa fare, quando invece i pezzi per essere composti nella giusta maniera hanno bisogno di una cura dedicata diversa per ognuno, possibile solo se diversi tra loro li si considera.
Ed è dannosa perché quando la perdi la perdi, non la perdi solo qui, la perdi e quindi la perdi ovunque e ovunque, invece, devi ritornare a distinguere.
Distinguere cosa sia l'affetto e cosa no.
In quello che offri tu, prima di tutto, perché tutto parte da te.
Ecco, ne abbiamo detta una parte.

Non è il computer il problema, il problema è l’uso che se ne fa.
L’affetto non è sublimabile.
O c’è o non c’è.
E c’è se lo proteggi, non c’è se lo squalifichi, tu per primo.

La mia vita privata, i miei successi, le mie persone care, voi potete solo leggerli.
Io invece ho un vantaggio, io non li posso solo scrivere, li posso anche vivere.
Se voglio.
E per viverli devo proteggerli e per proteggerli devo valorizzarli e per valorizzarli devo circoscriverli e per circoscriverli devo riconscerli e per riconoscerli devo guardarli negli occhi.

Non è il computer il problema, il problema è l’uso che se ne fa.
Se lo si usa per sublimare, per colorare tutto di un unico colore, chi ci perde sono io perché divento daltonico e perdo la capacità di distinguere il rosso di un cuore dal grigio di un soprabito.

Allora cominciamo a separare.

I soprabito tutti a sinistra

http://ilmiomanifesto.blogspot.com/

Non ci sarà traccia di vita privata né verrà vissuta come fosse tale.
Mai.
Più.

I cuori rossi invece tutti qui.

No, certo che non c’è link.
Allora non avete capito niente.

10 settembre 2007

Chi t'è muòrt' ancora

Poi però pensavo anche, e con questo concludo il trittico dedicato ai recenti lutti nazionali, che nemmeno a lui è andata poi così di culo.
Voglio dire, sei definito il più grande tenore mondiale o quasi, tutti vorrebbero cantare con te e per questo ti inventi quella cosa dei friends che, diciamolo, è la versione stadio della doccia di ciascuno di noi solo che quando io canto Quanto t’ho amato, la Gré non è lì che mi insapona la schiena o altre pratiche di varia natura atte alla condivisione nonché ottimizzazione dei rispettivi piaceri, dicevo sei quello che ha fatto dei duetti con chi ti pare cosa alla quale chiunque diceva di sì pure se ti andava di farlo con Max Pezzali ché tanto la gente pagava lo stesso millemila euro per sentirti e diceva comunque “Minchia che bella Hanno ucciso l’uomo ragno fatta da Pavarotti” pure se una cacata (musicalmente parlando) modulata sempre cacata rimane, poi quando te ne vai tutti scrivono che finalmente duetterai con dio, ché il friend sarà il più friend che esista sulla faccia del cielo, che qui e che là e che su e che giù e tu hai la sfiga di arrivare un giorno dopo Sabani, che avendo avuto un giorno di vantaggio e la capacità di imparare al volo qualsiasi personaggio compreso quello della cui voce nessuno ha testimonianza e quindi tu che nel frattempo eri giù non conosci quanto lui, può vendicarsi della sorte facendoti credere che è con dio che stai duettando mentre invece lo stai facendo con lui ma-non-te-lo-dirà-mai.
Voglio dire, io se fossi Sabani un po’ mi divertirei, con ’sta cosa.
Anche per riappropriarmi un po’ di tutti quei titoli di giornale che mi hai rubato.
Dicono che ora duetti con dio?
E io faccio dio.
E magari stono pure, tié.
Sono Sabani, tu Pavarotti il re dei duetti, vuoi duettare con dio, io te lo faccio fare ma non ti farò mai sapere se sarete in due o saremo in tre.
Con un imitatore che da solo è cento personaggi e l’inventore dei duetti che chiede di cantare sullo stesso palco con Uno e Trino, sai che bordello riuscire a capirci qualcosa.

E comunque, anche solo dall’ultimo giornalista dell’ultimo buco di culo di paese dell’ultima valle degli appennini, uno straccio di duetto con Tenco o con la Martini sarebbe stato anche carino sentirglielo augurare.
Poi si chiedono perché sono morti entrambi di dolore e si rispondono tutti "Boh".

7 settembre 2007

Riflessione da vetrina

Ho voglia di andare davanti alle profumerie a chiedere alle donne che escono dopo aver speso quaranta euro per quella crema che "mantiene la promessa" di alzare di due millimetri il contorno viso che cosa penserebbero se il loro uomo tornasse a casa dopo aver speso quaranta euro per una crema che promette di allungare di due millimetri il pisello.

6 settembre 2007

Chi t'è muòrt'

Pensavo che bisogna avere veramente una sfiga cosmica per morire il giorno prima di Pavarotti.
Cioè già i tuoi ultimi anni di carriera li hai vissuti da quasi dimenticato costretto a esser contento dei pochi spazi che ormai ti venivano concessi dai due amici mossi più da pietà che da reale interesse di audience...ma non pago, il destino fa (ci va l'accento?) (e su "va"?) (vabbé) (e su "vabbé"?) (ok basta) in modo che l'unico giorno in cui comunque sia andata la tua carriera tutto il mondo dello spettacolo pure quelli che non t'hanno mai cagato per non parlare di quelli che t'hanno sbattuto le porte in faccia parlerebbe bene di te riempiendo gli spazi di ricordi strappacuore e cioè il giorno del tuo funerale...ti muore Pavarotti, uno  che con la sua morte s'è preso le prime pagine pure della cronaca locale dell'ultimo paese di pescatori delle barbados (si pesca alle barbados, vero?) e così oggi non c'è tiggì che non dedichi venti minuti a Pavarotti e qualche secondo ai tuoi funerali giusto perché ci sono stati.
Dai, che sfiga devi avere?
Cioè anche se della scomparsa in sé (qui lo so che ci va) potrebbe non fregartene nulla, finisci con l'essere dispiaciuto per lui per il quando.
Sembra quasi l'ultimo schiaffo a uno che di spazio in tivvù proprio non riusciva più ad averne, mai come in questo caso, manco morto.

2 settembre 2007

Com'è triste Venezia

Se a Venezia buttassero a mare il dieci percento del silicone che ospitano nei giorni del festival, avrebbero risolto e si chiuderebbero un sacco di polemiche sul mose.
Tacchi 20 diamantati e scollature da alto borgo pure alle 11 del mattino, quelli delle security li distingui dalle star del cinema perché sono quelli che si atteggiano a star del cinema, i figli di quelli che contano li riconosci dal fatto che tornati dalla spiaggia attraversano la hall dell’excelsior in costume scalzi gocciolanti e lasciando impronte di sabbia sui preziosi tappeti mentre gli uscieri non possono prenderli a ceffoni come vorrebbero perché Robert William Dan Bepi Jr Jr non si tocca manco con una doppietta, le critiche cinematografiche le riconosci perché sono tutte vestite come abadjour turche, certo che l’assenza di auto renda Venezia ai primi posti per assenza di polveri sottili nell’aria, suggerirei uno studio approfondito sulla concentrazione di fumo di sigaro e magari qualche domenica a nuoto perché il sigaro è diffuso e fa un sacco artista di cinema almeno quanto il panama ma rompe molto di più i coglioni in ogni angolo e a qualsiasi ora, i poliziotti impugnano tutti il T9 e la fotocamera del cell, potresti rubargli la pistola ché non se ne accorgerebbero, ore ore e ore seduti davanti alla passerella per vedere vedere vedere per un secondo il ciuffo biondo di quello che vorresti essere ma che non sarai mai a meno che tu non sia me che mi chiedo perché cosa farà mai stare per ore a morire sotto il sole centinaia di persone contente di dire “l’ho visto anche se da 100 metri e per un secondo”, litigare con un russo in inglese a mezzanotte e decidere che se non sei più che certo di essere in grado di risolvere un problema non TUO che non TI riguarda è meglio che nemmeno ti proponi di fare il favore almeno di provarci e la sua interprete senza reggiseno che spera tu la guardi negli occhi mentre ti chiede di capirlo ché è come se tu andassi in russia senza calzini e non sapessi dove comprarli e tu le dici che no che è come se io mi incazzassi perché arrivato all’aeroporto non ricevessi in omaggio una cassa di calze filo di scozia così, perché sono artista, ma lei insiste, devi capirlo è artista bravissimo pensa non ha nemmeno il cellulare e tu scopri che il problema della russia sono i parametri di valutazione del valore umano, il napoletano che con la mano sul tuo mouse al tuo “Togli le mani dal mio computer” ti guarda ridendo e ti dice che lui non l’ha toccato non sta facendo nulla e poi lui ama risolvere i problemi e tu pensi siano i peggiori, quelli che godono quando capitano problemi perché possono mettersi in evidenza per la medaglia e sono l’intralcio peggiore pure per attraversare una strada, se viaggi sui motoscafi ti fotografano a prescindere, per statistica torneranno a casa convinti di aver beccato chissachì e magari tra un anno in giappone qualcuno si vanterà di avermi visto tra le tendine di un finestrino che ero proprio io quello di quel film là, quello che non mi ricordo come si intitola, di come sia andato il mio lavoro non dico nulla, troppo bello, troppo mio, troppi complimenti, non capireste perché, perché di fronte alla possibilità di passare mezza giornata chiuso in una stanza con quel ragazzo che anni fa alla mia età scagliò il bidone dell’immondizia contro la vetrina di Sal e diede il via alla rivolta nera ho preferito dormire un’ora in più, svegliarmi con calma, fare una schifosissima colazione, prendere il traghettino incastrato tra mille fanatici armati di fotocamere e metterci un’ora e mezza ad attraversare la laguna dove mi si attendeva per decidere se scrivere il suo nome sullo schermo o meno.
Si è deciso per il no, ché tanto tutti lo sanno chi è, la sala piena, la gente fuori che premeva per entrare, lui una sequenza rara di sprechi che non capisci come si possano sposare con la denuncia sociale di cui si fa bandiera salvo poi buttare nel cesso migliaia di euro in capricci, e tu lì, in regia, col potere in mano di decidere di inquadrarlo quando fa le facce sceme e mandarlo in onda così com’è di fronte alle tv di mezzo mondo e decidi che no, il bidone contro quella vetrina tu invece non lo lancerai.
Perché per te quando qualcosa è giusta è giusta sempre e quando qualcosa è sbagliata è sbagliata sempre e la differenza di soldi è roba che può cambiare solo il tuo rapporto col traghetto che costa 6 euro ed è un furto almeno quanto i 4000 euro per un motoscafo a disposizione per un giorno solo per non aspettare venti minuti in più in una città che ieri al tramonto era una delle più belle immagini che abbia visto negli ultimi anni dopo quella mia mentale nella quale quel “in onda la 2 subito!” l’ho detto e tutta la sala giù a ridere e il suo staff a denunciarmi per lesione d’immagine e io a dire “Ops, scusate, è che sono le mie prime volte, dai su mica è il caso di fare ‘sto casino” e ridere soddisfatto per aver scoperto quanto poco ci voglia per essere più potenti del potente, basta un tasto e un mio cenno.
Ma io sono io tu sei tu e per questa volta ti è andata bene e il mio bidone contro la vetrina non l’ho scagliato, però ricordati chi eri quando non eri nessuno, quando eri solo un nero, solo un nome, solo una faccia qualunque, come la mia, che si emoziona se gli dicono “Bravo, non credevo fossi così bravo a fare regia video, mai pensato di fare solo questo nella vita?” e a dirlo è il presidente dell’agenzia per la quale stavi lavorando che deciderà le prossime mille regie, no, mai pensato, io ho sempre sognato di lanciare bidoni contro le vetrine dei cinesi, il resto è una fase transitoria che mi viene particolarmente, pare, bene, forse proprio perché ci sono arrivato senza pensarci.
Epperò intanto ci sono arrivato e oggi mi diverto a stare in piedi sul motoscafo a prendermi le foto dei giapponesi che si chiedono chi cazzo sia mentre comunque scattano foto e ridi, ridi perché è tutto un gioco pazzesco che non ti chiede chi sei ma chi ti credi di essere, per sapere cosa scriverti sul badge e io dico “regista” e I did my personal right thing dormendo un’ora in più.
Ora sogno Michelle Pfeiffer.
La cosa pazzesca di tutto questo è che ora posso dirlo senza far la figura del 15enne col poster in camera che non capisce che non ci arriverà mai.
Per gli autografi (miei) scrivete al mio staff, che poi sono sempre io.
Se vi interessano quelli degli altri, se siete capaci, arrivateci voi.
A me quelli per ore in attesa di un vip sembravano una carovana di scemi.