23 novembre 2013

Data astrale eccetera

Un tempo parlavo degli amanti del sushi come parlo dei vegetariani, gente che meglio perderli che trovarli, poi ho conosciuto vegetariani che meglio trovarli che perderli e negli ultimi cinque giorni ho mangiato sushi cinque volte, due delle quali sia a pranzo che a cena.
Ho talmente tanto lavoro che in questo momento ci sono due persone che lavorano per me e quando dico per me intendo come se fossi io, solo che non sono io e la cosa è come il sushi, un tempo sarei stato tutto teso in attesa del patatrak perché se non sei me prima o poi la cazzata la fai e dato che lavori come fossi me su lavori miei per clienti miei è come se la cazzata la facessi io e questo fino a ieri mi impediva anche solo di immaginare di dare del lavoro a qualcun altro.
Fino a ieri, perché oggi invece lavori tu al posto mio, io vengo solo agli incontri, tratto i costi, le esclusive, tu sei me e io sono te, solo che io sono te più di quanto tu sia me e oggi questo è tutt'altro che esser tesi, oggi è finire alle 19, andare in albergo, farsi una doccia e uscire a cena con l'amica alla quale raccontare che mi hanno affidato una regia bellissima alla quale sto lavorando da un mese, roba complessa da fare in inglese con tecnici francesi, ologrammi brianzoli, schermi abruzzesi, palcoscenico motorizzato, c'è chi pagherebbe per farla al mio posto e infatti c'è chi la farà al mio posto.
Non sto a spiegare il perché, tanto non si capirebbe, ma ho fatto quello che tecnicamente si chiama, e così l'ho riassunto all'amica a cena: un passo indietro.
"Tu?!" mi ha risposto.
Sì. Io.
A inizio serata le ho detto che ero cresciuto rispetto all'ultima volta che mi aveva visto, a fine serata ci ha creduto.
Mi ha salutato dicendomi Sei pessimo, sorridendo.

Ho dormito a due chilometri dal posto di lavoro solo perché dove dormo c'è un posto dove il sushi è buonissimo, un posto dove il whiskey è buonissimo, un posto dove il gestore del pub è gentilissimo, un posto dove una cameriera è bellissima e una sera mi ha chiesto Cosa scrivi e le ho detto Vuoi che te la legga?
Al lavoro camminando e camminando ritorno in hotel, due chilometri che a milano quando lo dici si chiedono se ti droghi e invece sono esattamente venticinque minuti, tra andata e ritorno un'ora della giornata con la musica in cuffia e niente a cui pensare se non dare indicazioni stradali, ultimamente devo aver assunto l'espressione di uno che sa qualsiasi cosa perché ogni dieci metri c'è qualcuno che mi ferma per chiedermi qualcosa, gli orari di chiusura della biglietteria, dove mangiare, dov'è Wagner.
In due giorni diversi alla stessa ora nello stesso identico punto di quei due chilometri mi hanno fermato due persone diverse per chiedermi dov'era la stessa piazza e a entrambi ho dovuto spiegare che è esattamente da dove stavano arrivando entrambi, pareva il giorno della marmotta, Buonasera Signor Bozza mi dicono in hotel quando arrivo il primo giorno e apro la porta, Ciao Bruno mi dicono al pub quando arrivo la prima sera, è come se vivessi in cento tempi, in cento città, ovunque sono a casa, ovunque c'è chi mi legge, ovunque c'è chi mi scrive, ovunque c'è chi mi pensa, ovunque c'è chi mi raggiunge, ovunque ci sono persone che mi chiedono dov'è una piazza.

Sono stato a cena da una persona importante in una casa importante nella quale la foto più sobria sugli scaffali era quella con lui e il Papa, vogliono che lavori per loro fisso, nessuno è mai riuscito a convincermi a farlo, qualche settimana fa a pranzo non prima di aver fatto arrivare quattro piatti di pesce crudo e un vino bianco gelato uno di quelli con cui vivo da quattro mesi, tra un Vuoi gamberoni e un Assaggia questo tonno che cos'è, butta lì un Ma tu ti fermeresti con noi? e io senza pensarci un istante, come non avessi dribblato la stessa domanda cento volte negli ultimi anni, mi vedo scappar fuori un che mai avrei detto se solo ci avessi pensato un secondo di più e invece non ci ho pensato ed è uscito un che non so perché ma ha avuto l'esatto suono che ha una liberazione, come avessi voluto dirlo da anni ma mai avessi avuto l'occasione a mia misura, il tempo a tavola si ferma, nessuno se lo aspettava, nessuno credeva che una domanda così senza speranza sarebbe stata la domanda migliore mai fatta nell'unico momento in cui andava fatta, il giorno dopo la notizia si diffonde e l'amministratore delegato che mi conosce da anni chiede a chi mi ha fatto la domanda se è sicuro, Ma Bruno Bruno? Ma sei sicuro? Nessuno è mai riuscito a fermarlo e allora da quel giorno è tutto far programmi e io che capisco la necessità di chiarire paletti, a patto che, sia chiaro che, qualsiasi proposta deve girare attorno a pochi punti ma di cemento, non devo tornare a vivere a milano, scelgo io con chi lavorare, voglio una squadra selezionata da me da formare, e tutto è Sì, Certo che sì, Ovvio che sì, ma davvero ti fermi, faremo il botto.
Non lo so, le cose sono già cambiate e l'arrivo di un'altra persona con la quale anni fa giurai di non sedermi nemmeno più a tavola fa improvvisamente cambiare l'aria e io prendo la persona che mi fece la domanda del secolo e gli dico che allora adesso è di nuovo no, non lavoro in un posto dove c'è lei perché dove c'è lei l'aria diventa irrespirabile, il terremoto, adesso come si fa, cosa si fa, non lo so io intanto mi faccio i miei chilometri per tornare in albergo, c'è gente in strada che se non gli dico dov'è una piazza non sa dove andare, Voi se volete un consiglio alzate le trincee e rinforzate gli argini perché vi mangia e so di cosa parlo.
In due giorni hanno già avuto modo di dire tre volte Forse ha ragione Bruno.
Certo che ha ragione Bruno, Bruno ha sempre ragione, e infatti Bruno non si ferma più fisso però è stato bello pensarci per una volta dopo tanti anni.

Mio fratello si fa un'ora di metrò solo per venire a cena con me per raccontarmi che sta bene, che il lavoro gli va bene, che l'equilibrio gli sta bene, che mi vede stanco ma mi vede in grado di.
L'altro fratello mi telefona solo per dirmi Ciao volevo solo sentirti, prima volta in mille anni, viene a cena anche lui una sera, Gianluca mi telefona dopo più di un anno, dice che Simone ha avuto voglia di vedermi, hanno tutti voglia di vedermi e nessuno che sappia cosa è successo ad agosto, hanno tutti semplicemente voglia di vedermi nello stesso momento, è come fosse saltato un tappo e lo champagne uscisse a fontana inarreastabile.

In agenzia c'è lei, bellissima ma di ghiaccio, fai fatica ad avvicinarti, pensi ti mangi, sembra di un pianeta a mille anni luce dal tuo, poi ci parli dieci minuti e scopri che è il contrario, appartiene al tuo più di quanto immaginassi, è normale, è semplice, frequenta i tuoi posti, vive i tuoi quartieri, scorgi che quel ghiaccio è in realtà solo la scelta di chi vive fuori dal lavoro, che è qualità di chi non ha l'ansia tutta milanese di mendicare mattoncini per l'autostima in ogni minuto della giornata e per questo capisci d aver di fronte una persona che ha da dire ma semplicemente sceglie quando e con chi, dieci minuti dopo la prima volta che le rivolgi la parola per dirle Ci offriamo un caffé? ti dai al bunjee jumping chiedendole di uscire con la stessa istintività usata per dire quel Sì mi fermerei a lavorare fisso, se solo ci avessi pensato un secondo di più non l'avrei più fatto solo per risparmiarmi il No di un altro pianeta, ma non ci penso e salto, mi scrive un mega giga sì e ci allega un disegno che mi fa sorridere al pensiero del suo aver sorriso quando l'ha scelto.
Non era di ghiaccio, semplicemente sceglie quando e con chi sorridere e quando sei così di cose da dire rischi di averne persino più di me, che è tutto dire, appunto.

Vivo in mille città come fossero tutte quartieri di un'unica enorme città alla quale appartengo e questa cosa (oggi) mi piace moltissimo, mi sposto tra le città con la leggerezza (e la frequenza) con la quale le persone normali vanno in centro a passeggiare o in quel quartiere a sentire musica, i treni sono autobus, gli aerei sono taxi, gli hotel sono case, i ristoranti sono parenti la domenica e infatti lì ci vediamo.
Settimana prossima sono a Montecarlo.
Stesso hotel, stesso teatro, stessi locali, so persino quale semaforo attraverserò la mattina per andare a lavorare e dove andrò la sera a bere il bicchiere per liberare la mente dalla giornata.
Poi però quando torno mi fermo un pochino altrimenti muoro e sulla lapide come epitaffio ci mettono il numero di punti della tessera di Italo, quattro mesi così comprensivi di uragano Katrina senza mai fermarsi più di cinque minuti nello stesso posto e nello stesso pensiero e un numero di lavori che solitamente faccio in un anno sono davvero troppo anche per me.
Un po' di bici, qualche invito a cena da accettare, qualche sigaretta in meno da fumare, le luci di natale da mettere a nonnina che è già entrata in zona defcon e non preme solo perché mi vede una volta alla settimana giusto quando lancio la valigia sul letto quella di un lungo viaggio ma la conosco e se aspetto ancora un po' cede e nel piatto mi fa trovare il tubo di luci, burocrazie da sbrigare, avvocati da sguinzagliare, mercati da passeggiare, cucine da riattivare, campanelli da sostituire, addobbi ad arredare ché tra poco è Natale.

Il venticinque dicembre sarà esattamente un anno che non faccio sesso (lasciato oltretutto incompleto a causa della tanto brutta quanto mai provata prima sensazione di star violentando qualcuno che mi ha fatto girare dall'altra parte e dire basta così) e almeno tre che non faccio l'amore.
Se non sai cosa regalarmi per natale, dico.
In cambio vivrai i sei secondi più belli dei tuoi ultimi anni, nove se ci diamo anche ai preliminari.

Vogliamo dire che sono felice non esageriamo, vogliamo dire che sorrido sì, diciamolo, un mega giga sì diciamolo.
E onestamente solo tre mesi fa non avrei messo nemmeno un centesimo sulla possibilità e perciò a me oggi basta questo.
C'è chi crede io mi senta dio, la verità è che sogno di essere Valerio Mastandrea.
Capace di star zitto in quel modo lì, dire l'essenziale con quella faccia lì e fare di storie banalissime dei film bellissimi.



15 novembre 2013

Validi motivi per cui l'ebook non vincerà mai sulla carta

Il mercato dell'usato, come per il vinile, vive solo delle versioni stampate.
La carta può essere letta anche in mezzo al deserto dove non c'è elettricità.
Si possono tenere anche dieci milioni di ebook in una chiavetta usb, ma solo i cartacei ti permettono di prendere le misure di chi ti ha invitato a cena sbirciando gli scaffali prima che apra bocca; se ci trovi più di due titoli di Coelho invèntati seduta stante un impegno urgente e fuggi a gambe levate.
Gli ebook non possono essere tirati in faccia a qualcuno.
L'ebook non può essere ritrovato in cantina dopo cinquant'anni con ancora leggibile una dedica scritta a mano quando venne regalato.
Gli ebook non richiedono investimento iniziale e quindi selezione da parte di un editore, così qualsiasi cretino che riesca a mettere in rete un pdf potrà dirsi scrittore anche se non glielo leggerebbe nemmeno il suo cane, che pure sa leggere sicuramente meglio di quanto lui sappia scrivere.
I libri prestati non ritornano mai ma in cambio lasciano in memoria il debito e quindi la persona alla quale l'hai prestato, dall'ebook non ha nemmeno senso aspettarselo e quindi una volta inviato dimentichi libro e persona.
Se hai mille ebook hai come segnalibro un tasto unico per tutti, se come segnalibro dei cartacei usi le foto ne sceglierai una per ogni libro che hai, rendendo ciascun libro una storia che racconta un'altra storia ogni volta che lo apri e che la protegge dal tempo ogni volta che lo chiudi.
Per cancellare un'intera biblioteca di ebook basta sbagliare tasto, per cancellarne una cartacea devi dar fuoco alla casa.
Se esistessero solo gli ebook, nelle case affittate per vacanza non ci sarebbero da leggere titoli che non avresti mai comprato.
Se ai bambini prima di dormire leggi le fiabe da libri di carta, da grandi si ricorderanno del tuo viso illuminato dalla luce calda della abatjour di fronte, se gli leggi un ebook si ricorderanno del tuo viso illuminato dal basso da una luce fredda: prova la differenza davanti allo specchio e scoprirai perché fino a una generazione fà i figli non uccidevano i genitori.
Leggere i cartacei tiene allenata la vista, se fai fatica a leggere un ebook puoi ingrandirlo, se fai fatica puoi ingrandirlo ancora, quando farai di nuovo fatica potrai ingrandirlo ancora e ancora fino ad avere una parola alla volta sullo schermo e ritrovarti a sessant'anni in grado di leggere solo dal cartello autostradale in su.
Se un libro di carta si bagna diventa più grande, se si bagna un ebook si rompe.
Gli ebook fanno felici solo chi li scrive e i traslocatori, i libri di carta fanno felice l'intera filiera che collega chi li ha scritti a chi li legge.
Se vuoi copiare un passo di un ebook basta fare copia e incolla, se vuoi copiare un passo di un libro di carta lo devi trascrivere parola per parola, leggendo e scrivendo ogni singola lettera prolungandone così la digestione come non fosse passato un giorno dal tempo degli amanuensi e per questo lo fai solo se dentro quel passo c'è un mondo intero, se hai molto tempo da perdere o se non ne hai più.

Una mattina eravamo al lavoro, un muratore anziano ed io, in uno slargo della Sanità. Impastavamo a mano i metri cubi del giorno, sabbia e ghiaia, mescolandole con acqua e cemento. Le braccia andavano da sole, lo sguardo nostro assorto sull'impasto, ma anche lontano. Il respiro scendeva seguendo la pala. Passarono due ragazzi vestiti alla spaccona su una motocicletta. Si fermarono a guardare, poi uno disse all'altro: "Tieni a mente: chi'o ffacesse maie".
Il compagno alzò gli occhi dall'impasto, cercando di metterli a fuoco, come se li richiamasse da lontano, da un libro, lentamente. Furono su di me. Cercavano risposta, agilità di sdegno, bussavano al mio sangue. Non risposi. Sentivo il disprezzo dei guappi verso di noi come scaduto, logoro, niente in confronto a quello fresco d'ira di Céline contro di loro: "Essi sono soltanto giovani al modo dei foruncoli per quel pus che fa loro male dentro e li gonfia".
Non ricambiai lo sguardo. Quelli erano anni di sdegni sbriciolati, ognuno era solo nel suo, non c'era più un'ira comune. Mi chinai con più forza sull'impasto, accelerai i colpi di pala: amico, questo è lieve ancora, ci caricassero del doppio e noi lo reggeremmo. Lascia che avvitino senza fine la manopola che dà corsa al loro motore, che s'impregni d'ascella l'arma nella fondina. Vanno a farsi largo in tanti in un mondo stretto, mentre noi siamo quelli che non tolgono posto a nessuno. Nessuno verrebbe a toglierlo a noi.
Ma non parlavo, non dicevo niente, a volte per un giorno intero sul lavoro solo il respiro mi usciva di bocca.
In altre città ero stato uno di Napoli, bastava agli altri e a me quella provenienza. A Napoli non mi era accreditata. Tra gli operai della mia lingua ero accolto come un forestiero. Ero per loro uno di altre città, su di me la fatica aveva lasciato altre pose, altre usanze. All'ora scaduta lasciavo il lavoro al punto in cui era, mentre gli altri regalavano ancora un po' di braccia al tempo già venduto. Allora un saluto brusco bastava per andare a lavarmi. Si è stranieri sul posto, proprio dove si è nati. Solo lì è possibile sapere che non esiste terra di ritorno.


Erri De Luca - In alto a sinistra.

13 novembre 2013

Siamo piume (di struzzo)

Fino a luglio passavo il mio inconsapevole tempo parlando di politica leggendo di politica litigando di politica per convincere ogni persona possibile a non dar retta al populista vestito dagggente e Grillo oscillava a intervalli settimanali tra il 18 e il 21 e il PdL diceva che il governo era finito e Marina Berlusconi confermava la sua volontà di non scendere in politica e il PD litigava sul tema congresso.
Ad agosto scopro quanto profondo fosse il disturbo che avevo accanto e improvvisamente cado in un tunnel nel quale ogni energia è canalizzata a uscire il più velocemente possibile da quell'inferno senza tempo per leggere nemmeno le cronache locali e intanto Grillo oscillava a intervalli settimanali tra il 18 e il 21 e il PdL diceva che il governo era finito e Marina Berlusconi confermava la sua volontà di non scendere in politica e il PD litigava sul tema congresso.
A Settembre vado in Turchia scollegandomi completamente da ogni argomento che non sia la mia risalita e smetto di informarmi, di seguire la politica e di parlare di politica se non per brevi occhiate ai telegiornali che al rientro dalla Turchia mi fanno sapere che Grillo oscilla a intervalli settimanali tra il 18 e il 21 e il PdL dice che il governo è finito e Marina Berlusconi conferma la sua volontà di non scendere in politica e il PD litiga sul tema congresso.
A Ottobre partono una serie di lavori che mi tengono in giro per l'Italia con ritmi tali da non riuscire nemmeno a leggere un Topolino e la mente viaggia su piani molto più alti della politica alla quale per questo ancora non ho restituito quell'interesse che tanto mi appassionava e solo in brevi occhiate alle prime pagine vengo a sapere che Grillo oscilla a intervalli settimanali tra il 18 e il 21 e il PdL dice che il governo è finito e Marina Berlusconi conferma la sua volontà di non scendere in politica e il PD litiga sul tema congresso.
A Novembre inizio un lavoro che occuperà l'intero mese e sarà impegnativo, ma davvero impegnativo tanto quanto sarà importante per i miei prossimi mesi e forse anni e per questo non ho tempo né testa per rimettermi in pari con la politica se non guardando senza particolare attenzione qualche talkshow nel quale si parla del fatto che Grillo oscilla a intervalli settimanali tra il 18 e il 21 e il PdL dice che il governo è finito e Marina Berlusconi conferma la sua volontà di non scendere in politica e il PD litiga sul tema congresso.

Questo fatto che il mio leggere discutere litigare e interessarmi o meno di politica non sposti di una virgola l'asse terrestre di un mondo che ruota a prescindere dal mio intervento e contributo, è un limite del quale dovrò prima o poi prendere definitivamente consapevolezza.
Siamo piume.
Pensiamo di essere fondamentali per il processo della fotosintesi planetaria quando in realtà anche a spendere ogni nostra energia riusciamo a malapena a influenzare le nostre prossime due o tre ore.
Comprenderlo rischia di essere molto liberatorio.

12 novembre 2013

The Brù switch project

Per la generazione di nonna era tradizione, alla nascita dei maschi, imbottigliare del vino da invecchiamento da aprire il giorno del militare o del matrimonio.
E niente, un esempio come un altro di qualcosa che con gli anni migliora.
Ne ho una decina, la guerra è finita, ci si ubriaca e si fa l'amore come fosse sempre il 26 aprile '45.
È una proposta.



10 novembre 2013

Sono un po' stanchino


disse Forrest Gump dopo essersi sparato dodici debutti in un mese, uno ogni due giorni, tutti perfetti non fosse l'assenza di te e una barba lunga di maratone senza sosta e centomila chilometri percorsi in ogni angolo calpestabile d'Italia e centomila persone dietro a fare il tifo.
L'altra sera ho visto Lisa, in scaletta al punto uno finalmente quaranta minuti a piedi per Firenze tipo i primi quaranta minuti interamente per me in un mese, al punto due un bell'abbraccio, al punto tre parlare di te ad lib, punto uno e due portati a casa, al punto tre le ho parlato di tutto tranne che di te, metti che le parole non siano abbastanza, metti che non siano piene, che non si capisca perché dato che comunque lo racconti gliene mancherebbe un pezzo, metti che dimentichi una parola o ne metta una in più, le ho parlato allora del prima di te, come ci fosse stato un prima di te, il suo sguardo diceva Ho capito e si riferiva a te, punto tre portato a casa, punto quattro lei mi ha parlato del dopo con te e per esser chiara l'ha fatto non parlando nemmeno lei di te ma presentandomi il fidanzato la sera dopo, quando le ho proposto l'entusiasmante programma di venire a vedere cosa significhi essere pagati per far ballare ennecento persone a sera a ritmo di mimimmimimimimmmmi-mimmimmisecsimimmi e altro che buscoschi dei miei coglioni, fare del trash la tua vita è questione di abilità rare e indovina un po' se io ce l'ho o meno, lei ora lo sa, ha visto, ai nipoti potrà dire io c'ero ma non ditelo a nessuno.
Come allegoria di tutte le coppie azzeccate per una botta di culo che dalle sabbie mobili si sparano insieme nell'iperspazio così che io capisssi di cosa mi stava parlando lei e lei capisse di cosa le stavo parlando io, niente di meglio di un caro espiatorio che in scaletta c'ha la parte di quello appagato e sazio ma ugualmente proiettato in avanti, in una parola uno sereno, e si presenta con un cazzo di fidanzato stupendo che sorride ogni cosa dica e ogni cosa tu dica a lui e senza nemmeno l'ausilio della manciata di freedrink che gli ammollo appena arriva perché capisca che penso anche a lui ma non serve si vede che lo sa, sorride e ci salutiamo, sorride soprattutto del fatto che non ho riconosciuto lei tanto quanto non avevo riconosciuto lui e lo capisci che la cosa l'ha tranquillizzato tanto da prendermi per il culo in quel modo lì che un giorno potremmo essere un sacco amici, tanto vuoi che un giorno non mi trasferisca pure a Firenze, l'unica città nella quale se cammini sulle piste ciclabili è condiviso che lo stronzo sei tu, a parte Renzi è chiaro che ha delle potenzialità pazzesche.
Gli dici che di mestiere io conservo segreti, che su feisbuc ti contano i battiti di ciglia e si vendono il totale e lui sorride dicendoti Lo so e io gli dico No io ti sto dicendo quello che non sai e questa è solo la parte che sono autorizzato a dire, pensa il resto, allora alzi l'asticella e gli dici che a noi i buoni sconto sugli assorbenti non servono e lei interviene per alzare giustamente un po' il livello del dibattito appoggiandomi lì un semplice Mai dire mai e parlava di te ed è stata dolcissima ma tu prosegui con lui correndo a un altro esempio prima che venga sfiorato dal sospetto che parlasse anche di loro due e gli dici che i farmaci uccidono non forse, proprio uccidono sicuro e lui sorride, allora la alzi ancora dovrà cedere e gli dici che le banche sanno quando morirai di fame e non hanno alcun piano per impedirlo perché semplicemente non vogliono impedirlo e lui sorride, questo non lo abbatti manco con un carro armato e per scoprirlo vorresti dirgli che se non sarai tu accanto a me per sempre il mondo finirà ma non lo fai solo perché lui sorriderebbe anche della fine del mondo, Lisa ha scoperto dove fanno i fidanzati che sorridono qualsiasi cosa brutta gli racconti, io so che ce n'è anche una versione femminile sai, sta laggiù proprio dove stai tu in quell'esatto centimetro quadrato che occupi tanto sei leggera nel senso più bello del termine.
Sai che la parola Termine si chiama così perché quando trovi quello giusto termina la necessità di andare avanti a spiegarlo?
Non è vero però per esempio se l'avessi detto al suo fidanzato avrebbe sorriso esattamente come avresti sorriso tu se mi avessi visto in questo momento che l'ho pensato e mi son sentito per la trecentesima volta della giornata uno piuttosto intelligente.
Intelligente al punto da chiedere al capo se per l'ultima data possiamo fare uno scherzo al presentatore e in diretta sul gobbo elettronico a un certo punto al posto dei testi fargli comparire la foto di tutti noi in regia con su scritto Bu-Buuuuuu... Sette-teeeeee! per vedere di nascosto l'effetto che fa, permesso accordato Bruno abbiamo l'ok di quello che ci paga il mutuo, vai con la simpatia al punto cinque, una delle robe più divertenti pensate nell'ultimo mese riesce ad essere contemporaneamente una delle cose più spietate che una regia possa partorire e cioè volontariamente tirare una martellata sul ginocchio al presentatore senza avvisarlo solo per vederlo improvvisare, lui non è che abbia gradito molto ma noi ci siamo divertiti tipo i meccanici che ai box quando sei primo all'ultimo giro e ti fermi per completare e arrivare al traguardo ti cambiano le ruote mettendoti quelle che certamente ti faranno vincere ma non-te-le-avvitano e mentre tu alla prima curva perdi le ruote loro cantano mimimmimimimimmmmi-mimmimmisecsimimmi con la camera a spalla che spara sugli schermi finalmente anche noi, che la gente lo veda che noi di lavoro facciamo quelli che si divertono riuscendo contemporaneamente a non sbagliare una virgola perché siamo roccia e non possiamo che ballare mentre lo facciamo, mentre progettiamo cattiveria pura, volontaria, ma di quella che non fa male a nessuno, chi di noi non si è perso qualche traguardo nella vita, su.
Parlando di traguardi il fidanzato di Lisa, sempre sorridendo savasandìr, intenzionato a placare il trance agonistico in cui stavo mi chiede a bruciapelo quanto penso di poter fare 'sta vita, l'ho detto io che potremmo essere amici, uno che dopo un'ora che ti conosce quando sei contentissimo per essere arrivato al traguardo ti svita le gomme facendoti la domanda del secolo, se non è divertente quanto me è comunque uno che ha buone prospettive per il futuro e uno così non te lo tieni buono per ferragosti a infilare insieme la faccia nell'anguria?
La risposta è stata Finché non si verificherà una di queste due condizioni: non mi permetteranno più di essere così cretino, o un figlio, al quale dovesse mai arrivare prometto di essere così cretino in esclusiva ogni volta che ne avrà bisogno era il sott'inteso.
Per essere più chiaro ho provato a riassumere il tutto spiegandogli il motivo per cui io sono dio, lui sorrideva, lei ovviamente meno, improvvisamente raggiunta dalla certezza di essersi dimenticata di avvisarlo, di avvisarlo del fatto che quella sera avrebbe conosciuto dio, si vede che non sente il bisogno di salvarlo ma solo di vederlo sorridere, quella che a spanne è l'allegoria di una bella coppia, la realizzabilità dell'equilibrio.
E' finito anche questo giro, la gente pensa che sappiamo solo fare gli scemi e noi intanto abbiamo fondato l'ennesima Eppol, la mia vita è una scatola di cioccolatini nessuno può sapere quanto riuscirò a essere cretino domani, stupido è chi lo stupido fa a meno di avere il coraggio di farlo sul grande schermo, ho gambe di ferro che ballano Elvis, sono stato in guerra mi hanno ferito e sono tornato, attraverso cento stati senza mai fermarmi e senza nemmeno accorgermene, tu sei Jenny e io ti aspetterò anche tutta la vita solo perché tantissimi anni fa mi hai fatto sedere accanto a te e quando si parla di amore a prima vista il termine esatto è quell'istante lì.
Esistono ancora versioni che non hai mai sentito e io conosco il posto segreto in cui sono custodite.


2 novembre 2013

Vedi che sei anche qui

E stasera rientrato dall'ennesima settimana in viaggio ti racconto che alla fine i viaggi arrivano sempre alle stesse stazioni e che da anni desideravo vedere lo spettacolo di quell'artista così strano, così poetico, così in alcun modo elettronico.
Ti racconto che tante volte ho espresso il desiderio ma erano anni in cui capitavano solo le cose che io facevo capitare, sempre ben consapevole che il merito sia la merce più facile da rubare e quindi più rubata al mondo e per far capitare anche quell'artista non avevo tempo e così non capitò mai, troppo impegnato a risolvere la colpa di aver fatto capitare trenta trentuno ma non trentadue e niente artista strano, quindi, non te lo meriti nemmeno in regalo.
Sono settimane davvero faticose queste, non sto a casa più di tre giorni consecutivi da tanto di quel tempo che mi chiedo che senso abbia averne una quando ci sarebbe la tua che ha già tutto quel che serve, ti racconto di un albergo a notte, una città a notte, una buonanotte, grandi numeri, effetti speciali dentro lavori per nulla speciali, rendiamo felici le persone noi o a volte semplicemente permettiamo loro di non impazzire al punto che quando ti salutano ti chiedono di trasferirti da loro per un anno, fai cinque, come fossi il loro analista e alla fine è sempre no grazie, sto bene così perché alla fine sempre applausi e treni, treni e applausi, il Grande Regista Superiore sempre intorno a controllare, discreto quando serve, rumoroso quanto serve, in questi giorni di attese e di speranze e di illusioni serviva ed è arrivato a regalarmi l'artista così strano.
Ti racconto che tanto l'ho desiderato che alla fine il Grande regista Superiore me l'ha recapitato direttamente a casa, non lo vai a vedere mi ha detto, lavorerai proprio con lui.
Ti racconto che me l'ha recapitato in un posto strano, a pochi metri dalla vita e dalla morte, la sottigliezza il Grande regista Superiore non se la risparmia mai quando compare, è la sua parte di divertimento, abbiamo fatto un patto e va bene così.
Ti racconto che alla notizia la gioia e lo stupore e il desiderio hanno quasi immediatamente lasciato il posto al dubbio.
E adesso cosa faccio?
Tu stai pensando che quando desideri tanto vedere un artista che fa le cose magiche e ti arriva addirittura l'occasione di lavorarci insieme la gioia sia l'unico sentimento che ti attraversa, ma lo stai pensando perché non consideri l'altro punto fondamentale: tu ci andresti a fare la donna che vola sospesa nell'aria mentre il mago fa passare i cerchi per dimostrare l'assenza dei cavi?
Capisci cosa intendo?
Li metteresti sul tavolo della trattativa tutti gli anni bambini a guardare estasiati le donne volare sapendo che non è davvero magia ma non potendola spiegare vivendola come se lo fosse, se potessi scegliere di rinunciarci da quel giorno in poi perché vedrai come fanno, solo in cambio del tuo stare accanto al mago mentre la donna si solleva nell'aria, solo per il piacere di poter dire di esser stato lì?
Baratteresti la magia dello stupore con la possibilità di conoscere il mago?
Ti racconto che ci ho pensato tanto, sai, il racconto del giorno del giorno diverso ogni giorno che ti ho promesso oggi sarebbe questo, ci ho pensato tanto a quel baratto, un piccolo conflitto interiore tra il me contento di lavorarci e il me che non vuole sapere come i maghi facciano le magie perché ciò che si perde in quel baratto è più di quanto si guadagni, come in certe cose della vita che a volte succedono e tu non sai spiegarle ed è proprio quello a renderle così speciali.
Subito ha vinto il me che non vuole sapere e il giorno delle prove nel primo teatro io che sono l'artista più magico del mondo mi ero preso il camerino principale ed ero contento perché giocavo a essere io l'artista principale, come in certe cose della vita che a volte succedono e a volte no anche se le desideriamo proprio tanto, e poi arriva il suo staff e mi entra in camerino e mi chiede quale sia il camerino per lui e io dico Boh, questo in effetti è il principale è l'unico con la doccia gli servirà mica pure la doccia, sì mi dicono, certo che gli serve e infatti ora glielo lasci e ti racconto che hanno portato le sue cose per lasciarle lì e sono tornati in albergo e io, il me che aveva vinto e non voleva sapere, si è trovato nel camerino tutto solo con quella che da bambino tutti abbiamo sognato di avere davanti da aprire e cioè la valigia del mago e ti racconto che non lo sai, davvero non lo sai cosa significhi desiderare tanto vedere quel mago e in un lampo di magia del Grande Regista Superiore che a volte premia a volte mette alla prova trovarsi non in platea ma chiuso nel camerino del mago con la valigia del mago e tutti i segreti dentro e, semplicemente, non aprirla.
Ti racconto che amo così tanto non sapere come avvengano le magie che quella valigia alla fine non l'ho aperta e non ho fatto come i miei colleghi che durante lo spettacolo sono stati dietro le quinte per vedere come fa ma sono stato davanti, lontano, potevo scegliere di essere un privilegiato e ho scelto di essere come tutti pur di salvare la magia, di nuovo.


Ti racconto che il Grande Regista Superiore per premiarmi per aver superato l'esame mi ha fatto un altro regalo e durante lo spettacolo, nella parte in cui il mago disegna con le mani sulla sabbia, ha detto al mago di disegnare una cosa per me speciale e quella cosa è apparsa sul palco un granello alla volta, con sole le dita a creare eclissi con la luce sotto la sabbia, e io ho sorriso e mi sono sentito di nuovo speciale come premio per aver scelto di essere come tutti, perché essere come tutti quando si è tutti è facile, ma sceglierlo quando si può essere di più merita un premio e quel premio è arrivato.


Ti racconto che in un altro lavoro, perché ne sto portando in giro tre diversi come il circo a tre piste ma con anche tre tendoni, in un'altra città in un altro teatro siamo andati in scena noi due e ti racconto che se vuoi da oggi in poi sarà solo Fossati in tutti gli schermi, in tutti i teatri, in tutte le piazze, una città a notte, un albergo a notte, una piazza a notte, lo vuoi come regalo tutti i teatri che cantano Fossati ogni notte? te lo posso fare perché io posso scegliere se essere come tutti o no e se vuoi che sia no girerò l'Italia e da oggi in poi su ogni schermo a mia disposizione metterò solo Fossati e in ogni piazza si sentirà Fossati, ogni notte in una città diversa, ogni giorno in un teatro diverso, così ovunque tu sia e con chiunque tu sia per sentire la storia di noi non dovrai far altro che aprire la finestra e guardare fuori, da qualsiasi parte arrivi il vento ti porterà Fossati e gente che ci applaude e tu potrai addormentarti pensando che una volta hai conosciuto un mago e ci sei arrivata così vicina ma così vicina da volare senza sapere come, né perché, tu sia ovunque io sia ma ci sei e la gente applaude ogni giorno, ogni notte, in ogni teatro, in ogni piazza e se apri la finestra lo sentirai, se non ti dispiace il mio essere un po' così, un po' teatrale nel dire le cose.