5 giugno 2012

I miei prossimi quarant'anni


La differenza tra quando hai compiuto trent’anni e oggi che ne fai quaranta, la si può riassumere nel fatto che invece di comprare weekend adrenalinici ,in rete compri esami flebologici.
Poi a quaranta non fai gli esami che pure hai comprato esattamente come a trenta non andavi ai weekend adrenalici e questo significa che sei lo stesso scrutatore non votante di quando ne avevi trenta e questa è una costanza che merita almeno la celebrazione dell’evidenza.

Si sta in quella fase lì, quella in cui sei abbastanza avanti da avere un bagaglio sufficiente per poter cominciare ad abbassare il margine di errore, ma non ancora così avanti da potersi permettere di smettere di considerare maturità ciò che in realtà era solo sinergia tra istinto e stanchezza, così da finalmente liberarne la potenza in qualsiasi direzione abbia bisogno di sfogare e non più solo in quelle che vengono bene in foto.

Per il resto mi sembra tutto abbastanza usuale, familiare quanto lo era ieri, e credo che questo abbia qualcosa a che fare col fatto che io quarant’anni li ho da quando ne ho nove.
Sono uno di quelli che è dovuto andare da zero a cento in quattro secondi e spesso, ma oserei dire quasi sempre, mio malgrado; il mondo non sempre ti chiede prima quanti anni hai e poi se sei in grado di averne di più, a volte salta i preliminari.

Il vantaggio è che stai sempre un passo avanti agli altri, tutti gli altri, compreso te stesso e allora oggi so che nei prossimi non conquisterò più la luna, non condurrò popoli alla liberazione, non guarirò malati, non girerò film come stutman, non aprirò una mia azienda, non farò il maestro d’asilo, non avrò una famiglia numerosa una casa in montagna e un allevamento di cani.
Oggi penso che se anche solo riuscissi a riposare un po’, potrò esser certo di aver davvero capitalizzato anche il male e quindi aver fatto l’unica cosa che in tutta onestà non ho voglia, prima che forza, di fare.
A uno come me non bastano quarant’anni di tentativi per prendere atto che davvero tra le alternative possibili non c’è la soluzione ma solo diversi modi per conviverci.

Io penso molto, questo sì.
A una velocità e un ritmo tali da aver bisogno di strumenti espressamente studiati per tenere lontano il rischio di esagerare, col risultato di avere in testa Pelè con due nani attaccati ai polpacci.
Non me ne voglio liberare per il loro non piacermi, sono lì attaccati da talmente tanto tempo che dovendomeli tenere ho almeno imparato a palleggiarci e quindi alla fine ci condivido anche parte dei meriti da ammirazione, me ne voglio liberare perché so cosa il mio pensiero potrebbe fare se lasciato libero di muoversi in proporzione alle possibilità: Tutto.
Anche cose che oggi mi vengono per sbaglio.
Soprattutto quelle che fino a oggi mi sono venute per sbaglio e che mi fa così incazzare l’impossibilità di replicarle perché distratto.
La mia mente fa cose davvero speciali.

Comunque: finalmente mi piace leggere, vado molto in bici, al parco a fissare il vuoto, faccio i lavoretti da hobbysta aggiustatutto, sono senza soldi e senza lavoro, ho una fidanzata che l’ultima volta che m’ha detto che sono sbagliato è stato cinque anni fa quando mi ha conosciuto, una famiglia intorno che si fa urlare contro le peggio cose e quando finisco mi danno i baci, una città insospettabilmente bella, amici che non mi vengono a trovare e quindi vado io a trovare loro, mi è stato detto che uno dei miei fratelli mi renderà zio, una nonna che dopo un anno e mezzo ha finalmente iniziato a chiedermi se le do una mano.
Piccole cose, l’immondizia, la soletta da incollare alle scarpe, la lampadina.
Con calma, abbiamo tempo.


2 giugno 2012

Duepunti

La mia fondamentale, riassunta in due brevi punti:

1) Contestare l'opportunità di una parata che è sempre stata un'ostentazione di maschia e italica fierezza militare, avendo come unica argomentazione l'inopportunità della spesa e dell'ostentazione in momenti d'emergenza, è come dire che il partito nazista può anche riorganizzarsi, basta che lo faccia a porte chiuse e a spese sue.
In sintesi, perché gli anni scorsi andava benissimo e nessuno lanciava nessuna campagna?
Basta che non ci siano sfollati, che spendere due milioni per far sfilare lanciamissili e fucilieri come nella miglior tradizione nordcoreana non sollevi alcuna obiezione?
La storia, non solo della Nord Corea, dice così.

2) A parti invertite:
è il 20 Aprile di un anno qualunque quando un terremoto devasta l'industriale pianura padana buttando in strada migliaia di padani.
L'area politica di destra reagisce proponendo di sospendere la celebrazione del 25 Aprile partigiano organizzata per i giorni successivi, per ricollocarne i fondi e gli uomini a favore dell'aiuto agli sfollati.
Il popolo del Web, il mai tanto protagonista popolo del web, cosa fa: sostiene amplifica e applaude?
Dando per valide le motivazioni in giro in questi giorni, verrebbe da dire sì senza ombra di dubbio.
Poi c'è la storia.