11 febbraio 2017

una mostruosa onda

Se il dubbio che spieghi il perché di questi lunghi silenzi è il mio eventuale essermi fidanzato con la donna più bella dell'intera galassia, also known as quella Valentina Lodovini che ha dato al concetto di Femmina un senso finalmente completo e definitivo, la risposta è -ahimé- no.
Non ancora diciamo, ma mi sto tenendo libero per l'eventuale suo offrirmi la possibilità, opera nella quale mi sono specializzato ulteriormente negli ultimi due anni prima di scoprire che avevo le stesse possibilità di contatto che ho con la Lodovini e allora irrealtà per irrealtà tantovale che sia la Lodovini con la quale oggi posso dire di averne persino di più di possibilità, oltre che di motivi.

Nel frattempo i lunghi silenzi sono dovuti a più fattori, primo tra i quali un lavoro che ormai ha toccato vette che abbatterebbero un cavallo fatte da settimane di cinque aerei in quattro giorni, un paio d'ore di sonno al giorno, applausi a ogni ingresso, successi a ogni uscita, la fila.
Amici e donne si sono ridotti a essere il numero uazzàp al quale invio inutili foto dei cinquanta dicasi cinquanta ricci che ho mangiato l'altra sera a Bari, sentimentali foto dei cartelli pubblicitari negli aeroporti a indicare che sono nella tua terra e tu no perché impegnata a trovare la tua prossima, ancora più inutili racconti dell'ennesimo successo ormai raccontabile solo a chi con me ha vissuto il precedente o si prepara a vivere il successivo, quel diabolico incrocio di destini che sfumano il confine tra colleghi e amici con i quali guadare ogni volta fiumi di arroganza, maleducazione, presunzione e un livello di ignoranza che danni ne sta arrecando oltre il limite del recuperabile o quantomeno del tellorabile o forse sono io che ho semplicemente superato la soglia e oggi sono invalicabile muro, o ponte per chi a differenza mia ad attraversarli nuotando ci prova ancora perché lo ritiene possibile in un paese ormai completamente impazzito.

Per un involontario svolgersi di calendari mi trovo oggi con una casa a Torino e una a Milano lasciata libera dagli inquilini, nella quale quindi oggi vivo quando torno in città per motivi di lavoro.
L'avere una casa a disposizione invece dell'albergo che negli ultimi 5 anni mi ha fatto da alternativa mi permette di programmare l'arrivo ma non la partenza, che ogni volta slitta in avanti di un giorno, poi due, poi tre, negli ultimi due mesi sono stato più a Milano che a Torino e in entrambi i casi oggi posso dire "a casa mia".
Il lavoro già insostenibile è ulteriormente montato come panna, la casa richiede lavori prima di essere riaffittata e quindi incrocio le due cose per occuparmi, come sempre da solo, di entrambe.
Piaciuta come la racconto?
Funziona?
No dai parliamone, è arrivata l'onda, come non mi conoscessi, anzi già tanto che per anni sia stata sotto controllo.
Vuoi l'entusiasmo, vuoi l'amore, vuoi i progetti di amicizia che hanno atteso anni prima di rivelarsi per quello che erano e cioè null'altro che l'ennesimo incontro con l'unico istinto che l'umano avrà sempre come faro di navigazione e cioè il salvare se stessi masticando e sputando chiunque si metta lungo la strada in posizione meno che a favore, vuoi una città che mi era diventata realmente tossica per tutta una serie di motivi che solo gli anni e il non essere più unica alternativa poteva in qualche maniera ammorbidire e quindi risolvere.
Sia quel che sia il tempo è stato necessario e in qualche modo amico perché ha atteso anni prima di rivelarmi la nuova stazione, oggi torno a Milano e l'aria è di nuovo respirabile, quello che doveva essere eliminato è oggi eliminato, quello che chiedeva tempo per tornare è tornato da solo, quello che mi attendeva al varco con i rasoi affilati ha capito che non era cosa, i pub mi accolgono abbracciandomi, gli amici si sono autoselezionati, se voglio toccare qualcosa che non sia la tastiera di un portatile e magari respiri e sappia di femmina è lì che lo trovo ad attendermi ogni volta che arrivo.
L'onda, ora devo mettere in campo tutte le energie che ho per resistere alla pressione dell'onda, perché dopo gli ultimi sei mesi si è caricata di una massa fatta di tutto ciò che a Torino è sfuggito alla speranza e mi sta guardando dal largo con l'esatta forma di uno tsunami che sta per scaricarmisi addosso e resistere al suo travolgermi sarà la mia prossima missione.
La differenza rispetto a sei anni fa è che oggi alla domanda sulla responsabilità rispondo senza ombra di dubbio: mia.
Motivo per cui comunque andrà è stato un successo, perché la differenza non è più il non essere in grado di sezionare quelle altrui ma la raggiunta consapevolezza di quanto a nulla serva farlo, opera nella quale ho perso almeno venti dei miei attuali quarantaquattro quasi quarantacinque anni e ogni volta a dirlo l'ultimo e se l''ultimo sarà, come è stato, davvero l'ultimo allora game set match.