22 settembre 2015

O la va

Scrivo il progetto cercando di farlo stare dentro il minor numero di pagine possibile, mi sono ripromesso una pagina per ogni voce di sintesi, le voci sono cinque e le pagine al momento sei, la fatica che il prolisso che è in me sta facendo non si racconta, vorrei dire tutto, vorrei essere capace di apparire meno cialtrone improvvisato di quanto in realtà sia e mi impegno in ogni virgola, uso termini pomposi per incartare immagini orgogliose e quella piccola parte di fottuta paura di farla giusta al primo colpo che poi è anche l'unico.
Giovedì mattina sono convocato a un'orario che sarebbe presto persino se abitassi ancora a Milano ma non è il caso di fare questioni tanto non dormirò comunque, è il giorno, vogliono chiudere la fase parole ed entrare in fretta in quella operativa, vogliono fare, vogliono esserci, aumentano quelli che vogliono esserci e io non ho posto per tutti perché la voce si è sparsa e vogliono entrarci persone tra loro concorrenti, disposte a diventare amici se solo serve per essere anche loro della partita.
Ricevo lusinghe, ricevo insistenza, ricevo tentativi di persuasione sotto forma di uffici a disposizione, fondi, c'è chi vuole esserci così tanto da avermi messo a disposizione una villa "poco fuori Londra per quando andrai là, quando vuoi" e mi chiedo se stia accadendo davvero.
Vedo persone intorno crederci addirittura più di quanto ci creda io e passo continuamente dall'esaltazione a chi si domanda se non sia troppo, perché poi a queste persone qualcosa in cambio bisogna darlo e quel qualcosa era solo una mia idea, non pensavo che qualcuno mi avrebbe seguito davvero fino a questo punto.
Non è vero, lo sapevo, una cosa buona ho fatto in vita mia e quella cosa è il lavoro e almeno quello, almeno quello, lo so.
Scrivo il progetto cercando di farlo stare nelle poche pagine che giovedì mattina avremo tempo di leggere insieme, misuro le virgole perché a fine lettura l'eventuale sarà il sigillo che stabilirà che ciò che avrò dimenticato non ci sarà e ciò che avrò inserito non sarà più eliminabile, ho paura di perdere pezzi, ho avuto l'intera estate per scrivere cinque pagine e mi sono ridotto a farlo le due notti prima, non sono mai stato capace di fare le cose nel momento giusto, con il tempo giusto e il margine sufficiente per contare fino a dieci prima di.
Scrivo con negli occhi l'immagine di persone che a ogni parola mi dicono Sì, sì, ma adesso firmiamo e mi sembra irreale, mi chiedo se andrà davvero così, se davvero quella fila è fatta di persone che se chiedo dieci mi danno dieci e se chiedo mille mi danno mille e mi dico di Sì, sì, ma adesso firmiamo e allora ripenso alla persuasione, a ciò che mi mettono in mano pur di esserci e penso che allora qualsiasi cosa passerà, posso davvero imporre condizioni perché sembra non attendano altro che sentirmi potente così da sentire giusti i soldi che mi metteranno in mano e fino a oggi ogni volta che ne ho comunicata una mi è stato detto Sì, sì ma firmiamo e allora è facile perché non sono nemmeno più considerabili condizioni ma motivi per chiudere un'epoca e consegnarmi al resto della vita, basta scriverli dentro le cinque pagine e diverranno realtà, sembra un sogno e invece è un foglio di carta con il potere magico di materializzare ciò che in queste due notti ci ho messo sopra e allora se dev'essere scommessa lo sia, se vogliono qualsiasi cosa allora sia qualsiasi cosa, se davvero, ma davvero, sono pronti a qualsiasi richiesta io a pagina quattro ho inserito una piccola riga, ci ho pensato bene, l'ho riscritta mille volte perché non si intravedesse che contiene l'intera mia vita.
Quella vita che se passa quella sola unica riga potrò dire finalmente davvero realizzata.
Se di fronte a quella riga diranno Sì, sì ma firmiamo, allora avrò davvero vissuto e l'unico potere che potrò a quel punto dire mancarmi è quello di far percepire a lui in ogni millimetro cosa avevo nel cuore quando ho deciso di dedicargliela e su quella unica singola riga giocarmi tutto ciò che avrei potuto essere e forse saremo.

(e tu e averti accanto in questo cammino che meritava di essere accompagnato da quella mano che non potrò mai).


1 settembre 2015

From due to trentuno

Volevo riprendere a cucinare e sono diventato amico del kebabbaro sotto casa, ho visto un film al cinema e parlato di altri sei o sette, ho disinnescato bombe psicotiche, ho fatto mangiato grigliate, ho lavorato con estrema calma, (ho sperato di vederla ancora una volta), ho pensato molto al progetto ma scritto poco di quello che ci si attendeva da me e oggi all'incontro dovrò inventare una scusa molto credibile che non abbia il suono del suo nome o magari mi porto una foto così capiscono, ho abbracciato molto, ho ricevuto due telefonate di mio fratello che voleva solo salutarmi e sapere quando ci vediamo e io ho pensato che lo vedo sempre, non ho usato la bicicletta, ho letto mezzo libro, ho fumato troppo, ho discusso inutilmente, (ho sperato di vederla ancora una volta), ho sentito nonna, sono stato in Sardegna a lavorare, ho fatto un unico bagno stagionale alle quattro del mattino alla luce della luna, ho conosciuto Annalisa e pensando che al mio amico Gianluca sarebbe piaciuto un sacco le ho fatto un fondale scenografico bellissimo ma non quanto lei, ho scritto "Ti amo" almeno cinque volte a tre persone diverse perché mi hanno detto che quando ricevono le mie mail di lavoro le leggono ad alta voce a tutto l'ufficio e allora il suono sia grande, sono stato portato in un ristorante chiuso alle tre del mattino dove ho trovato un finanziatore inatteso che mi ha chiesto se mi va che si aggiunga anche lui al "Facciamo presto" degli altri due, ho ricevuto la mail di un'amica che voleva solo dirmi che sta meglio e prima o poi risponderò che ne sono davvero felice, non ho letto niente di politica, (ho sperato di vederla ancora una volta), ho scoperto che la commercialista mi aveva sbagliato gli F24 di seimila euro, ho verbalizzato tristezze non mie come lo fossero perché lo sono state e allora ne conosco i millimetri a pelle, ho comprato cose rotte ma non le ho cambiate, ho perso il polso della situazione, ho atteso rientri, ho passeggiato di notte, (ho sperato di vederla ancora una volta) ma non è successo e forse è meglio così perché mi trapassa ogni volta (ma non si ferma mai abbastanza per cauterizzare).