27 ottobre 2013

Dindondanze

Alla luce del mattino ti racconterò un mio sogno piccolo, dentro carta da regalo dall’interno e riccioli in lamé un uomo in fondo riempie fogli col tuo nome rilegandoli in pelle e lettere d’oro, piccola bibbia per ogni occorrenza e un mantello da uomo invisibile.
Passa un bambino che vede solo la piccola bibbia, si siede accanto a sfogliarla, legge la pagina in cui si racconta che babbo natale esiste, poi quella in cui si racconta che gli animali parlano, poi quella in cui si racconta che alla fine dell’arcobaleno c’è una pentola di monete d’oro, poi quella in cui si racconta di noi.
Alla luce del mattino il mantello sarà il lenzuolo io aprirò gli occhi lo sposterò e ti farò ridere riapparendo, tu piccola bibbia rilegata in pelle per ogni occorrenza piegando la testa in lettere d’oro mi dirai svegliati, io ti dirò no vieni qui tu, mi hai sempre fatto parlare al futuro e cos’altro, dimmi cos’altro potrei desiderare.
Alla luce del mattino stretti forte forte, rumori fuori dalla finestra di una città che non immagina o solo immagina quella lieve inflessione della voce, quell’essere così vicini da dirsi buongiorno muovendo un dito e null’altro che l’ombra che crea quando toccando la finestra lontana creiamo la nostra piccola eclissi con due dita che si guidano per ripararci dalla luce del mattino e restare ancora un po’ lì a chiedere un minuto e poi un minuto e poi un minuto e poi un minuto, desidèri frazionati pur di realizzarne in continuazione e stupirci di esserci riusciti ancora.
Ripassa il bambino che rivede la piccola bibbia, si risiede a sfogliarla ma ora quelle cose sa già che sono vere e allora inventa un nuovo gioco prende una pagina la piega la ripiega la piega ancora e ne esce un bambino che ripassa e rivede la piccola bibbia e si risiede a sfogliarla e prende una pagina e la piega e la ripiega e la piega ancora e ne esci tu che prendi una pagina la pieghi la ripieghi la pieghi ancora e ne esco io che alla luce del mattino ti stringo forte prima di partire e poi quando torno e poi quando non sarò più capace di andare ovunque non ci sia tu all'arrivo a braccia aperte e pur di restare quel minuto in più mi inventerò un’altra vita e smetterò di inventarmi in questa qualcosa di più grande pur di riuscire a vederti più piccola del mondo intero che sei.
Anch’io ho paura.
Ho paura di non essere in grado di immaginare qualcosa di più bello di te perché tu esisti e questo fa di te la cosa più bella che si possa immaginare tra le mille che possiamo ma alle quali manca sempre esattamente quella piccola cosa di essere reali, di essere lì, di essere davvero.
Vorrei tanto ci fosse qualcosa di più grande, credimi lo vorrei tanto anch’io.
Ma più sfoglio la piccola bibbia, più mi copro col mantello invisibile, più il bambino piega le pagine e più esci tu e dovrei soffrirne e invece ne sono orgoglioso.
Tu mi hai amato, devo essere davvero un uomo meraviglioso e non mi serviva altro che una prova e tu sei quella prova.
Chiunque ci sia al posto mio si merita il privilegio.
Alla luce del mattino si meriti il privilegio, ti meriti il privilegio.
Non lo so se è amore, ma quando lo chiamo così mi sembra non gli manchi nulla e se piego la pagina e la ripiego e la piego ancora continua a non mancargli nulla perché appari comunque e sempre tu e se questa cosa ha un altro nome muovo un dito mi riparo dalla luce del mattino e le chiedo un altro minuto solo per dirti buongiorno con quel suono e un'altro solo ancora per sentire te dirmi con quella lieve inflessione della voce che fu per me mondo Buongiorno a te Bruno.
L'hai fatto una volta ma basta come prova del fatto che i cieli sono almeno otto.


26 ottobre 2013

Le stelle stanno a guardarci

Come farà a non sbagliarne uno rimarrà sempre un mistero:

“Tendevo a vedere l’attesa come qualcosa di semplicemente passivo”, dice la scrittrice Sue Monk Kidd nel suo libro di memorie. “Ma quando ho cercato la parola sul dizionario, ho scoperto che passivo e passione vengono dalla stessa radice latina pati, che significa ‘sopportare’. Perciò l’attesa è al tempo stesso passiva e appassionata. È un’attività eccitante e al tempo stesso contemplativa. Significa ascoltare le voci interiori messe al margine, affrontare le ferite dell’anima, tutto quello che hai negato o non ancora scoperto, i luoghi in cui vivi nella falsità”. Mi sembra un ottimo consiglio per te, Gemelli. Sei abbastanza forte da aspettare il momento opportuno?

Visto che rispondere è cortesia e io sono cortese rispondo: Sì.
Magari nel frattempo, giusto per non buttar via altri sei anni, non faccio puzzle, ma comunque sì.
Sìissimo.
Poi lo uso nel peggiore dei modi e butto tutto alle ortiche, ma di aspettamento momento giusto sono comunque tipo cintura nera.
Come so aspettare io nessuno mai.

25 ottobre 2013

Fotoromanzo. Ovvero: l'anima, sì, de li mortacci tuoi

 Roma è talmente bella che è facilissimo diventare Amici


ergersi a monumentale Storia


e far sentire Imperatrice su un trono qualsiasi donna


usando solo cinguettii virtuali capaci di terremoti tali da rendere deserta e inutile qualsiasi arena politica


Ma a Roma basta allargare di poco lo sguardo per scoprire quanto tutto sia solo scenografia


e le imperatrici null'altro che statue di plastica abbandonate al deterioramento del tempo di cortili disabitati


Roma si rivela così una banale immagine dentro i cui contorni diviene semplicissimo includere sia gli imperi ridotti alla loro dimensione reale di brevi epitaffi narranti poeti e navigatori dei quali nella realtà di oggi non c'è alcuna traccia, sia vite così tanto simili a quella di Cleopatra sì, ma quella della famiglia Addams.


19 ottobre 2013

Pensieri in silenzio al tavolo sei

Mario da piccolo aveva una locanda.
Era una locanda che si chiamava I Pensieri e si trovava alla fine di una strada in salita che si chiamava La Strada in salita e portava fin sulla cima di una collina e proprio lì Mario aveva deciso di costruire la sua locanda quando lì c'era solo la collina e non c'era la strada e non c'erano le case e non c'era nessuno e allora Mario decise di costruire la strada perché il giorno che arrivò la prima volta durante uno dei suoi tanti viaggi e si trovò davanti la collina, si fermò a guardarla per un giorno intero e poi una notte intera e poi una settimana intera e poi un mese intero e poi un anno intero e poi tanti anni interi che durarono tutti un istante però intero.
Mario era piccolo e non aveva ancora imparato a girare intorno agli ostacoli perché quando dovette partire la prima volta per iniziare a viaggiare aveva fatto in tempo a imparare solo ad andare dritto e per quello viaggiava sempre senza fermarsi mai perché sapeva andare solo dritto e così tornava a casa solo ogni volta che completava almeno un giro del mondo e allora il giorno che arrivò di fronte alla collina dopo averla guardata per un istante di anni intero decise che avrebbe costruito la strada per andare dritto, che era l'unica cosa che sapeva fare insieme all'altra cosa che sapeva fare che era costruire le strade che gli servivano per l'altra cosa che sapeva fare che era andare dritto e insieme le due cose che sapeva fare si chiamavano viaggiare e si fermava solo quando per andare dritto doveva costruire la strada che lungo il suo viaggio dritto certe volte non trovava e allora doveva farla lui.
Mario allora iniziò a costruire con le mani la nuova strada per poter andare ancora dritto nel suo viaggio oltre la collina e dato che usava le mani le sue strade erano lunghissime ma strette che ci passava solo una persona alla volta e quando arrivò in cima alla collina si fermò a riposare e dato che si era fermato riuscì anche finalmente a guardarsi intorno scoprendo che dove era arrivato c'era una vista bellissima così bellissima che non si sentì per niente stanco per il lavoro di costruire la strada e questo lo pensava ogni volta che per andare dritto doveva costruirsi la strada da solo.
Seduto sulla cima della collina felice per la vista bellissima così bellissima, arrivò il momento di dare un nome alla nuova strada in salita della quale era così fiero che, perché tutti la conoscessero come l'aveva fatta, chiamò La Strada in salita.
Le strade di Mario erano strade che prima di Mario non c'erano e dopo sì ed erano strade che prima non c'era nessuno perché non c'era la strada e dopo quando lui la costruiva e le dava il nome allora improvvisamente comparivano anche le persone perché finalmente c'era la strada e aveva un nome per indicarla a chi cercava la strada.
C'era la Strada Buia che era quella per chi sapeva andare avanti solo se non vedeva, la Strada Maestra che era quella da imparare, la Strada Sbagliata che era quella da sbagliare, la Strada Interrotta che era quella senza fine, la Strada Giusta che era quella da aggiustare.
Mentre Mario era seduto sulla cima della collina a guardare intorno e a fare i pensieri bellissimi di intorno bellissimo, ora che aveva dato il nome alla strada che poteva essere indicata iniziavano ad arrivare le persone mandate lì a camminare dritti lungo La Strada in salita quando chiedevano la strada per la vista bellissima che finiva dove era seduto Mario immerso nei suoi pensieri e allora dopo un istante di anni Mario si trovò circondato da tutte le persone che avevano fatto La Strada in salita tranne quelle che erano tornate indietro e quelle che erano arrivate in cima alla collina erano affamate e in cima trovarono solo lui a cui chiedere se avesse qualcosa da mangiare ma lui con sé aveva solo i suoi pensieri e allora decise di aprire una locanda di pensieri e la chiamò I Pensieri, perché Mario per non sbagliarsi aveva imparato a chiamare le cose con il loro nome, le strade in salita le chiamava: la Strada in salita, la locanda dei pensieri: I Pensieri, Mario: Mario, così non si sbagliava perché per sapere come si chiamasse una cosa gli bastava guardarla per un istante di anni e sapeva esattamente come si chiamava come per esempio l'istante, che infatti si chiamava Anni perché era un istante.
Nella locanda I Pensieri si servivano i pensieri e chiunque entrava si sedeva e arrivava Mario e gli portava i pensieri che desiderava e per questo era una locanda silenziosissima perché si sentivano solo pensieri e per scegliere i pensieri bisognava solo pensare e Mario capiva cosa desideravi.
Se desideravi un amico Mario ti portava i pensieri amici, se desideravi viaggiare Mario ti portava i pensieri di viaggi lontani, se desideravi coraggio Mario ti portava i pensieri di battaglie vinte, se desideravi arroganza Mario ti lasciava a terra i pensieri di arroganza, se desideravi sicurezza Mario ti portava i pensieri sicuri, eri ne I Pensieri di Mario in cima alla Strada in salita sulla collina dalla quale c'era una vista bellissima così bellissima che quando ci arrivavi non ti sentivi più stanco.
Un giorno ne I Pensieri di Mario alla fine della Strada in salita arrivò una donna stanca e affamata per il viaggio e quando Mario andò al suo tavolo a pensarla sentì che desiderava una cosa che Mario non aveva ancora costruito perché si era fermato ad aprire la locanda dei pensieri per aiutare gli altri a ripartire e quella cosa era per questo una cosa che essendosi fermato mancava anche a lui anche se adesso lui aveva imparato a costruirla.
Mario la guardò negli occhi, capì e dopo aver chiesto agli altri ospiti il permesso di assentarsi uscì dalla locanda dalla parte opposta all'ingresso alla fine della Strada in salita e di fronte all'altro lato della cima della collina iniziò a costruire quello che mancava a I Pensieri e di cui entrambi avevano bisogno per riposarsi, superare l'ostacolo e proseguire il loro viaggio senza mai più faticare: la Strada in discesa.

A Maria.
A quando entrò ne I Pensieri di Mario e Mario nei suoi.



17 ottobre 2013

15 ottobre 2013

Meno male perché non avrei proprio tempo

No guarda con tutte le cose che ho in ballo, oggi Padova, giornate piene di treni/aerei/macchine, hotel qui e hotel là, dopodomani Milano, mille impegni per la testa, poi di nuovo Torino, clienti che chiamano, agenzie che chiedono, consegne che urgono, Roma Catania Verona in fila, lavori da aprire, progetti da consegnare, chiamate che arrivano, appuntamenti che premono, non ho davvero nemmeno il tempo di pensarci e infatti non ci penso, guarda, guarda come sono bravo a giocare a non ci penso.
Sai giocare a non ci penso?
E' uguale a non ti penso ma a noi.



12 ottobre 2013

Io intanto apparecchio

E stasera mentre preparavo la valigia ti avrei raccontato della riunione di ieri, un palazzo storico del centro di Torino di un’azienda storica nel centro di Torino, una riunione alla quale mi hanno convocato solo poche ore prima per un lavoro che farò settimana prossima del quale so come sempre praticamente nulla fino al giorno prima ma tanto c’è l’agenzia che copre tutto e mi chiede sempre di andare alle riunioni ma giusto per fare figura, per far vedere che c’è un responsabile dei contenuti delle proiezioni e va bene, ci sarò anche ‘sta volta a fare il cartonato, datemi l’indirizzo ma poi fate voi perché io manco so di cosa si tratta, ma certo, ci mancherebbe.
E poi li incontro sotto il portone dopo che ho atteso fuori in focacceria ingannando l’attesa con una focaccia al taleggio una al prosciutto e un quarto di vino rosso che alle due del pomeriggio prima di una riunione importantissima in un palazzo storico nel centro di Torino di un’azienda storica nel centro di Torino forse non è il massimo ma tanto avrei dovuto fare il cartonato e il cartonato dorme altrimenti che cartonato è?
E li incontro sotto il portone e mi vengono incontro una decina di persone, dieci mani da stringere calibrando la presa tra donne e uomini e già quella mi sembra una fatica figurati il resto e Piacere Pippo, piacere Pluto, piacere Paperino, lui è Bruno andiamo su.
Saliamo queste scale che pare il teatro Regio entriamo in questa sala mi guardo intorno in un istante capisco e dico a chi mi aveva convocato Cazzo è?
E mentre chiudevo la valigia ti avrei raccontato di quando mi aspettavo una riunione delle solite e per quello nell'attesa avevo mangiato e bevuto da ruttino e pisolo, un tavolo, molti blocchi e molte penne, pareti a vetro, aria solenne, acqua per ciascuno, bicchiere per ciascuno, sottobicchiere per ciascuno e sedie che ci dormi una bellezza mentre intorno l’agenzia fa la grossa e invece entro in una sala con cinquanta persone sedute tutte verso una parete lungo la quale un tavolo con dei microfoni man mano che vedo l’agenzia camminare per la sala si configura sempre più chiaramente come la nostra meta e io ripeto al tizio Cazzo è e lui mi risponde che dobbiamo raccontare all’intera azienda il progetto la scaletta e i contenuti e io gli dico Quale progetto, quale scaletta, quali contenuti?
E ridendo ti avrei detto Meno male che avevo messo la giacca perché la nostra meta è proprio quel tavolo e proprio quei microfoni e quelle persone aspettavano proprio noi e io adesso quando sarà il mio turno che gli dico, che manco so perché siamo qui ma che soprattutto mai ci ho parlato davanti a una sala di gente che aspetta io gli illumini la giornata?
Andando in cucina a preparare la cena ti avrei raccontato di quando una volta seduti ho preso quel matto che mi aveva portato lì senza anticiparmi cosa sarebbe stato e in un orecchio gli dico Ok ormai è tardi per dire Cazzo è ‘sta cosa ma tu adesso dammi due coordinate perché qui altrimenti è un bagno di sangue e lui mi dice Tranquillo.
E mettendoti in tavola il piatto più bello cioè il tuo il bicchiere più bello cioè il tuo e mettendomi a cucinare la cena più bella cioè la nostra ti avrei raccontato di quanto in più di un’occasione mi sia addormentato fino al punto in cui quel matto del mio responsabile decide d’amblé senza manco prima svegliarmi di passarmi la parola presentandomi al pubblico come il Nostro responsabile che si occuperà di tutto ciò che proietteremo e Buongiorno mi chiamo Bruno e soprattutto io mò a questi che gli dico?
E ti avrei raccontato dell’amministratore delegato che a inizio riunione aveva detto la sua e non mi piace questo e non mi piace quello e quella citazione con cui apriremo la serata non ci rappresenta e non mi piace ma voi in sala se volete contestarmi fatelo pure anche se sono il vostro amministratore delegato e il silenzio di tomba, ti avrei raccontato che in vent’anni non ho mai visto nessuno contestare il proprio amministratore delegato che mondo di conigli che fuggono là fuori ma c’è Bruno che non aspetta altro e datemi la parola che ve lo contesto io e vi faccio vedere che non muoiono le fate è la cosa che mi diverte di più perché a me nessuno può licenziarmi e se ci sono dei vantaggi questo è uno dei principali e poi ormai le agenzie mi conoscono sanno i limiti che raggiungo e mi portano apposta perché io sono quello che non ha timore di azzardare leggi: fare lo scemo che rapisce perché è creativo e il banco vince tutto l'agenzia è felice tutti sono felici quando io faccio la mia parte e quindi io la faccio perché proprio quello vogliono altrimenti avrebbero smesso di portarmi qualche decina di anni fa perché ogni volta è un filo di rasoio sul quale scivolano centinaia di migliaia di euro che a starci così agevolmente in equilibrio siamo io e forse al massimo altri due in Italia e io sono quello che costa meno perché si diverte a pattinarci sopra senza mai essere caduto una sola volta dalla parte sbagliata e il divertimento non va pagato.
E aggiungendo del vino bianco alla carne per sfumarla ti avrei raccontato di quando ho preso la parola con la citazione che non piaceva dietro le mie spalle sullo schermo un microfono davanti cinquanta persone ad attendere ‘sto genio vediamo che ci tira fuori e io che senza averla mai letta se non un secondo prima mentre mi svegliavo inizio una filippica che si apre con Guardi non se la prenda ma quello che per lei è un difetto di questa citazione in realtà è il suo pregio e se adesso mi ascolta le spiego anche il perché e in un silenzio di tomba in attesa che morissero le fate crollassero i lampadari e l’amministratore delegato si alzasse dicendo che scherzava quando autorizzava la contestazione, mi metto a parlare d’amore.
Da non crederci, mi metto a parlare d’amore.
Ti giuro mi metto davvero incredibilmente a parlare d'amore davanti a cinquanta persone tutte impomatate incravattate pronte a qualsiasi cosa tranne a uno scemo che in un palazzo storico di Torino di un'azienda storica di Torino accenda il microfono e si metta a parlare d'amore come se in quel momento fosse la cosa più normale del mondo.
Diosanto il giorno che scivolerò dalla parte sbagliata qualcuno di quelli che rischiano portandomi in queste riunioni dove devo far fare bella figura alle agenzie mi darà tante di quelle legnate che recupererò tutte quelle che non ho preso in questa arrogante vita di riunioni in cui quando prendo la parola prendo il palco le luci la musica e l’attenzione di chiunque nel raggio di due chilometri semplicemente mettendomi a parlare d’amore in un incontro davanti al primo microfono della mia vita mentre dormivo per le focacce al taleggio e il vino di venti minuti prima e io veramente non lo so come faccio a essere davvero così ma fidati è proprio così che sono ed è inutile chiedersi oggi come sia potuto succedere, accontentiamoci del fatto che c'è chi mi paga per essere così.
E mentre controllo che la carne non si bruci ti avrei raccontato del silenzio davanti a me ad ascoltare ‘sto cretino che li guarda uno per uno negli occhi dicendo robe tipo Chi di voi non è innamorato, chi di voi non sa cosa sia la passione, chi di voi non ha anche un solo pezzo di quella citazione dentro di sé in questo esatto istante, se ci pensa e fate che altro che morire, volavano in un silenzio che lo tagliavi col coltello tanto che quasi mi riaddormentavo io stesso.
E ti avrei raccontato di un silenzio tale che a fine intervento ho scritto su un fogliettino che ho passato sotto banco a quel matto che mi aveva portato lì le sole parole che avevo in mente in quel momento e cioè Ho rovinato tutto? E lui che mi risponde Intervento da levare il fiato e ci aggiunge Grazie.
E di che? Posso riprendere a dormire e a sognarla? Svegliami quando è il momento di parlare di amore ma questa volta per sempre,  ché 'sta volta tiro giù le pareti dal silenzio che creo.
E impiattando la cena più bella e cioè la nostra ti avrei raccontato di quando a fine riunione l’amministratore delegato si alza e prima di andar via viene a salutare tutti e Piacere a uno, Piacere all’altro, A presto a quell’altro ancora e poi si fa largo arriva da me mi prende la mano me la stringe con entrambe le sue e mi dice Grazie per le parole che ha detto.
Se lei la conoscesse, ho pensato continuando a dormire.
E dicendoti buon appetito ti avrei raccontato di tutti quelli intorno che come sempre, come sempre, hanno capito che io c’ho la faccia da scemo, mi vesto da scemo, mi muovo da scemo, ma in realtà sono dio e posso anche dormire, fare il cartonato, andare in riunioni solo perché l’agenzia deve mostrare il pezzo da novanta, ma quando mi si dà la parola, un microfono e un po’ di attenzione, il tempo si ferma e vinciamo tutto perché io sono grande e quando parlo, di qualsiasi cosa parlo, soprattutto quando parlo di amore, la gente mi chiede di non smettere mai più maissimo e se solo me lo chiedi non smetto mai più maissimo.
E versandoti da bere ti avrei detto che se vuoi di cose così te ne racconto una al giorno per tutta la vita perché la mia vita è fatta tutta di giorni così ai quali mancano solo tu orgogliosa di me al ritorno ancora prima che ti abbia raccontanto quella del giorno, così sulla fiducia di sempre, e sere come quelle che ti avrei servito il caffè, ti avrei presa per mano e saremmo andati a chiudere la valigia per la partenza di domattina per poi levarla di torno e fare un sacchissimo l’amore come quando dicevi Bruno mentre facevamo l’amore ogni sera nei tuoi occhi blu ma la valigia accanto al letto era la tua.
Domani e dopodomani sono a Padova al Palageox a ubriacare e far ballare qualche centinaio di persone, dovessi mai aver voglia di anticipare di qualche giorno l’inizio della vita fatta tutta di cosa ti racconto di bello oggi.
Te l’ho detto che sono bravo in maniera immensa e irripetibile?
Hai idea di cosa sia una vita intera a essere orgogliosa di me?
Vuoi che ti racconti davanti a un microfono parlando d’amore anche mentre dormo quel fatto là che lo spettacolo è l'unico universo nel quale le repliche sono sempre migliori della volta precedente perché si correggono gli errori?
E' un filo di rasoio, ma pattinarci sopra senza mai più cadere dalla parte sbagliata è meraviglia pura.





11 ottobre 2013

La mia è Sì

Io sono Mario, tu Maria e qualcosa di più eterno del nostro mondo eterno non riesco a immaginarlo.
Ho talmente paura di non trovare parole all'altezza, che per non rovinare tutto dalle mille che ho nel cuore ne estraggo solo una: Sì.
La mia è Sì.
Dalle il suono più bello che tu riesca a immaginare e poi alza l'asticella.
E' di più.
Tu mettici la musica, alle parole ci penserò io e dimentichiamo di spiegarci l'inspiegabile.



6 ottobre 2013

Lessico famigliare

Siamo giù e scendo a salutare e quelle braccia, mai visto braccia tanto grandi e ansiose di stringermi lunghe quanto i mesi di braccia tanto grandi che erano apertura alare e parti tagliate a misura, piccole attenzioni, stagioni a sovrapporre interruzioni e ripartenze, età così lontane eppure così vicine, pensieri di affetto, parole.
Il rientro di nonna riporta le lancette là dove all'amore è sufficiente un Vado io in farmacia, un No nonna non prendo nulla, un Ma sei influenzato, un Sì ma non prendo nulla lo stesso altrimenti non mi passa, un freddo, un freddo, non chiediamo la luna e nemmeno ce l'aspettiamo qui a Torino Mirafiori, siamo gente di periferia noi figli di mamma Fiat, la meraviglia qui è gente che lavora e si ama a forma di un campanello che suona con due nomi sopra uno cognome dell'altro non serve altro qui a Torino Mirafiori per l'amore, basta un suono e un Scendiamo a comprare l'acqua te la prendiamo noi, amiamo andando in cantina a prendere salsa e prendendoci le raccomandate dei vicini perché non si perdano, l'affitto che aumenta, raccomandate che si potevano perdere ma comunque grazie del pensiero, proprio ora che lo pago da sol...ah già, siamo zerbini sì, ma con le apine sopra dell'inizio di quel viaggio di un lento battello Benvenuti al porto di passaggio per chissà, maggiordomi di castelli incantati a guardare solitari il Monviso farci maggiordoni e farsi cartolina per noi e per nessun altro, siamo amore nelle vene, se lo vedi è perché stai male, se stai bene non lo vedi perché scorre nel chiuso del cuore e lo sai che c'è perché vivi e la vita non chiede altro che stare in una cimetta di basilico col fiore a ornare il bordo dell'ogni sera di chi sapevi ma lo stesso era amore e per questo bastava una cima per farne la più alta della terra.
Un No Nonna non ti porto la roba da lavare e nemmeno quella da stirare, non cominciare nonna, devo ricominciare a stirare la roba pulita e a, a stendere la sporca, un Ma io lavare una maglia o due non mi cambia, un Ma cambia a me non lavarne, un Ho una vita al piano di sopra nonna, una casa, una lavatrice, un futuro, il Monviso la sera e cartoline solo mie da donare, un Appunto guardati intorno le donne non sono tutte uguali, un Per fortuna nonna ma non cominciare, un Ma quando vuoi mangi qui non è perché io faccio felice te è perché tu fai felice me, quando si dice sapere come fottermi con l'amore, lezioni di vita semplice e perfetta, calore, calore, bentorna a casa nonnina, Bentornati a tutti e due nipotone mio, ma non mi freghi mangio anche su dove ho una vita davanti e una cartolina per fondale.
Un Io sono semplice però sono sincera e allora perché, ero anche felice quando l'hanno promossa, un Lo so nonna io ero addirittura commosso, ci abbiamo lavorato anni ed ecco che accade, lei invece era al telefono come sempre perché io non sapevo cosa avevano passato e quindi aspetta il tuo turno dopo il telefono, come sempre del resto, ci vive dentro da anni e noi fuori, torre nella torre, castello nel castello, nel castello, nel castello, di carte, una matrioska al contrario, le ha sempre amate e alla fine lo è diventata, almeno tu non ci pensare nonna, sei tornata e questo conta, lei era andata via tanti anni fa, noi siamo qui tanti anni ancora, cartoline come il Monviso che vedevi tu ieri e io domani.
Incastri di un maglione e uno scialle a scaldarsi, freddo che sembra Berlino a Marzo, stasera brodo con l'uovo, il bollito, siamo in piemonte del resto, dove ho messo il pane, hai guardato nel mobile del pane, non mi ricordo dove ho messo il pane, guardo io nel mobile del pane, è nel mobile del pane, bentornata nonnina, bentornata sì nipotone bello mio ora sono a casa, ora sei a Casa, l'uva fragola, a me piace l'uva fragola, anche a me piace l'uva fragola, non la mangiavo da anni, e guardiamo i Pacchi, chissà se accetterà l'offerta, l'altra sera l'ha rifiutata e poi non aveva nulla, la vita a volte, un Lo so nonnina l'ho vista anch'io, nonna non ci crederai ma sono così impossibilitato a concentrarmi che anch'io mangio guardando i Pacchi e già mi sembra roba complessa, e quelle scatole un'ansia, apri e può esserci il futuro, apri e può esserci il baratro, un gioco di scelte, apro, meglio di no, sì dai apro, il baratro, guardiamo i Pacchi stasera nonna, un Lo so nipotone è giusto che sia così ma passerà, un Certo che passerà ma intanto guardiamo i Pacchi e anche Ballando, ballando sul mondo, un Sai cosa mi dispiace, mi dispiace che aveva una famiglia e ora non l'ha più ed è sola, un Nonna non è sola, ha scelto tanti anni fa, ne ha scelta una fatta da più di quattrocento persone che le vogliono bene come aveva bisogno ed è quella la sua famiglia, non l'abbiamo mandata via, è che noi siamo solo due, siamo tantissimi ma per noi, un Se penso che ogni giorno veniva a prendersi la banana e poi andava, un Nonna non mi far dire cose screanzate come per esempio Inverti, discorsi che volano sul filo che separa l'esistenza intera dalla posizione della Perego nelle foto sui giornali che non la sopporto tiene sempre la gamba dritta, è la sua Clerici stagione autunno/inverno 2013, bentornata nonnina mi mancavi, anche tu mi mancavi, le lancette di nuovo a posto, domani gnocchi, mi porti su il tavolo dalla cantina, festeggiamo Marco che parte, ma gli andrà bene secondo te, sì nonna gli andrà bene in ogni caso e qualsiasi cosa succeda perché è una cosa grande anche se torna perché è grande la partenza, allora domani festeggiamo a che ora scendi, non ci sono domani nonna te l'ho detto ieri che devo partire, ma di nuovo, sì di nuovo nonna sono tre anni che mi vedi partire ogni settimana e ogni volta mi dici di nuovo e che bel suono che ha ogni volta sono anni che non sento più il suono del dispiacere se me ne vado anzi e nessuna apertura alare quando ritorno anzi, se solo avessi 50 anni di meno o io 30 di più ti sposerei perché è tutto lì, davvero tutto lì, dispiacere alla partenza e gioia al ritorno e non il contrario come da anni, e dove vai, a Bologna, e poi, e poi a Lazise, e dov'è, dove non sono mai stato mandato a lavorare in vent'anni nonna, e poi dove vai, a Roma, e poi, e poi a Torino, allora torni, no nel senso che una tappa è Torino e poi riparto, e dove vai, e poi vado a Fermo, e dov'è, dove non sono mai stato a lavorare per vent'anni nonna, non è un roadshow questo è una via crucis nonna, Bologna, Lazise, Roma, Torino, Milano, Fermo, Torino, due anni in dieci giorni tappa per tappa così finalmente li vedo anch'io 'sti chilometri per una carezza che non c'è mai stata giuro mamma vita mia ed è passato più di un anno ma sono certo che li riconoscerò dall'odore dei cadaveri intorno tanti sono stati e mi fermerò a respirarlo ancora per sentire di nuovo quell'aria di casa così sporca e dirmi che sì, meglio così, nonna quando torno ti racconto la favola del Grande Regista Superiore e di quanto amava giocare con la vita.
A volte il futuro, altre il baratro, dipende dal pacco o dal coraggio di accettare l'offerta e sentirsi felici perché è più di quello che si aveva e che si avrà mai più.

Lazise.
In vent'anni non ho mai nemmeno saputo esistesse quella fetta di mondo.
Bentornata nonnina e guardiamo i Pacchi, ché se ci penso ancora un po' inverto la rotazione della terra.

Parole per parola e musica: Grande Regista Superiore feat. Bozza Bruno.
Applausi: anche.



4 ottobre 2013

Pensavi fosse amore, invece era Sai Baba.

Dopo qualche giorno di riposo il Grande Regista Superiore decide di ritornare a farmi sorridere e ieri sera si chiacchierava di quel mondo lì per me così nuovo e, per chi come me si appassiona ai meccanismi aggreganti e ai cicli sociali che fanno del bisogno di sentirsi unici la leva per l'omologazione più estesa possibile, così magnetico anche al netto di ciò che mi ha portato a scoprirlo.
Per spiegarlo a chi di fronte a me era riuscita ad arrivare fino a oggi altrettanto ignara di cotanto universo parallelo e relative vere e proprie devianze dissimula-psicosi, come la sera con il cugino mi invento l'immagine più esplicativa che mi venga in mente per dare la dimensione e la forma che più velocemente veicoli la comprensione esatta di ciò di cui si tratta, non prima di aver raccontato quanto sia bello giocare con il Grande Regista Superiore come quella sera che l'immagine che inventai la mattina dopo tra 200 milioni di utenti la fece disegnare LE-TTE-RA-LE proprio a quello a cui l'avevo attribuita.

E poi mi sveglio e quell'immagine inventata ieri sera la trovo LE-TTE-RA-LME-NTE (de)scritta di nuovo proprio la mattina dopo e proprio in quel mo(n)do e dopo che tra 200 milioni di utenti la volta prima il GRS scelse Yoda per farla pronunciare, stamattina a chi l'ha fatta pronunciare per divertirsi fino in fondo ma proprio in fondo e aiutare la persona con la quale parlavo a capire cosa intendevo quando parlavo di Grande Regista Superiore?
Tra centonovantanovemilanovecentonovantanovemilioni di utenti perché Yoda già l'aveva usato?
A te.
E meno male che anche questa volta può confermare chi c'era, perché due su due in due settimane siamo al confine col ...ehm... mistico.

Vuoi un consiglio da uno che c'ha due antenne che tu te le sogni?
(...ehi...guarda che ti ho letto nel pensiero, io posso giocare tu no)
Se hai freddo, per scaldarti balla per lei balla balla tutta la notte sei bello non ti fermare ma balla fino a che non finiranno le stelle.
Appena ha finito con Yoda vedrai che torna, tu non ti muovere o al limite balla, ché prima o poi l'energia essena dell'aura ruoterà elevandosi e riservirai tu e le tue poesie ed è il caso che tu per quel momento egizio di corrispondenze cosmiche sia pronto e tonico, ché se n'è andata per molto meno e sempre di notte ma anche no son serviti i cannoni, ma tu comunque pensa che sì abbine paura ed esegui le richieste.
Brrr....che freddo, eh?
Chissà cos'è.
Io lo so, tu no.
Tu balla, stargate in mano per l'arrivo di spazio-porto ché pare impossibile poter credere che una cosa così unica e mai vista sia stata descritta e pensata così bene in una volta e invece è tanto possibile quanto facile:



(si ringrazia il Cugino per la colonna sonora)

3 ottobre 2013

Nudo


A guardare il cielo e chiedersi come possa stare a guardare il male scrollarsi polvere e verità dalle spalle e come una porta girevole semplicemente proseguire in un tempo misurabile nei minuti necessari per cambiare un lenzuolo di scarsa fattura senza nemmeno impigliarsi in qualche strappo, anche solo per concedersi qualche secondo per guardarlo meglio, prima di dirlo breccia per l’aria e raccontarne il profumo.
In mano l’arma definitiva che raderebbe al suolo tutto, rendendo ogni singolo minuto da quello in poi insufficiente a rimettere in piedi la persona che ami di più azzerata dalla verità di scoprirsi usata come gli altri e credendosi speciale quindi più degli altri, più del cielo stesso dal quale in voice over con testi scritti da noi stessi ci facciamo autorizzare il male secondo necessità facendoglielo pronunciare virtù.
Pronto a nessuno scrupolo contro nessuno scrupolo, fermato da chi mi disse Sarebbe giusto ma sarebbe vendetta e sarebbe stato giusto ma sarebbe stata vendetta e allora feriti e fragili rimettiamo la sicura e invidiamo chi è capace di vendetta, chi con un numero di telefono composto avrebbe già fatto ciò che era giusto, perché era giusto, in un mondo giusto, se fai del male volontariamente un prezzo c'è nel mondo giusto, così che resti una libertà a disposizione ma una scelta da fare quando pronti al prezzo conseguente, se non c'è prezzo lo scegliamo tutti ed è inferno e in un mondo giusto o il male è libertà di tutti o non lo è di nessuno, altrimenti non è più un mondo giusto.
Sarebbe stato giusto, ma nulla è giusto in un mondo che rende possibile il male senza prezzo e anche questo non lo diviene più, perché giusto sarebbe la verità e la verità toglie l’aria a chi la incontra e lo sa bene chi respira con difficoltà.
Non ci riesco, dormo dicendomi capace e sperando di svegliarmi capace ma non riesco a farle tutto il male che farebbe e al risveglio torno io, anzi resto io e me lo tengo tutto addosso e ingoio l’ingiusto come unica possibilità a me offerta pregando mi soffochi sempre meno e lascio che anche lei resti a uso e consumo, come noi, come il cielo, come tutto, tranne chi anni fa.
No niente, ho messo la sicura, ma oggi ho davanti cosa vide e da cosa si allontanò per salvare sé stessa e il suo pezzo di cielo e ho capito.
Quanto male farei se mi salvassi.
Ma le voglio bene più di quanto gliene voglia tu e per questo vi proteggo entrambe, soffocando io finché l’aria si farà fresca per stagione e non per artificiosa forzatura.
Dal male non si fugge ribattezzandolo ma lasciando che ti attraversi e che entrato dal cuore esca dalle spalle con tutto il tempo che richiede.
Io mi lascio attraversare di nuovo piegandomi da solo, ho già conosciuto il male anche se mai così grande e ne ho incontrati di enormi ma questa dimensione è la prima volta e non si è mai pronti ma ci si prova, e so come devo farmi attraversare perché esca, non devo ribellarmi trascinando giù con me nessuno perché il male liberato non sia sostituito da quello fatto, devo spogliarmi da solo e dirmi nudo, completamente nudo di fronte al male, nudo come solo di fronte al male si può arrivare a essere nudi.
Almeno il cielo tutto, dal mare ai monti più alti, mi ringrazi e una notte venga da me a chiedermi perdono.
Almeno il cielo sia giusto, se non può esserlo la terra.
Chi ha amato non teme di umiliarsi.
Chi ha amato oggi è triste, o non ha amato.


2 ottobre 2013

Plat du jour

Ci sono due cose che non faccio da tanto di quel tempo che me ne servirà altrettanto per ritornare all'abilità di quand'era pane quotidiano.
Una è stirare.