21 novembre 2002

The Final



Dopo aver dichiarato per un anno intero la assoluta assenza di libertà di parola in questo blog, è successo quello che da tempo sentivo avvicinarsi.

A perdere la libertà sono state alla fine le mie parole.

In un anno ho gioito, ferito, esagerato, provocato, discusso, pianto, sperato, ben consapevole della potenza, dell’importanza e del peso che le mie parole sanno prendere quando riferite alla vita reale.

Nel mio caso sempre.

Un anno fa mi dissi:

“Arriverà un giorno nel quale la mancanza di pudore e discrezione unite al mio esagerato ed ostentato esibizionismo, mi porteranno a raccogliere in questo posto un numero di persone a me vicine cos? esteso, che per forza di cose mi trover? a non poter più essere libero di dire e scrivere ci? che desidero, per non creare malumori, dolore, incomprensioni in persone appartenenti ad un gruppo che sono certo un giorno sarà cos? esteso da comprendere necessariamente sia parti favorite che parti lese”

Quel giorno è arrivato.

Accidenti alla mia perfetta e precisa capacità di prevedere il futuro.

La vita che sto vivendo in questo momento, è bella per tante cose, brutta per tante altre.

Il coinvolgimento in questo mio momento di persone che mi leggono mi ha per? ormai quotidianamente costretto ad autocensurarmi ogni volta che seduto davanti alla tastiera mi rendo conto che le mie parole ferirebbero.

E questo mi ha fatto capire che questo posto ha perso il suo significato iniziale, quello di farmi parlare liberamente di me, di quello che faccio, che dico, che penso, che vivo.

Ormai ogni giorno inizio a scrivere per poi finire col cancellare, consapevole che le mie parole involontariamente a volte, consapevolmente altre, avrebbero un effetto collaterale diverso da quello che io vorrei avessero.

Non sono più libero di dire quello che penso, e non per ostacoli posti da altri, ma per scrupoli miei, e questo mi ha fatto capire che forse è ora di andare “in vacanza”.

E come ogni grande star che si rispetti lo faccio nel momento della celebrità, del successo.

Un momento nel quale l’assenza delle mie parole faceva scrivere parole quail “Manchi, torna, dove sei”

Come gli Wham!, paragone comprensibile solo a chi ha superato i 25 anni, geniali promotori di loro stessi, organizzatori di uno dei più bei saluti al pubblico mai pensati e realizzati sotto forma di un concerto intitolato “The Final”.

I grandi sanno che andarsene nel momento del successo lascia intatto il desiderio, e io, superfluo sottolinearlo, sono un grande.

Vorrei dannatamente poter scrivere quello che di bello mi sta capitando dentro, perchè era da tempo che non sentivo cose tanto belle dentro, ma ferirei chi mi legge.

Ho sempre cercato di non trasformare questo blog in un sostituto dei rapporti reali, ma per colpa sia mia, sia di chi mi legge, questa cosa mi è sfuggita di mano.

E allora adesso mi dedico a risolvere in prima persona, dal vero, questa parte reale della mia vita.

Vorrei potermi sfogare su quanto di brutto mi sta capitando dentro, ma ferirei chi mi legge.

Perchè non sempre il mio bisogno di sfogarmi coincide con la capacità di chi mi legge di ascoltare altro dolore.

E questa cosa non mi è più possible ignorarla.

Bruno va in vacanza.

Bruno adesso è meglio se decide di dedicarsi a rimettere insieme i cocci di maldestre uscite e incomprese emozioni.

Bruno ha fondamentalmente voglia di vivere senza dover sempre avere intorno feriti.

E per come Bruno ha impostato questo posto, come ha saputo prevedere un anno fa il futuro di oggi, prevede con assoluta certezza che i passi che sta compiendo, se raccontati con la sua famosa spontaneità, diventerebbero pietre.

E Bruno non ha voglia di correre il rischio di essere ancora scambiato per uno che scaglia pietre con gusto sadico.

Non sono cattivo.

Ma so che è facile che mi si veda cos?.

Non biasimo chi quest’anno si è sentito ferito da me, come non invidio chi quest’anno si è inamorato di me.

Sono una persona difficile, forse scomoda in certi momenti.

Ma non faccio mai del male fine a se stesso.

Sto bene oggi, questo è il bello.

Per un anno ho aspettato il momento di poter usare questo posto per urlare gioia.

Non lo posso fare.

E allora questo posto non mi serve più.

E allora sia silenzio.

Almeno finchè intorno a me e alle mie parole continueranno ad esserci effetti collaterali.

Bruno mette in pausa per un po’ le sue parole.

Vorrei tanto che anche le persone vicine a Bruno, riuscissero a fare la stessa cosa.

.

Smetto di parlare.

Ma non di ascoltare.

Nel frattempo mi faccio un nuovo vestito.

Torner? perchè mi piace parlare, soprattutto di me.

E torner? quando potr? di nuovo parlare di me liberamente.

E di come oggi sto bene.

Augurandomi solo una cosa per quel giorno

di poter scrivere che mio fratello ha ricominciato a vivere.

Un’altra dolorosa attesa.

Ma io prevedo il futuro.

E so aspettare.

E tutto il resto delle qualità che tanto vi mancheranno.

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Mi spiace per le mie donne, ma non ho scelta.

Per un po’ dovrete ricominciare a toccarvi guardando il calendario di Raul Bova.

…AH!AH!AH!

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Bruno.









19 novembre 2002

Diario di viaggio





Tre giorni a Roma, mangiato male, dormito un totale di sei ore, le restanti tutte lavorando.

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Si Lix, ho ricevuto il tuo sms e mi ha fatto tra l’altro piacere.

Ti avevo anche risposto subito, in un attimo di pausa, ma poi ho capito che l’ho inviato come risposta al numero del computer da cui l’avevi mandato tu.

È un errore che ogni tanto quando rispondo subito mi capita di commettere, scusa se è sembrato che io l’abbia ignorato.

Comunque a volte capita anche che non rispondo, senza che questo voglia dire che non l’abbia gradito.

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L’altra mattina ho ricevuto una telefonata, per riprendere il discorso delle giornate decise dalle telefonate.

Era un’agenzia per la quale ogni tanto lavoro.

La premessa è che io, come già ho detto, non essendo particolarmente legato alla fatturazione, non mi metto mai d’accordo sulle cifre.

E questo non sarebbe un grosso problema, visto che lavoro sempre per persone delle quali mi fido e che mi conoscono, se a volte non passassi all’eccesso, non mettendomi d’accordo nemmeno DOPO il lavoro.

“Ciao Bruno, sono Barbara della ***, pensi di venirteli a prendere i tuoi soldi prima o poi?”

“Quali soldi?”

“Quelli di un lavoro che io non so quale sia stato, ma che sono qui in una busta a nome tuo da quasi un anno”

“Che lavoro?”

“Non so, se non lo sai tu, io devo solo pagare”

“Ma quanti sono?”

“…”

“Ah… Beh, nemmeno pochi, tienili li, passerò appena posso”

Ecco, tutto questo per dire?

Per dire che magari non sarò mai ricco, ma… primo, le persone di cui mi fido mi confermano che faccio bene perché non capita tutti i giorni che qualcuno, dopo aver capito che dopo un anno io me n’ero completamente dimenticato ti chiami per dirti che te li vogliono dare per forza, secondo… ‘va che belle telefonate che facendo così, ricevo.

Il problema però è… chissà quanti altri ne ho in giro.

Sigh.

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Alessia Merz è davvero bella, tutt’altro che vamp, bassa, molto giovane, ha lavorato quasi struccata (e se lo può permettere) e c’ha i capelli lunghi lunghi lunghi fino al culo culo culo scritto tre volte per essere più chiaro.

Io mi sono occupato dei fondali 5 metri per 3 da proiettare dietro di lei mentre sfilava, e avendoli preparati prima di vederla sul palco, e avendo (per ragioni di tema) scelto e trattato tutte immagini notturne di città illuminata, sono riuscito a creare un involontario quanto curioso fondale effetto “lampioni con lei che passeggia davanti in microgonna” non modificabile in quanto verificato per la prima volta in diretta.

AH!AH!AH!

Cazzarola da non credere quanto era reale!

Volevo scomparire sotto il tavolo di regia.

A volerlo fare non ci sarei riuscito così bene.

E lei è così carina che mi è dispiaciuto così tanto da chiedere scusa al mio capo.

“A lei sono piaciuti” mi ha risposto.

“Certo, non si è vista da davanti”

Ho risposto io.

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Settimana scorsa ho sentito un’amica che non sentivo da due anni.

Non mi ha chiesto cosa stavo facendo di bello, come andava la vita o robe del genere solite.

“Quante coppie hai fatto saltare in questi due anni?”

E io che pensavo di avere il dono della sintesi.

Bah… eppure non mi sembra.

Ma io dico, è possibile che se due stanno insieme da tanto, passo io e questa molla il suo uomo, la colpa è sempre mia e mai dell’uomo con cui stava?

Non so, posso capire che faccia incazzare, certo, ma io ho sempre pensato che se una donna ha un uomo che la rende felice, a me nemmeno dovrebbe vedermi, soprattutto perché non è che io faccia propriamente girare le donne per strada!

O no?

Non sarà che quelle con cui sono stato io, non stavano GIÀ bene col loro uomo e per questo LORO abbiano deciso di venire con me?

No eh?

Sempre colpa mia?

Ecchissaròmai per avere tutto ‘sto potere???!!!!

Cazzo dovevo fare il santone e fare soldi a palate!

Lei mai vero?

Lui poi non parliamone vero?

Cioè…davvero convinti che se non fossi passato io oggi sarebbero tutte sposate e felici?

Io non frego le donne a nessuno.

Nemmeno quella volta che era stata già fissata la data ed era già stata comprata la casa è stata colpa mia! …(hi!hi!hi!...ehm…)...

I confronti con uomini che fanno star bene le loro donne non li ho mai vinti.

Eccheccazzo!

Esempio… due anni che non ti vedo… il tuo ragazzo (come sempre) mi odiava perché pensava che ci provassi… io non ho mai fatto niente… e ora guarda caso sei insieme ad un altro…

Visto che mi hai invitato a cena, facciamo un patto, questo non farmelo conoscere.

Perché se mi ricordo come sei…

Mamma quanto mi piacevano quei pantaloni neri.

Ops…scusa.

.

C’ho una sensazione addosso che da un po’ non avevo.

Gli ormoni primaverili.

E quand’è così, io in genere, faccio casini.

Ma proprio primaverili…

Non lo faccio da così tanto tempo che ormai il mio orologio biologico ha perso il conto delle stagioni.

E quindi quando riprendono, riprendono ovviamente primaverili.

Sarà mica colpa loro, poverini, se adesso è inverno.

Ora però chi glie lo spiega?

Poi io posso anche capire che tutti pensano che la Hunziker e quelle altre che tanto si vantano siano quelle che hanno lanciato la moda dell’astinenza, che ora fa tanto “alternativi”, ma guarda caso… secondo voi perché hanno smesso un anno fa?

Ma che ci faccio io alle donne?

Niente, appunto.

Ma in fondo essere l’uomo più bello del mondo significa questo.

Se io decido di non fare niente, non fare niente diventa tendenza.

‘Notteeeee.

15 novembre 2002

Broono Loves U Tour 2002







...vado a tirarmi su il "morale" con un paio di giorni di lavoro insieme a quella gran gnocca di Alessia Merz...

...sissì...certo... non è bella lo so... lo so...è vero...è anche finta... sissì...è verissimo...

13 novembre 2002

Lei, Uomo.





Spesso il corso delle giornate viene deciso da una telefonata con la quale iniziano.

Sono strani i giorni che iniziano con una telefonata che ti dice che qualcuno non c’è più.

Assumono tinte diverse, hanno una luce tutta particolare.

Tutto diventa più ovattato, i suoni si trasformano, le voci sembrano girare intorno come in un paio di cuffie tappate col cotone.

Si dice di si a qualsiasi cosa, pur di non andare avanti a spiegare il perché dei no.

Tutto assume un significato sempre inferiore a quello che gli si da nel resto dei giorni.

Quasi fosse un meccanismo per ottimizzare le energie ed i pensieri, tutti rivolti a quell’immagine che fino al giorno prima era reale e da quel giorno in poi diventa fotografia.

Forse la morte è in realtà semplicemente questo, un semplice passaggio tra l’essere migliaia di fotografie nel cuore di chi ci ama, all’essere una sola per il resto del tempo.

Ognuno sceglie la sua.

Ognuno in giorni come questi guarda dentro il proprio album e ne estrae una sola singola foto che rappresenta tutto ciò che in un secondo parla di tutto un mondo.

Strana famiglia la nostra, nessun ruolo stereotipato, niente di utilizzabile in pubblicità di brioches o salotti comprati la domenica.

Padri che non sono lo stereotipo del padre, fratelli che ti fanno discutere il senso della fratellanza insegnandotene forse il vero significato, costretto da quella realtà che essendo così lontana dagli stereotipi ti impone di trovare dei canoni apposta.

Nonni che non chiedono di essere nonni, ne di essere padri.

Solo di essere uomini.

Chissà, forse il non dialogo sarà sempre una caratteristica delle figure maschili della mia vita.

Ognuno per un motivo diverso.

Ognuno per una scelta diversa.

Non dirò “Avrei voluto… mi sarebbe piaciuto… se potessi….”

Non lo dirò, perché quando potevo non l’ho fatto.

Sempre consapevole del perché.

E non lo dirò per la solita arroccata coerenza.

Ci sono solo due cose che avrei potuto dire, ma che non ho mai detto perché avrebbero reso tutto diverso da quello che penso della nostra storia.

Due cose che adesso posso dire perché non potendomi più rispondere, non correranno il rischio di finire tra le cose normali così lontane da te, non correranno il rischio di sembrare domande.

La prima riguarda me.

Avrei voluto sapere cosa pensavi di me.

E non c’entra con il bisogno di conferme o di apprezzamento.

C’entra solo con il fatto che quando si stima così tanto un uomo, la sua mente, il suo animo, la sua vita, il suo cuore, si vorrebbe sapere se in qualche modo si sta facendo un percorso se non uguale per lo meno vicino a quella forza e a quella vita che da lontano e in silenzio si ammira così tanto.

La seconda riguarda te.

Anzi, Lei.

Perché in trent’anni non ho mai smesso di darLe del Lei, come si faceva un tempo, con rispetto, con onore, con riconoscenza e una forma tutta personale di consapevole e voluta subordinazione.

Sentimenti e valori così lontani dalla vita di quell’oggi che stupidamente ha deciso di privarsi delle uniche cose che avrebbero salvato il mondo.

La seconda riguarda Lei.

Vorrei sapesse, senza parole eccessive ed inutili, ne pompose, ne cerimoniali, ne di circostanza, Lei, e solo Lei, perché nessun’altro potrebbe capirne il motivo anche per la distanza che ho sempre lasciato tra noi, che Lei è l’unico vero esempio maschile che nella mia vita sto cercando di seguire.

In silenzio

Se essere nonni vuol dire indicare la strada, Lei non è stato il nonno che avrei voluto.

È stato il nonno che ho avuto la fortuna di avere.

Se portassi un cappello, ora lo toglierei.

Buon viaggio Nonno Paolo.

È stata una fortuna conoscerLa,

e un onore d'altri tempi.

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Con rispetto,

Bruno.

12 novembre 2002

[mio] dono della sintesi





Non è che non ho niente da dire.

è che non ho niente da scrivere.

9 novembre 2002

Buonanotte





Non so spiegarlo.

Stasera mi porto a casa la certezza che io ormai vivo cercando di non far male.

Poi però mi porto a casa anche la certezza che quando ho pensato di non far del male, devo aver necessariamente fatto del male lo stesso, perché se no non è spiegabile il fatto che comunque qualcuno si è sentito ferito lo stesso.

Allora penso che anche quando ho fatto di tutto per non far male, alla fine l’ho fatto lo stesso e infatti qualcuno si è sentito lo stesso ferito.

Quindi perché preoccuparsi?

Tanto faccio del male lo stesso.

Allora tanto vale comportarsi come meglio credo, almeno salvo la certezza che se ho fatto del male l’ho fatto in buona fede.

Ma poi mi chiedo a che serve, visto che anche pensando di non far del male, il risultato è lo stesso.

E quindi che fare?

Continuare a cercare di non far del male, sapendo che tanto non serve perché comunque faccio del male, oppure cercare di stare bene io facendo quello che vorrei fare, accettando l’idea che alla fine qualcuno si sentirà ferito indipendentemente dal fatto che io lo abbia voluto o meno?

Che poi, a pensarci bene, cosa mai sto facendo?

Sto solo cercando di vivere facendo meno male possibile al resto del mondo, ottenendo come unico risultato, il fatto che faccio comunque del male unito al fatto che mi sto impedendo di stare bene io.

E allora sia, impediamoci di stare bene, ma che almeno serva a far star bene gli altri.

Ma poi scopro che comunque gli altri non stanno bene lo stesso, perché non dipende da quello che faccio o non faccio io, ma dal fatto che comunque sia chi non sta bene non sta bene qualsiasi cosa io faccia.

Che poi posso anche sbagliarmi, ma io lo so di essermi già comportato in modo da fare meno male possibile, avendo ottenuto comunque di essere considerato uno che fa male lo stesso.

E allora, vale la pena impedirmi di stare bene quando comunque sia dopo questa scelta nessuno sta meglio?

Sarà anche complicato come ragionamento, lo capisco, ma quello che conta è che o io o qualcun altro, alla fine, qualsiasi cosa faccia, non starà bene come vorrei io.

Si può vivere rinunciando a star bene, pur di far star bene gli altri, anche quando gli altri comunque non stanno bene?

Mi hai chiesto com’è la donna che vorrei.

Non chiedo molto.

Vorrei solo una donna priva di controindicazioni.

Per addormentarmici adesso, senza altri pensieri.

7 novembre 2002

No blogal





La prima giornata del Social Forum, si è svolta per ognuno in maniera personale.

Per una serie di coincidenze e scadenze varie, la mia si è svolta così:

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ore 5:00 - In preda ad impossibilità di dormire mi guardavo una cacata di film la cui storia girava intorno alle nevrosi americane.

ore 8:00 - Due sveglie telefoniche e un'ininterrotta radiosveglia mi ricordavano che oggi è uno di quei tre/quattro giorni all'anno nei quali il lavoro chiama prima delle 11.

ore 9:00 - Sempre per il discorso che oggi è stato uno di quei tre/quattro giorni, tiravo fuori ed indossavo una delle mie due belle giacchettine che fanno molto bisnessmen in carriera.

ore 12:00 - Nella sede di uno dei più grandi gruppi editoriali italiani mi accingevo a mettere in scena una bella conferenza stampa della più famosa multinazionale mondiale, quella che inizia con la N e finisce con estlè, la quale, con un'azzardatissima scelta di tempo, si presentava alla stampa proprio oggi per lanciare la sua nuova linea di prodotti per il suo settore più a rischio, l'alimentazione per l'infanzia.

Conferenza stampa che con una mossa che sapeva quasi di strafottenza, iniziava con un bel racconto sugli esordi e sulla storia della suddetta multinazionale il questo settore, nel quale la leadership viene detenuta grazie ad una meravigliosa polvere solubile sostitutiva del latte di innegabile qualità, di fornte ad un pubblico di giornalisti sbigottito e spiazzato da cotanta inaspettata e ostentata sicurezza.

ore 15:00 - Essendo oggi il compleanno di mio fratello, patito di marchi e modaiolo come ogni 15enne, per comprargli un regalo che lo rendesse felice, passavo un'oretta intera dentro il negozio monomarca di quell'azienda che fa quelle bellissime scarpe da ginnastica rosse. Negozio nel quale lasciavo parte dei miei guadagni uscendone con non uno ma ben due capi di abbigliamento sui quali mi preoccupavo fosse ben in evidenza il simpatico animaletto saltante in modo che al di la delle mie convinzioni, mio fratellino fosse felice per aver ricevuto una cosa che a lui piace anzi due.

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Oggi sono riuscito a fare in una sola giornata tutte le cose che in teoria discuto più di tutte, al servizio delle aziende che più rappresentano il nemico, nella giornata che apre le discussioni su un tema sul quale ho convinzioni precise, simili a quelle di quelle persone che se mi avessero visto oggi, mi avrebbero tirato probabilmente un sampietrino pensando che io sia berlusconiano.

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Il bello è che non credo di essere stato incoerente.

Si, insomma, ne faccio un problema di priorità, di fronte alle quali stabilisco i compromessi a cui sono pronto a scendere.

Quasi tutti, se è per far felice mio fratello.

Prima faccio di tutto per ottenere quello, poi magari del resto del mondo se ne parla.

Se non sono capace di far star bene uno solo, mi sentirei poco credibile come salvatore del mondo.

Ho lavorato per il latte in polvere incriminato, per utilizzare i soldi così guadagnati per comprare abbigliamento griffato, il tutto girando vestito da colletto bianco.

E sarei pronto a sostenere confronti con chiunque per dimostrare che non sono a favore delle multinazionali.

Più che convinto soprattutto della coerenza.

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Boh.

In realtà la mia lotta punta semplicemente a non avere mai a che fare con una come Oriana Fallaci.

Se dovesse mai capitare, sarei pronto persino ad indossare le famose scarpette rosse, pur di scappare il più velocemente e coerentemente possibile.

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Mi auguro soltanto che Firenze ne esca intatta.

Quello si, sarebbe un crimine.

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Auguri Andrea.

Fin'ora nessuno ti ha mai chiesto nulla.

Oggi serve anche la tua serenità.

5 novembre 2002

motori







AH!AH!AH!AAAAAHHH!AH!AH!AA!HHHHHA!H!

UUUUAAAAAAHHH!!!!UHAUUUAH!UAHUHA!UA!HUAH!UAH!A!!!!!!!!!

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e...niente... era la frase giusta....

mica cercavi quella?

Pensa che sfiga.... fossi passato solo un giorno prima ne avresti trovato un discreto campionario!!!!


4 novembre 2002

Sei una grande





...Bruno

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Sono Bruno come l'orso

mi difendo con un morso

sono un tipo solitario

ogni amico è un avversario

sono un tipo burrascoso

suscettibile e nervoso

faccio grrr... e una zampata

parte come una sassata

sono un tipo da evitare

ma qualcuno per favore

che abbia cuore e buonumore

mi potrebbe coccolare?...

3 novembre 2002

Come sempre, puntuale, ho capito male, ho esagerato, ho ferito fregandomene, eccetera eccetera





Sarà così.



E a volte mi basterebbe solo avere di fronte gente che non mi ascolta interpretandomi con i propri valori, attraverso i quali risulterò sempre sbagliato.

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Bruno