29 dicembre 2008

Alleg(o)ria

Faccio l'albero e non il presepe non (solo) perché non creda in dio, ma perché il presepe è allegoria e ognuno lo fa rappresentando il suo punto di vista della storia e se lo facessi io metterei bue e asinello accanto alla mangiatoia e dietro, qualche metro indietro giusto sulla linea di fondo dove sta ciò che la natura ha fatto trovare sul posto, madonna e san giuseppe.
Ma sarebbe troppo complessa da spiegare a chi lo vedesse e quindi faccio solo l'albero, ho sempre amato l'albero, ho sempre pensato che il mio albero è l'albero più bello del mondo, tranne quest'anno, che non riesco a guardarlo senza pensare ogni volta che quello fatto a casa della suocera insieme alla fidanzata continua ad apparirmi fastidiosamente più bello del mio e la cosa mi fa tremendamente incazzare perché nell'allegoria la suocera, il Generale mi insegna, fa la parte di Erode, mentre nel mio presepe di quest'anno fa i re magi tutti e tre, quelli che m'hanno recapitato in dono una donna che è oro incenso e mirra tutto insieme.

M'hanno regalato, tra altre cento cose, una grappa morbida e invecchiata e mi han detto ridendo ma anche un po' no tra le righe mentre la scartavo, che dentro ci avrebbero anche messo una tessera dell'anonima alcolisti, proseguendo dicendomi "Vuoi un whiskey? Uno spumante? Succhiare direttamente un graspo?", con quel misto di sguardo soddisfatto e preoccupato insieme di chi ti dimostra di essere felice che della figlia te ne prendi cura te, ma di quella felicità che chiede di essere riesaminata e riapprovata quotidianamente perché è credito, non scommessa.

Il loro albero è più bello del mio anche se li ho fatti io entrambi, la differenza tra i due è che il loro l'ho fatto insieme a lei.
Questo dimostra che è lei che si prende cura di me e non viceversa, io al limite cucino e le do milioni di baci ogni volta che la incrocio a meno di dieci centimetri, ma prendersi cura di qualcuno è di più, infinitamente di più, io sono autodidatta e quindi approssimativo, lei ha dietro l'Oxford del prendersi cura di qualcuno anche se a conoscerne la storia verrebbe da pensare il contrario (e invece è così) e la differenza si vede tutta, in ogni suo gesto, anche il più piccolo.

C'è meritocrazia in ogni carezza che da, io non ci sono mai riuscito, ma ho interessanti prospettive per il futuro.

"Non urlare quando parli con me!"
"No dai lasciami urlare"
"Va bene, urla, però in cambio facciamo finta che ho ragione io".

E' perfetta, per uno come me.

28 dicembre 2008

Amichex

Senza quella parola, l'appello sarebbe suonato niente più niente meno che un qualsiasi altro appello con i quali quella carovana di invasati che oggi governa col favore dell'enne per cento degli italiani ci sta rompendo i coglioni a cadenza pressoché quotidiana.

Roba alla stregua dell'appello di Bondi, ministro, per far sì che i tiggì parlino delle opere della caritas e non delle notizie diventando finalmente dispensatori di propaganda anche in maniera palese e istituzionalizzata invece che doverlo fare come fino a oggi con scomodi e a volte illeggibili meccanismucci subliminali; dell'appello della chiesa alle istituzioni, per chiedere un milioncino per i poveri, ora che possono fare direttamente loro anche la cifra e non solo la richiesta; appelli così, debordanti manifestazioni della consapevolezza di poter ormai dire e fare ciò che vogliono certi di poter contare su un paese che accetta tutto perché è così, va bene ormai tutto.

Dicevo sarebbe suonato per quello che è, l'appello del sempre grande Ferrara firmato da enne uomini delle istituzioni per bloccare l'introduzione (AH!AH!AH!) della RU486 in talia, se non fosse stato accompagnato, nelle motivazioni, da quella parolina lì che suona tra l'inquietante e lo sbeffeggiante, in bocca a loro: Amichevole.

Non è amichevole verso le donne, dicono.
Come se fosse una caratteristica che un farmaco deve avere, l'essere amichevole.
Tipo "Quella supposta in italia c'è perché è amichevole".
Tipo Bondi è ministro perché ha lo sguardo amichevole.

Di una supposta.
Ora si può dire?

23 dicembre 2008

ScrOOdge

Quando la sera vado a letto partono ore e ore di soffitto guardato durante le quali metto in scena le mie arringhe, provo i discorsi, le espressioni del viso, testo le situazioni e come io risponderei.
Dormo poco non perché soffra d’insonnia, ma perché i discorsi che mi vengono la notte sono talmente perfetti che è la mia stessa mente a chiedermi di non interromperli addormentandomi.
Mi riescono bene, sento che in un’aula sarebbero arringhe recitabili come minimo da un Al Pacino, hanno quell’efficacia lì.
Spesso alla fine mi chiedo perché non li abbia trascritti, perché non abbia registrato il tutto, sento che se il giorno dopo li leggessi mi mostrerebbero soluzioni che con la luce del giorno a volte faccio fatica a vedere.
L’altra notte ho speso qualcosa come tre ore a filosofeggiare sul compromesso e sul prezzo del.
Il bello di queste notti è che il divertimento sta nel fluire dei ragionamenti uno inanellato al precedente, non nel conoscere la soluzione; io parto col tema del giorno e poi vado avanti a colpi di ragionamenti successivi, senza sapere dove mi porteranno, semplicemente perché mi diverte farli, scoprendo alla fine che mentre io mi divertivo a recitare Al Pacino, tre ore dopo ciò a cui giungo è la risposta che attendevo.
Quella storia del compromesso, per esempio.
Mai intorno a un concetto così apparentemente noto avevo prodotto un così alto numero di ragionamenti a me ignoti.
Quest’anno sarà uno dei natali più difficili che a oggi la mia famiglia abbia attraversato, forse l’ultimo di mio fratello, certamente il mio primo tra mura diverse da quelle tra le quali ho passato tutti i trentacinque precedenti.
Al Pacino mi ha detto che nella vita di chiunque esistono momenti in cui bisogna essere disposti a puntare una pistola alla tempia di chi si ama, che la vita si svolge su due piani separati, uno quotidiano il cui ciclo si riapre ogni ventiquattro ore e uno che si apre alla nascita e si chiude alla morte.
Il natale si rinnova ogni anno, la vita è una.
Mi ha detto che ciò che accade nel ciclo delle ventiquattro ore non necessariamente influisce sul piano sovrastante, ché possono accadere cose, in quel ciclo, che vengono risolte nelle ventiquattro ore successive senza modificazione alcuna delle cose che nel frattempo e spesso nostro malgrado accadono intanto nel piano sovrastante che si è aperto molti anni prima.
Viceversa, ciò che avviene nel piano sovrastante può influire in ognuno dei cicli che quotidianamente si ripetono e se ci si può per qualche tempo non preoccupare delle cose che si aprono e si chiudono ogni ventiquattro ore, se si vuole dare una direzione al piano sovrastante bisogna fare, in ogni modulo del ciclo ventiquattro, scelte i cui risultati forse saranno visibili decine e a volte centinaia di cicli dopo e senza la certezza che i risultati siano quelli che si cercano.
Io sono protagonista di un compromesso accettato trentacinque anni fa, mi ha detto Al Pacino con una faccia assolutamente convincente.
Protagonista ma non responsabile, ne sono il prezzo.
E il prezzo di un compromesso accettato nel piano sovrastante non potrà che esser visto sempre, con moto ripetuto e rinnovato ogni ventiquattro ore, come qualcosa da mantenere schiacciato, chiuso, soprattutto quando bisognoso d’aiuto.
Al Pacino mi ha detto che non otterrò mai ciò per cui sto lottando finché mi concentrerò sui cicli delle ventiquattro ore, che se voglio vincere, devo dimostrare il compromesso che da trentacinque anni gli fa da rotta e chiudere quello.
Allora io questo natale lo vedo come uno dei più duri e difficili che abbia mai passato, ma nello stesso momento come uno dei più sinceri, consapevoli e viscerali che abbia mai attraversato.
Durante le notti delle mie difficili solitarie e sofferenti arringhe ho accanto una donna che dorme e sogna e certe volte scoppia a ridere.
Per natale vi auguro questo.
Di prendere in mano non quella parte della vostra vita che si svolge nei cicli delle ventiquattro ore, non è un hobby, non una momentanea compagnia che pare sposarsi perfettamente col ciclo del momento, non la soddisfazione di aver portato a casa anche oggi qualcosa che appare come voluto cercato e costruito, non lo è.
Vi auguro di sentire dentro di aver lasciato i cicli al loro destino, di aver lasciato che a decidere la loro direzione non sia più la volontà e la capacità di stabilirla ma quell’inconsapevole direzione che non si sa da che parte arriverà quando si concluderà ma che se mentre si svolge sotto il vostro respiro e sotto le vostre arringhe viene bruscamente interrotta da una donna che mentre sogna ride, ride di gusto, forse anche di voi, beh accidenti, voi state vivendo nel giusto e qualsiasi conseguenza a questo, anche drammatica, non sarà nulla in confronto al compromesso che avreste, e quasi certamente avete accettato quando il vostro impegno era tutto speso ad arrivare felici alla fine di ogni singolo giorno.
Anche, ma non solo, per il fatto che per quel compromesso quasi sempre pagherà qualcuno che non siete voi e questo renderà la vostra vita, anche se composta da trecentosessantacinque vite da ventiquattrore moltiplicate per qualche decina una più bella dell’altra, una vita sbagliata nel piano sovrastante, quello dove le persone che vi stanno accanto sono felici di starvi accanto anche se soffrite e magari non siete proprio quello che nelle ventiquattro ore del momento avrebbero voluto accanto ma che non per questo non le fa sognare cose delle quali certamente, quando Al Pacino avrà finito la sua arringa e il giudice gli avrà dato ragione ma magari anche no, riderete insieme.
Il natale più difficile mai passato fino a oggi, è il primo natale nel quale la mia vita ha un senso nel piano lungo.
Finisse domani, avrà comunque avuto un senso che fino a oggi non aveva mai avuto.
Una donna che mentre voi soffrite sogna ridendo, non può che essere la più bella testimonianza del vostro essere nel giusto.
Sentirlo non lenisce la sofferenza che accade nei cicli quotidiani, ma fa bene in quell’unico, lungo, sovrastante.
Un po’ Dickens come sapore, ma se qualcosa di bello sento di voler augurare, qualcosa di bello a oggi mi sembra questo.

Buon natale.


(spoiler)

12 dicembre 2008

Bigino

Berlusconi: "Sulla giustizia sono pronto a cambiare la Costituzione"
Napolitano: "I principi fondamentali della Costituzione repubblicana sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli"
Berlusconi: "Le parole del Capo dello Stato non sono riferite a me. Non tocco i principi fondamentali"

Abbiamo offerto "Appunti per il corso di psicopatologie nel XXI secolo e Introduzione all'uso del singolare majestatis nell'epoca delle democrazie monarchiche"

Capòstazione

Li avessi, metterei cento euro sul tavolo.

Domenica.
Quando inaugureranno l'alta velocità e darà ordine a tutte le sue sirene di riempire ogni angolo di tv con i servizi sul salto dell'Italia nel futuro, per avere la cornice perfetta per sparare a reti unificate e su ogni tiggì la battuta del secolo.

Cento euro che domenica sera su ogni canale si parlerà delle polemiche sulla sua battuta sui treni che arriveranno di nuovo in orario.

Lo sento, ne è capace.
Non ci deluderà nemmeno questa volta.

1 dicembre 2008

C'è grossa crisi




è quindi necessario reagire a questo clima di pessimismo creato dai comunisti e dalle loro televisioni dark, facendo girare l'economia in maniera interregionale con punte di federalismo ma sempre restando nell'ambito nazionale al fine di contribuire allo sviluppo e alla trasmissione del valore del nome dell'Italia.

Per fare questo, me ne vado in vacanza una settimanina.
Anzi ANDIAMO in vacanza.
Ché se l'economia la facciamo girare in due, gira più veloce.

Programma della settimana:
Colazione.
Camino.
Pranzo.
Camino.
Merenda.
Camno.
Cena.
Camino.

"Ma anche passeggiate!" dice lei.
Non lo so, vediamo, quando arriviamo ci sediamo a tavola e ne parliamo.


29 novembre 2008

La verità svelata dal tempo

Mentre guardo il TG5 chiedendomi se dopo il servizio sulla mostra di libri usati organizzata da Dell’Utri, quello sul nuovo disco di Celentano e quello sulla puntata di stasera di C’è posta per te, faranno vedere anche qualcosa che abbia in qualche modo a che fare con la parola ‘informazione’, leggo i giornali on line e scopro che l’ondata di pulizia morale partita il giorno dopo la vittoria delle elezioni avrà ora finalmente anche una commissione di surfisti d’elìte capitanati dal Ministro Bondi che, a capo del slito 'comitato di uomini di cultura sopra le parti', di mestiere farà quello che si chiude in una stanza a guardare i porno con la scusa di doverli eliminare dalla faccia del vaticano.
Per fortuna il dipinto del Tiepolo è stato coperto per tempo, altrimenti sarebbe stato lo stesso ministero a dover pagare la tassa sul porno allo stesso ministero e vai a capire chi avrebbe pagato chi.
Per preparare la strada ai mullah del nuovo secolo italico la sala stampa vaticana ha già dato fiato alle trombe con puntate di alto valore informativo il cui centro d’attenzione è focalizzato sul “Basta nudo in tv!”, mentre la più moderata sala stampa governativa una puntata su due ci mostra servizi nei quali si racconta che in Italia la gonna corta non piace più, oggi va per la maggiore, ‘spopola’ come direbbe Studio Aperto, la gonna sotto il ginocchio.
Tutto nella norma, tutto come da programma.
Bondi che deve decidere cosa è porno e cosa no è come tuffarsi in una piscina di squali con un taglio su una gamba o, meglio ancora, è come incaricare la Binetti di istituire una commissione per stabilire se l’omosessualità sia una devianza.
Nel frattempo, mentre la mannaia della pulizia e dell’ordine morale si abbatte sulle ginocchia scoperte in tv per far spazio alla duecentesima fiction sull’ennesimo papa (finiranno, prima o poi, i papi fictionabili?) , il governo senza troppa pubblicità se non quella in cui dice che non ci sono fondi, stanzia fondi per le lotterie, sovvenziona gli ippodromi in crisi e stabilisce per legge che l’unico gioco on line autorizzato in italia è il poker, gestito da portali che sono gli unici ad avere l’autorizzazione ministeriale a stare on line, con i quali, immediatamente dopo la realizzazione del monopolio, la sua Endemol firma contratti di esclusiva che porteranno il poker in tv a Febbraio 2009.
Parrebbe roba marginale, regalini all’ottimismo e al profumo della vita, non fosse che lotterie e giochi on line sono così tanto nel pensiero di ‘sta vagonata di nuovi statisti che in Lombardia la Lega sta ancora litigando con chi non gli concede l’emissione di una serie di nuovi intelligentissimi gratta e vinci con i quali sovvenzionare le opere per l’Expo2015.
Pare che i mille mila miliardi in arrivo dall’europa non siano sufficienti per costruire una ferrovia e due alberghi, servono gratta e vinci, servono ippodromi, serve poker, serve dare 40 euro a chi si occupa di un handicappato in casa e prenderne 800 dalle tasche di chi handicappato lo è di suo, unica condizione necessaria per non accorgersi di chi siano questi qua che come un qualsiasi gangster dell’america anni ’20 si organizzano il monopolio delle bische con la mano destra mentre con la sinistra manganellano le spalle scoperte in chiesa.
Ora il dubbio è: i volantini delle BR che ovviamente dopo che per settimane si è gridato al pericolo del loro ritorno sono spuntati puntuali come una puntata di porta a porta sulla chiesa, lo prenderanno il contributo sull’editoria?
Perché il carattere periodico ce l’hanno.
Avevano detto BR e BR sono arrivate.
Pare quasi un palinsesto.


24 novembre 2008

Train spot

Ma certo che gli interessa il futuro dei vostri figli.
Se c'è una cosa che gli interessa è proprio quello.

Quando dice "Siamo nelle mani dei consumatori", infatti, parla di quelli di domani.
Ché decisionismo significa che da quando c'è lui non si pettinano più le bambole.

Per il prossimo natale è in progettazione La mia prima scheda elettorale.



14 novembre 2008

'orco Diaz (aka: Ci piace così, lubrificato)

E' stato finalmente dimostrato che non ci fossero agenti infiltrati tra i black block.

Erano i black block ad essere infiltrati tra gli agenti.


Aggiornamento a seguito della richesta di oggi di Di Pietro di istituire una commissione d'inchiesta:

«Se fosse una commissione a 360 gradi noi la votiamo domani mattina - ha sottolineato Di Pietro - ma se l’inchiesta deve indagare soltanto sugli abusi della polizia e non anche sulle illegittimità commesse da chi ha sfasciato le carrozze, le macchine e ha aggredito le forze dell’ordine, allora noi diciamo no. Perché sarebbe una giustizia a metà e non bisogna indagare soltanto quella metà dei fatti che fa comodo alla sinistra-sinistra-sinistra».


Antonio Di Pietro, Ministro del Governo Prodi, motiva il suo voto contrario alla proposta del suo stesso governo per istituire la commissione d'inchiesta presente nel programma da lui sottoscritto.
31 Ottobre 2007



Vi piace così, lubrificato


Prima va da Putin e lo definisce «l’amico sinceramente democratico»
Poi va da Bush che ha firmato per mettere i missili in Polonia e gli dice che la storia lo ricorderà come un grande, grandissimo presidente.
Poi Bush non c'è più e va da Obama a confermargli amicizia e stretta collaborazione.
Poi torna da Putin e dice che l'america lo provoca con i missili in polonia.
Poi precisa che l'america ha diritto di difendersi.
Poi torna a casa e dice che teme «un'escalation di contrapposizione tra Russia e Usa»

Vi piace così.
Non gli affidereste mai vostra figlia, ma il suo futuro sì, godendo.

Vai a sapere.


13 novembre 2008

L'emergenza del giorno

Presto!
Un DL!

E' il 70,2% di dio che glielo chiede!

Se telefonando

Le parole sono importanti, i toni anche, certo, ma le parole di più e per questo andrebbe dedicata più attenzione al numero delle parole che al livello del tono, una parola in più e un tono in meno a volte fan la differenza, se si vuole dire qualcosa e non solo qualcuno.

Prendi per esempio quel
“Tu non immagini che vita sto vivendo”, così, senza una parola in più, con dieci toni in più.
E mica si capisce, le parole sono importanti, più dei toni, un tono in meno e una parola in più e si sarebbe capito.

Così “Tu non immagini che vita sto vivendo” non vuol dire nulla.

Era una pretesa di indipendenza? Perché a sentirti conduci una vita inebriante.
O era una richiesta d’aiuto? Perché a guardarti vivi una vita di merda.
È che “Tu non immagini che vita sto vivendo” va bene per entrambe e il tono pure, quindi detta così non svolge la funzione che immagino le volevi dare.

“Tu non immagini che vita fantastica sto vivendo” per esempio sarebbe stata chiara, una sola parola in più e si sarebbe capito che vuoi star da solo.
“Tu non immagini che vita di merda sto vivendo” pure, sempre una sola parola in più e si sarebbe capito che non vuoi più star da solo.

Ma così no, “Tu non immagini che vita sto vivendo” non dice niente, manca la parola chiave per il senso di colpa e quindi, di conseguenza, manca il senso di colpa.
Ché il tono mica basta più per quello.

Non s’era capito?

11 novembre 2008

10 novembre 2008

Bertolino e Cacasenno

«È eticamente corretto - ha chiesto Bondi - che un canale della tv pubblica trasmetta trasmissioni così volgari e ributtanti? Lo chiedo - ha precisato Bondi - al direttore generale e al presidente della Rai, non con animo polemico ma con la convinzione che non possiamo non essere d'accordo nel restituire alla Rai la sua funzione di strumento di informazione e di elevazione civica e spirituale dell'intera comunità nazionale».

«Lo chiedo - ha precisato Bondi - al direttore generale e al presidente della Rai, non con animo polemico ma con la convinzione che non possiamo non essere d'accordo nel restituire alla Rai la sua funzione di strumento di informazione e di elevazione civica e spirituale dell'intera comunità nazionale».

«non possiamo non essere d'accordo nel restituire alla Rai la sua funzione di strumento di informazione e di elevazione civica e spirituale dell'intera comunità nazionale».

«restituire alla Rai la sua funzione di strumento di elevazione spirituale dell'intera comunità nazionale».

4 novembre 2008

Kamate kamate uh

Oggi ho guadagnato un centimetro per il quale ho cominciato a correre 6 anni fa.

Ieri credevo di no.
Stanotte con il mio centimetro in tasca so che posso farcela.
Mi mancano solo altri ottomila chilometri.



31 ottobre 2008

Il decreto Gelli-mini

de|cre||re
v.tr. (io decréto)
[...] | estens., stabilire in virtù della propria autorità, del proprio prestigio o sim


"Sul Piano di rinascita democratica 'l'unico che puo' andare avanti e' Berlusconi".


Non 'iniziare'.
'Andare avanti'.

28 ottobre 2008

Son cose che vanno considerate

Volevo restarne a margine ma gli eventi pressano.

Anche gli insospettabili non si esimono più dall'occuparsene e questo mi fa pensare che forse è il caso che ne parli anch'io, che metta anch'io il mio punto, ché la cosa sta assumendo la dimensione di qualcosa che magari un giorno verrà utilizzata come spartiacque tra i sovversivi che verrano deportati e quelli che hanno risposto all'appello e io non vorrei rischiare quindi faccio anch'io la mia parte con il mio post su Facebook così porto a casa il timbro sul cartellino.

Ma cosa dire di Facebook che non sia già stato detto?
Cosa dire per motivare il mio starne fuori, senza ribadire lati negativi già detti e ridetti in altri cento luoghi e da firme ben più competenti della mia?

Potrei segnalare per esempio quello che per me è il vero lato negativo di Facebook, che nulla ha a che vedere con la solitudine, con l'incapacità di avere relazioni reali, con il bisogno di trovare soddisfazione in aggregazioni virtuali prive di qualsiasi aspetto umano, ché quella è tutta roba già detta sui blog e che già non era vera per i blog, quindi perché abboccare all'amo per l'ennesima volta.

No, dicevo, il vero lato negativo di Facebook è molto più nascosto, è messo in modo che si riveli solo dentro il chiuso della propria stanzetta, che resti confinato nel personale e non nell'evento e invece evento è.

Ché è vero che ci trovi i compagni delle medie, le persone con le quali lavori (ma quanti? Quanti? Io non riesco ancora a capacitarmi di quante persone insospettabili e 'adultissime' nel mio settore mi chiedano se mi accodo ai loro amici di Facebook e io rimango di sale ogni volta), quelle che incontri dal macellaio, è vero ti restituisce persone che davvero avevi perso.

Ma il lato veramente negativo di Facebook, per me, è che questa restituzione non è selettiva, non risponde ad alcun criterio che non sia il tempo e la memoria.
Per questo, insieme a torpedoni di vecchi compagni di gita, ti riporta in salotto anche persone che tu ti auguravi essere sequestrate in un bordello di caracas per far cassa di qualche narcotrafficante bolso e sudato e che invece Facebook ti fa sapere esser lì, vive sorridenti e nude come lo erano quel giorno nel quale ti augurasti che la logica sarebbe stata più giusta di qualsiasi tecnologia attuale che mai avrebbe potuto far nulla per rimetterle sulle strade del mondo.

E invece sei ancora lì a ridere.
Facebook fa questo, ammazza le speranze e chiama 'amici' anche gli errori della natura.

Non è selettivo.

18 ottobre 2008

Programma sicurezza

Ad Aprile, per motivare il mio essermi astenuto dal voto, scrissi:

"E allora ciò che va fatto è solo accelerare il più possibile questa deriva ancora oltre, là dove i suoi contorni saranno talmente netti da non essere più spacciabili per progresso sociale grazie al digitale terrestre di OmSciòppin'Iùrop."


L'effetto più importante generato dalla salita al potere della destra italiana non sono i decreti o le restrizioni viste a oggi, ma quelle che verranno quando la avviata legittimazione della politica basata sull'istinto avrà completato la sua prima fase, quella che ha come fine il portare in superficie, l'elevare a normalità, il rendere media e quindi percepito come maggioranza, il vero volto di quella parte di paese che fino a ieri si nascondeva dietro una costretta maschera teatrale necessaria per vivere in un paese che fingeva di considerare chiuso il suo passo più brutto, e che oggi, inebriata dalla raggiunta possibilità di svelarsi senza per questo vedersi (più) indicare come il male assoluto, preda dell'entusiasmo finalmente getta quella maschera.

Se mi si chiedesse di riconfermare oggi i perché del mio aver voluto contribuire all'accelerazione di questo svelarsi, lo riconfermerei con ancora più convinzione perché la storia è matematica e non si scappa.

Se vuoi combattere qualcuno, prima devi portarlo a mostrarsi per quello che è.
Per farlo, devi dargli un contesto nel quale si senta libero di esserlo.

Ci sono 70,2 'imbarazzanti' possibilità su cento che l'uomo in chiusura di questo video sia tra quelli finalmente felici perché protetti contro il neGro che limitava la sua libertà di italiano di vivere in una città senza carte di panini a terra e stupri a ogni angolo.

Adesso però ci dica dov'è entrato, cosa è entrato a fare in quello che no, cosa c'è lì non c'è un portone, chissà, eppure lì non c'è un'abitazione, sembra non ci sia un'abitazione, sembra che non sia un'abitazione, ci dica chi c'era lì dentro, perché non era a casa con la moglie, perché guardava nella finestra, perché, invece di tornare a casa dopo una giornata di lavoro stremante, all'una di notte andava in giro per venezia probabilmente, quasi sicuramente, a spacciare di fronte a qualche milione di telespettatori che vogliono più giustizia, più sicurezza, meno neGri.

Sono contento di aver contribuito a questo?
Sì, sono contento.
Quasi imbarazzato, per quanto sono contento.







12 ottobre 2008

TribRuno

Sono stato in tribunale per una causa penale nella quale faccio da testimone, su una vicenda risalente ai tempi nei quali credevo che mio compito fosse salvare il mondo dai cattivi.
Se i tempi della giustizia fossero paralleli a quelli della presa d’atto dei propri limiti, metà delle cause dei ritardi della giustizia italiana troverebbero soluzione così, per auto estinzione.

Ricevuto il mandato di comparizione manco ricordavo chi fosse l’imputato, l’ho scoperto arrivato lì, ché ho preso atto dei miei limiti rispetto ai cattivi del mondo (il loro numero, in particolare, di troppo superiore agli anni che potrei spender loro dietro anche in presenza di potenzialità adeguate alla vittoria) ma resto idealista e quindi a chiamata rispondo perché mio dovere.
A quei tempi poi il mondo lo salvavo a ogni angolo di strada, ogni cinque minuti, per questo la chiamata non è stata sufficiente per portarmi alla mente la vicenda, vai a sapere quale delle tante poteva essere.

Fuori dal tribunale mi guardavo intorno facendo con la mente l’appello di tutti quelli che avrei potuto incrociare fuori e una conseguente classifica del mio grado di sopportazione fisica dell’eventuale incontro.
È andata bene, una delle più noiose ma nello stesso momento più facili: l’imputato è uno in divisa.
Quelli pericolosi sono quelli vestiti civili.
In cima a tutti la puttana svestita.
Ognuno ha la classifica che s'è scelto, altra consapevolezza raggiunta.

Arrivati davanti all’aula ci viene incontro una tizia non vestita da avvocato che ci chiede se noi siamo i testimoni per il processo fissato per le dodici e trenta, noi rispondiamo di sì, lei chi è chiedo io.
L’avvocato dell’imputato, dice lei.
Auguri, rispondo io.
Continuo a essere idealista come un tempo, sono molto più realista di un tempo, resto lo stronzo di sempre.
Non si può avere tutto.

L’udienza verrà rimandata, ci fa lei, il PM è in sciopero per l’agitazione contro il governo e quindi entreremo solo per sentire la notifica della non possibilità di procedere e la scelta di nuova data.
Girano i coglioni a tutti, con particolare forza centrifuga per quelli che han perso un giorno di lavoro.
Io ancora godo della battuta di prima, sono a posto così per una mezz’oretta.

Entriamo, il giudice anzi LA giudice ci guarda sorpresa e, dopo aver fatto fare l’appello di tutti gli intervenuti, esprime il suo rammarico per il dover rimandare un’udienza che aveva visto un così alto quanto raro numero di testimoni presentatisi.
Non capita mai, dice.
Evidentemente abbiamo più fiducia noi nella giustizia oggi, di quanta ne avete avuta voi ieri, penso io ma non lo dico, sto ancora prendendo le misure.

Procede con il dovuto pippone formale sul regolamento che impedisce l’avvio dell’udienza in assenza del PM, confermando che l’assenza è motivata da sciopero contro il governo.
Nulla da dire, è formale, se non lo è lei chi altro.

A metà frase alza gli occhi e aggiunge, sorridendo: "motivazione con la quale io per altro concordo e trovo legittima".
"È una sua opinione" una voce dal banco dei testimoni si alza.
È la mia voce, le misure erano prese.
"Prego?" Chiede lei alzando ancora di più gli occhi ma puntando non più nel mucchio.
"Ci dica la forma, si tenga per lei le opinioni che, per quanto legittime, sono sue opinioni e non è questa la sede".
"Ha ragione" fa lei.
"Lo so, dico io" mentre sento di esser stato eletto eroe nazionale dagli altri testimoni.
Continuo a essere idealista come un tempo, sono molto più realista di un tempo, resto il capogita di sempre.
Non si può avere tutto.

"Chi avesse bisogno del foglio che giustifica l’assenza dal lavoro, si avvicini al banco" dice lei.

Il mio amico ex galeotto, tra i più umani personaggi che conosco, che tra i piani si muoveva con la dimestichezza di Novecento sulla nave e al quale ho visto brillare gli occhi duri quando entrati in aula passando accanto al ‘gabbio’, mentre gli spiegavo perché noi no, non dovevamo presentarci con un avvocato cercando di non farmi scoprire mentre non riuscivo a impedire ai miei occhi di concentrarsi sul fatto che aveva dai quattro ai sei denti in meno dall'ultima volta che l'avevo visto, chiede che se ne fa di un foglio con su scritto solo che è stato a testimoniare in un processo.
"Lo porti al suo datore di lavoro" fa lei "serve perché le paghi lo stesso la giornata".
"Lavoro in una cooperativa di irregolari ed ex galeotti" dice lui "questo foglio il mio capo manco lo guarda".
"Allora mi porti qui il suo capo" fa lei ridendo.
Lui si gira, usciamo, si rigira un istante e le chiede se possiamo andare.
"In che senso?" dice lei.
"Siamo liberi?" precisa lui.
"Certo" ribaidisce lei.
È stata la sua prima volta e io c'ero.

"Li ho tolti io" mi fa in ascensore.
"Cosa" chiedo io.
"I denti" dice.
Sorrido, lui pure, so che mi proteggerà se ne avrò bisogno.



3 ottobre 2008

Acrenimi

Quello dell'indovinello sotto, che non avete cagato manco di striscio perché non l'avete capito, è Sacconi che parla.
La storiella è inventata, il senso è nell'uso degli Ella Egli Esse ecc che usa come virgole.
A me fa molto molto ridere.
No, non la storiella, Sacconi, dico.
Non ci gioco più con voi e non vi faccio più amici.

Volevo fare anche un montaggino delle trasmissioni che in tv parlano di chiesa, danno voce alla chiesa, cercano sostenitori per la chiesa, propagandano la chiesa, ma dopo aver registrato qualche giorno su tutti i canali a caso mi è finito lo spazio disco.
Ce ne sono troppe, al momento, per registrarle tutte.
Oggi solo il tg3, tra servizi sui santi e sui papi, ha sfornato qualcosa come un quarto d'ora alla chiesa.
Facciamo che fate zapping a caso a qualsiasi ora e il montaggino ve lo confezionate da soli così.
Per la non stop di una settimana di lettura della Bibbia sulla rai sto per comprare un disco esterno da un terabyte.
Se si vuole monitorare la chiesa in tv in questo periodo, meno di quello non basta manco per le sigle iniziali.

All'aeroporto di Rodi c'è la sala per non fumatori.

L'italia non è un paese razzista.
Se ogni giorno c'è un neGro pestato è perchè, evidentemente, ce ne sono molti.

Dice la Santanché che per capire l'emergenza basta guardare nelle carceri e verificare che il 70% dei detenuti è straniero.
Pure nel Texas degli anni '20 il 70% dei detenuti era neGro.
Pure nel Texas degli anni '20 il 70% di quelli che gli sparavano erano fuori.
Se fossero neri o bianchi non si sa perché erano incappucciati.

Non è Berlusconi che è fasc..totalitarista, è il paese ad esserlo.
Lui è democraticamente eletto.


27 settembre 2008

Indovinello...chi è?

"…essssso ha pensato di passare per prendere un caffè con elllla, mentre eglllllli non era al suo tavolo.
Esssssssi allora si sono spostati verso i tavoli di ellllllle che in quel momento erano andate da eglllllli, per poter stare un po’ lontani dalle orecchie indiscrete di essssssssse.
Ellllllllla non si è sottratta e ha offerto a egllllllllli un momento di gradite confidenze."

Indizio: c'è già.


22 settembre 2008

Bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo

Ieri abbiamo attraversato per qualche ora una bolla spazio temporale nella quale i confini del mondo si sono dissolti in una nuvola sospesa sopra una vita.
Abbiamo incontrato persone che non c’erano, abbiamo avuto risposte da persone che non avevano risposte, siamo stati accolti da un gatto che ci ha accolto con la fedeltà e l’entusiasmo di un cane verso il suo padrone al quale dice bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo, siamo entrati in una casa con un cancello senza recinto, così, una strada non strada e poi un cancello, intorno il nulla, un passo a destra e (oltre)passi, un cancello non cancello, attraversato un paese pieno di vita ma senza abitanti, incontrato persone che hanno visto quattro anni fa uomini scomparsi da sette, violato un domicilio senza violazione di domicilio, passeggiato in un cortile senza padroni ma con l’altalena che ondeggiava e i giocattoli sotto, visto quadri appesi da persone diverse da quelle che li guardano, era tutto lì, sui muri, non siamo entrati in una casa nostra perché di altri che non c’erano ma erano lì, parlato con il ristoratore dell’unico ristorante di un paese di quattro chilometri quadrati che non conosceva i restanti tre dei quali vantava una grandissima cartina appesa accanto, siamo stati accolti, prima di sapere chi fossi, nella casa di un padre anziano e un figlio giovane che mi avevano visto l’ultima volta trent’anni fa che mi hanno guidato senza sapere dove volessi andare e perché, abbiamo bevuto vino del padre anziano fatto con la vite del terreno della casa senza recinto e senza padroni ma con cancello e abitanti, siamo stati lasciati passare da un padrone uguale al suo cane che ci ha detto state fermi e poi ci ha detto ora potete passare mentre stava seduto accanto al suo cane seduto accanto a lui, ci hanno detto, di nuovo, ancora, di non andare oltre per noi, ci hanno detto, gli stessi, di andare avanti per loro, siamo andati a numeri civici di case un chilometro più in là della casa di quel numero civico, abbiamo aperto cassette della posta senza nome di una famiglia con un nome di una casa con il civico di un'altra, ci hanno detto di non chiudere la macchina ché lì non rubano nulla, ci hanno detto, gli stessi, che lì rubano le case, ci hanno mimato una pistola per dirci no, ci hanno mimato, gli stessi, il coraggio per dirci sì, abbiamo avuto risposte da figli e non risposte da madri, ci hanno chiesto, impauriti, ma è morto vero?
Non è mai stato tanto vivo quanto ieri.
Era lì, era quel gatto cane.
Ieri siamo stati a Trachimbrod.
Dove tutto è morto e tutto è vivo.








20 settembre 2008

Avantologia

Un anno fa, in una brillantissima discussione che mi vide contrapposto il solito contestatore categoria “Leggiti più libri ché almeno impari qualcosa invece di parlare di robe che non sai” (ne 'ricevo in studio' non meno di uno al giorno), infilai, a seguito di un nemmeno troppo complesso ragionamento (e qui sta il problema, se ci arrivo io che sono scemo ma NON chi scemo non è, in mezzo ci può solo essere la propaganda), le seguenti precise parole:

“[…]Scommettiamo che la prossima grossa operazione sarà l'incremento di quota Fininvest/Mediolanum in Mediobanca?[…]
No, così, fossi in te me lo appunterei giusto per ricordarti di guardare, tra un mese, che se ne farà Fininvest di tutte quelle microquote sparse a destra e sinistra.
Lo sai perché si prendono una serie di 1% a destra e sinistra invece che un 20 totale in un periodo di patto di sindacato, vero?[…]”


Ieri, sul Corriere:

“Mediobanca, entra Marina Berlusconi.
[…]A proporre il suon nome è stato il patto di sindacato che controlla la maggioranza di Mediobanca.[…]”.


Sto vantando doti profetiche?
No, pure uno scemo lo potrebbe vedere con un anno d’anticipo.
Sto appuntando la prossima risposta alla seconda categoria che 'ricevo in studio' a ritmo di due al giorno: quelli del “Dietrologia”.

Parlando di banche.
Crolla la borsa americana, si parla di un nuovo ’29.
Si impennano le borse asiatiche; ma vah?
Crollano le restanti borse occidentali; ma vah?
Il governo USA corre a mettere 50 miliardi di dollari per evitare lo tzunami; ma vah?
Le borse del mondo occidentale toccano rialzi mai visti prima; ma vah?

Ora, dico io.
Va bene che la finanza non si muove a cuore e sentimenti, d’accordo lo sappiamo, ma far passare almeno due giorni da quello in cui qualche consapevole s’è appeso al lampadario, prima di esultare e triplicare i guadagni, pareva così brutto?
Ma soprattutto, dico io:
Ci vediamo, come sopra, tra un anno su questi schermi.

Nel frattempo, due parole da un broker della LB fallita:

“[…]La sera lascia spazio alla tristezza e anche alla consapevolezza che ad aver distrutto tutto è stata la smania di inventare sempre nuovi strumenti finanziari e di piazzare sul mercato spazzatura travestita da occasione: «Forse era giusto che finisse così, per ricordare a Wall Street che la furbizia non vince sempre, che non si può pretendere di vendere qualunque cosa solo perché si è capaci di impacchettarla bene. Forse è un atto catartico, forse può servire a ripartire più sani»[…]”


Noi la ‘spazzatura travestita da occasione’ in Italia la chiamiamo ‘emergenza’ e ci facciamo un ddl.
È chiaro che da noi il meccanismo non crollerà, noi ci fondiamo la stessa democrazia su quel sistema, non ne è solo uno degli aspetti.
Noi siamo disegnati intorno a quello schema, ci salva quindi l’assenza di un punto di innesto e conseguente possibile rottura.
Non è mica un caso se, in Italia, gli unici disposti a mettere a ferro e fuoco una città per ribellarsi alla camorra sono stranieri.
Sono il punto di innesto che tanto preoccupa il governo di fasc...leader impegnati a guardare avanti.
Ché proprio ora che il lento ventennale lavoro di lobotomizzazione del popolo italico aveva dato i suoi studiati frutti, ti arrivano questi qui da paesi dove se gli levi il pane danno fuoco ai palazzi convinti che anche da noi possa scendere in piazza tutto un popolo.
Ma dove pensano di essere atterrati, in Africa?
Fosse già cambiato il nome dell'aeroporto capirei l'equivoco, ma così è presto, son passati solo 100 giorni.


Ah sì...gli aeroporti.
Su Alitalia non dico nulla perché sto aspettando la puntata giusta del TG4 per chiudere il montaggio che sto preparando da mesi con la storia dei servizi di Fede a fare da post senza parole.
Il montaggio al momento si apre con il servizio del 21 marzo nel quale venne offerta ai telespettatori una lunga chiacchierata fatta di reciproche sperticate mielose parole tra Fede e Fabio Berti il quale, con gioia del conduttore, dichiarò che l’interessamento del nano era per lui motivo di sollievo.
Non vi dico il dialogo.
A gior...minuti dovrebbe arrivare il servizio che attendo per chiudere il montaggio.

Magari nel frattempo mi capita di registrare anche il servizio col quale Fede ci racconta di Borghezio tra i nazi.

Scherzavo.

Infine, il maestro unico.
Tutti (tranne il sempre fenomenale Rillo) a gridare allo scandalo per questioni matematiche e come sempre a fare da allocchi distratti dietro ai quali il governo infila quindi facile la mossa che richiedeva la solita copertura depistante:
Il problema non è che il maestro sarà unico (specchietto), ma che il maestro unico sarà quello di religione (allodole cip cip).

Mentre io faccio dietrologia, se non siete troppo in ansia per l'appello del tedesco riguardo ai media che minerebbero famiglia e morale, guardatevi questo spot dieci volte al giorno finché non vi entrerà in quella cazzo di testa cosa ci sia dietro chi ne ha scritto il testo, scemi che siete.

Vi do un indizio, ché mica scherzo quando dico che siete scemi: '...una luce ancora più intensa...'.






18 settembre 2008

De scienza.

Quasi all’altezza del semaforo passo davanti a quella che sembra la porta d’uscita del luogo nel quale entra una lunga fila davanti a una porta precedentemente affiancata.
No.
Metri prima.
Approfitto della pausa per uscire a bere un caffè.
È appena finito il pezzo del comico che, pagato per divertire quasi tremila direttori di quella banca, centra tutto il suo pezzo sulle tipologie di clienti delle banche, con particolare focalizzazione del testo intorno alla tipologia “Ostaggio”, quello che anni prima gli avete fatto firmare un contratto con quella clausola che ora non se ne può andare manco se potesse, grazie a lui siamo qui, se vi chiedete quanto ha speso la vostra direzione per questo teatro e per questa giornata fregatevene, l’ha pagato quel cliente, tutti a ridere, applausi scroscianti, io apro la diretta dopo aver chiesto a una delle due camere una larga sul pubblico e alle luci di alzarmi un po’ la sala per la ripresa, tremila usurai ridono delle loro vittime e io li esalto su tre schermi di 9 metri di base l’uno, l’apoteosi, il climax, finisce il pezzo, io esco a prendere un caffè e, se possibile, un po’ d’aria.
Chiedo dove si trovi un bar e mi incammino nella direzione indicatami.
Quasi all’altezza del semaforo passo davanti a quella che sembra la porta d’uscita del luogo nel quale entra una lunga fila davanti a una porta precedentemente affiancata.
A giudicare dalla gente in fila penso sia un ufficio immigrazione, una asl, un ufficio postale.
Arrivato in corrispondenza della porta d’uscita esce una signora sui settant’anni, vestita dignitosamente, i capelli a posto, qualche finzione di gioiello, testa alta, esce in corrispondenza del mio passaggio e le nostre direzioni si fanno parallele, sembriamo nonna e nipote a spasso insieme.
Guardo il sacchetto che ha in mano, qualche ortaggio, del latte, un pacco di pasta.
Sul sacchetto un marchio tipo Banco Alimentare, Cassa Cibo, roba laica comunque, capisco che posto sia e la fila all’ingresso.
Guardo la signora, la signora mi guarda, potrebbe essere mia nonna, sana dignitosa e pulita uguale.
Per un istante ho forte la sensazione che lei avrebbe preferito non la guardassi come fosse mia nonna per non vestire, oltre ai suoi, anche il rammarico di non poter far regali ai nipoti, per un istante ritorno indietro di una decina di minuti e rallento quel tanto che basta per diventare più lento di una settantenne con una borsa di cibo in mano e metto tra me e lei i metri sufficienti per non percorrere più lo stesso marciapiede nello stesso momento.
Bevuto il caffè finisce la pausa, torno in regia, chiudo l’evento, tutto perfetto, mi stringono la mano, grazie, torno in camera a pormi per l’ennesima volta la solita domanda su quanto ancora potrò durare e a rispondermi per l'ennesima volta da quindi anni a questa parte "non molto".


13 settembre 2008

Quante cose

Giusto per rassicurare tutti (tutti e 5) riguardo al mio non essermi perso, quantomeno fisicamente, tra le meravigliose colline, ma solo sparato in giro per l'italia appena rientrato.

Per il resto, se almeno l'AirOne o quello che ne resta dura fino a martedì, al rientro magari qualcosa che assomigli a un contenuto uscirà.

Olè.


23 agosto 2008

Così, lontani, così, sì, vicini.

"Non indagare sulla sua morte" mi dissero da laggiù "è meglio di no, non spingetevi oltre"
E io non lo faccio.
Ma sulla sua vita sì, quello nessuno me lo può impedire.
Su almeno una delle due è la natura che mi impone di incamminarmi.
Per placare l'irrefrenabile istinto di percorrere l'altra.

Tra le due, scelgo quella che più ha possibilità di rendere il domani migliore.

Dialogo di Cina con mio padre attraverso i suoi appunti, apro scatoloni pieni di fogli e idee, li leggo, affatico la vista su una calligrafia sconosciuta, centinaia di piccioni viaggiatori che allevava con cura e dedizione ma che non fece in tempo a far partire, lo faccio io, li trascrivo e li libero.

Oggi libero un piccione datato 1996, un po’ confuso e privo di quel filo logico di cui ogni contenitore di appunti sparsi non può che esser privo finché la sintesi finale non li lega tra loro in una tesi, ma grande nel suo esser nato più di dieci anni fa, quando la Cina era, in occidente, meno di uno o due ristoranti a quartiere e lui era là, a dannarsi per essere ascoltato da un mondo che lo dava per pazzo.
Il filo logico, la sintesi finale, è facilmente intuibile.



"Tre principi economici delle economie asiatiche.

1. Il primo è che la tecnologia si sta ampiamente diffondendo nel mondo e quindi i paesi occidentali stanno perdendo i loro tradizionali vantaggi.
Le conoscenze tecnologiche si spostano nel mondo con la stessa facilità con cui viaggiano gli uomini e i capitali.

2. Il secondo è che il centro di gravità dell’economia mondiale si sposterà inevitabilmente verso i paesi asiatici che si affacciano sul Pacifico occidentale.
Solo se li considera anche come consumatori di prodotto finito e non solo come produttori di merci di bassa qualità e basso costo (interr)

3. Il terzo è che i successi asiatici dimostrano la superiorità di quei paesi che godono di minori libertà civili e pianificano più di quanto noi occidentali siamo disposti ad accettare.
Le tensioni sociali che creano (anche con la repressione violenta del dissenso e dello scontento) alla lunga contano di più dei vantaggi economici accumulati nel breve periodo.

(interr) solo un modesto aumento dell’efficienza e una crescita dovuta soprattutto a un potenziamento degli input.
La crescita asiatica si basa soprattutto su un aumento dei fattori di produzione, non sull’efficienza produttiva.

In Cina sono ancora tanti quelli che quando prendono in mano un pomodoro, lo girano e lo rigirano per vedere che non sia una delle tante diavolerie inventate da quelli di Hong Kong o di Taiwan e scuotendolo lo accostano all’orecchio per sentire se suona.

I conflitti.

1. Penisola coreana
2. India e Pakistan sono in grado di produrre ordigni nucleari (il conflitto per il Kashmir è ancora più pericoloso).
3. Cina e Taiwan – Cina e Mari del sud – Cina e Sud Est asiatico – Cina e Siberia (dove il flusso di immigrati cinesi sta cominciando a preoccupare i russi)

Le Tigri dell’Asia: Hong Kong, Singapore, Corea del Sud, Taiwan.
Nuove Tigri: Indonesia, Malesia e Thailandia.

La Banca Mondiale.
In Asia orientale sono accumulati dagli 1.3 miliardi di $ del 1980 ai circa 42.7 del 1994.
Il flusso totale di capitali è triplicato dal 1990 al 1994 e ha raggiunto presumibilmente i 99 miliardi di $.
Le riserve di valuta estera di Taiwan hanno sfondato il tetto dei 100 miliardi di $ nella primavera del 1995, piazzandosi solo dopo i 156 miliardi del Giappone.
Dopo sono scese a 90 miliardi mentre quelle del Giappone sono salite a 182.
La Cina era al 5° posto con 71 miliardi (corr. 85 miliardi dato a Maggio ’96) con un distacco di soli 4 miliardi dagli Stati Uniti.
Le riserve di Singapore erano di 67 miliardi e quelle di Hong Kong di 54. Quelle di Thailandia, Corea del Sud e Malesia erano tra i 25 e i 35 Miliardi come quelle di Olanda, Spagna, Italia, Svizzera, Francia e Svezia.

India e Australia hanno ereditato le democrazie dall’Inghilterra, le Filippine dall’America.

Il valore della produzione agricola è più che triplicato in Cina tra il 1970 e il 1990
(Ma il 1970 era pari a zero. Le campagne erano lande deserte che non si erano ancora riprese dalla bufera della rivoluzione culturale)
Ancora nel 1982 si segnalavano terribili carestie in intere province cinesi.

In Cina c’è stato un revival della mentalità del Regno di Mezzo, in cui gli asiatici venivano considerati inferiori e gli occidentali barbari."



Sono in piena rivoluzione, sto trasformando un continente che si ribella, il tempo mi darà ragione, è giusto, quello che faccio oggi fa male a molti ma è solo, semplicemente, giusto, si chiama identità, richiede un processo, richiede coraggio, richiede forza, molta forza, perché grande è la forza messa in campo per impedirmelo.

Me li mangio.
Li mastico.
Poi li sputo.
E plasmo una famiglia nuova.
Una famiglia, più che altro.
Di quei vasi non resterà manco l’impronta che hanno impresso sugli scaffali in trent’anni di protettissima intangibilità.

Vado un po’ in vacanza.
Vado in collina a prender fiato e amore, ché la campagna d’autunno che mi aspetta richiederà grosse scorte dell’uno e dell’altro.

La serenità fasulla e imposta è un 'ipoteca sul futuro maggiore di qualsiasi lacerazione.
E soprattutto un pazzo sta a un inascoltato come una pagliuzza sta a una trave.

Vinco io.
E saremo migliori.


21 agosto 2008

Low post

Mentre il governo approfitta del deserto agostano per infilare in sordina, tra un record dei 200m e un bagno di folla del premier in un centro commerciale (per poi tornare 'in auto dove la moglie Veronica l'attende'), i primi mattoni del prossimo democraticissimo maccartismo in salsa pummarola

[...]L'accusa è che Bondi voglia istituire una commissione per valutare tutti i progetti da un punto di vista etico e, soprattutto, politico. Censura, insomma. «Non scherziamo», replica il ministro. «Voglio avvalermi di un comitato di uomini di cultura sopra le parti solo per quanto riguarda la valutazione dei progetti di film riguardanti la storia del terrorismo[...]


e l'informazione tutta spende le sue migliori firme per approfittare della tragedia aerea spagnola per infilare in sordina un paio di spot alla compagnia di bandiera ché l'occasione è d'oro per comunicare all'italiano che se per andare da Milano a Madrid preferisce spendere 140 euro invece dei più di 300 della sana compagnia di bandiera poi non si può lamentare se muore carbonizzato, capita di scoprire che l'unico giornale che racconta al mondo la condanna ai campi di rieducazione di due 80enni cinesi delle quali una storpia e l'altra cieca sia l'unico giornale che da mesi ha deciso di raccontare la cina (e l'Italia) per quella che è e non per quella che vorrebbero tanto convincerci possa essere.

Gli altri, tutti impegnati a gridare che la tragedia è più tragedia, se c'è un italiano in mezzo.
Voi lo conoscevate?
Conoscevatelo!
C'è l'italiano! C'è l'italiano!

18 agosto 2008

Molti Sensi

Prosegue il corso estivo a fascicoli per imparare i meccanismi della Borsa iniziato col Fascicolo 1 dedicato a Pininfarina, con l'uscita odierna dell'atteso Fascicolo 2, per l'occasione dedicato a Franco Sensi.

Il 17 Agosto 2008 muore Franco Sensi, presidente della AS Roma.

Il 18 Agosto all'apertura dei mercati:

AS ROMA: IN BORSA TITOLO A +9,55% IN PREAPERTURA

A. S. Roma guadagna il 9,55% in preapertura a Piazza Affari. A spingere il titolo del club di calcio, che entrerà in negoziazione alle 11, la notizia della morte di Franco Sensi, presidente della società, deceduto ieri notte all'età di 82 anni.


Fine della seconda lezione.


Si fa concreta la annunciata disponibilità di Gigi D'Alessio a farsi testimonial della raccolta differenziata.
In un colpo solo ha raccolto 5 bambini, un uomo e una donna.
Immediata la Tatangelo: "Ti ricordo che quella che hai lasciato affondare sarebbe stata la nostra barca"

Bossi annuncia per l'autunno: "I sindaci vogliono l'Ici"
Entusiasta la comunità cinese: "Noi avele tanti! Volele sbucciati? Volele anche glappa di lose?"

7 agosto 2008

Investi e lo stendi, re-investi e lo rialzi

Investito e ucciso l'imprenditore Pininfarina.
Titolo in borsa bloccato per eccesso di rialzo.

Secondo le leggi del mercato vien da pensare che non fosse poi così simpatico.

L'investitore:

Non l'ho visto, andavo piano e non l'ho proprio visto». Sono le poche parole che Giuliano Salmi, il settantottenne che ha investito e ucciso Andrea Pininfarina, ha detto alla figlia accorsa sul posto. L'uomo, trasportato sotto choc all'ospedale di Moncalieri, era da poco uscito da casa per andare a fare la spesa. Chi lo conosce lo definisce come una persona prudente che negli ultimi tempi preferiva andare a piedi piuttosto che prendere la macchina.


Sentenza emessa, non si facciano nemmeno i rilievi, il vecchietto sapeva di non essere in grado di guidare, l'industriale sia fatto santo subito.

Tempestivo Castelli: "Morti bianche, cifre gonfiate, falsi i numeri sulle vittime"

Soltanto in Italia si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell'Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa a fine giornata


Alla luce della cronaca quotidiana e in attesa che il corriere pubblichi i rilievi dei vigili per capire se il luogo dell'incidente fosse più vicino a casa o più vicino al lavoro, l'Italia si spacca in due:
chi dice che sia morto un uomo sulla strada, chi dice che sia morto un imprenditore sul lavoro.
Il Corriere prepara il sondaggio.

Nel PD si apre il dibattito:
Secondo i Veltroniani le dichiarazioni di Castelli sono volgari nei confronti delle famiglie dei caduti sul lavoro e propongono il sopravvisuto Thyssen come Ministro ombra della viabilità visto che se è sopravvissuto è perché guida un sacco bene.
Secondo i D'Alemiani le dichiarazioni di Castelli dimostrano che a essere false sono quindi le cifre sui caduti sulla strada, che per la logica Castelliana sarebbero molti di più se si aggiungono tutti i morti che vengono erroneamente spostati nelle statistiche dei caduti sul lavoro.

Castelli rilancia con la logica dicendo che per avere le cifre reali dei morti sul lavoro basta estrapolare le cifre dei morti sul lavoro.
Fatto questo si avrà la verità e cioè che

Se infatti estrapoliamo gli incidenti che avvengono in agricoltura e in edilizia, vedremo che in Italia la sicurezza delle aziende manifatturiere è ai migliori livelli europei".


Che è un po' la base di ogni nuovo provvedimento del governo e dei sindaci:
Se estrapoli i rifiuti dalla tv, i rifiuti non esistono più, se estrapoli i vecchi che rovistano nei cassonetti, non esistono più i vecchi che rovistano nei cassonetti.

Si chiama EstraPolo delle Libertà.

Di Pietro dice che il premier sta preparando il terreno per la prossima emergenza strisce pedonali.
Pistole anche a quei dementi degli Ausiliari della Sosta e revisione delle regole d'ingaggio:
potranno sparare su chi parcheggia in doppia fila un'auto acquistata prima del '90, o anche dopo se l'auto è di un rosso diverso dal rosso ferrari

Montezemolo: Il paese perde un simbolo.
Lo rassicurano i vigili: la Vespa si può recuperare.

Il premier:
"Vespa? Ma non era in vacanza?"

Dice che è il cittadino che glielo chiede, il 79,87 percento, due punti più di ieri.

5 agosto 2008

La barza dell'estate

Dunque ci sono un italiano un francese e un inglese.

L'italiano, che se ne intende, per aggiungere cartucce alla cintola quando doveva essere eletto si fece aprire una televisione perché voleva che ci fosse una voce veramente indipendente, poi dopo che è stato eletto se la compra per due euro e poi la chiude perché non serve più una voce veramente indipendente.

Il francese, che di lungimiranza se ne intende, avendo perso a causa della scarsità di cartucce, decide di aprirne una anche lui perché ha perso e vuole che quando capirà il perché ci sia un posto dove dirlo a tutti.

L'inglese, che di clonazione ma anche di il pallone è mio se ne intende, avendo perso a causa della scarsità delle cartucce ma anche della lungimiranza, decide di aprirne un'altra perché ha cominciato lui e vuole essere lui a dire a tutti, quando lo capirà, perché ha perso.

Il direttore (ex) della tv veramente indipendente chiusa perché a scopo raggiunto la sua funzione è venuta a cadere lasciando il posto a inutili costi, sente di star seduto su una sedia dalla quale è in grado di dare un prezioso consiglio a tutti:

Fate una tv trasparente, senza preoccuparvi di altro. Il rischio è rimanere imbrigliati in logiche partitocratiche.


1 agosto 2008

Guerra tr...per i poveri

Pareva dovessero sbarcare in città come in Normandia e poi scopri che sono 300, 290 dei quali presidieranno le chiese e i restanti 10 andranno a prendersi gavettoni in viale Padova.

Si disse non avrebbero effettuato arresti e poi scopri che son stati fraintesi, ché potranno fare arresti ma non si parli di città militarizzate perché non è così, l’esercito è in giro e può arrestare ma non è stato di polizia perché non avranno i fucili d’assalto ma solo la pistola.

Si disse che avrebbero protetto il cittadino e poi scopri che son stati fraintesi, ché da quando c’è il duo La Russa/Maroni li abbiamo visti in azione nelle chiese contro i neGri e nelle manifestazioni a menare i manifestanti e ora a protezione del Duomo di Milano che secondo la nuova emergenza del giorno è diventato obiettivo sensibile, ma non si parli di stato di polizia ché sono stati fraintesi lo fanno per proteggere il cittadino, nel dettaglio: quello che non manifesta e quello che non è neGro.

Visto che l’esercito protegge le chiese, io posso avere un paio di Guardie Svizzere sotto casa mia?

Poi va detto che ‘sta cosa dell’esercito davanti alle chiese rivela un conflitto in atto che meriterebbe ben altro spazio sui media.

Nel 2005 su una chiesa di Monza apparve un cartello con il quale si disse ai bravi caritatevoli di non fare elemosina ai poverelli davanti alle chiese ma di dare i loro soldi alla caritas.
Passò sottogamba la cosa, mentre invece andava messa da parte in attesa di tempi adatti a comprenderla.

Sono arrivati i tempi adatti a comprenderla.

Pochi mesi fa quella semplice mossa di un parroco isolato è diventata azione politica e ad Assisi il sindaco (FI) ha stabilito, con un’ordinanza, che i poveri non possono chiedere l’elemosina a meno di 500 metri dalle chiese.
Non significa ostacolare la carità della vecchietta al povero, ma solo salvaguardare il decoro dei monumenti di interesse storico artistico ché, si sa, l’amministratore italiano è sempre stato sensibile al valore storico artistico, come i leghisti che per salvaguardarlo vogliono eliminare via ordinanza regionale i negozi di kebab, è per il decoro suvvia.
Se la vecchietta vuole dare i suoi soldi al povero mica le viene impedito, basta che si faccia almeno 500 metri a piedi e vada a cercarselo e la sua voglia di aiutare il senzatetto di turno può trovare sfogo.
Non ce la fa perché le gambe non le reggono?
Mica è colpa del sindaco, visto che si trova in zona metta i suoi soldi nella cassetta più vicina nel raggio che le sue gambe possono percorrere, per un puro caso quella che si trova dentro la chiesa, così la sua legittima voglia di aiutare il senzatetto troverà soddisfazione e in più saprà che i suoi soldi arriveranno al senzatetto perché li amministrerà la caritas e non più il senzatetto.
Come dite? Sì lo so anch’io ma nelle loro menti (e tasche) funziona così.
Il cartello frutto di iniziativa personale del parroco di Monza è oggi ordinanza comunale, i soldi vengano dati alla chiesa e non ai poveri, a distribuirli ai poveri ci penserà la chiesa.

Quale chiesa?
La solita, che attraverso una delle prime decisioni dell’attuale papa s’è ripresa il controllo sul sito del primo francescano della storia, togliendone il controllo ai discendenti e riportandolo a roma con il plauso degli amici monsignori che vistisi restituito il feudo si poterono lasciar andare alla liberatoria definizione della pecorella riportata all’ovile con un’immagine sintetica quanto politicamente post-bellica:
“queste assurde enclave autonome sulle quali non avevo nessun potere”

Più che grate naturalmente anche le parole del cassier…custode:
“Padre Vincenzo Coli è il custode del Sacro convento di San Francesco, "la mappatura di questo territorio la conosco bene, è cresciuto il business della mendicità professionale. Alcuni pensano di stare a Rimini, se al mare in bikini è giusto, qui serve rispetto". E poi si vedono meglio i monumenti senza l'ingombro dei corpi stesi, "l'iniziativa del comune aiuta a discernere tra chi ha bisogno, e chi ci specula. Certo: andrà applicata con umanità e intelligenza".

Buttata lì?
Tutt’altro.
Sono comunicati tra eserciti.
Cosa serve per discernere tra chi ha bisogno e chi specula?
Lo dice lui stesso: umanità e intelligenza.
Chi ce l’ha?
L’intelligenza? Molti.
No, dico entrambi, umanità E intelligenza. Ah, allora solo la chiesa.
Sta a dire?
Grazie al comune per lo strumento regalato, ma l’utilizzo dello stesso sia gestito da noi.
In soldoni?
La gestione dei poveri è roba della chiesa, lo stato si occupi solo di incanalare i caritatevoli tra le sue braccia, poi si faccia da parte, grazie.



Lo scontro di territorialità portato avanti a colpi di bacini e carezze prosegue con la nuova recentissima puntata di Napoli.

Un gruppo di neGr…poveri si barrica dentro una chiesa.
Il parroco li accoglie, lo stato militarizza il sagrato e prepara l’incursione.
Le truppe sono ferme in attesa di ordini.
Da un lato della trincea i poveri sono accolti dal sacro condottiero, dall’altro i manganelli attendono ordine di invasione.
L’ordine non arriva, il territorio è zona di competenza vaticana, le truppe ricevono ordine di azione in territorio italiano e fanno partire l’azione contro chiunque vi graviti intorno.
Sono manganellate che volano tutt’intorno alla chiesa.
Il sacro condottiero ricorda che la chiesa è con i neGr…con i poveri e che li proteggerà, sono a meno di 500 metri dalla cassetta, è competenza loro.
Allo Stato chiedono di spedirglieli via ordinanza, i poveri dentro le chiese grazie e non sui gradini, ma questo non significa che possano anche pensare di avere il potere di riprenderseli.
Non scherziamo.
Lo scontro sulla attribuzione di competenza sulla vita della Englaro non è nulla in confronto.

Finché i governi fintamente laici si comportavano da fintamente laici, le territorialità erano rispettate, lo stato italiano poteva fare ciò che voleva con gli operai, i manifestanti, i senza dio, insomma i comunisti, alla chiesa i bisognosi di carità.
Le regole sono quelle delle spartizioni del bottino.
Oggi che il governo è il meno laico della storia dei governi fintamente laici, le territorialità si stanno pericolosamente sovrapponendo perché a un governo così poco laico interessa l’uso dei poveri tanto quanto alla chiesa e la chiesa ha bisogno di ristabilire i rispettivi confini.
A voi i manifestanti, meglio se comunisti, a noi i neGr…poveri.
Là dove coincidano, il diritto di prelazione è nostro per investitura evangelica.
Il povero è sempre stato strumento della chiesa, come le prostitute per i narcotrafficanti: fanno cassa, e non ci sarà favore al vaticano che farà loro cedere il controllo a governo di sorta, più o meno papista che sia.

Il governo attuale ha bisogno che questo confine gli venga spiegato.
La chiesa glie lo sta spiegando.
Ringrazia per l’ordinanza che incanala il poverello tra le materne braccia, ma il poverello è roba della chiesa, giù le mani dal poverello, se devono o non devono uscire dalla parrocchia una volta spinti dentro lo stabilisce la chiesa, non la polizia di uno stato estero.

È come la guerra tra famiglie mafiose (è un esempio) per la spartizione dei settori d’affari.
Alla famiglia Rossi armi e droga, alla famiglia Bianchi appalti e territorio.
Quando i Rossi decidono di espandersi e usano le loro armi per controllare un appalto, i Bianchi reagiscono e cominciano le faide nelle quali ci si spara anche tra fratelli.

E siamo all’inizio.
Sono tutt’altro che amici questi qua, altro che bacio dell'anello, gli stava lisciando il pelo.
Due galli in un solo pollaio non ci sono mai stati e mai come oggi è evidente quanto il pollaio sia lo stesso.
Un gallo dice all’altro: il neGr…povero lo puoi usare per ottenere voti, per ottenere soldi è roba mia.
Giù le mani dal neGr…povero.
Non scherziamo.

La guerra è solo all’inizio.
Questa nuova invasione sul mercato di affaristi interessati all’uso del povero richiede una riorganizzazione delle strategie e degli interventi delle truppe, perché i poveri quelli sono, nonostante si stia lavorando per allargare il bacino il tempo che servirà per avere un consistente incremento di unità utilizzabili è superiore a quello necessario per impiegarli nei primi importanti (urgenti) utilizzi.
E allora si riorganizzano le truppe, si dispiegano sul territorio le unità, si preparano i piani d’assalto.
L’emergenza è tale se dura poco, il ferro è caldo, gli eserciti si preparano, il sole sta per scendere e l’attacco dev’essere fulmineo e ben condotto.
I Rossi hanno dispiegato le truppe militari davanti alle chiese, i Bianchi le prime tende da campo per le truppe.

Roger, Charlie a ore sei, Kappa.



26 luglio 2008

S'era detto 'Partorirai con dolore' e quindi non rompere i coglioni, stronza

6 giugno 2008

"L'attività del governo non può che compiacere il Papa e la sua Chiesa"

24 luglio 2008

"Niente vaccino Hpv per prevenire il tumore alla cervice uterina, stop [...] all'anestesia epidurale per il parto indolore"

Niente da dire, è un leader che mantiene le promesse.
o quasi.




Nel frattempo la Lega si attiva per affrontare l'emergenza sicurezza.

"Lega propone di eliminare kebab dai centri storici in Lombardia"

23 luglio 2008

(s)Compensazione

È vero, è verissimo, una parte della stampa non ha dato il giusto spazio al miracolo della scomparsa dei rifiuti da piazza del plebiscito, sì, innegabile.

Va anche detto, però, che ciò è dovuto a una forma di rispetto per i bisogni del telespettatore, senza discriminazione alcuna, per tutti, compresi quelli del cinegiornale di Fede, ai quali qualcuno doveva pur raccontare che nell’ultima settimana nel mondo è successo anche dell’altro.

L’hanno fatto per loro, perché non si sentano trascurati, sminuiti, perché non pensino che il considerarli stupidi al punto da aver bisogno di sei giorni consecutivi della stessa notizia per apprenderla, con supporto (ché l’intero tiggì per un’intera settimana pareva poco efficace) di speciali e extra, sia parere di tutto il mondo giornalistico.

Stesso discorso lo stanno facendo sul problema del tesoretto.
Uguale, l’intero mondo giornalistico non è che stia ignorando il problema dell’assenza del tesoretto.
È che anche in questo caso ai telespettatori del cinegiornale di Rete4 si attribuisce sufficiente intelligenza per aver appreso la notizia, dopo che è l’unica altra che è riuscita a essere così emergente da esser l’unica che ha saputo togliere spazio a quella del miracolo dei rifiuti spariti da piazza del plebiscito.
Così, sento di poter interpretare il pensiero di tutte le redazioni quando immagino che non diano la notizia non per nasconderla, ma perché ritengono che ogni giorno per dieci minuti al giorno con interviste a esponenti del governo e servizi sul prima e dopo elezioni sul cinegiornale di Rete4 sia uno spazio sufficiente per darla per compresa.

Della stessa idea non è naturalmente il suo timoniere Fede, che, tolto il faticoso (ma irripetibile, impagabile, da masturbarsi) momento nel quale oggi è stato costretto a leggere il comunicato di redazione che contesta il bavaglio alla stampa messo da questo governo, ci ha tenuto a ricordarci con il duecentesimo servizio della settimana che a Napoli ora tutti cantano ‘o sole mio’ e con la trecentocinquantesima edizione del cinegiornale che il tesoretto non c’era.

Qualcuno gli dica di passare oltre.
L’hanno capito pure i suoi affezionati, che a Napoli oggi tutti cantano ‘o sole mio’ sì, ok, non servono altre ventisei edizioni.
Le ultime venticinque sono state sufficienti.

17 luglio 2008

Per me bottiglie di rhum grazie, non fate i pidocchiosi del cazzo con acqua mezza bevuta

Oggi parlano di reversbilità delle decisioni.

Ok, ci sta.
Provo...
...
Fatto.
Non si è 'reversito'.

Allora lo ricordo, così che se capitasse domani sia anche chiaro che nei tre anni passati no, grazie, non ho cambiato idea.

Ribadisco quanto detto qualche anno fa:

Oggi dico una cosa che, anche se sembra triste, è una cosa che una sola volta nella vita, in stato di coscienza e lucidità tutti dovrebbero fare.
Oggi dirò cosa fare se.

Staccate la spina.

E se non ve lo consentiranno inciampate nel filo.
E se non ve lo consentiranno fate lo sgambetto al medico facendolo cadere sul filo.
E se vi controlleranno a vista appoggiatevi al letto come per farmi una carezza e premete col gomito il tubo della flebo il tempo necessario, una frazione di secondo, per formare nel flusso del liquido una piccolissima ma definitiva bolla d’aria.
E fatelo per me.
E fatelo sapendo che è quello che desidero.
E se in quel momento cortei di persone si metteranno a confondervi le idee inscenando veglie di preghiera per me, fottetevene.
E se decine di persone si incerotteranno la bocca per convincervi che solo Dio può decidere di togliermi la vita, dite loro di impegnare il loro tempo nei loro affari, nelle loro menate quotidiane, nell’educazione dei loro figli, nell’estinzione del loro mutuo, nel nascondere i loro scheletri.
Qualsiasi cosa basta che non si facciano i cazzi miei.

Non date loro la possibilità di farmi impersonare l’alibi per i loro errori.
Non permettete loro di interessarsi a me, perché quella che per loro è una battaglia ideologica dello stesso valore della difesa della pelliccia delle foche, per me significherà sofferenza.
Non date loro la possibilità di firmare col mio nome il loro biglietto per il paradiso.
E se fior di teologi impegneranno i loro preziosi giorni in dibattiti televisivi il cui unico scopo è infilare il loro credo anche nella mia vita, nonostante io l’abbia spesa per tenerli al di fuori, impediteglielo con tutte le vostre forze.
Dite loro che non mi interessa il loro parere.
Dite loro che non ho chiesto il loro aiuto.

Spegnetemi.
Non lasciate che la mia vita diventi merce di scambio.
Non condannatemi a guardare il soffitto di una stanza per il resto della mia vita.
E se per caso il dilemma riguardasse il fatto che l’eventuale malattia mi avrà tolto l’uso dei muscoli ma non quello della coscienza, se per caso il mio essere malato non riguarderà la lucidità mentale, allora sappiate che per me la sofferenza sarà doppia.
E se loro diranno che ancora sorrido, se diranno che non muovo più un muscolo ma il cervello ancora funziona, ancora di più combattete per spegnermi.
Perché per me la condanna sarà ancora più dura.
Perché vorrà dire che avrò la capacità di rendermi conto che sto vivendo quella che non sarà una vita.
E io quella vita non la voglio vivere.

E non titubate di fronte ai miei occhi.
Se vi troverete a dover interpretare il mio battito di palpebre, se dovrete scegliere se chiudendole avrò detto “Si” oppure “No” oppure “grazie”, sappiate che quelle palpebre staranno dicendo solo “basta”.
E se le chiuderò un’altra volta vi starò dicendo anche “per favore” oltre che “basta”.

E non fatevi scrupoli.
Sarà proprio il mio essere cosciente, il motivo per il quale dovrete scegliere di spegnermi.
Non obbligatemi a rendermi conto per uno, dieci, venti anni, che il mio mondo sarà circoscritto nell’area di un lenzuolo.
Non condannatemi a tanto.
Quella sarebbe la vera sofferenza.

E se per caso non dovessi nemmeno essere cosciente, allora ancora di più, spegnetemi.
Perché amo chi mi starebbe accanto.
E alle persone che amo io non vorrei mai regalare anni di sofferenza.
E non mi interessa avere qualcuno che mi fa fare ginnastica per gambe che comunque non userò mai.
E non voglio che la fine della mia vita sia la fine anche della vita delle persone che amo.
Vivete.
Spegnetemi e vivete al posto mio.
Non voglio che il salotto della casa dove sono cresciuto si trasformi in una stanza d’ospedale per il resto della mia vita.
Metteteci una mia foto, al massimo, e ricordatemi quando correvo, quando pattinavo, quando sorridevo, quando amavo.

E se per caso qualche pezzo di me dovesse risultare ancora utilizzabile, non esitate a regalarlo.
E quello che avanza riducetelo in polvere.
Perché io non sono un’anima che si porta in giro un corpo.
Io sono un corpo.

Io sono le mie mani, io sono il mio cuore, io sono i miei occhi.
E le mie mani sono cresciute toccando, penetrando, graffiando, non possono vivere altrimenti.
E il mio cuore è cresciuto emozionandosi, scoppiando, rallentando, sanguinando, non potrebbe vivere altrimenti.
E i miei occhi hanno visto il mondo, hanno pianto per amore, si sono gonfiati per l’emozione, hanno cercato la bellezza in ogni stronzissimo battito di ciglia, non vogliono altro.
E se io non sarò più in grado di portarli in giro per il mondo, che sia qualcun altro a farlo.
Non togliete anche a loro la possibilità di vivere.
Non togliete al mio cuore la possibilità di amare, non impedite ai miei polmoni di farsi ancora canne, lasciate al mio fegato la possibilità di filtrare ancora un buon rhum cubano, una grappa morbida della Valtellina.
E se ve lo consentiranno, anche i miei capelli regalate, perché siano ancora una volta accarezzati.
La mia vita serve solo a rendere onore a tutto questo.
Ha senso solo se potrò avere tutto questo.

E a tutti quelli che diranno che solo dio dà la vita e solo dio può toglierla, tu, mamma, fatti guerriero per me.
Perché la vita me l’hai data tu, non dio.
E me l’hai data, non me l’hai prestata.
Ora è mia.
E io voglio farne ciò che ritengo giusto per me, non per la chiesa, non per la coscienza di cento, mille, centomila stronzi che domani, finita l’ennesima battaglia alla moda, a differenza di me potranno andare al mare a nuotare, potranno tenere in braccio il loro figlio, potranno scopare, potranno fare tutto ciò che secondo loro io dovrò solo immaginare da quel giorno in poi immobilizzato in un letto.
Nemmeno guardare.
Solo pensare.
Immaginare.
Ricordare.
Dio che condanna sarebbe.

Guardami quel giorno, se mai dovesse capitare.
Pensa a me, a tutto quello che hai letto di me, a tutte le emozioni grazie alle quali ho vissuto, alle mie donne, ai miei amici, al cibo, al buon vino, alle giornate al mare, alla tavola della nonna, ai natali in famiglia, a quando ballavo da piccolo, a quando ho pianto da grande, alle ginocchia sbucciate, ai treni presi, ai regali scartati, ai fiori comprati, alle battaglie combattute, alle paure sconfitte, alla chitarra suonata, ai bei voti presi a scuola, ai vestiti che mi andavano grandi.

Guardami quel giorno.
E ricordati che per me, vivere, vuol dire tutto questo.
Vuol dire pelle d’oca, vuol dire sapori, vuol dire profumi, vuol dire emozioni.
E se ti diranno che l’espressione che vedi sul mio viso è un sorriso, e quindi coscienza, rispondi loro che no.
Non è coscienza.
Quel sorriso, quel giorno, significherà soltanto ”Grazie”.

Per quello che è stato.
E perché mi darai la possibilità di non soffrire più.
Quel sorriso sarà soltanto la certezza che tu, almeno tu, non mi costringerai a soffrire ulteriormente.
E per quel sollievo io sorriderò.
Perché saprò che almeno su di te potrò contare.
E perché saprò che la tua vicinanza significherà che tutto quell’orrenda vita starà finalmente per finire.
Non mi abbandonare, quel giorno.
Fai quello per cui mi hai creato.
Fammi felice.
Dammi un bacio sulla fronte e spegnimi come mi hai acceso.

Con amore.
Non chiedo altro.

Questo è un testamento biologico.
Scritto e salvato su un server attraverso password che solo io conosco.
E secondo le nuove leggi che regolano internet, se non sbaglio, ha valore legale.


15 luglio 2008

Pensieri in voo-ga

Passi davanti a un piccolo cartolaio e hai voglia di entrare per chiedergli se hanno quel gioco là, quello che in genere tengono solo le Grandi distribuzioni Organizzate.
Ti fermi e noti il cartolaio seduto su una sediolina davanti all’uscio, come fossimo in calabria e lui fosse una signora che guarda il mondo passare per sei ore al giorno con la vicina accanto a lei a commentarlo.
Lo sai che lui è lì proprio perché non c’è Grande distribuzione Organizzata nei paraggi e pensi che se gli chiedi quel gioco che nessuno gli chiederebbe mai lui penserà che al prossimo passaggio del fornitore forse gli converrà ordinarne almeno cinque ma se tra l’ordine e l’arrivo della fornitura dovesse aprirgli accanto una Grande distribuzione Organizzata lui avrà sulle spalle una fornitura che mai smaltirà e forse chiuderà anche e con quella domanda semplice di quel giorno tu in qualche modo l’avrai spinto giù solo mettendogli la pulce nell’orecchio di quello che per te è uno sfizio per lui magari diverrà un problema impossibile da smaltire e la domanda te la rimetti in tasca e lo lasci sulla sua sediola ad attendere l’arrivo dell’annunciata Grande distribuzione Organizzata con i pochi cuscini intorno che avrà avuto tempo e modo di metter giù senza che tu glie ne tolga qualcuno per uno sfizio della durata di un minuto.

Arrivare a una tale sintesi di scrupolo non è opera per improvvisatori.
Ci vuole costanza, ci vuole allenamento, ci vuole progressione, ci vuole una vita a pane e scrupoli.

Lo so che il pensiero è complesso, lo so.
Davvero lo so.
È l’unica cosa che non serve mi venga indicata.
È la cosa che so di più, insieme alla difficoltà di una convivenza inevitabile con le conseguenze di un pensiero tanto complesso.

1. Traghettare la capra da A a B (nel frattempo sulla sponda A restano il lupo e i cavoli)
2. Tornare indietro e traghettare i cavoli da A a B
3. Riportare indietro la capra da B ad A (per evitare che mangi i cavoli, che ora si trovano sulla riva B)
4. Traghettare il lupo da A a B (per evitare che mangi la capra, che è tornata sulla sponda A)
5. Tornare indietro e traghettare la capra da A a B (mentre sulla sponda B restano il lupo e i cavoli)



6. Il tutto senza barca.
Ché magari serve a qualcun altro per pescare e sfamare la famiglia.

Magari no,
ma magari sì.