29 dicembre 2008

Alleg(o)ria

Faccio l'albero e non il presepe non (solo) perché non creda in dio, ma perché il presepe è allegoria e ognuno lo fa rappresentando il suo punto di vista della storia e se lo facessi io metterei bue e asinello accanto alla mangiatoia e dietro, qualche metro indietro giusto sulla linea di fondo dove sta ciò che la natura ha fatto trovare sul posto, madonna e san giuseppe.
Ma sarebbe troppo complessa da spiegare a chi lo vedesse e quindi faccio solo l'albero, ho sempre amato l'albero, ho sempre pensato che il mio albero è l'albero più bello del mondo, tranne quest'anno, che non riesco a guardarlo senza pensare ogni volta che quello fatto a casa della suocera insieme alla fidanzata continua ad apparirmi fastidiosamente più bello del mio e la cosa mi fa tremendamente incazzare perché nell'allegoria la suocera, il Generale mi insegna, fa la parte di Erode, mentre nel mio presepe di quest'anno fa i re magi tutti e tre, quelli che m'hanno recapitato in dono una donna che è oro incenso e mirra tutto insieme.

M'hanno regalato, tra altre cento cose, una grappa morbida e invecchiata e mi han detto ridendo ma anche un po' no tra le righe mentre la scartavo, che dentro ci avrebbero anche messo una tessera dell'anonima alcolisti, proseguendo dicendomi "Vuoi un whiskey? Uno spumante? Succhiare direttamente un graspo?", con quel misto di sguardo soddisfatto e preoccupato insieme di chi ti dimostra di essere felice che della figlia te ne prendi cura te, ma di quella felicità che chiede di essere riesaminata e riapprovata quotidianamente perché è credito, non scommessa.

Il loro albero è più bello del mio anche se li ho fatti io entrambi, la differenza tra i due è che il loro l'ho fatto insieme a lei.
Questo dimostra che è lei che si prende cura di me e non viceversa, io al limite cucino e le do milioni di baci ogni volta che la incrocio a meno di dieci centimetri, ma prendersi cura di qualcuno è di più, infinitamente di più, io sono autodidatta e quindi approssimativo, lei ha dietro l'Oxford del prendersi cura di qualcuno anche se a conoscerne la storia verrebbe da pensare il contrario (e invece è così) e la differenza si vede tutta, in ogni suo gesto, anche il più piccolo.

C'è meritocrazia in ogni carezza che da, io non ci sono mai riuscito, ma ho interessanti prospettive per il futuro.

"Non urlare quando parli con me!"
"No dai lasciami urlare"
"Va bene, urla, però in cambio facciamo finta che ho ragione io".

E' perfetta, per uno come me.

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