Quando la sera vado a letto partono ore e ore di soffitto guardato durante le quali metto in scena le mie arringhe, provo i discorsi, le espressioni del viso, testo le situazioni e come io risponderei.
Dormo poco non perché soffra d’insonnia, ma perché i discorsi che mi vengono la notte sono talmente perfetti che è la mia stessa mente a chiedermi di non interromperli addormentandomi.
Mi riescono bene, sento che in un’aula sarebbero arringhe recitabili come minimo da un Al Pacino, hanno quell’efficacia lì.
Spesso alla fine mi chiedo perché non li abbia trascritti, perché non abbia registrato il tutto, sento che se il giorno dopo li leggessi mi mostrerebbero soluzioni che con la luce del giorno a volte faccio fatica a vedere.
L’altra notte ho speso qualcosa come tre ore a filosofeggiare sul compromesso e sul prezzo del.
Il bello di queste notti è che il divertimento sta nel fluire dei ragionamenti uno inanellato al precedente, non nel conoscere la soluzione; io parto col tema del giorno e poi vado avanti a colpi di ragionamenti successivi, senza sapere dove mi porteranno, semplicemente perché mi diverte farli, scoprendo alla fine che mentre io mi divertivo a recitare Al Pacino, tre ore dopo ciò a cui giungo è la risposta che attendevo.
Quella storia del compromesso, per esempio.
Mai intorno a un concetto così apparentemente noto avevo prodotto un così alto numero di ragionamenti a me ignoti.
Quest’anno sarà uno dei natali più difficili che a oggi la mia famiglia abbia attraversato, forse l’ultimo di mio fratello, certamente il mio primo tra mura diverse da quelle tra le quali ho passato tutti i trentacinque precedenti.
Al Pacino mi ha detto che nella vita di chiunque esistono momenti in cui bisogna essere disposti a puntare una pistola alla tempia di chi si ama, che la vita si svolge su due piani separati, uno quotidiano il cui ciclo si riapre ogni ventiquattro ore e uno che si apre alla nascita e si chiude alla morte.
Il natale si rinnova ogni anno, la vita è una.
Mi ha detto che ciò che accade nel ciclo delle ventiquattro ore non necessariamente influisce sul piano sovrastante, ché possono accadere cose, in quel ciclo, che vengono risolte nelle ventiquattro ore successive senza modificazione alcuna delle cose che nel frattempo e spesso nostro malgrado accadono intanto nel piano sovrastante che si è aperto molti anni prima.
Viceversa, ciò che avviene nel piano sovrastante può influire in ognuno dei cicli che quotidianamente si ripetono e se ci si può per qualche tempo non preoccupare delle cose che si aprono e si chiudono ogni ventiquattro ore, se si vuole dare una direzione al piano sovrastante bisogna fare, in ogni modulo del ciclo ventiquattro, scelte i cui risultati forse saranno visibili decine e a volte centinaia di cicli dopo e senza la certezza che i risultati siano quelli che si cercano.
Io sono protagonista di un compromesso accettato trentacinque anni fa, mi ha detto Al Pacino con una faccia assolutamente convincente.
Protagonista ma non responsabile, ne sono il prezzo.
E il prezzo di un compromesso accettato nel piano sovrastante non potrà che esser visto sempre, con moto ripetuto e rinnovato ogni ventiquattro ore, come qualcosa da mantenere schiacciato, chiuso, soprattutto quando bisognoso d’aiuto.
Al Pacino mi ha detto che non otterrò mai ciò per cui sto lottando finché mi concentrerò sui cicli delle ventiquattro ore, che se voglio vincere, devo dimostrare il compromesso che da trentacinque anni gli fa da rotta e chiudere quello.
Allora io questo natale lo vedo come uno dei più duri e difficili che abbia mai passato, ma nello stesso momento come uno dei più sinceri, consapevoli e viscerali che abbia mai attraversato.
Durante le notti delle mie difficili solitarie e sofferenti arringhe ho accanto una donna che dorme e sogna e certe volte scoppia a ridere.
Per natale vi auguro questo.
Di prendere in mano non quella parte della vostra vita che si svolge nei cicli delle ventiquattro ore, non è un hobby, non una momentanea compagnia che pare sposarsi perfettamente col ciclo del momento, non la soddisfazione di aver portato a casa anche oggi qualcosa che appare come voluto cercato e costruito, non lo è.
Vi auguro di sentire dentro di aver lasciato i cicli al loro destino, di aver lasciato che a decidere la loro direzione non sia più la volontà e la capacità di stabilirla ma quell’inconsapevole direzione che non si sa da che parte arriverà quando si concluderà ma che se mentre si svolge sotto il vostro respiro e sotto le vostre arringhe viene bruscamente interrotta da una donna che mentre sogna ride, ride di gusto, forse anche di voi, beh accidenti, voi state vivendo nel giusto e qualsiasi conseguenza a questo, anche drammatica, non sarà nulla in confronto al compromesso che avreste, e quasi certamente avete accettato quando il vostro impegno era tutto speso ad arrivare felici alla fine di ogni singolo giorno.
Anche, ma non solo, per il fatto che per quel compromesso quasi sempre pagherà qualcuno che non siete voi e questo renderà la vostra vita, anche se composta da trecentosessantacinque vite da ventiquattrore moltiplicate per qualche decina una più bella dell’altra, una vita sbagliata nel piano sovrastante, quello dove le persone che vi stanno accanto sono felici di starvi accanto anche se soffrite e magari non siete proprio quello che nelle ventiquattro ore del momento avrebbero voluto accanto ma che non per questo non le fa sognare cose delle quali certamente, quando Al Pacino avrà finito la sua arringa e il giudice gli avrà dato ragione ma magari anche no, riderete insieme.
Il natale più difficile mai passato fino a oggi, è il primo natale nel quale la mia vita ha un senso nel piano lungo.
Finisse domani, avrà comunque avuto un senso che fino a oggi non aveva mai avuto.
Una donna che mentre voi soffrite sogna ridendo, non può che essere la più bella testimonianza del vostro essere nel giusto.
Sentirlo non lenisce la sofferenza che accade nei cicli quotidiani, ma fa bene in quell’unico, lungo, sovrastante.
Un po’ Dickens come sapore, ma se qualcosa di bello sento di voler augurare, qualcosa di bello a oggi mi sembra questo.
Buon natale.
(spoiler)
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