25 gennaio 2008

Datemi un paese estero e vi prometto che non mi sentirete più

Lati positivi:

La Binetti non prenderà la pensione da senatrice.
A breve scomparirà l’Ici.
Il digitale terrestre succhierà di nuovo fondi pubblici e quindi ci sarà un sacco di lavoro per me.
Possono opporsi quanto vogliono ma in ogni caso prima o poi la natura ce li toglierà definitivamente di torno.
Più o meno per tutti loro non manca molto.
Mi toglieranno la baraccopoli rom da sotto casa così finalmente potrò venderla.
Ora saranno costretti a risolvere il problema dei rifiuti a Napoli perché entro un mese al massimo serviranno le scuole agibili.
Riotta non dirigerà il Tg1 ancora per molto.

Lati negativi:

Il periodo nel quale ci eravamo liberati delle minchiate di Rutelli avendolo spedito oltre confine a recuperare fossili è finito e ora tornerà in tv ogni giorno a dire cosa farà lui per migliorare il paese se andrà al governo, con la differenza che ora è convinto di saperle dire anche in inglese.

22 gennaio 2008

Riparliamone

Questa è una non-catena per non catene.
Funziona solo se non c'è bisogno che te lo chiedano.



da Malvino, passaparola.

16 gennaio 2008

(s)memoranda 2 the return

Ma possibile che le lezioni non servano a niente?

La Sede!
Ha detto:
"Non voglio imporre la SEDE"

Nemmeno quando il messaggio è così chiaro, si evita di travisarlo!
Stronzi!

(s)memoranda

Più seriamente.
La vicenda dell’università La Sapienza e le relative reazioni mi riportano alla mente due fatti, che mi sarebbe piaciuto veder citati sui giornali, dei quali invece non c’è traccia alcuna.

Il primo fatto, breve, dà un’idea discretamente fedele della situazione italiana in termini di possibilità di critica.
A Settembre 2005, forse non tutti lo ricorderanno, Ruini venne fischiato da un paio di decine di contestatori quando andò a ritirare un premio a lui destinato.
Non gli venne impedito di partecipare né di parlare, non ci furono sommosse popolari, lettere di professori o rumorosi e pericolosi interventi per ostacolarne la presenza.
Semplicemente una quarantina di ragazzi lo fischiarono.

Le reazioni immediate e, che te lo dico a fare, bi-partisan a parte i soliti due senza dio che non vogliono proprio cedere, furono di sdegno e condanna.
Partirono lettere di scuse, zerbini in cocco con la faccia ricamata sopra e la scritta “calpestaci è il minimo che possiamo fare per scusarci”, titoli a caratteri cubitali che richiamavano censura e bavagli, politici tutti in piedi a gridare all’antidemocrazia, al pericolo per il futuro della libertà.
Tutto per due fischi e uno striscione.

Questo ricordo, sovrapposto alla vicenda odierna della rinuncia papale all’intervento a La Sapienza e alle relative reazioni, ricorda che non è un problema di dimensione della contestazione, né di libertà di parola, né tanto meno di democrazia e libertà.
Semplicemente, banalmente, cristallinamente, non si contesta la chiesa.
E lo dico a quanti oggi sostengono che la mossa giusta, da parte dei contestatori, sarebbe stata quella di consentire l’intervento e poi, nel mentre, al limite contestarglielo.
È stata provata anche quella via e sempre di antidemocrazia si è parlato, sempre di pericolo per la libertà di parola si è parlato, sempre di bavaglio alla chiesa si è parlato.
E non si era impedito nulla, il cardinale aveva parlato, preso il premillo, ne aveva persino riso e sdrammatizzato.
Eppure quei tre fischi fecero stracciare le vesti all’intero parlamento.

Non c’è quindi proporzione, nelle reazioni a contestazioni alla chiesa, perché semplicemente è la contestazione in quanto tale a far gridare alla vergogna.
Perché è la contestazione in quanto tale ad essere fuori discussione.
La contestazione come la critica, naturalmente.
E allora, se anche il fischio, anche quando non impedisce l’intervento ma vuole solo portare un messaggio di critica, genera allarmi sulla democrazia, è inutile porsi problemi di dimensione di quella critica e si punti direttamente a impedire l’intervento.
Tanto in parlamento gridano comunque al bavaglio e allora bavaglio sia.
E' l'unico caso in cui conviene tarare l'azione sulla reazione successiva e non viceversa, ma tant'è, in Italia funziona così e quindi tanto vale adeguarsi.

Il secondo fatto, più recente ma altrettanto dimenticato, richiede qualche riflessione in più:

Nel maggio scorso, venne invitato all’università di Teramo tal professor Faurisson, famoso per essere un convinto negazionista della Shoah.
La cosa sollevò immediatamente polemiche da ogni parte, indignazione, proteste e rivolte.
Venne scritto, destinatario il rettore, un appello apposito, così simile alla lettera dei 67 docenti, per chiedere l’annullamento dell’intervento, divenuto famoso come “Lista Mantelli” dal nome del promotore e dall’alto numero di sottoscrittori.

L’appello integrale è leggibile a questo indirizzo, mentre per farne un riassunto è sufficiente riportarne un breve, ma mai così attuale, estratto:

“[…]
Dar loro la parola in una sede scientifica sarebbe come pretendere che sostenitori del sistema tolemaico intervengano ad un convegno di astronomi!
Va da sé che le sedi universitarie debbano essere spazi di libertà di pensiero, tuttavia in esse la serietà, il rigore metodologico e scientifico devono rappresentare un elemento di discrimine irrinunciabile
[…]
Permettere che in un luogo deputato alla ricerca scientifica si proclamino assurdità del genere è come chiedere che ad insegnare geografia vadano persone convinte che la terra sia piatta.”

Riassumo ulteriormente, si fosse persa la chicca:
"Dar loro la parola in una sede scientifica sarebbe come pretendere che sostenitori del sistema tolemaico intervengano ad un convegno di astronomi!"

Dire "attuale" è essere fin troppo approssimativi.

Lo sottoscrissero non in qualche decina ma in più di 800 tra politici presidenti di associazioni varie ed eventuali, docenti universitari e grandi pensatori, tra i quali anche cattolici e, sorbole, teologi.
E nessun voltaire di ‘sta minchia mise a disposizione la propria vita quando al professore, quella voltà sì, venne a seguito di quell’appello impedito di esprimere la sua idea (aberrante, va detto, ma Voltaire parlava di quelle mica di quelle sulle quali si concorda e se la parola principio ha ancora un senso, il senso è quello) né tanto meno qualcuno parlò di pericolo per la libertà di parola e di bavaglio, di pericolo per il futuro di figli che nemmeno ha fatto, così come nessuno chiese che l'elenco dei nomi fosse reso pubblico per mandarli tutti, uno via l'altro, in galera.

Fine dei due ricordi.
Ciascuno ne faccia un po' quel che gli pare.

Ora una domanda tutta personale di carattere teologico:
Può ancora predicare la castità uno che riceve una media di quarantacinque pompini al giorno?

14 gennaio 2008

Siamo italiani, ma anche, americani

Ritorna a grande richiesta il gioco dei “Ma anche”.

Si prenda il testo proposto:

“Il XXXX di XXXXX non ci sta a essere relegato sul banco degli imputati ma il confronto duro lo attira, esalta. Esordisce nel nome di ZZZZZ misericordioso e quindi disegna il proprio approccio alla conoscenza universale, spiega che la via occidentale è errata e propone il modello della YYYYY con la «scienza nelle mani dei pii e dei puri» ovvero la sottomissione alla fede in KKKKKK.” (segue)

Regole del gioco, le solite:
Il giocatore prenda i termini: “Papa” “Dio” e “Dottrina” e li sostituisca all’interno del testo.
Scopo del gioco è utilizzarli tutti e tre riuscendo a scrivere un realistico testo di un discorso di un noto capo di stato in visita a una nota università.
Tempo disponibile: i soliti 6 secondi.

10 gennaio 2008

Ma tu a Napoli ci sei mai Stato?

Io il libro di Saviano non l’ho letto (come non ne ho letti altri trecent’ottanta mila, si sa), ma secondo me è un po’ come Grillo: nel boato dei fuochi d’artificio la gente finisce col vederci ancor meno di prima.
Oggi che c’è l’emergenza (si vabbé, quella) rifiiuti il libro di Saviano è tornato di moda, vince altri premi, tutti lo citano, tutti lo invitano, tutti gli chiedono cosa, dove, quando, quanto (soprattutto quanto) la camorra guadagni sulla “mondezza”, come l’ha chiamata l’altra sera Floris in una curiosa italianizzazione.

E lui naturalmente corre, corre a dire che la camorra guadagna sui siti di stoccaggio, sui trasferimenti in altre e da altre regioni, sciorina cifre, città, pesi.
E io non dico che siano cose sbagliate, eh, ovviamente no, ma ci vedo un sacco l’effetto Grillo dietro, quell’effetto che consente a chi non ha una risposta e non ha mai guardato dove oggi invece dice di aver piazzato gli occhi, di prenderne una preconfezionata un sacco a effetto e farla sua.

E infatti ovunque si parli di rifiuti e di camorra, ogni tre voci una suggerisce di leggere il libro di Saviano, esattamente come nei giorni del V-Day ogni tre voci una diceva che il popolo si era svegliato e nessuno glie l’avrebbe mai più messa nel culo perché ora sapevano, ora c’era la consapevolezza, ora c’era la stanchezza.

Poi chiedevi su cosa e ti veniva detto di andare a leggerti Grillo.

Vabbé, dicevo, i rifiuti e la camorra.
Ci guadagna.
L’abbiamo scoperto tutti?
Chiuso l’argomento?
Bene.
C’è dell’altro?
Che lo dica Saviano o meno, dico, c’è dell’altro?
Saviano ci da i numeri, ok, mica li nego, chiedo, c’è dell’altro?
C’è l’antistato.
Proprio come concetto sociale, non (prima) (o solo) economico.

Da quando esistono le organizzazioni criminali, tipo dall’anno mille in poi quindi, il fatto che ottengano e successivamente mantengano il controllo sociale del territorio sul quale risiedono attraverso la violenza e le armi, è un gigantesco falso storico.

[se proprio ti interessa il resto]