16 gennaio 2008

(s)memoranda

Più seriamente.
La vicenda dell’università La Sapienza e le relative reazioni mi riportano alla mente due fatti, che mi sarebbe piaciuto veder citati sui giornali, dei quali invece non c’è traccia alcuna.

Il primo fatto, breve, dà un’idea discretamente fedele della situazione italiana in termini di possibilità di critica.
A Settembre 2005, forse non tutti lo ricorderanno, Ruini venne fischiato da un paio di decine di contestatori quando andò a ritirare un premio a lui destinato.
Non gli venne impedito di partecipare né di parlare, non ci furono sommosse popolari, lettere di professori o rumorosi e pericolosi interventi per ostacolarne la presenza.
Semplicemente una quarantina di ragazzi lo fischiarono.

Le reazioni immediate e, che te lo dico a fare, bi-partisan a parte i soliti due senza dio che non vogliono proprio cedere, furono di sdegno e condanna.
Partirono lettere di scuse, zerbini in cocco con la faccia ricamata sopra e la scritta “calpestaci è il minimo che possiamo fare per scusarci”, titoli a caratteri cubitali che richiamavano censura e bavagli, politici tutti in piedi a gridare all’antidemocrazia, al pericolo per il futuro della libertà.
Tutto per due fischi e uno striscione.

Questo ricordo, sovrapposto alla vicenda odierna della rinuncia papale all’intervento a La Sapienza e alle relative reazioni, ricorda che non è un problema di dimensione della contestazione, né di libertà di parola, né tanto meno di democrazia e libertà.
Semplicemente, banalmente, cristallinamente, non si contesta la chiesa.
E lo dico a quanti oggi sostengono che la mossa giusta, da parte dei contestatori, sarebbe stata quella di consentire l’intervento e poi, nel mentre, al limite contestarglielo.
È stata provata anche quella via e sempre di antidemocrazia si è parlato, sempre di pericolo per la libertà di parola si è parlato, sempre di bavaglio alla chiesa si è parlato.
E non si era impedito nulla, il cardinale aveva parlato, preso il premillo, ne aveva persino riso e sdrammatizzato.
Eppure quei tre fischi fecero stracciare le vesti all’intero parlamento.

Non c’è quindi proporzione, nelle reazioni a contestazioni alla chiesa, perché semplicemente è la contestazione in quanto tale a far gridare alla vergogna.
Perché è la contestazione in quanto tale ad essere fuori discussione.
La contestazione come la critica, naturalmente.
E allora, se anche il fischio, anche quando non impedisce l’intervento ma vuole solo portare un messaggio di critica, genera allarmi sulla democrazia, è inutile porsi problemi di dimensione di quella critica e si punti direttamente a impedire l’intervento.
Tanto in parlamento gridano comunque al bavaglio e allora bavaglio sia.
E' l'unico caso in cui conviene tarare l'azione sulla reazione successiva e non viceversa, ma tant'è, in Italia funziona così e quindi tanto vale adeguarsi.

Il secondo fatto, più recente ma altrettanto dimenticato, richiede qualche riflessione in più:

Nel maggio scorso, venne invitato all’università di Teramo tal professor Faurisson, famoso per essere un convinto negazionista della Shoah.
La cosa sollevò immediatamente polemiche da ogni parte, indignazione, proteste e rivolte.
Venne scritto, destinatario il rettore, un appello apposito, così simile alla lettera dei 67 docenti, per chiedere l’annullamento dell’intervento, divenuto famoso come “Lista Mantelli” dal nome del promotore e dall’alto numero di sottoscrittori.

L’appello integrale è leggibile a questo indirizzo, mentre per farne un riassunto è sufficiente riportarne un breve, ma mai così attuale, estratto:

“[…]
Dar loro la parola in una sede scientifica sarebbe come pretendere che sostenitori del sistema tolemaico intervengano ad un convegno di astronomi!
Va da sé che le sedi universitarie debbano essere spazi di libertà di pensiero, tuttavia in esse la serietà, il rigore metodologico e scientifico devono rappresentare un elemento di discrimine irrinunciabile
[…]
Permettere che in un luogo deputato alla ricerca scientifica si proclamino assurdità del genere è come chiedere che ad insegnare geografia vadano persone convinte che la terra sia piatta.”

Riassumo ulteriormente, si fosse persa la chicca:
"Dar loro la parola in una sede scientifica sarebbe come pretendere che sostenitori del sistema tolemaico intervengano ad un convegno di astronomi!"

Dire "attuale" è essere fin troppo approssimativi.

Lo sottoscrissero non in qualche decina ma in più di 800 tra politici presidenti di associazioni varie ed eventuali, docenti universitari e grandi pensatori, tra i quali anche cattolici e, sorbole, teologi.
E nessun voltaire di ‘sta minchia mise a disposizione la propria vita quando al professore, quella voltà sì, venne a seguito di quell’appello impedito di esprimere la sua idea (aberrante, va detto, ma Voltaire parlava di quelle mica di quelle sulle quali si concorda e se la parola principio ha ancora un senso, il senso è quello) né tanto meno qualcuno parlò di pericolo per la libertà di parola e di bavaglio, di pericolo per il futuro di figli che nemmeno ha fatto, così come nessuno chiese che l'elenco dei nomi fosse reso pubblico per mandarli tutti, uno via l'altro, in galera.

Fine dei due ricordi.
Ciascuno ne faccia un po' quel che gli pare.

Ora una domanda tutta personale di carattere teologico:
Può ancora predicare la castità uno che riceve una media di quarantacinque pompini al giorno?

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