5 giugno 2015

Sublima, femminile di Sublime.

Qualche sera fa parlavo con amica di un pensiero legato al passato, alle storie difficili che non hanno solo lasciato il segno ma hanno cambiato il corso della vita stessa, quelle storie che hanno sempre avuto un nome preciso, due occhi precisi e anni a portare dentro la rabbia per una vita irrimediabilmente compromessa per un errore di un istante in un parcheggio, pomeriggio, esterno giorno, un ciao io mi chiamo e piacere io sono e la vita precipita in un pozzo senza uscita e anni a masticare rancore reso indigeribile dall'istinto a cacciare ogni istinto di vendetta e l'idea di essere stato colpevolmente trascinato dentro un inferno nel quale, tanti anni dopo, realizzi di essere entrato per scelta e quei tanti anni dopo capisci, non perdoni ma capisci la tua parte e smetti di avere rancore.
E ieri sera digiti quel nome ritornato alla mente nel grande motore di ricerca di quelle vite che oggi puoi andare a vedere che fine hanno fatto, che storie hanno passato, che personali stazioni hanno attraversato e ti riappaiono quegli occhi e una storia che racconta tutto in poche righe e quelle righe le leggi fino in fondo scoprendo un sentimento che sospettavi, di quello parlavi qualche sera prima con amica, ma non avevi sperimentato fin quando arrivato all'ultima riga ti sorprendi orgoglioso di lei per come ha saputo rendere tutta quella violenza vissuta insieme qualcosa su cui far crescere fiori di una storia che teatrale lo è sempre stata e oggi lo è diventata davvero e vedi in quella scelta l'esatto contorno dell'unica porta d'uscita possibile dall'inferno e immaginandola attraversarla sei semplicemente contento per lei perché le sei stato dentro e lo sai quanto dev'esserle costato metterla in scena e Il suono del coraggio che ha richiesto lo senti tutto, lo vedresti anche se non fosse diventanto come non poteva che diventare il titolo di una vita.
In quell'istante capisci che era questo che avevate in comune, la capacità di non sopravvivere soltanto ai propri inferni ma di renderli terreno per giardini fioriti e così dopo quindici anni ti arriva l'unica risposta che non avevi mai trovato perché la cercavi solo dentro di te pensandoti unico quando unico non lo sei mai stato e sorridi leggendola regista, sorridi di te e della magia dei percorsi della vita.
E allora questa giornata nella quale pianto il quarantetreesimo fiore ai bordi di questo mio lungo sentiero a ostacoli la dedico tutta a lei che ha saputo rifiorire, lo so, l'ho amata da dentro, con altrettanta difficoltà.
Brava Angela, tanti auguri a te.