30 marzo 2007

patti chiari

"Se l'unico criterio è il consenso, perché non legalizzare anche incesto e pedofilia?"
Mons. Bagnasco.

A) Perché il consenso come unico criterio è un teorema già speso.
E' il motivo per il quale gente come lui ha spazio come prima notizia nei tg.

B) Perché, lo si ripete da giorni, l'Italia non vuole vivere secondo le regole del Vaticano.
Al di qua del Tevere, i pedofili, vogliamo continuare a condannarli.

28 marzo 2007

non mi sono capito

Tizio passa il suo tempo con gli amici, esce il venerdì per la riunione al circolino, il lunedì calcetto, martedì c'é ballarò, mercoledì e no mercoledì lo sai che ci vediamo per il pokerino.
Un giorno dice alla moglie Tizia "Stasera andiamo fuori a cena" e Tizia è la donna più felice del mondo.

Caio è premuroso, si ricorda del compleanno, manda gli sms fa lo squillino "ti penso" non chiede mai chi è quando suona il telefono, la domenica fuori a pranzo ché i bimbi così giocano nel prato, la sera, prima di dormire, passa sempre in rassegna tutta la famiglia per il bacino della buonanotte.
Un giorno dice alla moglie Caia "Stasera andiamo fuori a cena" e Caia risponde "ma no, dai, ci siamo già andati ieri".

Sempronio se vede un fiore lo dona se prende un frutto lo gusta se incontra un cuore ci entra.
Sempronio di cognome fa Watson.

25 marzo 2007

Chador

In sala c'erano quasi 400 medici, divisi in due o tre per nazione, sei per tavolo, ogni tavolo un paio di stati.
Le farmaceutiche si sa, quando parlano parlano su scala globale.
Curioso ascoltare le domande dalla sala, tipo quel medico iracheno voglioso di sapere come una terapia che si basa sull'individuazione precoce della malattia quando si trova ancora nella fase 1, possa essere portata in un paese dove i centri per le diagnosi saltano in aria appena gli si è finito di dare il bianco.
Fa un certo effetto, lo riconosco, sentire un medico dividere il si può e il non si può utilizzando come spartiacque il nome di Saddam (un saluto a quelli di Echelon), rende il mondo un po' meno lontano.
Ma la cosa che è saltata all'occhio di tutti noi è stato il numero di chador in sala.

Parlavano, facevano domande, rappresentavano il loro tavolo e ricevevano applausi dagli altri tavoli/nazione per i contenuti dei loro interventi senza che nessuno si sia buttato sotto il tavolo al loro ingresso in sala.
Ma in fondo gli unici italiani eravamo noi della regia e sotto il nostro tavolo c'erano talmente tanti cavi elettrici che a rimanerci attaccati si rischiavano più lesioni di quelle causate dagli eventuali bulloni che ci hanno insegnato ad aspettarci, quindi niente, le ascoltavamo anche noi, qualcuno giocando a tetris, altri attenti, altri ancora incuriositi dal fatto che se erano lì e non erano ancora saltate in aria allora l'applauso lo meritvano davvero.
Quando abbiamo platee di medici italiani le uniche donne che vedi sono le assistenti e le segretarie, quelle che vengono portate in forma anonima con espressa richiesta di non farle comparire sulla registrazione della camera.
I medici italiani amano dormire da soli in camere doppie.
Amano la comodità.

Nel frattempo le mogli stanno a casa a organizzare raccolte fondi per aiutare le donne col chador meno libere di loro a conquistare il diritto allo studio.
Non so se dirglielo, che quelle col chador già studiano e sono parecchio più serie dei loro mariti.
Ma no, facciamo che non glie lo diciamo, ché a levare la fabbrica del sorriso a certa gente gli si leva il terreno sotto i piedi.
Le indiane si emozionano quando vedono il loro collega intervistato sul grande schermo e lo capivi perché si illuminavano in viso (e che belle, le indiane illuminate in viso), le giapponesi fotografavano lo schermo ogni volta che comparivano dei dati utili e non è una battuta, le canadesi incontrate la notte fuori dal pub ci hanno chiesto se parlavamo inglese e se, nel caso, conoscevamo il significato del termine "Horny".
Tornato a casa sono andato al bar della birretta e nel tragitto ho incrociato il solito novanta per cento di passanti musulmani, chi ubriaco alle 5 del pomeriggio, chi con i piedi sul seggiolino del bus, chi regalava al quartiere il solito strato quotidiano di saliva sull'asfalto e facendo l'involontario parallelo con la sala di poche ore prima mi sono reso conto che in Italia l'immigrazione poteva essere davvero una cosa bella e invece non siamo stati capaci e il meglio l'abbiamo lasciato agli altri.
Che forse non è stata la scelta migliore, perché irrigare un campo è promessa di raccolto, allagare per tracimazione manda in fallimento il contadino.

Milano è destinata a generare un discreto aumento del razzismo.
Nel frattempo in tutto il resto del mondo donne in chador ricevono applausi da tutti i continenti per la preparazione che si portano addosso.
Senza evidenti cavi elettrici.
Eppure ci han detto che li avevano, ci han detto che sono oppresse, ci han detto che dobbiamo salvarle, ci han detto che non possono studiare, ci han detto che prendono solo schiaffi.
Il rumore era quello in effetti.
Ma giuro, c'ero, lo posso dire, lo stesso rumore della mano destra su una faccia lo fa una mano sulla sinistra.
E' uguale uguale.

Aggiornamento:

In seguito alla scoperta che in diversi hanno letto questo post pensando che io abbia in qualche maniera scritto che penso non esista l'oppressione della donna in diverse parti del mondo (ma davvero mi credete così folle?) ritengo indispensabile un'integrazione esplicativa il cui unico fine è cercare di spiegare il senso di questo post attraverso un esempio, nei limiti del possibile breve.
Avete presente la appena conclusa "Settimana del sorriso" durante la quale si poteva mandare la solita donazione via sms per contribuire a combattere il problema acqua nel terzo mondo?
Ecco.
Accanto a ogni appello e richiesta di contributo, sarebbe stato utile informare la gente che il problema acqua è pure nostro, non è una roba che non ci riguarda liquidabile con uno di quegli sms che tanto piacciono ormai alla gente che ama risolvere i problemi altrui.
Hanno fatto, per esempio, una puntata di un programma in tv, che parlava proprio del problema acqua in tutto il mondo e parlando dell'Italia ha calcolato che una sola giornata di una fontana di roma, darebbe acqua per un anno a un paese africano.
Ecco, a tutti quelli che hanno mandato l'euro bisognerebbe dire che se ogni comune chiudesse per un giorno (un giorno solo, su) le proprie fontane, il problema acqua nel terzo mondo non sarebbe cancellato, ma insomma qualche bicchiere in più l'avrebbero.
E invece nulla, tutti contenti di aver fatto il loro dovere costo un euro per dare una mano a quelli del terzo mondo ché loro hanno il problema dell'acqua mica noi e poi via tutti alla fontana di trevi a buttare il secondo soldino per esprimere il desiderio di andare in vacanza quest'estate, magari in Sicilia o in Calabria, sperando di non capitare in quei giorni là nei quali non esce una goccia d'acqua dai rubinetti manco a pagarla oro.
Ecco.
Penso che non esista il problema acqua nel terzo mondo, se dico questo?

Il senso del post è uguale.

21 marzo 2007

appapà

L'altro giorno ci ho messo diverse ore prima di realizzare che fosse la festa del papà.
Sono serviti un paio di titoli di giornale e qualche incrocio in strada.
Sottolineandomi che la cosa non mi riguardava, ho quindi parcheggiato la tardiva scoperta.

Dopo qualche ora ho improvvisamente collegato e realizzato che dato che era la festa del papà, era contemporaneamente l'anniversario della sua morte, la cui comunicazione mi arrivò proprio il 19 marzo.
Non una ricorrenza ma ben due, così legate tra loro da ricordarsi a vicenda ogni anno, quest'anno mi sono passate sotto il naso per diverse ore prima che me ne accorgessi.

Quando ho realizzato questa cosa sono stato molto molto contento.

19 marzo 2007

"Impara la Tv in dieci mosse" ovvero: Broono ti spiega come

Lesson namber fòr: Come prendere una non notizia e far pensare che magari non quello però quell'altro si ma senza che tu lo dica apertamente basta che lo mostri quando la gente meno se lo aspetta e chi l'ha visto domani dirà "Ma dai...come quello del film che si ok non era l'assassino però che schifo quello che faceva".
In questi giorni le prime pagine tutte sono riempite da un problema di notevole importanza.

La storia:
Un esponente di primo piano della società, svolgente compiti di rappresentanza pubblica, viene coinvolto in una vicenda penale dai contorni torbidi.
Dichiaratosi all'oscuro dei reati che lo vedono coinvolto, rimane comunque macchiato da ciò che parallelamente è venuto fuori, grazie a prove fotografiche e testimonianze, riguardo a certe sue anomale abitudini sessuali, durante il percorso investigativo.
La vicenda penale di partenza diviene così secondaria rispetto a ciò che in maniera ben più dirompente è venuto alla luce riguardo ai gusti sessuali dell'uomo e che ora, seppure lui sia innocente rispetto ai reati, non può più essere ignorato da chi ha a che fare con lui, in particolare la moglie, visto che è di devianze sessuali che si tratta.

Stasera, il sempre preciso e puntuale responsabile palinsesti delle tv del cavaliere che abbiamo già avuto modo di conoscere e che non smette di meritarsi segnalazioni per la dedizione alla causa che dimostra, ha mandato in onda un bel film con Gene Hackman: Under suspicion

La storia:
Un esponente di primo piano della società, svolgente compiti di rappresentanza pubblica, viene coinvolto in una vicenda penale dai contorni torbidi.
Accusato di un reato per il quale si dichiara innocente, rimane comunque macchiato da ciò che parallelamente è venuto fuori, grazie a prove fotografiche e testimonianze, riguardo a certe sue anomale abitudini sessuali, durante il percorso investigativo.
La vicenda penale di partenza diviene così secondaria rispetto a ciò che in maniera ben più dirompente è venuto alla luce riguardo ai gusti sessuali dell'uomo e che ora, seppure lui sia innocente rispetto ai reati, non può più essere ignorato da chi ha a che fare con lui, in particolare la moglie, visto che è di devianze sessuali che si tratta.

Il nostro applauso a Mediaset, sempre precisa e puntuale nel distinguersi per l'abilità dimostrata dai suoi dipendenti nell'arte del "diciamolo senza che se ne accorgano ché tanto quelli sono tutti cretini".

14 marzo 2007

La parola alla Difesa

Ancora sulla fiction, per amor di verità
(dal forum di Paginedidifesa.it)

Massimo:
"Premetto che forse l'essere uno "del settore" mi fa avere un'ottica un po' particolare, comunque vorrei far notare come per l'ennesima volta (dopo i vari "Ultimo", "Carabinieri 1,2,3,4,5,6") l'Arma utilizzi eventi storici per, dispiace dirlo, pura auto glorificazione. Ciò che però maggiormente indigna dell'opera mediatica è una distosione dei fatti reali, la volontà precisa di nascondere il ruolo (assai maggiore quantitativamente, come uomini e qualitativamente, come indice di rischio delle attività) svolto dalle altre Forze Armate nell'ambito della missione, visto che, nonstante quanto rappresentato, il Carabiniere all'estero, in pattuglia, armato fino ai denti, in furiosi combattimenti urbani, blanda copia dei Rangers di Black Hawke Down NON esiste (salvo l’unica eccezione del Gis). Non è il loro ruolo. Non è quello per cui l'Arma è stata creata. E se nelle mire dei vertici dell’Arma c’è la volontà di convertirsi in fanteria leggera, dovrebbero pensare prima alle esigenze nazionali POI (molto dopo) alle politiche di Forza Armata. E a questo punto converrebbe loro togliersi gli alamari e mettere delle mostrine.

Inoltre apprendo con grande stupore che la decisione di far svolgere libere elezioni sia stata presa da un valido Maresciallo dei Carabinieri (e da chi se no?).

Nonostrante questo, però sempre e comunque massimo rispetto e commemorazione per TUTTI i caduti nelle missioni all'estero, sia che indossassero gli alamari, che qualsiasi mostrine, così come per tutti coloro che hanno dedicato momenti importanti, difficili e spesso lunghi della loro vita nell’adempimento dei compiti richiesti alle forze armate nei teatri all’estero."

Francesca:
"Cari signori chiedete esplicitamente la definitiva chiusura delle fiction sull'esercito. Le cretinate che scrivono i giornalisti sono niente in confronto. E se anche solo metà di questa ciofeca fosse vera, allora bisognerebbe chiedere la chiusura di qualsiasi intervento militare fuori dai confini. Restino a casa. E'meglio."

Francesca2:
"Io sono contraria a qualsiasi intervento del mio Paese. E'la mia posizione. E finchè sono libera d'esprimermi lo faccio. Ciò premesso sono ancor più contraria alla 'svendita' che si sta facendo di chi interviene per lavoro in scenari che sicuramente non sono sicuri.
Basta con queste buffonate (Cefalonia, ma anche il Cuore nel pozzo). SI VUOLE RACCONTARE, SI RACCONTA SERIAMENTE. IL MATERIALE NON MANCA. Ma se si vuole fare spottini pubblicitari del piffero, non ci sto e, finchè sarò libera, lo scrivo. C'è molto da dire e anche sceneggiare. Ma non con questa retorica del piffero, non con questa mancanza di rispetto delle vittime, non in questo modo superficiale da Grande fratello.
Non credo che chi è andato a Nassirya l'abbia fatto per gli stessi motivi di chi s'è prestato a farsi riprendere nella sua privacy per 24 ore. E così tutti gli altri morti. C'è e deve esistere un decoro. C'è ed esiste un mestiere. Sono ancora stupita del fatto che tutti gli organi ufficiali della Difesa abbiano partecipato a questa schifezza."

Paolo:
"Io la ricordo bene Nassirya, ci ho passato 4 mesi della mia vita sino ad tre settimane prima dell'attentato, ad Animal House ci andavo spesso per lavoro ed alcuni dei CC morti li ricordo bene. Sono riuscito a vedere solo 10 min. della fiction poi ho cambiato, quando ricordi la realtà in modo così vivo vedere come è rappresentata male ed a volte in modo fazioso ti ferisce. Non credo sia un buon modo di rendere omaggio a chi ha sacrificato la propria vita mentre faceva il proprio lavoro in modo serio e professionale. Ho trovato la scena del check point assolutamente di cattivo gusto, oltre che assolutamente falsa: non si facevano check point a Nassirya, ed il battaglione di marines a cui abbiamo dato il cambio era composto di riservisti, molti dei quali di origine italo americana, che svolgevano il loro lavoro bene ed erano ben voluti dalla popolazione, come del resto era in quel periodo anche il nostro contingente. Si possono dire tante cose su Nassirya e su quello che è successo, ma credo che piuttosto che parlare a vanvera e senza cognizione di causa a volte sia meglio tacere."

Simone:
"Ho retto fino alle 22 poi sono passato ad un dvd di Montalbano.
Una sola precisazione: il brizzolato con la Mg-42 era italiano, si vedeva bene lo scudetto sulla manica sinistra.
Per il resto, che barba che noia.
Bova degradato, con la paternità delusa poi;
Fanno irruzione in un ambiente chiuso con gli occhiali da sole;
Se la prendono con il poliziotto iracheno che vuole assumere solo baathisti (ma non era questo il core del caos attuale? la disgregazione delle istituzioni irachene ed il licenziamento in massa di poliziotti, soldati ed impiegati statali?);
Fumano di notte sul terrazzo di Animal House;
I terroristi hanno la faccia da terroristi e complottano bevendo thè, sotto la tenda, un tocco di stereotipata decadenza che non guasta mai (come se le BR avessero fatto le loro riunioni sempre e solo mangiando spaghetti e quelli di Action Directe con la filetta del pane sotto l'ascella; per fortuna non parlavano di attentato al Papa sennò fumavano come turchi)...
Fortuna che non c'era Ricky Memphis sennò gli risparavano nella panza e lo rioperavano senza anestesia come in Ultimo 2"

Insospeso:
"Non ho vista la fiction (e penso che nome fu mai più azzeccato se lo trasliamo nell'italiana "finzione"), mi era bastata l'intervista al protagonista per capire che era meglio cambiare aria (sebbene già sapessi che polpetta avrebbero presentato).
Ho preferito la consueta serata del lunedì fra ufficiali in congedo (sapete, quei subalterni del tempo della leva ...), lì almeno si respirava aria buona!
Mi fido di Francesca e della sua analisi.
Viste le belle prove precedenti fra cinema e TV, constato l'impossibilità di rappresentare in modo onesto la storia militare e no di questo paese.
Ve lo immaginate un "Centomila gavette di ghiaccio" sullo schermo, con questi abbindolatori mediatici?"

Per non dimenticare i nomi:

I CARABINIERI
Domenico Intravaia, di 46 anni, di Monreale (Palermo), appuntato dei carabinieri, in servizio al Comando Provinciale di Palermo.
Alfio Ragazzi, di 39 anni, maresciallo dei carabinieri in servizio al Reparto investigazioni Scientifiche (Ris) di Messina.
Giovanni Cavallaro, di 47 anni, originario della provincia di Messina, da diversi anni residente a Nizza Monferrato (Asti), maresciallo dei carabinieri, in servizio al Comando provinciale di Asti.
Daniele Ghione, di 30 anni, di Finale Ligure (Savona), carabiniere.
Enzo Fregosi, di 56 anni, di Livorno, carabiniere.
Alfonso Trincone, di 44 anni, carabiniere.
Massimiliano Bruno, originario di Bologna e residente a Civitavecchia, carabiniere.
Giuseppe Coletta, di 38 anni, originario di Avola (Siracusa) ma da tempo residente a San Vitaliano, in Campania, vicebrigadiere dei carabinieri, in servizio al Comando Provinciale di Castello d Cisterna (Napoli).
Ivan Ghitti, di 30 anni, milanese, carabiniere.
Orazio Majorana, di 29 anni, di Catania, carabiniere scelto, in servizio nel battaglione Laives-Leifers di Bolzano.
Andrea Filippa, carabiniere.
Filippo Merlino, 46 anni, originario di Sant' Arcangelo in provincia di Potenza. Sposato e con un figlio, aveva il grado di maresciallo e comandava la stazione di Viadana, in provincia di Mantova.

I MILITARI DELL'ESERCITO
Massimo Ficuciello, tenente dell'Esercito.
Silvio Olla, 32 anni, di Isola di Sant'Antioco (Cagliari), sottufficiale della Brigata Sassari.
Emanuele Ferraro, 28 anni, militare dell'Esercito.
Alessandro Carrisi, 22 anni, militare dell'Esercito.
Pietro Petrucci, 22anni, di Casavatore (Na).

I CIVILI
Marco Beci, 43 anni, originario di Pergola, nelle Marche, dove vivono la moglie e tre figli piccoli. Funzionario della cooperazione italiana.
Stefano Rolla, 65 anni, aiuto regista in veste di produttore, che stava facendo i sopralluoghi per un documentario sulla missione di pace in Iraq.

Sulla fiction si può giocare e posso dire tutte le stronzate che mi pare.
Ma l'argomento andava chiuso con le parole vere.
E i nomi veri.

13 marzo 2007

Fiction

No, bella la fiction su Nassirya.
Obiettiva, soprattutto.

Soprattutto non dicono nemmeno una volta “siamo qui in missione di pace”.
Poi è bella perché non è fatta per niente in chiave “Italiani brava gente” no.
Ogni tre inquadrature Bova accarezza un bambino, casualmente identico al figlio che casualmente ha avuto un incidente che casualmente ha avuto pure quel bambino che casualmente diventa la mascotte della caserma nonché figlio temporaneo adottivo di Bova che per copione aveva bisogno di portare il messaggio della famiglia italiana e per questo di avere una testa di bambino da accarezzare ogni tre minuti e quindi bisognava trovare il modo per farglielo trovare sempre nei paraggi facciamolo mascotte quello che porta il telefono quello che ruba ma solo per fame quello che mantiene da solo tutta la famiglia, come Bova, sarà mica Bova da piccolo, ma no è il figlio che a casa lo attende come tutti i figli degli italiani che, ricordiamolo, sono in missione di pace.
No, bella davvero.

Che le elezioni in Iraq fossero frutto della decisione di un solo uomo poi, è cosa nota a tutti.
Ma mica un generale no uno arrivato lì che semplicemente era troppo italiano buono per accettare che quelli non avessero l’acqua e lui lo sa cosa significa vivere sotto il ricatto dell’acqua ché lui è siciliano mica lo dicono apertamente il parallelo no te lo fanno solo capire perché loro sono italiani brava gente e mica puoi dire che sono anche mafiosi gli italiani, no, in questa fiction no, gli italiani sono solo bravi vogliono bene ai bambini e sono lì in missione di pace, i mafiosi solo un fantasma del passato di Bova che grazie a questo decide che nessuno più nel mondo dovrà mai più subire quei ricatti.
E in due giorni dal suo arrivo ti organizza e mette in piedi le elezioni.
In Iraq.
Carezza su testa bambino.
“Siamo qui in missione di pace”
No, bella, davvero.
Soprattutto onesta.

L’acqua torna per merito suo (non loro, suo) negli incendi si butta lui ma poi dentro scopri che c’è solo fumo però lui salva anche i suoi compagni.
Dal fumo.
Il fuoco è fuori e c’è uno che lo spegne con una bottiglia.
Effetti speciali da ollivùd.
Carezza su testa bambino.
“Siamo qui in missione di pace”

Bella, si, bella.
Soprattutto fedele.
Come? Non ci sono altri soldati di altri corpi?
Non è vero! Ci sono anche gli inglesi e gli americani!
Sono quelli che compaiono solo nella prima scena, quella nella quale puntano il fucile sulla testa di un bambino.
Sono mica italiani brava gente, loro.
Meno male che è appena arrivato Bova che si mette in mezzo e salva un altro bambino dal fucile dell’inglese.
Che bravi che sono gli italiani che vogliono bene a tutti e tutti ci vogliono bene a loro.
Mica come gli inglesi che puntano i fucili sui bambini.
Carezza su testa bambino.
“Siamo qui in missione di pace”

Bella la fiction su Nassirya.
Realistica soprattutto.
Si certo c’è il carabiniere che al centro di uno spiazzo che pare un aeroporto ma circondato da finestre dalle quali spuntano i cecchini si mette a telefonare a casa per sentire in diretta la figlia che pronuncia il “si” della vita, in chiesa naturalmente, e si sbraccia e urla e salta con la telecamera accanto al mirino del cecchino che tu dici "Mo gli spara" mannoooooo ma cosa hai pensato? Mica gli spara no perché è italiano brava gente ci vogliono bene agli italiani e poi si sposava la figlia pareva brutto farlo secco in quel momento.

Ah dite che nessun carabiniere è stato ucciso in quel modo a Nassirya e quindi sarebbe stata finzione?
E la telefonata alla figlia in chiesa sotto il tiro dei cecchini invece l’ha fatta davvero?
Sarà stato protetto da Dio, in quel momento.
Parrebbe proprio di si.
Che bella la fiction su Nassirya.
La sana famiglia italiana c’è solo ogni due inquadrature.
Una lettera, un conflitto familiare da risolvere, una telefonata, basta che si pronunci la parola moglie, mamma, figlio, matrimonio.
Che bravi i carabinieri italiani che sono andati là per dare un futuro alla loro famiglia ma anche a quelle di Nassirya.
Carezza su testa bambino.
“Siamo qui in missione di pace”

E che bravo Bova.
L’unico attore con una carriera cinematografica fatta di soli film nei quali se gli scappa un sorriso il regista urla “STOOOOOOOP!”
Che bravo che è che ogni due inquadrature ordina ai suoi di tenere basse le armi pure quando non c’è nessuno intorno e ricorda loro che possono sparare solo per secondi.
Lo so perché lo dicono solo ogni tre inquadrature.
Carezza su testa bambino.
“Siamo qui in missione di pace”

Bella la fiction su Nassirya.
Mi ha fatto scoprire che la guerra non c’è stata e che in 5 hanno rimesso in piedi una città.
Si sono arrivati anche quelli del San Marco per un istante, ma loro brutti cattivi armati con i carri e i mitra e i blindati.
Mannnnooooooo che non sono brutti neanche loro.
Erano lì solo perché bisognava essere in numero pari, ma mica sono lì per sparare, no, esce dalla botola del carro il militare che ridendo dice “Allora le vogliamo fare queste elezioni?”
Ma che bravi gli italiani.
Sorridono e sono amichevoli anche quando escono dal carro armato in mezzo a 5 pickup pieni di gente armata che li punta.
Carezza su testa bambino.
“Siamo qui in missione di pace”

Non vedo l’ora che stasera facciano la seconda puntata, così scopro come va a finire, ché la tensione mi attanaglia e l’adrenalina scorre ogni frame, si capisce che ci hanno lavorato quelli di Black Hawk Down, la maestria è tipicamente la stessa, del resto noi italiani siamo sempre stati all’altezza di fare film di questo tipo, si sa, Don Matteo Carabinieri e La Squadra non son film per cardiopatici.
Ma soprattutto non vedo l’ora di vedere la seconda puntata perché devo scoprire se contiene i dettagli per il grosso dubbio che mi è venuto guardando la prima.

Perché in effetti non è vero che è scontata banale finta e squallidamente retorica, no, un interrogativo lo solleva anche lei nel suo piccolo.
Mi aiuti e risponda il gentile spettatore che l’ha vista:
Di preciso, la bella e onesta fiction su Nassirya, in cosa si distingue dai cinegiornali dell’istituto luce?
No, “è girata a colori” non vale come risposta e “non ha la voce fuori campo” nemmeno.
Dai su, trovatemi una, solo una differenza.
Perché al momento pare a tutti gli effetti la stessa identica cosa.

Ma quanto siamo piccoli.
E quanto ci considerano stupidi.
Il fatto è che evidentemente lo siamo.

2 marzo 2007

In breve

Sarei tornato.
Avrei da dire.
Farei l'amore.
Ma non sei qui.

"Il testo poetico aderisce allo stilema di poesia "essenziale" oscillante tra spregiudicato erotismo e inquietudine esistenziale.
La cifra stilistica comune agli Ermetici è il contrasto tra il mondo reale e quello che l'artista sente pulsare dentro di sé, e del quale l'artista può appagarsi.
Tale contrasto trova soluzione nell'assenza ( "non sei qui"), che non è inerzia ("sarei tornato"), ma attesa da parte del poeta( "farei l'amore"), è escavazione interiore ("avrei da dire").
Carattere costante è la ricerca di parole che abbiano una loro assolutezza nuda, carattere che rifugge da ogni abbandono alla retorica, alla discorsività, al sentimentalismo.
Il ritmo è scandito dall'emozione, è affidato alla scansione interiore, sicché, quando si verificano strutture metriche tradizionali, ciò non indica un ritorno alla norma retorica, ma incontro casuale fra momento interiore e forma precostituita. (la sottoscritta ringrazia V.Laforgia per l'analisi letteraria).

Adesso provo a parafrasare.
Il campo semantico principale è quello dove domina la dimensione temporale (primi tre versi), eccezion fatta per l'ultimo verso in cui predomina quello spaziale e dove il tempo assume connotazioni di contrasto rispetto ai versi precedenti.Si nota comunque una coerenza metodologica dell'insieme.
Il condizionale d'apertura potrebbe indicare una frase ipotetica lasciata volutamente in sospeso, una sorta di crasi del verso. Che l'artista voglia indirizzare un messaggio a qualcuna omettendone il destinatario? "Sarei tornato (da te)"? Qualora si considerasse il periodo come di senso compiuto, il tempo verbale potrebbe sottintendere una incertezza di fondo, una forma d'esitazione nell'affermare e comunicare la sua presenza. O altrettanto, potrebbe esprimere con delicatezza il concetto di ritorno legato a una forma di nostalgia del viaggio, una mancanza d'accettazione della rinuncia al viaggio. O più semplicemente essere espressione di puntualizzazione di un dato di fatto: "eccomi qui, se non ve ne foste accorti io sarei tornato, eh!" oppure "Miei cari, guardate che io sarei tornato, sì son qui ma avrei altro da fare in realtà, o vorrei far altro".

Il secondo verso pare comunicare un'intenzione che al momento però non può essere soddisfatta o appagata, al più rimandata (ma se ne sconoscono le motivazioni). Lascia però i lettori in bilico tra la promessa ( avrei da dire e lo farò, non temete) e lo sconforto (avrei da dire ma non lo farò, mi spiace).

"Farei l'amore" non lascia dubbi sull'esigenza del poeta. Si rileva però un bisogno non solo fisico ma velatamente interiore, ché l'autore quando vuole sa essere sfrontato, e quindi si ipotizza che l'assenza del termine sesso evidenzi che non è puro sfogo fisico ciò a cui anela.

Il verso conclusivo contrasta con i precedenti. Il soggetto non è più l'io, ma la seconda persona, un "tu" di cui il poeta ne esplicita il desiderio ma di cui contemporaneamente ne sottolinea in maniera elementare la mancanza fisica( notasi il tempo verbale al presente negativo e non al condizionale affermativo), e di cui vorrebbe vicinanza ("qui") e con cui non esiterebbe a trovare godimento."
Questo avete di bello, voi.

Non siete qui per apparire, ma per giocare davvero con me.
E per questo mi ritagliate spazi privati, nei quali giocare come fossi un pubblico di cento persone anche se sono solo io, senza pretesa di pubblicità.

E invece io ve ne faccio.
Lei è A.
Che mi regala un sacco di tempo e di sé.
Una Prestazione Orale Occasionale a domicilio, di qualità sopraffina.