22 settembre 2008

Bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo

Ieri abbiamo attraversato per qualche ora una bolla spazio temporale nella quale i confini del mondo si sono dissolti in una nuvola sospesa sopra una vita.
Abbiamo incontrato persone che non c’erano, abbiamo avuto risposte da persone che non avevano risposte, siamo stati accolti da un gatto che ci ha accolto con la fedeltà e l’entusiasmo di un cane verso il suo padrone al quale dice bentornato e finalmente e anche ce ne hai messo di tempo, siamo entrati in una casa con un cancello senza recinto, così, una strada non strada e poi un cancello, intorno il nulla, un passo a destra e (oltre)passi, un cancello non cancello, attraversato un paese pieno di vita ma senza abitanti, incontrato persone che hanno visto quattro anni fa uomini scomparsi da sette, violato un domicilio senza violazione di domicilio, passeggiato in un cortile senza padroni ma con l’altalena che ondeggiava e i giocattoli sotto, visto quadri appesi da persone diverse da quelle che li guardano, era tutto lì, sui muri, non siamo entrati in una casa nostra perché di altri che non c’erano ma erano lì, parlato con il ristoratore dell’unico ristorante di un paese di quattro chilometri quadrati che non conosceva i restanti tre dei quali vantava una grandissima cartina appesa accanto, siamo stati accolti, prima di sapere chi fossi, nella casa di un padre anziano e un figlio giovane che mi avevano visto l’ultima volta trent’anni fa che mi hanno guidato senza sapere dove volessi andare e perché, abbiamo bevuto vino del padre anziano fatto con la vite del terreno della casa senza recinto e senza padroni ma con cancello e abitanti, siamo stati lasciati passare da un padrone uguale al suo cane che ci ha detto state fermi e poi ci ha detto ora potete passare mentre stava seduto accanto al suo cane seduto accanto a lui, ci hanno detto, di nuovo, ancora, di non andare oltre per noi, ci hanno detto, gli stessi, di andare avanti per loro, siamo andati a numeri civici di case un chilometro più in là della casa di quel numero civico, abbiamo aperto cassette della posta senza nome di una famiglia con un nome di una casa con il civico di un'altra, ci hanno detto di non chiudere la macchina ché lì non rubano nulla, ci hanno detto, gli stessi, che lì rubano le case, ci hanno mimato una pistola per dirci no, ci hanno mimato, gli stessi, il coraggio per dirci sì, abbiamo avuto risposte da figli e non risposte da madri, ci hanno chiesto, impauriti, ma è morto vero?
Non è mai stato tanto vivo quanto ieri.
Era lì, era quel gatto cane.
Ieri siamo stati a Trachimbrod.
Dove tutto è morto e tutto è vivo.








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