È vero, è verissimo, una parte della stampa non ha dato il giusto spazio al miracolo della scomparsa dei rifiuti da piazza del plebiscito, sì, innegabile.
Va anche detto, però, che ciò è dovuto a una forma di rispetto per i bisogni del telespettatore, senza discriminazione alcuna, per tutti, compresi quelli del cinegiornale di Fede, ai quali qualcuno doveva pur raccontare che nell’ultima settimana nel mondo è successo anche dell’altro.
L’hanno fatto per loro, perché non si sentano trascurati, sminuiti, perché non pensino che il considerarli stupidi al punto da aver bisogno di sei giorni consecutivi della stessa notizia per apprenderla, con supporto (ché l’intero tiggì per un’intera settimana pareva poco efficace) di speciali e extra, sia parere di tutto il mondo giornalistico.
Stesso discorso lo stanno facendo sul problema del tesoretto.
Uguale, l’intero mondo giornalistico non è che stia ignorando il problema dell’assenza del tesoretto.
È che anche in questo caso ai telespettatori del cinegiornale di Rete4 si attribuisce sufficiente intelligenza per aver appreso la notizia, dopo che è l’unica altra che è riuscita a essere così emergente da esser l’unica che ha saputo togliere spazio a quella del miracolo dei rifiuti spariti da piazza del plebiscito.
Così, sento di poter interpretare il pensiero di tutte le redazioni quando immagino che non diano la notizia non per nasconderla, ma perché ritengono che ogni giorno per dieci minuti al giorno con interviste a esponenti del governo e servizi sul prima e dopo elezioni sul cinegiornale di Rete4 sia uno spazio sufficiente per darla per compresa.
Della stessa idea non è naturalmente il suo timoniere Fede, che, tolto il faticoso (ma irripetibile, impagabile, da masturbarsi) momento nel quale oggi è stato costretto a leggere il comunicato di redazione che contesta il bavaglio alla stampa messo da questo governo, ci ha tenuto a ricordarci con il duecentesimo servizio della settimana che a Napoli ora tutti cantano ‘o sole mio’ e con la trecentocinquantesima edizione del cinegiornale che il tesoretto non c’era.
Qualcuno gli dica di passare oltre.
L’hanno capito pure i suoi affezionati, che a Napoli oggi tutti cantano ‘o sole mio’ sì, ok, non servono altre ventisei edizioni.
Le ultime venticinque sono state sufficienti.
Va anche detto, però, che ciò è dovuto a una forma di rispetto per i bisogni del telespettatore, senza discriminazione alcuna, per tutti, compresi quelli del cinegiornale di Fede, ai quali qualcuno doveva pur raccontare che nell’ultima settimana nel mondo è successo anche dell’altro.
L’hanno fatto per loro, perché non si sentano trascurati, sminuiti, perché non pensino che il considerarli stupidi al punto da aver bisogno di sei giorni consecutivi della stessa notizia per apprenderla, con supporto (ché l’intero tiggì per un’intera settimana pareva poco efficace) di speciali e extra, sia parere di tutto il mondo giornalistico.
Stesso discorso lo stanno facendo sul problema del tesoretto.
Uguale, l’intero mondo giornalistico non è che stia ignorando il problema dell’assenza del tesoretto.
È che anche in questo caso ai telespettatori del cinegiornale di Rete4 si attribuisce sufficiente intelligenza per aver appreso la notizia, dopo che è l’unica altra che è riuscita a essere così emergente da esser l’unica che ha saputo togliere spazio a quella del miracolo dei rifiuti spariti da piazza del plebiscito.
Così, sento di poter interpretare il pensiero di tutte le redazioni quando immagino che non diano la notizia non per nasconderla, ma perché ritengono che ogni giorno per dieci minuti al giorno con interviste a esponenti del governo e servizi sul prima e dopo elezioni sul cinegiornale di Rete4 sia uno spazio sufficiente per darla per compresa.
Della stessa idea non è naturalmente il suo timoniere Fede, che, tolto il faticoso (ma irripetibile, impagabile, da masturbarsi) momento nel quale oggi è stato costretto a leggere il comunicato di redazione che contesta il bavaglio alla stampa messo da questo governo, ci ha tenuto a ricordarci con il duecentesimo servizio della settimana che a Napoli ora tutti cantano ‘o sole mio’ e con la trecentocinquantesima edizione del cinegiornale che il tesoretto non c’era.
Qualcuno gli dica di passare oltre.
L’hanno capito pure i suoi affezionati, che a Napoli oggi tutti cantano ‘o sole mio’ sì, ok, non servono altre ventisei edizioni.
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