15 settembre 2007

this is the end bom bom bom bommm

Il blog finisce qui.

Diciamola tutta.
Non è mica il computer il problema.
Il problema è come lo si usa.

No, non l’abbiamo ancora detta tutta.
La diciamo tutta se spieghiamo perché.
Ma se spieghiamo perché, l'intero perché, ricominciamo a usarlo male.

Allora diciamone una parte.
La vita privata in rete può fare dei gran bei danni.
Perché crea un interesse che nella forma si colora di affetto, nella sostanza è recirpoco egoismo.
Allora capita che se tu ami l’affetto, sei consapevole che questo non lo sia ma come tale fai finta di vederlo.
E questo fa dei gran bei danni, perché a lungo andare cominci a chiamarlo così tante volte “affetto” che finisci col non saper più distinguere quale sia e quale non lo sia e finisci col dare valore a cose che valore non ne hanno.
E il meccanismo si auto-alimenta, più tu vedi affetto più offrirai pezzi di te che lo generino, in un vortice che ti porta a declassare tutto a “pezzi disponibili” anche là dove alcuni di quei pezzi, invece, meriterebbero protezione e condivisione preziosa.
E questa persa capacità di vedere quella differenza, quel valore, è forse la cosa più dannosa che si possa fare, quando invece i pezzi per essere composti nella giusta maniera hanno bisogno di una cura dedicata diversa per ognuno, possibile solo se diversi tra loro li si considera.
Ed è dannosa perché quando la perdi la perdi, non la perdi solo qui, la perdi e quindi la perdi ovunque e ovunque, invece, devi ritornare a distinguere.
Distinguere cosa sia l'affetto e cosa no.
In quello che offri tu, prima di tutto, perché tutto parte da te.
Ecco, ne abbiamo detta una parte.

Non è il computer il problema, il problema è l’uso che se ne fa.
L’affetto non è sublimabile.
O c’è o non c’è.
E c’è se lo proteggi, non c’è se lo squalifichi, tu per primo.

La mia vita privata, i miei successi, le mie persone care, voi potete solo leggerli.
Io invece ho un vantaggio, io non li posso solo scrivere, li posso anche vivere.
Se voglio.
E per viverli devo proteggerli e per proteggerli devo valorizzarli e per valorizzarli devo circoscriverli e per circoscriverli devo riconscerli e per riconoscerli devo guardarli negli occhi.

Non è il computer il problema, il problema è l’uso che se ne fa.
Se lo si usa per sublimare, per colorare tutto di un unico colore, chi ci perde sono io perché divento daltonico e perdo la capacità di distinguere il rosso di un cuore dal grigio di un soprabito.

Allora cominciamo a separare.

I soprabito tutti a sinistra

http://ilmiomanifesto.blogspot.com/

Non ci sarà traccia di vita privata né verrà vissuta come fosse tale.
Mai.
Più.

I cuori rossi invece tutti qui.

No, certo che non c’è link.
Allora non avete capito niente.

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