9 aprile 2010

Manca un pezzo

E vabbé, d’accordo, tanto non se ne esce è la tua parola contro la sua e la sua vale un porco cazzo di più, facciamo che gli sbarchi sono cessati.
Non ho detto che è vero, ho detto facciamo che.
Ma sono cessati gli sbarchi, mica le partenze.

Epperché nessun cazzo di telegiornale o giornale a larga diffusione, tra il servizio sui centri benessere che spopolano in rete per barboncini che spopolano in rete anche loro ma dentro barattoli di vetro Signora mia questa rete va regolamentata perché nasconde focolai sovversivi di sovversivo odio (da una parte) e Siamo tutti barboncini che spopolano in rete anche loro ma dentro barattoli di vetro (dall’altra) e l’altro sul come si cucina lo zucchero filato per arrivare pronte alla prova costume, fa un bel servizio sulla prima metà del viaggio, sul come funziona che li convinci tutti a girare il timone che notoriamente nemmeno hanno, su cosa succeda in quella seconda metà di un viaggio quando quella seconda metà di navigazione non è lungo la seconda metà di mare prevista che ti avrebbe portato in quel luogo della vita per il quale eri disposto persino a morire?

Sono finiti gli sbarchi, non è finita l’emigrazione, cazzo.
Non c’è più l’arrivo ma la partenza è sempre lì, c’è il tassello in mezzo che manca.
Dov’è finita l’emigrazione?
Solo sapere dov’è finita.
Non la vogliamo necessariamente vedere, solo sapere dov’è finita, se è finita.
Anzi, forse non vogliamo nemmeno sapere dov’è finita.

Ritiro la domanda, mi vergogno sulla fiducia.
Non che ci voglia molto, d’accordo, ma almeno la domanda io continuo a farmela.
Oggi per molto meno sei di sinistra.
Se esci vivo da un incendio addirittura parlamentare.
Se tieni una palla in equilibrio sul naso mentre fai ciao con le orecchie, ai vertici cominciano a cagarsi sotto.

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