Alla luce del mattino ti racconterò un mio sogno piccolo, dentro carta da regalo dall’interno e riccioli in lamé un uomo in fondo riempie fogli col tuo nome rilegandoli in pelle e lettere d’oro, piccola bibbia per ogni occorrenza e un mantello da uomo invisibile.
Passa un bambino che vede solo la piccola bibbia, si siede accanto a sfogliarla, legge la pagina in cui si racconta che babbo natale esiste, poi quella in cui si racconta che gli animali parlano, poi quella in cui si racconta che alla fine dell’arcobaleno c’è una pentola di monete d’oro, poi quella in cui si racconta di noi.
Alla luce del mattino il mantello sarà il lenzuolo io aprirò gli occhi lo sposterò e ti farò ridere riapparendo, tu piccola bibbia rilegata in pelle per ogni occorrenza piegando la testa in lettere d’oro mi dirai svegliati, io ti dirò no vieni qui tu, mi hai sempre fatto parlare al futuro e cos’altro, dimmi cos’altro potrei desiderare.
Alla luce del mattino stretti forte forte, rumori fuori dalla finestra di una città che non immagina o solo immagina quella lieve inflessione della voce, quell’essere così vicini da dirsi buongiorno muovendo un dito e null’altro che l’ombra che crea quando toccando la finestra lontana creiamo la nostra piccola eclissi con due dita che si guidano per ripararci dalla luce del mattino e restare ancora un po’ lì a chiedere un minuto e poi un minuto e poi un minuto e poi un minuto, desidèri frazionati pur di realizzarne in continuazione e stupirci di esserci riusciti ancora.
Ripassa il bambino che rivede la piccola bibbia, si risiede a sfogliarla ma ora quelle cose sa già che sono vere e allora inventa un nuovo gioco prende una pagina la piega la ripiega la piega ancora e ne esce un bambino che ripassa e rivede la piccola bibbia e si risiede a sfogliarla e prende una pagina e la piega e la ripiega e la piega ancora e ne esci tu che prendi una pagina la pieghi la ripieghi la pieghi ancora e ne esco io che alla luce del mattino ti stringo forte prima di partire e poi quando torno e poi quando non sarò più capace di andare ovunque non ci sia tu all'arrivo a braccia aperte e pur di restare quel minuto in più mi inventerò un’altra vita e smetterò di inventarmi in questa qualcosa di più grande pur di riuscire a vederti più piccola del mondo intero che sei.
Anch’io ho paura.
Ho paura di non essere in grado di immaginare qualcosa di più bello di te perché tu esisti e questo fa di te la cosa più bella che si possa immaginare tra le mille che possiamo ma alle quali manca sempre esattamente quella piccola cosa di essere reali, di essere lì, di essere davvero.
Vorrei tanto ci fosse qualcosa di più grande, credimi lo vorrei tanto anch’io.
Ma più sfoglio la piccola bibbia, più mi copro col mantello invisibile, più il bambino piega le pagine e più esci tu e dovrei soffrirne e invece ne sono orgoglioso.
Tu mi hai amato, devo essere davvero un uomo meraviglioso e non mi serviva altro che una prova e tu sei quella prova.
Chiunque ci sia al posto mio si merita il privilegio.
Alla luce del mattino si meriti il privilegio, ti meriti il privilegio.
Non lo so se è amore, ma quando lo chiamo così mi sembra non gli manchi nulla e se piego la pagina e la ripiego e la piego ancora continua a non mancargli nulla perché appari comunque e sempre tu e se questa cosa ha un altro nome muovo un dito mi riparo dalla luce del mattino e le chiedo un altro minuto solo per dirti buongiorno con quel suono e un'altro solo ancora per sentire te dirmi con quella lieve inflessione della voce che fu per me mondo Buongiorno a te Bruno.
L'hai fatto una volta ma basta come prova del fatto che i cieli sono almeno otto.
L'hai fatto una volta ma basta come prova del fatto che i cieli sono almeno otto.