La replica di dinamiche sbagliate può portare solo alla replica delle conseguenze sbagliate perché che quelle dinamiche fossero sbagliate lo si è capito quando se ne sono potute osservare le conseguenze per questo a rendere quelle dinamiche sbagliate non è il modo in cui si svolgono ma gli esiti ne deriva che trovare argomenti che spieghino se non addirittura giustifichino il modo in cui si svolgono non sposta il punto e cioè che se la dinamica è sbagliata non in quanto dinamica ma per l'esito unico possibile che genera anche l'argomento più giusto non la renderà meno sbagliata di quanto lo sia in sua assenza questo il netto la tara è che più una dinamica sarà sbagliata come esito più l'argomento usato per motivarne il modo in cui si svolge allontanerà il momento in cui si realizzerà che il suo essere sbagliata era proprio nel suo non poter contenere nessuna giustificazione non al modo in cui si svolge ché in quello la mente umana fa miracoli e se una cosa sa fare meglio di qualsiasi altra quella cosa è proprio trovare argomenti che ci facciano apparire giuste cose che giuste non lo saranno mai ma all'esito il lordo è che spiegare una dinamica sbagliata la rende solo ancora più sbagliata perché oltre a non considerare l'esito che al contrario è l'unico elemento da considerare non per capire come risolverlo ma per realizzare prima di tutto quanto sia necessario farlo si finirà col considerare giusto il modo in cui si svolge perché una cosa che siamo stati capaci di spiegare ci apparirà giusta a meno che qualcuno a sua volta non ci dimostri con argomenti uguali e contrari il suo non esserlo ma dato che questo è esattamente il contesto della dinamica la sua replica non potrà essere in alcun modo cura ma solo moltiplicazione di ciò che è anche in originale cioè male e quindi a non fare l'unica cosa che potrebbe intervenire sull'esito risolvendolo e cioè semplicemente interrompere la dinamica che a quell'esito porta senza appenderci nessuna spiegazione e per questo lo faccio io che ogni volta come unico esito smetto letteralmente di respirare e non mi serve ascoltarne per sapere che non esiste sull'intero pianeta un solo argomento che dica giustificata questa cosa tantomeno se a espormeli è chi mi mette le mani al collo ogni volta che mi vede solo perché avendo io vissuto all'inferno per tanti anni riuscendo a fare cheese nelle foto si è portati a pensare con una certa sbrigativa superficialità che allora io non possa che essere il diavolo.
31 dicembre 2014
27 dicembre 2014
M'armo
"Il problema non è sostenere le proprie idee con la forza della
convinzione, ma il modo e l'atteggiamento con cui tali idee e tale
convinzione si manifestano in presenza (virtuale o fisica)
dell'interlocutore.
C'è una differenza ENORME tra assertività e presunzione. Una differenza che non può essere semplicemente liquidata con la solita solfa degli occhi di chi guarda. Tu sembra che voglia ignorare o minimizzare la dimensione umana del tuo interlocutore. Prima ti renderai davvero conto di questo fatto, meglio sarà sia per te stesso che per le persone che ti vivono accanto".
Trovata in rete in conversazioni che non mi riguardano, me la appunto qui in attesa di un marmista che me la scolpisca in quel dolmen che mi porto appresso da una vita il cui peso cerco, involontariamente, di ridurre condividendolo con braccia che vorrebbero abbracciarmi e io invece uso come sostegno di un peso che non chiedono, non desiderano, non meritano e con le quali non mi scuserò mai abbastanza, considerato che quando il peso è quello e la fatica è quella, le occasioni per farlo saranno sempre meno di quelle che servirebbero per rendere quelle scuse accettabili anche da chi le riceve.
Ci sono giorni nei quali sono fragile come argilla, quelli nei quali lo specchio al mattino mi dice l'implacabile verità sulle conseguenze della fatica di essere ciò che sono e questo è uno di quei giorni.
Non sono una brutta persona, io lo so di non esserlo.
Ma so anche che la forma che ho è purtroppo esattamente quella e se solo fossi capace non di farne vedere una diversa ma la fatica che faccio per cercare di averla, una diversa, allora forse si vedrebbe non una forma diversa della quale purtroppo non dispongo, ma quella della fatica che faccio a non poter far altro che abitarci dentro con la comodità che si ha quando chiuso da decenni dentro una vergine di ferro.
L'orgoglio che mi caratterizza non è orgoglio di ciò che sono, ma orgoglio di essere riuscito a sopravvivere a me stesso.
So il come, so il quanto, certi giorni quello che mi viene meno è il perché e quelli sono giorni che si fanno davvero faticosi.
C'è una differenza ENORME tra assertività e presunzione. Una differenza che non può essere semplicemente liquidata con la solita solfa degli occhi di chi guarda. Tu sembra che voglia ignorare o minimizzare la dimensione umana del tuo interlocutore. Prima ti renderai davvero conto di questo fatto, meglio sarà sia per te stesso che per le persone che ti vivono accanto".
Trovata in rete in conversazioni che non mi riguardano, me la appunto qui in attesa di un marmista che me la scolpisca in quel dolmen che mi porto appresso da una vita il cui peso cerco, involontariamente, di ridurre condividendolo con braccia che vorrebbero abbracciarmi e io invece uso come sostegno di un peso che non chiedono, non desiderano, non meritano e con le quali non mi scuserò mai abbastanza, considerato che quando il peso è quello e la fatica è quella, le occasioni per farlo saranno sempre meno di quelle che servirebbero per rendere quelle scuse accettabili anche da chi le riceve.
Ci sono giorni nei quali sono fragile come argilla, quelli nei quali lo specchio al mattino mi dice l'implacabile verità sulle conseguenze della fatica di essere ciò che sono e questo è uno di quei giorni.
Non sono una brutta persona, io lo so di non esserlo.
Ma so anche che la forma che ho è purtroppo esattamente quella e se solo fossi capace non di farne vedere una diversa ma la fatica che faccio per cercare di averla, una diversa, allora forse si vedrebbe non una forma diversa della quale purtroppo non dispongo, ma quella della fatica che faccio a non poter far altro che abitarci dentro con la comodità che si ha quando chiuso da decenni dentro una vergine di ferro.
L'orgoglio che mi caratterizza non è orgoglio di ciò che sono, ma orgoglio di essere riuscito a sopravvivere a me stesso.
So il come, so il quanto, certi giorni quello che mi viene meno è il perché e quelli sono giorni che si fanno davvero faticosi.
26 dicembre 2014
Noella
Calore di una nonna che ride fino alle lacrime e fino alle due di notte per forse la terza volta in vita sua.
Calore di una famiglia che si allarga e si stringe come un abbraccio a seconda di quanti hanno bisogno di quell'abbraccio.
Calore di bambini che come tutti i bambini mi detestano perché li prendo in giro come fossero adulti e per lo stesso motivo mi cercano per darmi il biglietto disegnato a mano per me.
Calore di un contatore che salta e per un istante restano le candele che mi fanno pensare "Lasciamo tutto così" per quanto era bella l'immagine di un natale che essendo di non detti sarebbe stato perfetto se fosse stato anche di non visti.
Calore del primo Babbo Natale vero di questa mia vera casa.
Calore di un pensiero a chissà se mi pensi.
Calore di cibo di ognuno per ognuno.
Calore di un "Mi mancherà", di un "Anche a me".
Calore di una tavola finale notturna e solitaria con vino arachidi e il profumo delle persone ancora addosso.
Calore di segnaposto con dediche non scritte e nemmeno dette, solo sorrise e altro non serve per ascoltare le parole che non ti ho detto.
Calore di un citofono che alle tre di notte suona di nuovo per l'ultima ostrica e un whiskey della buonanotte.
Calore di ospiti felici di ospite felice.
Calore della voce contenta di un fratello lontano.
Calore di canzoni sciocche di natale.
Calore di bambini che ricevono telefonate di padri lontani e andate in qualsiasi stanza volete per parlargli meglio, mai come in quell'istante mi casa es tu casa perché sì, yo soy pagliaccios e di quella lacrima di makeup quando sarai grande anche tu andrai orgogliosos.
Calore di mani solo guardate o solo sfiorate.
Calore di prove d'orgoglio nelle confidenze di una sigaretta sul balcone.
Calore del silenzio dell'istante in cui non serve dirsi la bellezza di famiglia che sapremmo creare, calore di un ", se solo..." se solo quel ", se solo..." non l'avessi solo pensato.
Etichette:
a te che sarai,
Dialoghi con quel che resta di mio padre,
fili-'ns,
perché avrò voglia di risentirla ma non di cercarla,
Torino è,
Un cuore in affitto
23 dicembre 2014
Stupiddini
Fedeli a una tradizione di moderazione che ci tengono a vantare come prova della nota qualità giornalistica che li contraddistingue, oggi al Fatto Quotidiano hanno nuovamente dato prova di saper sempre distinguere con scrupolosità i contributi degli utenti all'altezza della loro linea editoriale e quelli che al contrario, causa linguaggio eccessivo, accuse senza fondamento e palesi insulti, non possono che vedersi privati della possibilità di "manifestare liberamente la tua
opinione all'interno di questo thread", così da non macchiare l'immagine complessiva di livello notoriamente prezioso della quale è possibile godere ogni volta che ci si avventura nei fiumi di commenti generati dai loro articoli.
Etichette:
perle dai porci,
sempre meglio saperlo
20 dicembre 2014
Ma se in fondo al cuore tuo c'è un ragazzo, sono io
Sono cresciuto in una famiglia nella quale si mettevano in difficoltà le persone in misura direttamente proporzionale al legame che si aveva con le stesse.
Ironia e sarcasmo l'hanno sempre fatta da padrona, sminuire, sminuire sempre, ridurre, ridicolizzare, se possibile umiliare, se ami umilia.
Sono cresciuto spettatore di umiliazioni che durante i ventiquattro frames al secondo mi dicevo non avrei mai replicato, assistevo a massacri di caratteri deboli, il mio in testa, che mi dicevo Io non farò mai, mai firmerò con il mio nome i momenti di difficoltà di persone che amo.
Mi ritrovo oggi uguale, distante chilometri da quello che in quei momenti subiti mi promettevo di essere, incapace di offrire altro che non sia il massacro di qualsiasi cosa io ami non nel senso di allontanamento o di distruzione ma nel senso di linguaggio, non lo fai per allontanare o per distruggere ma lo fai perché senti che quello è il modo, quella è la maniera di amare, lo fai per avvicinare, per stringere, per accudire, per accudire e proteggere distruggi e non puoi farne a meno, sei cresciuto così, ti sai muovere solo dentro quei confini, ami solo così.
Potessi mettere sul tavolo il cuore ogni volta che attacco qualcuno si vedrebbe quanto è grande, quanto batta, quanto sia a sua forma e si faccia casa per accoglierlo, eppure non lo posso fare e allora resta l'attacco, resta la distruzione, l'umiliazione e un sacco di gente che pensa io passi il mio tempo a fare a pezzi le persone migliori che ho accanto quando in realtà sto facendo loro un monumento, perché così sono cresciuto, così sono stato scolpito, così sono fuso nello stampo e diosanto quanto vorrei avere un'altra forma ma non è a mia discrezione, trent'anni non li cancelli solo perché li consideri sbagliati, anche il cancro è sbagliato ma non basta dirlo per vederlo lasciare le cellule.
Vorrei che la gente mi amasse per quello che sono e non nonostante quello che sono, vorrei disegnare questo bisogno in una maniera comprensibile, decifrabile anche da chi ha avuto la fortuna di avere una vita semplice, banale nel senso bello del termine, nella quale lo so che quelli come me sono a forma del nemico e invece no, non sempre forma è contenuto, a volte la forma è nostro malgrado.
Vorrei toccare le persone, ho bisogno di toccare le persone, come si può vivere senza toccare le persone, ogni volta che passo una serata in mezzo alla gente vorrei ci fosse sempre qualcuno al quale dare la mano e tenerla stretta tutta la serata per sentire di esserci.
Ché poi io mi dimentico sempre che quando io scrivo, poi c'è chi legge.
Ironia e sarcasmo l'hanno sempre fatta da padrona, sminuire, sminuire sempre, ridurre, ridicolizzare, se possibile umiliare, se ami umilia.
Sono cresciuto spettatore di umiliazioni che durante i ventiquattro frames al secondo mi dicevo non avrei mai replicato, assistevo a massacri di caratteri deboli, il mio in testa, che mi dicevo Io non farò mai, mai firmerò con il mio nome i momenti di difficoltà di persone che amo.
Mi ritrovo oggi uguale, distante chilometri da quello che in quei momenti subiti mi promettevo di essere, incapace di offrire altro che non sia il massacro di qualsiasi cosa io ami non nel senso di allontanamento o di distruzione ma nel senso di linguaggio, non lo fai per allontanare o per distruggere ma lo fai perché senti che quello è il modo, quella è la maniera di amare, lo fai per avvicinare, per stringere, per accudire, per accudire e proteggere distruggi e non puoi farne a meno, sei cresciuto così, ti sai muovere solo dentro quei confini, ami solo così.
Potessi mettere sul tavolo il cuore ogni volta che attacco qualcuno si vedrebbe quanto è grande, quanto batta, quanto sia a sua forma e si faccia casa per accoglierlo, eppure non lo posso fare e allora resta l'attacco, resta la distruzione, l'umiliazione e un sacco di gente che pensa io passi il mio tempo a fare a pezzi le persone migliori che ho accanto quando in realtà sto facendo loro un monumento, perché così sono cresciuto, così sono stato scolpito, così sono fuso nello stampo e diosanto quanto vorrei avere un'altra forma ma non è a mia discrezione, trent'anni non li cancelli solo perché li consideri sbagliati, anche il cancro è sbagliato ma non basta dirlo per vederlo lasciare le cellule.
Vorrei che la gente mi amasse per quello che sono e non nonostante quello che sono, vorrei disegnare questo bisogno in una maniera comprensibile, decifrabile anche da chi ha avuto la fortuna di avere una vita semplice, banale nel senso bello del termine, nella quale lo so che quelli come me sono a forma del nemico e invece no, non sempre forma è contenuto, a volte la forma è nostro malgrado.
Vorrei toccare le persone, ho bisogno di toccare le persone, come si può vivere senza toccare le persone, ogni volta che passo una serata in mezzo alla gente vorrei ci fosse sempre qualcuno al quale dare la mano e tenerla stretta tutta la serata per sentire di esserci.
Ché poi io mi dimentico sempre che quando io scrivo, poi c'è chi legge.
16 dicembre 2014
Paese che vai
Fermo restando il rispetto per l'uomo, che non è in discussione, qui è del giornalista che si parla e allora diamogli due contorni con un caso pratico:
Giulietto Chiesa è giornalista che con regolare ciclicità rilancia la sua storiella preferita dopo quella sul 11/9 e cioè quella secondo la quale il governo USA tramite l'FBI addestrerebbe/pagherebbe musulmani per compiere attentati all'interno degli Stati Uniti, le volte che non li fa compiere direttamente ai suoi stessi agenti.
Qui uno degli ennecento esempi: link
Non gli sembrò vero di poterla rilanciare quando RaiNews decise di cadere anche lei nel gioco delle sintesi acchiappa click, sulla quale lui poggiò un "Ve l'avevo detto io" condito da ironia e soddisfazione così eccitati, che finì con l'infilarci dentro tutto il carnet, bilderberg compreso: link
Il fatto è che l'inchiesta di Human Right Watch non sostiene affatto la tesi di un sistema per compiere attentati pagando consapevoli e concordi attentatori, ma quella di un sistema per fabbricare inconsapevoli raggirati colpevoli da fermare prima che ne compiano, costruendo loro intorno un contesto di strumenti obiettivi e pianificazioni reali da utilizzare come prove concrete al momento dell'arresto, che non è certo cosa della quale andar fieri dato che, in soldoni, di fatto è una macchina costruita per mandare in galera gente in numero direttamente proporzionale al bisogno di ostentare efficenza nel controllo del terrorismo, ma in ogni caso è decisamente diverso dal sostenere (di avere le prove) che l'FBI paghi musulmani per compiere attentati e che in un numero minore di casi li faccia compiere direttamente da suoi agenti infiltrati, come la lettura di Chiesa vuole venga inteso.
Ora che il suo lettore di riferimento non legga le fonti, tantomeno quando sono muri in inglese come l'inchiesta di HRW, è cosa certa al punto che lui può riportare quello che gli pare (senza però linkarla diretta) certo che la versione che prenderanno per buona sarà quella che lui dice vera, sono i suoi fan, ok, li conosciamo.
Ma che uno che ha vissuto all'estero gli anni che ha vissuto lui non parli inglese il minimo che serve per saper leggere cosa dica davvero quell'inchiesta è scenario talmente improbabile da lasciare praterie all'unica possibilità alternativa e cioè che lui lo abbia letto benissimo quel lavoro, ma che gli abbia fatto comodo distorcerne il senso vero fino a ribaltarlo, solo per supportare la sua tesi con una fonte ritenuta autorevole come HRW ingannando i suoi lettori per far credere loro che nel suo libro, del quale naturalmente fornisce il titolo, tutto quello che HRW ha "confermato" stava già scritto.
Quando un giornalista opera consapevolmente questa distorsione della realtà per trasferirla volontariamente mistificata a chi si fida del suo inglese e della sua autorevolezza professionale, smette di essere un giornalista; quando in più lo fa per dirottare indignazione e giudizi di responsabilità in stragi terroristiche non su un soggetto ma su una nazione intera, ci sta che quando va in gita in alcuni paesi non sia in cima alla lista dei graditi e non serve scomodare il pericolo democrazia globale per spiegare perché uno così venga accompagnato alla porta quando si presenta.
Qui l'inchiesta originale: link
Giulietto Chiesa è giornalista che con regolare ciclicità rilancia la sua storiella preferita dopo quella sul 11/9 e cioè quella secondo la quale il governo USA tramite l'FBI addestrerebbe/pagherebbe musulmani per compiere attentati all'interno degli Stati Uniti, le volte che non li fa compiere direttamente ai suoi stessi agenti.
Qui uno degli ennecento esempi: link
Non gli sembrò vero di poterla rilanciare quando RaiNews decise di cadere anche lei nel gioco delle sintesi acchiappa click, sulla quale lui poggiò un "Ve l'avevo detto io" condito da ironia e soddisfazione così eccitati, che finì con l'infilarci dentro tutto il carnet, bilderberg compreso: link
Il fatto è che l'inchiesta di Human Right Watch non sostiene affatto la tesi di un sistema per compiere attentati pagando consapevoli e concordi attentatori, ma quella di un sistema per fabbricare inconsapevoli raggirati colpevoli da fermare prima che ne compiano, costruendo loro intorno un contesto di strumenti obiettivi e pianificazioni reali da utilizzare come prove concrete al momento dell'arresto, che non è certo cosa della quale andar fieri dato che, in soldoni, di fatto è una macchina costruita per mandare in galera gente in numero direttamente proporzionale al bisogno di ostentare efficenza nel controllo del terrorismo, ma in ogni caso è decisamente diverso dal sostenere (di avere le prove) che l'FBI paghi musulmani per compiere attentati e che in un numero minore di casi li faccia compiere direttamente da suoi agenti infiltrati, come la lettura di Chiesa vuole venga inteso.
Ora che il suo lettore di riferimento non legga le fonti, tantomeno quando sono muri in inglese come l'inchiesta di HRW, è cosa certa al punto che lui può riportare quello che gli pare (senza però linkarla diretta) certo che la versione che prenderanno per buona sarà quella che lui dice vera, sono i suoi fan, ok, li conosciamo.
Ma che uno che ha vissuto all'estero gli anni che ha vissuto lui non parli inglese il minimo che serve per saper leggere cosa dica davvero quell'inchiesta è scenario talmente improbabile da lasciare praterie all'unica possibilità alternativa e cioè che lui lo abbia letto benissimo quel lavoro, ma che gli abbia fatto comodo distorcerne il senso vero fino a ribaltarlo, solo per supportare la sua tesi con una fonte ritenuta autorevole come HRW ingannando i suoi lettori per far credere loro che nel suo libro, del quale naturalmente fornisce il titolo, tutto quello che HRW ha "confermato" stava già scritto.
Quando un giornalista opera consapevolmente questa distorsione della realtà per trasferirla volontariamente mistificata a chi si fida del suo inglese e della sua autorevolezza professionale, smette di essere un giornalista; quando in più lo fa per dirottare indignazione e giudizi di responsabilità in stragi terroristiche non su un soggetto ma su una nazione intera, ci sta che quando va in gita in alcuni paesi non sia in cima alla lista dei graditi e non serve scomodare il pericolo democrazia globale per spiegare perché uno così venga accompagnato alla porta quando si presenta.
Qui l'inchiesta originale: link
9 dicembre 2014
1 dicembre 2014
In parole povere
Saremmo stati un lusso reciprocamente meritato, il "Come loro" nei discorsi di chi ogni giorno cerca un modo per dirlo meglio.
Mi manchi in quel modo in cui mi mancheresti anche se ti avessi e questo è quanto.
Mi manchi in quel modo in cui mi mancheresti anche se ti avessi e questo è quanto.
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