25 giugno 2014

2+2

Dato che non ho voglia di riscrivermi, per non venir meno al mio ruolo di dispensatore di argomentazioni utili a chi ne fosse sprovvisto mi limiterò a riportare quanto ho scritto in risposta a Leonardo che, nel solito godibilissimo articolo, si è posto la seguente domanda:
"se i deputati, in quanto eletti dal popolo, godono di un trattamento speciale, non si capisce perché non dovrebbero goderne anche i senatori."

Semplicemente perché non si sta riformando il Senato, ma il Bicameralismo.
Questa che sembra una sottigliezza formale, è in realtà la sostanza che non capisco perché non venga affrontata con la semplicità che permette.

Non si è deciso di intervenire sul Senato in quanto tale, si è deciso di eliminare il bicameralismo lasciando il potere legislativo a una sola delle due camere.
La riforma del senato non è l'obiettivo, è la conseguenza.
Quindi l'obiettivo della riforma non è il Senato ma il concetto di Parlamento, fino a oggi bicamerale e da domani monocamerale.
Messi a posto i birilli ne deriva che l'immunità così come pensata dai costituenti e cioè come forma di protezione a tutela della separazione dei poteri giudiziario/Legislativo, non dovrebbe più coprire i senatori nemmeno se lasciata così com'è oggi, dato il suo essere appunto stata inserita in costituzione per tutelare il parlamento (e le sue funzioni) del quale il Senato non sarebbe più componente.

Quindi o si riforma l'immunità nel suo complesso eliminando il confine scritto in quel "parlamentare" che ne circoscrive la peculiarità, oppure eliminando il bicameralismo decade automaticamente la tutela per chi parlamentare non lo sarà più.
E i Senatori non saranno più parlamentari, motivo per cui qualcuno ha pensato non sia più nemmeno necessario che resti una camera a elezione diretta.

Sarò banale io, ma a me la cosa sembra di una semplicità elementare.
Quindi immagino mi sfugga qualcosa, dal momento che è evidente la questione non sia così semplice come appare a me.
Il punto è: cosa mi sfugge?

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