24 dicembre 2005

Giostre

Stanotte è una di quelle notti nelle quali faccio sogni belli.
Di quelli che secondo me Gardaland sarà aperto solo per me.
Non lo so perché ci abbiano ingannato quest’anno, ci hanno restituito le mezze stagioni e ci hanno piazzato la primavera il 24 dicembre.
L’hai chiesta tu?
Era da neve, questo Natale, accipicchia.
Prometteva bene anche a Milano.
Era da neve, da banalissime serate a due con un film di Barbra Streisand e possibilmente le tue gambe intorno a me.
Indosso un pigiama orrendo da vecchio in ospizio che Men’s Healt dovrebbe farci una copertina “Eccitala in centoquarant’anni”.
Stanotte a Gardaland cercherò la giostra che gira in centoquarant’anni.
La musica sotto sarà “Yellow submarine” e io da sopra ti spiegherò perché ne ho lasciati passare centotrentanove prima di chiederti di salirci con me, solo che essendo io sulla giostra e tu giù, sentirai solo una parola ogni giro, una parola ogni centotrentanove e mettendo insieme solo quelle la frase non avrà mai senso.
I bambini fuori dai cancelli mi tireranno le loro macchinine per protestare contro il mio dispotismo e io le tirerò loro indietro pensando che sia un nuovo gioco.
Io, sciocco.
Tu riderai di me, mi dirai che solo Rocco riporta indietro ciò che gli si tira, ma solo se gli si promette di non lasciarlo mai.
Le cassiere mi faranno l’occhiolino a ogni giro, io guarderò dall’alto tutte le scollature, non capirò di nuovo più niente e una volta sceso non ti troverò di nuovo più.
Sarai quella di spalle che se ne andrà accanto a quello di spalle che se ne andrà.
Quello di spalle si girerà e avrà la faccia di mio padre che girandosi mi dirà “Non ti ho insegnato niente”.
“E meno male” gli dirò col mio solito tono ironico.
Ma sarete troppo lontani per sentirmi, là, in fondo verso il cancello di uscita che di fronte a te si aprirà come per magia facendo in modo che un mare di bambini entrando confondano la tua uscita.
Tra quei bambini ci sarò anch’io, mi verrò incontro e mi dirò “Scemino, ma non l’hai vista quant’è bella?”
“Certo che l’ho vista!” mi risponderò “e tu?”
“No, tu!”
“No, tu!”
“Tu!”
“tu!”
Quanti anni hai, tu?
Io, nei miei sogni, centotrentotto.
Quando nella realtà supererò i sei ti sposerò e faremo tanti bambini e insegneremo loro a tirare le macchinine.
A riportarcele ci penserà Rocco.

Buon Natale a te.
Tuo, Scrooge.

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