Mario una volta aveva capito come si saltava, era diventato bravissimo.
Sapeva saltare il pranzo, aveva imparato a saltare la scuola, già da piccolo era portato per il salto di fiore in fiore.
Qualcuno gli diceva anche che da grande poteva fare il saltatore di palo in frasca, che anche lì ci aveva le attitudini.
Tutti lo fermavano per strada e gli chiedevano “Ma come fai? Ma come fai? Dicci anche a noi come fai!”
Lui però il segreto non lo diceva e tutti dicevano che non lo diceva perché era un segreto segretissimo che gli aveva detto una signora vecchia che faceva i tarocchi e un giorno gli disse “scegli un tarocco” indicando i tarocchi tutti disposti faccia in giù su un tavolino fatto a mano con pezzi di piastrelle colorate e lui scelse e lei girò il tarocco e vide che era “Il saltatore” ma che era capovolto e lei gli disse “Allora non mi devi pagare e non me lo puoi più restituire” e lui da quel giorno ogni volta che doveva pagare tirava fuori il tarocco del saltatore lo girava e diceva “Devi pagare tu me” e tutti che conoscevano la leggenda della signora vecchia che non si era fatta pagare (tutti avevano un po’ paura della signora vecchia) gli dicevano di si e lo pagavano.
Lui questa cosa della leggenda della signora vecchia l’aveva sentita per sbaglio in un bar un giorno che era andato a prendere un bicchiere di vino e in fondo al banco aveva sentito un signore che bisbigliava al signore accanto “Ecco, lo vedi quello? È quello che non deve pagare mai perché se no qui salta tutto! Nemmeno la signora vecchia ha voluto i suoi soldi” e dato che quando poi era andato a pagare il signore dietro il banco gli aveva detto “No, lasci stare, a posto così” lui aveva deciso che questa cosa della leggenda non l’avrebbe mai smentita perché tanto non l’aveva inventata lui e quindi non si sarebbe nemmeno sentito in colpa, erano gli altri che decidevano da soli di non fargli pagare mai niente, non vedeva motivo per star lì a puntualizzare.
In realtà la leggenda era nata perché un giorno un signore lo aveva notato mentre provava i suoi salti in mezzo alla strada e gli aveva chiesto “Cosa stai facendo, piccolo bambino” e lui gli aveva risposto “Salto! Grande signore” “E cosa salti, piccolo bambino?” aveva aggiunto il signore “I grandi signori” disse lui “Ma i signori grandi sono molto più alti dei salti che stai facendo, piccolo bambino” insistette lui “È per quello che mi sto allenando” rispose lui “E perché li vuoi saltare?” incalzò il grande signore “Perché devo passare anche se non si tolgono” disse il bambino “Allora io sto qui finché non riesci a saltarmi” minacciò il signore e il bambino senza nemmeno fargli finire la frase fece un balzo e gli passò dietro.
Quando il signore si voltò per sapere come avesse fatto, il bambino gli rispose “Avevo detto grandi signori” con quella faccia lì che hanno i bambini quando vogliono fare un dispetto e il signore, indispettito per l’offesa, andò via e da quel giorno raccontò a tutti la leggenda della vecchia signora per non ammettere che quel bambino l’aveva saltato con le sue sole forze.
Il bambino intanto aveva fatto così tante prove che alla fine era diventato bravissimo e aveva scoperto un nuovo salto: Il salto con l’ansia.
Il salto con l’ansia era quello che aveva imparato quando aveva l’ansia di essere grande come i grandi signori e allora quando ne vedeva uno gli correva in contro e facendo leva sulla ansia faceva il salto e quando arrivava al punto più alto della curva bloccava l’ansia (faceva una mossa che aveva scoperto e che sapeva fare solo lui) e rimaneva lì a quell’altezza a mezz’aria così era alto come i grandi signori.
L’aveva fatto così tante volte che non si accorse che non aveva mai smesso di allenarsi e se ne accorse un giorno quando in strada vide un grande signore ed era grande come lui ma prima di iniziare il salto e allora non fece più il salto con l’ansia.
Il signore era lo stesso che tanti anni prima gli aveva detto che lui era più grande dei salti che sapeva fare il bambino e che non l’avrebbe mai raggiunto.
Dato che tutti avevano visto Mario fare quei salti lì per tanti anni, finirono con il voler provare tutti e prova e prova e prova alla fine nel paese diventarono tutti atleti come Mario e il sindaco del paese decise che allora quell’anno si sarebbero tenute le prime olimpiadi delle cose che stanno nel cuore.
Si iscrissero tutti i giovani del paese e anche il signore quello che era stato saltato da Mario.
Voleva battere Mario e dimostrare a tutto il paese che era lui il migliore.
Durante le gare le selezioni portarono piano piano a eliminare tutti tranne Mario e quel signore là che si ritrovarono così a fare le finali.
Le vinse tutte Mario.
L’unica che fu vinta dal signore fu il triplo salto mortale.
Lo fece perfetto.
Un due tre, ualà, morto.
Per questo a Mario toccò gareggiare da solo in tutte le gare successive.
Oltre alla gara di salto con l’ansia vinse la gara di lancio del fardello, il sollevamento mesi e la corsa a oracoli.
Mario durante la cerimonia di premiazione decise di rivelare al paese tutto la verità su quei suoi salti.
Calò un silenzio irreale in tutta l’arena.
Tutti avevano paura che parlasse della signora vecchia e che per questo sarebbe saltato tutto in aria.
Invece Mario stupì tutti, salì sul podio alto, allargò le braccia, guardò in alto verso il trampolino del triplo salto mortale e disse:
“Da oggi in poi, per un giorno all’anno tutti festeggeremo quel salto ma dovrà essere una festa” e per celebrare quel salto inventò apposta una nuova disciplina e aprì una scuola nella quale da quel giorno in poi i bambini del paese poterono andare a impararla.
Pochi la conoscono, ma questa è la vera storia di “Un due tre, stella”
A mio padre.
5 anni.
Nessun commento:
Posta un commento