21 giugno 2013

Fate finta che siano e bla bla bla quel fatto là

Dopo decinaia di anni di storia (e ora che ho completato l'integrazione in questo dei restanti blog mi rendo conto di quanto sia lunga) di richieste di partecipazione e pubblicazione puntualmente rifiutate, cedo alle lusinghe degli amici Caproni scrivendo per la prima volta (e sto valutando se sia anche l'ultima, ché io in casa d'altri non mi sento mai comodissimo) in un posto che non sia mio.
Gente pensante, un obiettivo comune (raccontare la realtà grillina partendo dal quartier generale) e soprattutto non mi zittiscono se parlo per due ore consecutive.
La mia fidanzata (quando si dice licenza poetica) è uguale: pensa, ha il mio stesso obiettivo e quando parlo per due ore si lima le unghie attendendo che finisca, contando generalmente per esperienza sul fatto che a salvarla ci pensa in genere la batteria del cellulare.
Non è casa mia ma, insomma, le assomiglia abbastanza da tentare.

Mi son fatto i soliti due/tre giorni a Milano e mi sono improvvisamente ricordato cosa succede a quella città appena scatta l'estate.
E quindi ok, shorts da Daisy Duke (agevolo foto di Daisy Duke) pure chi guida l'autobus, concorso per veline su un palco che prende l'intera città e ormoni talmente esplosi e sparsi che li scambi per polline.
Ma mi sono anche ricordato che l'entusiasmo per la festa della fioritura dura un battito di ciglia, il tempo necessario per completare la TAC e arrivare al colpo che ogni anno implacabile arriva puntuale come una cometa e quindi la domanda: ma quelle cazzo di infradito proprio non se ne può fare a meno, eh?
Su un milione e mezzo di abitanti un buon milione e due saranno donne, di quel milione e due un buon milione appena scatta il 30mo grado tira immediatamente fuori infradito che nemmeno per la doccia, di quel milione ce ne saranno cinque dotate dell'armamentario necessario per neutralizzare l'effetto e restare delle incredibili fighe, il restante poco meno di un milione trasforma la città in un enorme campeggio in riviera frequentato da battone russe alcolizzate qualsiasi cosa ci sia dalla caviglia in sù.
E' la sproporzione numerica che fa sì che non ci sia un numero di uomini tale da garantire a ciascuna di voi almeno uno che vi voglia bene al punto da dirvelo?

Sono mesi che sto cercando di farmi pagare una fattura scaduta a dicembre, di un lavoro quindi di ottobre.
L'account/amica (incolpevole) l'altro giorno mi ha suggerito "Dai retta a me, la prossima volta fatti pagare in anticipo"
Le ho risposto "Quale prossima volta? Se mi devo far pagare in anticipo significa che non mi posso fidare e se non mi posso fidare non c'è lavoro fattibile insieme".
Oggi è arrivato il pagamento.
Ora non mi resta che trovare qualcosa di altrettanto efficace per le fatture in sospeso di quelle agenzie che non mi pagano PROPRIO perché non lavori più per loro.

Recensioni:
Avete letto questo libro? No?
Male!
E questo l'avete letto? No?
Malissimo!
Fine recensioni.

Sono solo da cinque giorni, lo sarò per altri cinque e approcciando il pomello ho appena realizzato che da quando ci siamo trasferiti, quindi tre anni, non faccio una lavatrice quindi non stiro quindi non lavo i pavimenti.
Voglio farlo bene, quindi ora ci rifletto su per tre o quattro giorni minimo.

La mia commercialista mi ha mandato la prima rata dell'IMU.
Le ho scritto "ma non era stata rimandata?"
Mi ha risposto "Ma la tua è prima o seconda casa?"
Capito?
E' la mia commercialista.
Poi uno dice perché non molli un po' il controllo di ogni dettaglio.
Eh così guarda, perché mi diverto un sacco così.



4 commenti:

  1. Antonio Inoki07:50

    Che non ti salti in menti di sospendere la tua collaborazione come autore di logorroici articoli con i Caproni!

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    1. Ma no ma no...
      E' solo un modo per dire che per me la cosa è davvero una scelta che si porta dietro un po' di osservazione prima di dirla opportuna.
      Ma non rispetto alle risposte che genero, bensì rispetto a come io mi muovo.
      Davvero negli anni ho sempre rifiutato qualsiasi richiesta di collaborazione e davvero l'ho sempre fatto proprio perché per me è fondamentale la sensazione di non dover dipendere da altro che non siano i miei confini.
      Accettare di scrivere in "case" i cui confini e tempi non sono stabiliti da me è una cosa per me nuova che non posso dire "a mia misura" per il solo fatto di averla messa in pratica.
      Ho bisogno di lasciar passare un po' di tempo per capire come mi ci colloco io, per capire se i vincoli e i "difetti" di un posto nel quale devo per forza di cose sottostare ad una volontà che non è solo la mia, sono per me facili o mi richiedono una "tolleranza" che, se dovessi cominciare a provare, non troverei giustificata rispetto al beneficio.
      Per esempio che le tempistiche di pubblicazione dei nuovi post (che hanno come ricaduta il togliere visbilità al post attuale) non siano regolate da intervalli stabiliti ma siano in mano al buonsenso degli iscritti, è una cosa che si presta a scelte che in alcuni casi potrebbero anche rivelarsi "discutibili" ma che però potresti solo accettare.
      Ecco, il tempo che considero "di valutazione" è rispetto a queste cose qui, per capire quanto a me stia stretto un posto dove, facciamo un esempio, se ti si vuole "ridurre" si hanno strumenti per farlo in maniera pulita.
      Ma non è niente di drammatico eh, sono proprio ragionamenti miei che faccio anche solo rispetto alla gestione dei commenti sui vari siti, figurati se non li faccio rispetto addirittura ai post.

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    2. Antonio Inoki22:23

      Ah, ok.
      Praticamente lo stesso tipo di ragionamenti che io faccio ogni giorno quando esco di casa e mi trovo costretto ad entrare in contatto con altri individui...

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    3. ahahaha
      no vabbè, io il rapporto col mondo esterno l'ho (più o meno) risolto, se non altro per necessità.
      Io parlo dei posti in cui non sei costretto ad andare.

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