26 novembre 2016

Donne di cuori

Quando ami davvero una persona la ami in quello che pensi essere l'unico modo in cui la si possa amare e cioè pensando che non potrai che amarla per tutta la vita.
Arriva un punto della vita nel quale scopri che esiste un livello superiore di amore, quello in cui che non potrai che amarla per tutta la vita non lo pensi, lo sai.
Il dimenticato lo so fare, anche bene data l'esperienza e l'incontrastabile reiterarsi di quello che sembra proprio voler continuare a presentarsi con l'innegabile forma del fine pena mai per scontare non so davvero cosa, anche contandole tutte non chiudo un cerchio talmente ampio che se stesse su uno dei libri del mio amico Erri sarebbe narrato Vita precedente di scorpione in universo creato da un dio rana, così so stare al mio posto, assumere la consistenza della gomma, diventare trasparente e quando necessario dissolvermi.
Ma arriva un punto della vita nel quale scopri che esiste un livello superiore di dimenticanza, quello in cui non sei stato nemmeno memorizzato e quello non so proprio come vesta, quali cose dica, come si sieda, come cammini per il mondo e se abbia o possa mai avere una casa in cui tornare.
E se anche sul non avere una casa in cui tornare ho sviluppato una certa maestria non foss'altro per il mio spostarla ogni volta che diventa il luogo della deroga alla dignità, passo immediatamente precedente al suo sacrificio sull'altare di un epico nulla, sul non averne due mi riconosco drammaticamente impreparato e, quindi, in grado di reagire con l'unica emozione che si può opporre alla realizzazione di non avere punti di partenza né di arrivo, perché a verifica non se ne possono esporre almeno due uniti dall'unica connessione che quando presente li sostituisce entrambi se assenti e cioè una corda fatta dall'intreccio di un ricordo per ciascuno dei cinque sensi.
Quell'emozione ha un nome ma non lo conosco perché fino a oggi mai l'avevo incontrata, un millimetrico incastro tra la forma di amore più puro che abbia mai provato e la paralizzante paura di scoprire di averlo scritto sulla sabbia.
Ogni volta che credo di aver capito mio padre scopro che mi mancava un altro metro e mai come ieri mi è apparso così ultimo da poterlo quasi toccare.
L'incredibile meraviglia di un cammino che dire inutile non rende abbastanza, un bellissimo galeone in bottiglia.


4 commenti:

  1. Brunella19:27

    Sempre cose difficili, tu

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    1. credo sia quel fatto là di nascere tondo eccetera.
      Però sono riuscito a prenderne atto, direi che lo si possa considerare un bel traguardo!

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  2. Brunella10:49

    Ottimo. Quindi non mi darai "buca" la prossima volta? 😀

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